Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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DonnaScultura XII edizione & DonnaEventi

Majd Patou Fathallah, Mani, Elena Mutinelli e Inger Sannes.


Mostra di scultura a cura di Valentina Fogher e Chiara Celli

 

inaugurazione: sabato 8 febbraio 2014 - h. 17.30

esposizione: dal 8 febbraio al 16 marzo 2014

luogo: Chiesa di Sant'Agostino

orario: da martedi a domenica e festivi 16.00-19.00

ingresso libero

 

programma di DonnaEventi

2° incontro: DonnaRestauro 21 febbraio 2014 ore 17.30

3° incontro: DonnaImpresa nell'agricoltura 28 febbraio 2014 ore 17.30

4° incontro: DonnaSuccesso nella Scultura 7 marzo 2014 ore 17.30

5° incontro: DonnaVino 14 marzo 2014 ore 17.30

 

MANI è presente nella collezione del Museo dei Bozzetti



Comunicato stampa

(versione in pdf)

Presentazione

Nella sua XII edizione, Donna Scultura cambia veste, fin dai suoi intenti. È nata infatti già a partire dalla manifestazione d’interesse “I talenti delle donne”, svoltasi a dicembre 2013, promossa dalla Provincia di Lucca, in collaborazione con il Comune di Pietrasanta, nell’ambito dell’Accordo Territoriale di Genere, finanziato dalla Regione Toscana. Così le artiste protagoniste di quest’anno, le italiane Carla Marchelli e Elena Mutinelli, l’anglo-libanese Majd Patou Fathallah, e la norvegese Inger Sannes, sono state selezionate da un’attenta giuria tra una rosa di dodici candidate, tutte artiste che operano sul territorio della Provincia di Lucca. Tra le prescelte sono emersi alcuni fattori in particolare, tra cui soprattutto l’interazione del loro lavoro con altre discipline, la ricerca specifica dei materiali, l’originalità del linguaggio, nonché la forza del messaggio, espressa anche attraverso la sperimentazione di tecniche nuove.

 

Interessante è scoprire che tra le quattro artiste il minimo comune denominatore sembrerebbe essere proprio il corpo umano, variamente interpretato e assimilato, partendo dalla forza energica delle anatomie di Elena Mutinelli, ad una trasformazione più introspettiva delle figure di Majd Patou Fathallah, che sfocia quindi nell’essenza delle forme di Inger Sannes, fino a concludersi nella pura astrazione dei bioritmi di Carla Marchelli. La totalità dell’insieme potrebbe idealmente comporre una donna contemporanea, che nel rispetto della tradizione, non teme di cimentarsi né con l’interiorità del presente né con avanguardie future. Inoltre, tutte e quattro, pur con materiali e tecniche diversi, lavorano nei loro studi, nei laboratori e nelle fonderie di Pietrasanta, per riunirsi quindi in quest’esposizione nella Chiesa di Sant’Agostino, in un nuovo percorso, che mette via via in risalto l’unicità delle loro opere.

 

Oltre naturalmente alle artiste per la loro immediata disponibilità, un particolare ringraziamento per Donna Scultura 2014 va alla Provincia di Lucca per la sua fattiva collaborazione e prezioso supporto, ed in particolare al suo Ufficio del Servizio Politiche Giovanili e di Genere, che si è prodigato per il miglior successo di questa iniziativa, a cui si affiancano d’altronde anche gli incontri di Donna Eventi, che quest’anno hanno per tema DonnaSuccesso tra Arte e Natura.

 

Il Sindaco

Dr. Domenico Lombardi                                                                      

Critica

di VALENTINA FOGHER

2014, anno della svolta: alla XII edizione di DonnaScultura i criteri di scelta delle protagoniste sono cambiati. Grazie alla manifestazione d’interesse “I talenti delle donne”, promossa e organizzata dalla Provincia di Lucca con il Comune di Pietrasanta, sotto l’egida della Regione Toscana, sono state selezionate quattro artiste su dodici che operano nella Provincia di Lucca. Le protagoniste di quest’anno – Carla Marchelli, Elena Mutinelli, Majd Patou Fathallah e Inger Sannes – sono accumunate tra l’altro dal fatto che tutte e quattro lavorano a Pietrasanta. L’altro elemento peculiare è che, tranne Elena Mutinelli, che fin dall’inizio ha dimostrato una forte passione per la scultura, le altre scultrici, nelle loro ‘prime’ vite, si sono dedicate a tutt’altro.

            Carla Marchelli, scienziata e ricercatrice nel campo della Genetica e Biologia Molecolare, si è appassionata in seguito alle molteplici sfaccettature e possibilità offerte dalla composizione della creta, nelle cui opere riversa e sperimenta il suo profondo sapere scientifico. D’altronde, scienza e arte da sempre sono vicine, e molte volte s’intersecano, nella visione del mondo. In questo caso, l’acqua scorre fondamentale per entrambe, suggellata poi dal fuoco, che definisce la forma della creta e fissa le cristalline e gli ossidi. I risultati ottenuti dalla lunga ricerca e sperimentazione nelle opere di Carla Marchelli sono assolutamente affascinanti e coinvolgenti, in cui merita esplorare tutto l’iter che l’artista ha percorso per giungere all’esito finale, che nasconde invece in sé una moltitudine di stimoli derivanti dalle aree più disparate, e che invece a primo acchito possono semplicemente ricordare orditi di creazioni astratte ben definite. Lunghi e complicati calcoli per noi, progetti di strutture e di processi a mano e al computer, una serie di numerazioni di tutti gli elementi, nonché ripetute prove di cottura della terracotta conducono ad opere apparentemente semplici da realizzare, ma che invece celano un “disco rigido” molto complesso.

            Altrettanto per Majd Patou Fathallah, di origine libanese, che ora vive a Londra. Dopo una carriera immersa nel mondo degli esseri umani e molti viaggi per approfondirne la natura, ha scoperto la scultura e da lì è nato il suo nuovo modo di esprimersi. Il suo lavoro come conduttrice radiofonica e televisiva, e quindi come produttrice cinematografica, l’ha portata, giorno dopo giorno, a rendersi conto delle atrocità che l’uomo è capace di compiere e allo stesso tempo delle ingiustizie che deve subire sommessamente. I mezzi di comunicazione che aveva a disposizione non le erano più sufficienti per denunciare questa condizione umana, per cui è passata in modo naturale alla scultura, ad un linguaggio universale che tutti potessero comprendere e che travalicasse tutte le barriere. Giunta a Pietrasanta, ha scoperto le potenzialità che i suoi laboratori ed i suoi capaci artigiani le potevano offrire, e qui perciò è rimasta per la creazione delle sue opere. Realizzate spesso in bronzo, l’artista usa anche il gesso, la creta e la terracotta, che plasma con facilità e che poi colora in diverse gradazioni, dando vita con destrezza e velocità alle idee che via via le sovvengono.

            Anche Inger Sannes si è dedicata all’umanità, fin dall’inizio, come infermiera professionale in diversi ospedali di Norvegia e Svezia, fino a cambiare completamente formazione e parametri e diventare una manager nella formazione del lavoro. Una carriera ben avviata e di successo non le dava però quelle soddisfazioni, che lei cercava a livello di comunicazione di base con le persone. Nel suo lavoro non riusciva ad esprimere le passioni che nutriva dentro. Per cui, dopo un viaggio occasionale a Pietrasanta, pur avendo avuto sempre un’attrazione spiccata per l’arte, si è innamorata della scultura, soprattutto in marmo, e ha deciso di cambiare drasticamente vita, fin che era ancora in tempo per farlo, per dedicarsi anima e corpo ad una passione che poi l’ha coinvolta totalmente, fino a trascorrere la maggior parte dell’anno accanto alle proprie sculture presso lo Studio Sem di Pietrasanta. Le sue creazioni  infatti esprimono la sua profonda interiorità, quella linfa vitale che prima non riusciva a comunicare adeguatamente. Sono ‘esplosioni armoniche’, in bilico tra l’astratto e il figurativo, dove solo una sottile linea corrugata nel marmo può dividerle, tra una carezzevole morbidezza e una ruvida e tormentata superficie della pietra.

            Elena Mutinelli, invece, fin da subito si è appassionata alla pratica della scultura, sulle orme del nonno. Il marmo la prende, l’avvince, fino a completare prima gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e poi proseguire da sola nei laboratori di Pietrasanta per imparare fino in fondo a lavorare il marmo nelle sue mille sfaccettature. E il risultato si vede, nella maestria con cui sa gestire la forza e l’energia dei suoi corpi che emergono imponendosi sulla materia, giocando poi sul contrasto della modulazione delle ombre e dei particolari anatomici studiati fin nei minimi dettagli. Raggiunge la quiete solo nell’armonia delle forme, che contorcendosi si congiungono e si raggiungono, fino ad arrivare all’anima. Tesi e conturbanti i gesti, in cui forte si vede e si sente il sangue che scorre nelle vene gonfie; più distesi i volti, anche se pervasi da una certa inquietudine. Ma protagoniste assolute, nella sua opera, sono le mani, nervose e possenti, che afferrano e stringono la vita, mani come identità di ognuno di noi, mani maschili e femminili, che si aggrappano e si rilasciano: il volto non è più necessario, sono le mani che ci identificano, quale specchio delle nostre inquietudini, della nostra vita travagliata.

            Quattro donne scultrici, quattro donne di grande coraggio, nel prendere decisioni importanti nella propria vita, nel rinunciare a molto, per affidarsi invece totalmente alla passione per la propria arte, per quel quid che le fa sentire libere e vive, e che fa vivere anche gli altri.

 

di CHIARA CELLI

Nella percezione comune la storia dell'arte è quasi interamente opera di artisti maschi e per di più spesso attivi per committenti o per collezionisti a loro volta di sesso maschile. Inizialmente poche poi numerose, sono le donne che, vincendo i forti stereotipi e i continui pregiudizi, conquistano, per il loro carisma e per la loro determinazione, un posto nella storia dell’arte.

A partire dalla metà del ‘900 ai giorni nostri poche città, al pari di Pietrasanta, permettono di ripercorrere la storia della scultura al femminile. Il motivo di questo ‘fenomeno’ è legato alla presenza delle botteghe artigiane locali e al proficuo ambiente culturale che diventano un richiamo per gli scultori di tutto il mondo: è così che abbiamo anche la comparsa delle donne artiste in Versilia.

DonnaScultura ha avuto, nell’ultimo decennio, l’intento di esplorare l'incredibile ricchezza dell'arte delle donne e di valorizzarne il ruolo storico-artistico. Ciascuna delle artiste racconterà fra l’altro, all’interno del percorso espositivo, la creazione di una propria opera significativa dall’inizio alla fine, quindi dall’idea iniziale in disegno e/o bozzetto fino alla sua completa realizzazione e collocazione.

 

Carla Marchelli, con l’opera Onde di rifrazione in terracotta (base bianca tornio e cristalline varie colorate) del 1997, esprime i suoi campi di interesse: la ricerca di spunti scientifici da trasporre e trasfigurare nella creta e lo studio della creta e del suo comportamento a seconda della composizione. In questa opera la fonte di ispirazione sono le variazioni modulari sulla natura della luce e la propagazione delle onde nei fluidi, tramite la trasformazione del quadrato. Tema che approfondirà ulteriormente nella realizzazione della composizione Onde sismiche. Il disegno preparatorio, titolato Onde d’Interferenza, mette in evidenza una delle tecniche studiate per la realizzazione dei suoi lavori. Lei stessa ci spiega: “Io uso vari tipi di creta, grezze o colorate da me ed ingobbi e/o inserti colorati, senza mai dipingerle. Inoltre uso vari tipi di cristalline, lucide o “matt” (opache), naturali o colorate, che lasciano intravedere la tessitura della creta sotto; molte le preparo io stessa. Non uso smalti, che sono coprenti. Sono fondamentali i test (normali per un ceramista) di interazione fra tutte le crete e tutte le cristalline, colorate o non, per individuare le reazioni chimiche che avvengono in cottura: sono essenziali anche perché i colori dei materiali usati, nella maggior parte dei casi, sono molti diversi prima e dopo la cottura. I numeri che compaiono sul disegno preparatorio individuano la composizione delle cristalline per la creta usata in questo lavoro.”

 

Elena Mutinelli presenta Nodi nelle pieghe dell’anima, installazione del 2006-07 composta da tre elementi Nodi, Non mollare la presa, In punta di piedi, realizzate in marmo statuario, terracotta patinata, fune e ferro. Il tema del progetto è l’uomo a confronto con la propria natura predatoria come talvolta è la vita. Protagonista è il linguaggio del corpo: mani nodose e vigorose che in un ‘gesto’, quello di stringere ed afferrare delle funi, rappresentano la lotta dell’uomo nella vita quotidiana. Le funi sono intercalate da nodi, simboli di tappe da raggiungere e ‘bandolo della matassa’ delle circostanze dell’esistenza. Vi sono poi dei frammenti di piedi, segno della disperata ricerca di sé nell’altro e di un grande silenzio da colmare. Come spiega Elena: “Per me Nodi nelle pieghe dell’anima sono le corde, le mani, i silenzi, i flash-back, i nostri piedi numero 38, siamo noi nelle piazze e nei mercati senza i nostri bigliettini da visita, in mezzo a un’infinità di circostanze e situazioni che nessun nodo potrebbe trattenere o cambiare, l’importante che ci tenga vivi e vigili in questo caos.” L’obiettivo è perciò attrarre lo sguardo sul semplice ‘momento’ e mettere in evidenza la forza del pensiero che precede l’azione e che ci rende uomini e donne autentici, moderni e a volte crudeli. Elena ha realizzato l’opera senza l’aiuto degli artigiani, ma ha nel suo bagaglio di esperienze l’arte e il mestiere imparati a Pietrasanta fra il 1989 ed il 1994 nelle botteghe artigiane di Blasco Pellacani e Duà.

 

Majd Patou Fathallah ha scelto di rivelare la storia di Narcisu, opera in bronzo fusa nel 2013 alla fonderia Del Chiaro di Pietrasanta. L’osservazione del bellissimo dipinto di Caravaggio Narciso ha spinto l’artista ad esplorare la natura di questo personaggio e a condividere e tradurre le sue emozioni attraverso lo strumento tridimensionale della scultura. Ella racconta: “‘Narciso’ viene dal greco ‘Narkissos’, che significa sonno, intorpidimento …, anche se nella mitologia greca egli era un cacciatore, ben noto per la sua bellezza. Figlio di un dio fluviale e di una ninfa… ed il resto della leggenda è storia mitologica. Per me, lo stato del nostro mondo di oggi è un po’ come questa leggenda: narcisistico, egocentrico, concentrato su di sé, un po’ insensibile e addormentato rispetto alle maggiori novità dell’universo e della natura.” La scultura è quindi per Patou il mezzo prediletto per esprimere le proprie riflessioni sullo stato dell’umanità. Al momento della realizzazione ha scelto di sperimentare patine diverse – Narciso 1/7 con patina classica e Narciso 2/7 con patina riflettente fosforescente e base in plexiglas - con l’intento di mettere in evidenza in un caso la tradizione e nell’altro la modernità

 

Inger Sannes racconta l’opera monumentale Elements, 2008, realizzata in marmo bianco di Carrara per la Christopher Newport University a Newport News, Virginia, USA. Il processo creativo di quest’opera comincia sulle montagne di Carrara dove la scultrice andò per scegliere il marmo attraverso il quale ella avrebbe espresso l’idea che doveva realizzare per Newport News. Il massiccio blocco di 44 tonnellate fu estratto dalla montagna e trasportato giù a Pietrasanta nel laboratorio Studio Sem. Accuratamente, ogni cosa che non era Elements fu tolto, finché tutto ciò che rimase era la manifestazione fisica della visione di Sannes per un’opera da inserire nella rotonda di accesso alla biblioteca dell’Università all’interno dei lavori di riqualificazione dell’area. In questo contesto l’astratta idea che Sannes comunicava attraverso la concreta pietra acquisiva senso e significato. Inger ha spiegato che nella sua scultura sono espressi due elementi, uno fermamente ancorato alla base ed uno che non lo è: partendo dalla propria profonda identità esploriamo come possiamo crescere e svilupparci in nuove direzioni. I due elementi esprimono quindi la dinamica dell’Università, solidamente basata su conoscenza e storia, ma che educa gli studenti a sviluppare nuove idee per portarle nel mondo.