Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Premio "Pietrasanta e la Versilia nel mondo" XIX edizione

Knut Steen


Opere di scultura

inaugurazione: 7 febbraio 2010 - h 10.30

esposizione: dal 7 al 28 febbraio 2010

luogo: Sala delle Grasce - Chiostro di S. Agostino - Pietrasanta

orario: 16.00-19.00;  lunedi chiuso

ingresso libero 


Comunicato stampa

(versione in pdf)

 

Una morbida sensualità caratterizza le opere di Knut Steen. La luce trapassa la materia rendendola fluida, leggera. Steen (nato ad Oslo nel 1924) è certamente uno dei più importanti artisti norvegesi noti in Italia. Ha scelto come sua seconda patria Pietrasanta, in Versilia, che frequenta ininterrottamente sin dagli anni Settanta e dove esporrà, dal 7 al 28 febbraio 2010, quindici opere nella sala delle Grasce del complesso di Sant'Agostino. Un'iniziativa che vede la collaborazione del Circolo Culturale Fratelli Rosselli e dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Pietrasanta.

 

 

In mostra sculture in marmo e bronzo, ma anche stampe e bozzetti che sottolineano la lunga e prestigiosa carriera di Knut Steen e lo stretto legame creatosi, in tanti anni d'intensa frequentazione, tra l'artista ed il territorio versiliese. Un territorio che proprio il 7 febbraio, alle ore 10.30, lo ricambierà consegnandoli il XIX Premio Internazionale "Pietrasanta e la Versilia nel mondo" del Circolo Culturale Fratelli Rosselli.
Il riconoscimento viene assegnato, ogni anno, all'artista che promuove in Italia e all'estero, attraverso la propria creatività, Pietrasanta e la sua cultura dell'arte, il ricco patrimonio di maestranze artigiane locali. Il cavalletto dello scultore è il simbolo del premio, ma anche l'emblema di una realtà artistica che vede fianco a fianco grandi artisti ed artigiani. Sono stati premiati, dal 1991, gli artisti: Fernando Botero, Igor Mitoraj, Francesco Messina, Giò Pomodoro, Kan Yasuda, Novello Finotti, Junkyu Muto, Ivan Theimer, Bruno Lucchesi, Giuliano Vangi, Stanley Bleifield, Harry Marinsky, Pietro Cascella, Jean - Michel Folon, Romano Cosci, Helaine Blumenfeld, Marc Quinn, Joseph Sheppard e Aart Schonk.

 

Mostra: Opere di scultura
Artista: Knut Steen
Date esposizione: 7 - 28 febbraio 2010
Luogo: Pietrasanta, Complesso di Sant'Agostino- Sala delle Grasce
Orario: 16-19, chiuso il lunedì
Inaugurazione: domenica 7 febbraio, ore 10.30

Ingresso libero

 

Ufficio Stampa Assessorato alla Cultura
Comune di Pietrasanta
Tel. 0584-795500; fax 0584 -795588
e-mail: cultura@comune.pietrasanta.lu.it
www.comune.pietrasanta.lu.it

Presentazione

Knut Steen, poeta della scultura

Partendo da una personale interpretazione figurativa della figura umana, quanto mai poderosa e distinguibile per la forte caratterizzazione dei personaggi, Knut Steen, oggi il più grande artista norvegese vivente, nell'evoluzione della sua carriera è arrivato all'essenza della rappresentazione: non è più il corpo l'elemento predominante, ma l'anima che ne traspare. Il marmo, perlopiù bianco candido o talvolta ‘animato' da mirabili venature, o il bronzo, sia perfettamente lucidato o trattato invece con una superficie più porosa, propongono un linguaggio improntato alla più spinta essenzialità delle linee, dove solo alcuni particolari riportano alla mente un'originaria figurazione. Ciò che colpisce maggiormente è l'abilità dell'artista nel trovare originalissime soluzioni compositive, sia nella scultura che nella grafica, traguardo di un lungo, meditato percorso di sperimentazioni artistiche e proposizioni concettuali. Sopra ogni cosa, vince l'armonia della forma, trasposizione immediata e spontanea del sentire sensibile dell'artista.

Knut Steen nel 2009 è il meritato e tanto atteso destinatario del Premio "Pietrasanta e la Versilia nel mondo", ideato, promosso e consegnato dall'Associazione Culturale "Fratelli Rosselli" di Pietrasanta, un degno riconoscimento che rende merito non solo all'artista che lo riceve, ma anche a tutta la squadra di assistenti e artigiani che da sempre lo hanno assistito a Pietrasanta, ed in particolare lo Studio Sem e Scultori Associati di Pietrasanta.

È sempre stato e sempre sarà un grande onore per l'Amministrazione Comunale di Pietrasanta poter onorare grandissimi artisti attraverso un'onorificenza che promuove il nome della Città in tutto il mondo: è per questo che un sentito e sincero ringraziamento va all'Associazione Culturale "Fratelli Rosselli" per il suo encomiabile operato.

Pietrasanta, febbraio 2010

L'Assessorato alla Cultura

 

 
Oramai il Premio Internazionale di Scultura "Pietrasanta e la Versilia nel Mondo" giunto alla sua XIX edizione è diventato uno degli eventi culturali più attesi dell'anno. Se da una parte questo ci rende orgogliosi per quanto è stato fatto, dall'altra la responsabilità di esserne all'altezza ci impone di far sì che ogni anno tutto funzioni per il meglio.
Ogni anno, a mio parere, si rinnova un miracolo, perché un piccolo Circolo Culturale come il nostro, con pochi mezzi a disposizione, riesce con la collaborazione di pochi ad organizzare una manifestazione unica nel suo genere, sempre attesa da tutta la comunità artistica.
Fedeli all'ideale rosselliano di libertà, armati solo della nostra passione e indipendenza, di cui siamo gelosi custodi, vogliamo continuare a far sentire la nostra voce ed essere di stimolo perché l'ambiente culturale e sociale della Versilia e di Pietrasanta continui a crescere ed ad accogliere questo crogiuolo di idee e di persone provenienti da ogni parte del mondo.
In tutti questi anni a Pietrasanta si sono incrociate culture e tendenze artistiche di ogni genere e la città, grazie soprattutto ai nostri artigiani, ha saputo accogliere tutti, ha saputo formare intorno a loro un ambiente all'altezza di ogni richiesta, ha saputo creare un'atmosfera che soltanto a Pietrasanta è possibile vivere. La frase più ricorrente che mi è stata riferita da questi grandi uomini e donne d'arte è che solo qui loro si sentono veri scultori, solo qui riescono a respirare un'aria diversa, quasi magica. Uno di questi è l'artista norvegese Knut Steen, vincitore del Premio Internazionale di Scultura "Pietrasanta e la Versilia nel Mondo" alla sua XIX edizione.
Noi, per quanto è nelle nostre possibilità, continueremo a difendere questo delicato equilibrio, continueremo a lavorare per far sì che Pietrasanta resti la città dell'anima.

Alessandro Tosi

Presidente Circolo Culturale "F.lli Rosselli"

 

 

 

Critica

ATTRAVERSO IL RESPIRO DELLA PIETRA
La percezione cosmica e mentale nell'arte di Knut Steen

Scorrendo il bel catalogo riassuntivo dell'opera monumentale en plein air del norvegese Knut Steen, l'amato decano degli scultori che da ogni parte del mondo hanno eletto Pietrasanta a loro ideale dimora creativa, io resto soprattutto affascinato dalla forza simbolica d'una foto. Una quanto mai suggestiva immagine della grande fontana dell'Hvalfangstmonument,da lui realizzata nella vichinga città di Sandefjord: un'epica visione plastica non solo dell'ardimento degli antichi cacciatori di balene. Ancor più eloquente è il tratto universale d'umana finitezza che vi si coglie rispetto alla gigantesca dismisura degli elementi naturali. Il senso del temerario replicarsi d'una sfida sempre dal rischio mortale.

Senza dubbio, qui il fotografo è stato alquanto fortunato, né poteva imbattersi in un attimo più felice. Una scena in cui arte e natura sembrano fondersi moltiplicando un effetto di straordinario, drammatico dinamismo. Giù dal basso potenti getti d'acqua, in alto un corale frastagliarsi di nuvole bianche. Fra gli inferi e il cielo, l'emergere d'un dorso gigantesco d'onde o balene. Minuscolo il vascello che s'impenna, ma senza rovesciarsi, sotto lo sforzo dei vogatori; con lassù, controluce, la sagoma solenne del marinaio che sta per scoccare l'arpione. Inaudita sproporzione di forze in cui l'uomo è obbligato ad avanzare senza mai fermarsi.
Dinnanzi all'austero paesaggio dei fiordi che s'aprono sull'ignoto, quale altro scultore norvegese contemporaneo ha saputo, al pari di Knut Steen, coniugare il verbo dei quattro elementi? Acqua e nuvole, bronzo e pietra. Quarto elemento: il fuoco che accese il coraggio degli avi vichinghi dinnanzi alla vastità dell'Oceano. Non dissimile da quello che, agli inizi della sua lunghissima carriera, ha alimentato la sua prima vocazione d'artista. Altrettanto sterminati gli apparivano gli orizzonti dell'anima. Quando è l'anima ad interrogarsi sul suo più intimo rapporto con il mondo. Quando vorrebbe svelare a se stessa la psiche di chi le sta dinnanzi. Quando tenta di risalire alla mitica sorgente delle proprie radici. Natura, coscienza e memoria: ecco le tre divergenti direttrici poetiche sulle quali si dispone poi l'intero sviluppo dell'arte di Knut. Non v'è autentica scultura che non abbia da sempre conosciuto l'assillo del dover "condensare" la fugace scoperta di un'emozione nell'inerte stabilità della materia adottata. Calare nel "finito" la percezione dell'immensità, senza che se ne smarrisca l'impronta: quel suo essere una porta che si spalanca su ciò che ci sorpassa ed ancora ci è ignoto. Convertire la presa di coscienza del proprio limite in un preludio d'altra libertà.

 

Ma ancor più la scultura del primo Novecento, quella su cui Knut attinge i suoi primi registri espressivi, rispetto a questo problema, ha inseguito l'obiettivo ideale d'una sua sintesi estrema. Rompendo con una secolare tradizione, ha individuato l'ipotesi d'una nuova, astratta e più dinamica legge d'armonia. Ed ancor più, oggi, al termine di questo suo luminoso percorso estetico, vale anche per lui ciò che asseriva l'amato Brancusi: "Io non credo al tormento creativo. Il fine dell'arte è creare la gioia. Si crea artisticamente solo nell'equilibrio e nella pace interiore". Così anch'egli, pazientemente, ha cercato di sottomettere il molteplice delle apparenze naturali, all'essenzialità d'una forma rigorosamente sfrondata d'ogni intento descrittivo, frutto d'un segno limpido e deciso. Palpitante e mentale. Una forma attraversata da un'ariosità e da un intimo slancio che ne lievita linee e volumi, sino a suggerirci l'idea d'un ossimoro in cui felicemente sembrano fondersi il concreto e l'impalpabile. Ancora parafrasando Brancusi, la semplicità non è un fine dell'arte ma si arriva alla semplicità malgrado se stessi, avvicinandosi al senso delle cose. Malgrado se stessi: malgrado gli oggettivi limiti esistenziali che la nostra condizione ci impone. Esemplare, sotto questo profilo, è stato il cammino di Knut Steen. Oltre sessant'anni fa, poco più che un ragazzo, vedendolo per le vie di Oslo raccogliere rifiuti, guidando un cavallo con carretto della nettezza urbana, nessuno poteva supporre in lui lo scultore che poi sarebbe diventato. Eppure, è solo rovistando fra i rifiuti che egli ha compreso la nobiltà d'ogni materiale e la riserva di bellezza che in esso nasconde e aspetta d'essere rivelata. Ed, in seguito, quando la tubercolosi lo ha reso inadatto al servizio militare, ciò di certo non gli ha impedito di scegliere per sé un cammino ben più esaltante. Respirare con un polmone solo, infinitamente, ha acuito in lui il senso d'un misterioso respiro universale che attraversa gli elementi. Tanto che poi, attratto dal fascino dei marmi apuani, nel bel mezzo d'una cava, quale profonda analogia ha scoperto fra il fragore del mare contro i fiordi della sua terra norvegese e il silenzio delle onde di questo Oceano pietrificato.

 

In fondo, ciò che l'intera scultura di Knut Steen ha perseguito altro non è stato che tradurre in forma tattile, la più semplice possibile eppure la più eloquente, il palpito inafferrabile di tale cosmico respiro vivente. Natura, coscienza e memoria - come già dicevo. Guardi la sua Diana in candido statuario di Carrara, fotografata dinnanzi alla drammatica visione dei ravaneti; e diresti che a partorirla sia stata la stessa montagna. Se non fosse per quella sua ritmica, mentale modulazione di piani che quasi adombra ed evoca ogni fase lunare o il passo lieve della "casta diva". Guardi la sua Aurora; e prendi atto che ogni giorno si sveglia con le sembianze di questo radioso nudo di donna. O meglio del suo sintetico profilo slanciato in avanti, in un gioco scattante di linee spezzate, modellato dal vento che lo investe e dalla luce che lo carezza. Guardi ognuno dei suoi ritratti; e ti rendi conto di quale così intenso, asciutto e vibrante scavo psicologico egli sia capace. Anche qui, è il respiro dell'anima a svelarsi. Basta immergersi nel cerchio d'assorta solitudine che l'espressione di Harald Sverdrup schiude dinnanzi a sé. A colpirci è la severa sobrietà del modellato, la sintesi che ragguaglia anche i volumi di questa testa ai fianchi brulli d'una montagna. Con quella sua fronte immensa, quei suoi occhi che come due strette fessure si stringono per non restare abbagliati o per meglio vedere: per meglio tentar d'abbracciare e comprendere ciò che ci sorpassa e ci sfugge.
Pietrasanta, 1 febbraio 2010

Giuseppe Cordoni

 

 La forma del vento
Un giorno il vento, soffiando intorno al mondo, ha avuto una strana sensazione. Sin dall'inizio della vita sulla Terra, aveva già visto innumerevoli luoghi, era passato attraverso migliaia e migliaia di alberi, aveva oltrepassato le più alte montagne, aveva piroettato con onde giocose, raccolto milioni di voci, registrato suoni sia meravigliosi che spaventosi, trattenuto miriadi di segrete speranze e sospiri... Ma in quel giorno speciale, aveva provato la sua inconsistenza, la sua intangibilità, la sua invisibilità: le creature lo potevano sentire, percepire, ma non vedere. Il vento era triste e non poteva trovare una soluzione, anche se quel giorno stesso stava per succedere qualcosa di unico e magico.
A causa del suo umore incontentabile, il vento incominciò a soffiare sempre più forte. La gente non poteva capire ed era spaventata dall'inusuale condizione di questo elemento. Tutti, eccetto uno. Un uomo alzò la testa per sentire il forte vento che passava attraverso i suoi capelli, le sue mani e addirittura il suo cuore. Era molto contento di ciò, sentì un'energia completamente nuova arrivare nelle sue vene e, allo stesso tempo, una nuova forma di creatività urgeva di essere espressa attraverso il suo lavoro.


Questa è la storia di come Knut Steen, artista norvegese di grande talento, è riuscito a catturare il vento ed è come, in un giorno molto speciale, il vento è diventato forma, naturalmente contenuto dalle linee dell'opera di Steen. L'invisibile divenne visibile attraverso la preziosità delle sue sculture in marmo, la delicatezza dei suoi bronzi, l'estrema leggerezza dei suoi lavori in acciaio, l'essenzialità delle sue grafiche.
E questo è come le sculture di Steen, pur nella loro fermezza, sembrano sempre tendere ad andare da qualche parte: la stabilità è apparente... il vento sta ancora soffiando.
Inoltre, l'estrema sottigliezza che Steen riesce a raggiungere nel lavorare ad alcune delle sue opere in marmo è tale che la trasparenza che ne risulta diventa così chiara che un altro elemento emerge altrettanto trionfante: la luce. Essa esalta il puro candore dei cristalli del marmo, seguendo le linee sensuali dei suoi lavori, talvolta addirittura trapassandoli, trasformando la solidità della pietra in un velo trasparente di luce. La luce gioca con la fluidità del vento, la prima accordandosi alla frequente mutabilità del secondo, generando giochi immateriali di profondità inaspettate e rilievi emergenti. Il materiale scelto per l'opera deve solo seguire il flusso proveniente dalla sua inarrestabile energia artistica.
Il dono che Knut Steen possiede nelle sue mani, cuore e anima appare evidente attraverso il linguaggio della sua opera, distinta, la propria, non identificabile con niente altro. Amore, dolore, tenerezza, plasticità, grazia, fluidità, rispetto, orgoglio, coraggio, energia, voluttà, tutto viene immediatamente diretto a chi le guarda. Oltre alla sua abilità innata e profonda sensibilità, il segreto della sua arte accattivante è che non possiamo assolutamente considerarla né astratta né figurativa: in entrambi i casi Steen a livello subliminale coniuga questa due espressioni con ogni materia decida di usare. Oltre a ciò, continua a perseguire i propri canoni stabiliti come una regola fondante che sostiene la struttura del suo linguaggio artistico: può essere monumentale sia con le sue grandi sculture pubbliche che con i suoi delicati lavori di grafica, entrambi distinti da un'assoluta snellezza ma allo stesso vigorosità dei corpi ritratti.
Infatti, un'altra peculiarità sostanziale della sua espressione è l'umanità con cui egli riempie le sue creazioni . Le sue opere, sia che rappresentino qualcuno in particolare - visto che ha creato molti ritratti di personaggi rappresentativi - o invece la personificazione di un certo concetto, contengono un sentimento intenso di vita, che crea una relazione immediata e intima con lo spettatore. Il grande corpus di lavori di Steen potrebbe rappresentare chiunque di noi: noi ci troviamo lì di fronte agli altri, noi siamo lì durante i nostri momenti privati d'affetto, noi ci troviamo lì a lottare con le onde o mentre guadagniamo velocità giù per una pista con gli sci veloci. E questo è ciò che ha creato, per esempio, con una delle sue sculture più recenti, quella del Re Olav di Norvegia: la gente del suo paese mentre sostiene come una roccia invincibile il glorioso re e noi, in veste di spettatori, siamo liberi di essere sia gli uni che l'altro, la gente o il re.
Questo è di nuovo il vento nella mani e nell'anima di Steen, un vento che gli ha portato passione e costanza, disciplina e umanità, ma soprattutto, rispetto, per gli altri, che fruiscono del suo linguaggio, per il materiale che egli usa quotidianamente - specialmente il ‘sacro' marmo che proviene dalle cave delle Alpi Apuane - e per se stesso, creatore e uomo tra gli artisti e la gente semplice, portando la sua poetica a tutti noi con facilità e naturalezza, come fosse un'impercettibile brezza di unicità.
Knut Steen dà forma al vento, il vento in cambio conferisce a Knut il potere di sussurrare il suo fuoco creativo dentro l'altrimenti mediocrità del materiale.

Valentina Fogher

 

 

 

 

Biografia

 Cenni biografici

Steen nasce ad Oslo nel 1924. Sin dalla metà degli anni Quaranta si dedica alla scultura studiando all'Accademia d'Arte di Oslo con Per Palle Storm e Stinius Fredriksen. Sue esposizioni si sono tenute a Madrid, Londra, a Milano. Sue opere sono conservate in alcuni musei norvegesi fra cui la Galleria Nazionale di Oslo o collocate in spazi pubblici in Norvegia e Stati Uniti.