Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
 ... > Mostre > 2012 > Ugo Guidi a Pietrasanta  le mostre
Ugo Guidi a Pietrasanta

mostra di pittura e scultura a cura di Chiara Celli e Valentina Fogher


In occasione del centenario della nascita dell'artista versiliese Ugo Guidi si svolgono a Pietrasanta e Forte dei Marmi le mostre: Ugo Guidi a Pietrasanta e Cent'anni di Ugo Guidi a Villa Bertelli di Forte dei Marmi, organizzate in collaborazione con il Museo "Ugo Guidi" e l'Associazione "Amici del Museo Ugo Guidi".

 

inaugurazione: giovedi 6 dicembre 2012 - h. 16.30 - Sala dell'Annunziata del Centro Culturale "L. Russo"  

esposizione: dal 6 dicembre 2012 al 6 gennaio 2013

luogo: Palazzo Panichi, Via del Marzocco- Pietrasanta

orario: da martedi a domenica 16.00-19.00

ingresso libero

Ugo Guidi è presente nella collezione del Museo dei Bozzetti

 

Visita guidata gratuita riservata per le scuole del Comune di Pietrasanta

Utenza: scuola primaria e secondaria di I e II grado

Per informazioni e prenotazioni: Centro Culturale "L. Russo" da martedi a venerdi 9-13 - tel. 0584/795500 - info@museodeibozzetti.it e istituti.culturali@comune.pietrasanta.lu.it


Comunicato stampa

(versione in pdf)

 

Un linguaggio essenziale, diretto, capace di suscitare intense emozioni. In occasione del centenario della nascita, anche Pietrasanta rende omaggio al grande artista Ugo Guidi, promuovendo un percorso espositivo che ne ritrae il suo stretto legame con la città, i suoi artigiani, i laboratori. Dal 6 dicembre al 6 gennaio 2013, le sale di Palazzo Panichi ospiteranno la mostra “Ugo Guidi a Pietrasanta”: oltre novanta opere, tra scultura e grafica. Un’iniziativa in collaborazione con il Museo Ugo Guidi e il Comune di Forte dei Marmi.

 

Ugo Guidi nasce a Pietrasanta, a Montiscendi, nel 1912 e si forma prima nel cittadino Istituto d’Arte Stagio Stagi, poi all’Accademia di Belle Arti di Carrara sotto la guida di Arturo Dazzi, che lo vuole come assistente. Il vero rapporto s’instaura, tuttavia, nell’immediato dopoguerra, quando Guidi lavora nei laboratori di scultura e nelle fonderie di Pietrasanta. Rapporto che manterrà sino al 1976, anno che precede la sua scomparsa. Lavora alla Fonderia Tommasi, con i grandi artigiani Sem Ghelardini e Mario Pelletti, frequenta lo studio di ceramica di Frido Graziani. Relazioni di lavoro e di amicizia che stimoleranno dibattiti artistici e conoscenze tecniche. E’ lì, in piazza del Duomo, che Guidi è solito acquistare, da Bertozzi, gran parte dei suoi ferri per scolpire pietra, legno e arnesi per modellare l’argilla.

“La Versilia, dunque, come punto di partenza e punto d’incontro – afferma il sindaco Domenico Lombardi -  una terra entrata nel suo cuore e coltivata con passione, fatta di luci, silenzi, intese di sguardi e di mano, tanto da non fare allontanare l’artista oltre Carrara, per rimanere vicino ai suoi cari, alle sue opere, alle sue radici”.

La figurazione di Guidi trova spesso forma nel tufo della Cava di Porta, materiale molto più umile del marmo, che proprio per la sua struttura gli suggerisce una visione embrionale, il lento svolgersi di piani e volumi. “Colgo sempre dalla vita che mi circonda – scrive l’artista – quell’emozione essenziale, senza la quale credo che non vi sia forma poetica”.

I temi trattati scaturiscono dalla quotidianità: sono figure di donna, così come calciatori, cavalli e buoi. L’uomo e la natura. Forme che nella loro sostanza esprimono un universo intimistico e al tempo stesso di esplosiva carica espressiva.

 

TITOLO: Ugo Guidi a Pietrasanta

DATE: 6 dicembre –  6 gennaio 2013

INAUGURAZIONE: giovedì 6 dicembre, ore 16.30 - Sala dell’Annunziata Chiostro di Sant’Agostino

SEDE:Palazzo Panichi, via del Marzocco 2, Pietrasanta

ORARI: ore 16- 19 | chiuso il lunedì INGRESSO LIBERO

APERTO FESTIVI

 

Ufficio Stampa | Assessorato alla Cultura

T 0584/795226 F 0584 795221

 e-maail: cultura@comune.pietrasanta.l

www.comune.pietrasanta.lu.it 

Presentazione

 

Ugo Guidi a Pietrasanta nei suoi cent’anni dalla nascita

Ugo Guidi è stato un autentico artista versiliese. Nato a Montiscendi, Pietrasanta, nel 1912, cresce a Querceta, Seravezza. Quindi frequenta la Scuola d’Arte di Pietrasanta e poi l’Accademia di Belle Arti di Carrara, dove insegna dal 1948 al 1976. Nel 1950 va a vivere con la famiglia a Vittoria Apuana, Forte dei Marmi. Crea le sue opere nel giardino della sua casa-studio e nei laboratori e fonderie di Pietrasanta. Per le sue sculture in pietra usa spesso il tufo della Cava di Porta, Pietrasanta, situata vicino al suo luogo natio. Ora la sua casa a Vittoria Apuana, grazie all’amore e alla dedizione dei figli Vittorio e Fabrizio, è diventata il “Museo Ugo Guidi”, che oltre a dedicarsi alla memoria e alle opere dell’artista scomparso, apre le porte a numerosi artisti internazionali che frequentano la Versilia.

 

La Versilia dunque come punto di partenza e punto di incontro, una terra entrata nel cuore e coltivata con passione, un territorio fatto di luci, silenzi, intese di sguardi e di mano, tanto da non fare allontanare l’artista per lavoro oltre Carrara, per rimanere vicino ai suoi cari, alle sue opere, alle sue radici. Benché ampiamente apprezzato in tutta Italia, soprattutto a Firenze dove per breve tempo si era lasciato convincere a prendere anche uno studio, Ugo Guidi era restio a lasciare la sua casa, il suo studio, le sue abitudini. Uomo riservato e artista quanto mai dedito alla sua arte, si era creato un suo mondo nella terra che lui amava tanto e che proponeva in scorci nelle sue opere.

 

Pietrasanta vuole rendere un sentito omaggio ad Ugo Guidi in occasione delle celebrazioni del centenario della sua nascita, mettendo in luce specialmente alcune opere eseguite dall’artista nei laboratori della città. Purtroppo anche gli artigiani che gli si sono affiancati durante le lavorazioni delle sue sculture sono scomparsi, come non ci sono più le conversazioni soffuse che tenevano fra di loro, rimaste invece memoria indelebile nelle opere da lui realizzate in quei giorni. Sua voce restano quelle amorevoli dei figli e di qualche allievo, che ne ha serbato caldamente il ricordo.

 

Per la presentazione ed organizzazione di questa mostra, un sentito ringraziamento va a Vittorio e Fabrizio Guidi per la loro completa e aperta disponibilità e organizzazione, nonché al Sindaco di Forte dei Marmi, Dr. Umberto Buratti, per aver invitato i Comuni limitrofi a partecipare a questa importante iniziativa.

Il Sindaco, Dr. Domenico Lombardi

 

 

Ricordo di mio padre

Il testamento morale lasciato a mio fratello Vittorio da nostro padre: ”Parla sempre di me con semplicità e modestia” inquadra perfettamente la sua personalità, uomo schivo e silenzioso non facile da capire, capace tuttavia, quando si entrava nel suo guscio, ad affascinare ed incantare mentre,
con gli occhi azzurri pieni di luce, parlava dei grandi maestri del passato.

Michelangelo, di cui condivideva il pensiero che fosse lo stesso blocco informe a ispirare l’artista: dal blocco si toglie il superfluo, l’opera finita è sempre stata dentro, imprigionata, allo scultore la capacità di liberarla.

 

Il sogno poetico di mio padre lo portava ad ammirare Tino da Camaino e l’amore per la natura lo faceva entusiasmare scolpendo opere in cui poesia e sogno s’amalgamavano come in “Donna che guarda la luna” o l’arrossire di vergogna ne “La luna violata” del 1969 eseguita per la discesa dell’uomo sulla luna: solo pietre, distrutto un altro sogno! Oppure l’amore e l’estasi della santificazione sono rappresentati nella beatitudine del volto di “Santa Chiara benedice i pani”.
I ricordi più lontani mi riportano sulla canna della sua bicicletta di mio padre nella piana versiliese alla ricerca di boschi di pioppi, dove, nelle ombre amene riposavano greggi di pecore che lui disegnava con rapidità su piccoli album. Avevo sette anni e un giorno Padre Emidio della Chiesa di S. Francesco di Vittoria Apuana, anche mio insegnante di religione alle elementari, venne da mio padre e così gli si rivolse: ” Maestro, noi vorremmo che lei facesse una statua di San Francesco da collocare nella piazza della chiesa”. Felice dell’onore riservato a mio padre, rimasi profondamente deluso dalla sua risposta: “Ma come? Viene da me? A trecento metri da qui c’è Arturo Dazzi, il mio Maestro, se non lo conosce
l’accompagno io” e fu così che Dazzi realizzò l’opera. Un’altra volta gli chiesi di disegnarmi un elefante, lo dovevo realizzare per la scuola e volevo averne un’idea. Mio padre me lo disegnò di lato in modo molto semplice, poi una volta finito, con mano veloce come era solito fare quando disegnava le sue opere, fece due tre segni sulla coda. Sul momento non capii cosa significasse quello scarabocchio, solo alcuni anni dopo andando allo zoo vidi l’elefante da vicino e mi accorsi con stupore che sulla grossa coda  puntavano degli enormi peli come quelli che mio padre, con l’acutezza della visione, aveva disegnato molti anni prima.

 

Intorno al 1970 fece una gita con l’Accademia in Spagna e assistendo alla corrida fu profondamente sconvolto dalla sua crudezza tanto da svenire. A distanza di pochi anni, nel tormento della malattia  terminale, dipinse il toro ferito a morte: l’immagine del ricordo tornava alla ribalta nella sua  identificazione con l’animale!
Fabrizio Guidi

Critica

Ugo Guidi a Pietrasanta
Ugo Guidi a Pietrasanta è più una sorta di viaggio interiore nel passato di un grande artista, che esteriore. Né Chiara Celli né io abbiamo avuto la fortuna di conoscere Ugo Guidi, ma abbiamo pensato che potesse essere interessante rivelare ai più la Pietrasanta che lui ha vissuto. Ripercorrendo le tappe della sua vita però è chiaro che non sarebbe stato corretto decontestualizzare Pietrasanta dal resto del territorio, perché Ugo Guidi viveva profondamente radicato nel territorio versiliese, da cui traeva linfa costante per la creazione delle sue opere. Nonostante però ci fossero evidenze e ricordi del suo lavoro presso alcuni studi artigianali di Pietrasanta, è stato molto difficile ricostruire con testimonianze dirette il suo passaggio presso di questi, perché, in primis, gli artigiani che hanno collaborato alla realizzazione delle sue opere sono scomparsi, come lui, ma anche perché questo artista era piuttosto riservato e si affiancava volentieri a persone che per natura erano simili a lui, e quindi schive. Perciò in questo percorso è stato complicato non solo risalire a fonti in prima persona, ma addirittura anche reperire immagini e fotografie che ritraessero lui o le sue opere negli studi di Pietrasanta. Fondamentale invece è stato l’aiuto e la collaborazione dei figli di Ugo Guidi, Vittorio e Fabrizio, che ci hanno aperto le porte della casa dell’artista, ora diventata Museo, e ci hanno messo a disposizione i loro ricordi e contatti, oltre alle opere che sono ora presenti in mostra. La casa-studio di Ugo Guidi è rimasta intatta, come se lui fosse appena uscito a prendere quell’ultimo pennello che gli mancava per terminare un altro bellissimo disegno. E questa sensazione è ancora presente. Come è del resto fortissimo questo senso di enorme libertà e freschezza che percorre le sue opere, e specialmente i suoi disegni:
questa libertà che gli veniva dal fatto di per sé di essere libero, senza costrizioni, di lavorare per la gioia e la passione di farlo, nel ritrarre i soggetti a lui più consoni e vicini.
Ecco che allora per la mostra abbiamo scelto tre temi, che a noi sembravano emblematci della sua direttiva artistica: i calciatori, e nello specifico gli studi per il Monumento che poi lui ha creato per Coverciano; il cavallo libero, senza cavaliere; e la figura femminile, nelle sue intime sfaccettature. In tutte queste creazioni, è più che mai evidente il senso di libertà, dove non esistono ‘pose’, ma solo momenti di vita catturati all’istante. I calciatori sembrano fermati da un’istantanea, sia nella scultura che nei disegni: il movimento, ma soprattutto l’espressione denotano un’attenta osservazione dei personaggi, dei loro repentini cambiamenti di atteggiamento e postura. Nei cavalli invece il clima si fa sereno, tranquillo, dove i cavalli perlopiù pascolano tranquilli o addirittura si abbandonano a movimenti di grande tenerezza ed amore, in un clima pastorale, quasi idilliaco, quale probabilmente è stata la Versilia ancora incontaminata di allora. Il mondo della donna invece è esplorato con grande rispetto nella sua intima libertà. La figura femminile è spesso ritratta nei suoi gesti quotidiani, alla toeletta, mentre si pettina, guarda dalla finestra, si muove incondizionata sulla spiaggia, da sola o con altre figure, che sembrano ninfe, leggiadre e solari. Soprattutto nella grafica, ma anche nella scultura, tutto è colto con pochi segni determinanti e portanti, ma freschi, leggeri. Qualche volta appare un tocco di colore, come una folata di vento primaverile, che scompiglia l’insieme all’ultimo istante. L’effetto è immediato, sincero, diretto.
Forse Ugo Guidi era uomo di poche parole, ma sicuramente di profonde emozioni, che aveva la fortuna
di poter esprimere con il suo linguaggio attraverso le sue creazioni: chi entrava in sintonia con lui, ne poteva comprendere appieno la significativa portata. Mi coglie un grande rammarico nel non averlo potuto conoscere, nel non essere stata anch’io come Sem Gherlardini al suo laboratorio, dove ha eseguito alcune delle sue grandi sculture lapidee o Mario Pelletti, con cui si appartava nel suo studio per altri lavori sempre in marmo, o ancora alla Fonderia Luigi Tommasi o alla Fonderia Mariani & Belfiore a discorrere con gli altri artisti di allora di avveneristiche tecniche di fusione, o dal formatore Mario Bresciani, o infine presso il forno di Frido Graziani, dove Ugo Guidi cuoceva o addirittura adattava le sue terracotte e ceramiche, trascorrendo lunghe ore in un mondo fatto di semplicità e di arte. Quello era uno spicchio della Pietrasanta del tempo, forse un po’ improvvisato, ma genuino, in cui gli artisti provavano a fare da sé, e gli artigiani che li consigliavano o li indirizzavano sulla strada giusta aiutandoli, erano loro grandi amici, con cui si confidavano nella certezza che tutto rimanesse confinato all’interno di quello studio, di quel laboratorio, di quella fonderia. E le passioni e la mani erano le stesse, gli attrezzi si condividevano e così la gioia di poter creare, di poter realizzare qualcosa che era vera espressione dei loro cuori.
Ugo Guidi ci è stato raccontato, ma ora, dopo questo breve excursus nella sua vita e nella sua  espressione artistica, è come se fosse qui di nuovo e ci guardasse in disparte. Rimane il desiderio di averlo incontrato, di osservarlo mentre creava. Ora cerchiamo di leggerlo attraverso le sue opere, autentiche com’era lui.
Valentina Fogher

 

 

I Calciatori: dal bozzetto all'opera

Osservare una scultura attraverso il suo bozzetto è come vedere un albero dalla parte delle radici.
Ogni bozzetto comunica linguaggi diversi e di ciascuno possiamo cogliere aspetti particolari che ci fanno comprendere meglio la scultura e i suoi nessi. Un bozzetto ci può raccontare il momento creativo, l’immaginario del possibile, ciò che l’artista pensa di plasmare nella materia più nobile. Facendo un confronto con l’opera finita, possiamo vedere le differenze, le coincidenze, il diverso rapporto di scala, oppure quanto non ha trovato forma nella scultura ed è rimasto solo sogno dell’artista. I gessi possono portare inoltre i segni della realtà del lavoro degli scultori e dei loro collaboratori artigiani; sono segni legati al dato materiale, tecnico e operativo, quali chiodi e punti segnati nel gesso per riportare le misure nella traduzione in opera. Quando siamo di fronte al bozzetto, per poterne comprendere il significato, siamo obbligati ad entrare nel vivo del processo da cui nasce l’opera e se ci poniamo in ascolto possiamo scoprirne la storia…
Coverciano si trova nei pressi di Firenze, ha spazi aperti e silenziosi, è lontana dal clamore degli stadi. In questo luogo e più precisamente presso il Centro Tecnico Federale di Calcio, all’inizio degli anni Settanta, nacque l’idea di realizzare una scultura ispirata al gioco del calcio come simbolo della tensione intellettuale che si unisce nello sport allo sforzo fisico ed all’impegno agonistico.
L’incontro fra Ugo Guidi e Artemio Franchi, avvenuto nel 1972 a Forte dei Marmi, diventa l’occasione per realizzare questo progetto. L’artista aveva già plasmato un’opera monumentale dedicata allo sport, Il Portiere del 1969, per lo Stadio di Forte dei Marmi.
Inizia così l’elaborazione dell’idea per I Calciatori che vengono declinati in varie forme, materiali, tecniche. Del giocatore viene studiato il gesto, il movimento, il mutare della forma in relazione al pallone ed all’avversario. Franchi racconta di aver frequentato molto lo studio di Guidi per esaminare i bozzetti, per concordare il materiale, vedere l’artista al lavoro. Fra i molti viene scelto il bozzetto dei due giocatori
che si contendono la palla e che sembrano intenti in un “gioco di danza”. E’ il calcio visto nella sua essenza, semplice e molto umano.

A quel punto dal bozzetto iniziale modellato in creta, viene formato un calco in gesso come maquette di lavoro su cui vengono fissati i punti principali per l’ingrandimento. Il bozzetto in gesso, alto circa 50 cm, è ora conservato nella collezione del Museo dei Bozzetti. La traduzione in opera avviene nel 1974 presso il laboratorio Sem Ghelardini di Pietrasanta: gli artigiani sbozzano e mettono i punti principali nel blocco di travertino scelto, dopodiché è Guidi che porta a termine l’opera, alta circa tre metri, definendone i piani e le superfici. Non potrebbe essere altrimenti e lo si evince da un confronto fra il bozzetto e l’opera. Nel bozzetto dell’artista c’è già “tutto”, l’intenzione, la forma, il gesto, ma la fisionomia definitiva dell’opera si determina nel corso della traduzione. Possiamo immaginarci che Guidi fosse soddisfatto del lavoro che stava compiendo visto che in questa occasione, diversamente da
altre, si lascia riprendere in bellissimi scatti dal fotografo Mimmo Dabbrescia e da suo figlio Vittorio.
Artemio Franchi a questo punto propone allo scultore di realizzare una mostra che documenti l’evoluzione de I Calciatori, con i bozzetti compiuti e con ulteriori disegni e schizzi che Guidi esegue postumi all’opera.
Nel frattempo a Coverciano le pratiche per l’installazione dell’opera vanno a rilento e sarà solo nel 1979, dopo la morte dell’artista ed in occasione delle manifestazioni organizzate dal Comune di Firenze in suo onore, che il Monumento e la mostra verranno inaugurati.
Chiara Celli

Biografia