Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Omaggio a Maria Papa

Maria Papa


 Opere di scultura

inaugurazione: 29 marzo 2009 - h 11.00

esposizione: dal 29 marzo al 13 aprile

luogo: Sala delle Grasce - Chiostro di S. Agostino - Pietrasanta

orario: da martedi a domenica e festivi 16.00-19.00;  lunedi chiuso

ingresso libero

 


Comunicato stampa

(versione in pdf)

 

Volumi nitidi, generosi, rassicuranti. Le opere di Maria Papa Rostkowska si lasciano accarezzare dalla luce e dallo spazio. Raccontano del momento in cui carne e spirito si incontrano nella perfezione di forme lavorate come un vero atto d'amore. In Versilia Maria Papa aveva scoperto il marmo e a questa terra si era profondamente legata. Un sodalizio durato oltre quarant'anni, tradotto in grandi espressioni d'arte. Espressioni alle quali l'Assessorato alla Cultura del Comune di Pietrasanta, con la preziosa collaborazione del figlio Nicolas Rostkowski, dedica una retrospettiva nel Chiostro di Sant'Agostino: dal 27 marzo al 13 aprile 2009 "Omaggio a Maria Papa"; in mostra quindici opere in marmo e bronzo della scultrice polacca scomparsa lo scorso ottobre.

 

Si deve a Carlo Cardazzo, Lucio Fontana e Jean Arp, l'avvicinarsi di Maria Papa al marmo ed alla Versilia. Fu grazie a loro, infatti, che giunse alla Henraux, invitata ad un simposio. Nella pietra apuana l'artista scoprì le infinite declinazioni della sua espressione creativa. Il marmo ed il bronzo divennero ben presto il punto di partenza della sua ricerca plastica.
Nutrita di una profonda conoscenza artistica, ebbe rapporti di amicizia con grandi artisti del Novecento: Miro, Chagall, Hartung, Marini, Moore, Dubuffet, Ionesco, Vittorio de Sica, Cesare Zavattini, Sonia Delaunay, Cesar.
Maria Papa aveva iniziato la carriera artistica come pittrice, studiando all'Accademia d'Arte a Varsavia. Nel 1947 con una borsa di studio del governo francese, poi rinnovatale dall'UNESCO, aveva proseguito gli studi a Parigi. Nel 1950, tornata in Polonia, si era dedicata all'insegnamento ottenendo, nel 1953, l'incarico di professore aggiunto all'Accademia di Belle Arti di Varsavia. Nel frattempo aveva cominciato ad esporre ed a ricevere importanti riconoscimenti. Alla fine degli anni Cinquanta, durante un soggiorno ad Albisola, cominciò ad interessarsi alla scultura. Nel 1959 espose le prime opere al "Salon de la Jeune Sculpture" a Parigi, rinnovando la presenze alle successive, dal 1973, a tutte le edizioni del "Salon de Mai". Nel 1961 allestì la prima personale in Italia alla galleria Il Naviglio di Milano; nel 1966 le venne assegnato a New York il Prix Nelson William Copley per la scultura; nel 1981 partecipò alla Triennale di Scultura a Parigi.
Agli anni Sessanta risalgono i suoi soggiorni in Versilia, le sue visite si fecero sempre più frequenti, sino alla decisione di vivere e lavorare tra Parigi e Pietrasanta dove aveva una sua casa. Temperamento forte e appassionato, amava questi luoghi in cui realizzava le sue opere, collaborando a tante iniziative d'arte. Ha lavorato nei laboratori di Sem Ghelardini, di Giorgio Angeli e alle Fonderie Tesconi e Mariani. Sue opere fanno parte di prestigiose collezioni pubbliche e private francesi, americane, svizzere, italiane, polacche, giapponesi e russe. Numerose sculture ornano città europee e, soprattutto, Parigi.

 

Al Museo dei Bozzetti di Pietrasanta Maria Papa ha lasciato tre significative tracce della sua ricca personalità artistica: i bozzetti Gata del 1981 e Madre con bambino del 1987, infine un manifesto realizzato nel 1999. Maria Papa apparteneva a quella generazione di grandi artisti internazionali che hanno contribuito, con la loro opera, a diffondere nel mondo la cultura dell'arte di Pietrasanta e della Versilia.

 

Mostra: Omaggio a Maria Papa
Date esposizione: 29 marzo - 13 aprile 2009
Luogo: Chiostro di Sant'Agostino, Sala delle Grasce - Pietrasanta Orario: 16-19, chiuso il lunedì
Inaugurazione: domenica 29 marzo, ore 11.00

 

 Per richiedere immagini ed ulteriori materiali: cultura@comune.pietrasanta.lu.it

 

Ufficio Stampa
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795381; fax 0584/795588
e-mail: cultura@comune.pietrasanta.lu.it
www.comune.pietrasanta.lu.it

Presentazione

L'energia della scultura fatta donna

Un piccolo omaggio a Maria Papa è come inviarle ora una carezza affettuosa, un saluto cordiale mentre lei passava con il suo grande cappello di paglia in testa e la bicicletta salda tra le mani per le strade di Pietrasanta, un rammarico per non essere mai riusciti in questi ultimi anni a convincerla ad esporre presso il Chiostro di Sant'Agostino. E ora alcune delle sue opere sono riunite qui, in Sala delle Grasce, per farci ricordare quanto fosse brava e Maestra nel suo fare scultura.

 

Maria Papa, una dei grandi pionieri della scultura in Versilia appunto, assieme a Moore, Lipchitz, Arp, Marini, per citarne solo alcuni, era una delle pochissime donne che avevano deciso di affrontare la scultura direttamente, sfidando la pietra e l'opinione comune. Ancora in molti probabilmente hanno cara l'immagine di lei che ‘cavalca' un blocco di marmo per domarlo, per poi lavorarlo e finirlo con una sua creazione. L'energia, il dinamismo, la passione, l'amore per il suo mestiere ne facevano una donna fiera e orgogliosa della scelta intrapresa con sacrificio e coraggio, votata all'amore per l'arte. Ma la Versilia era solo uno dei tanti capitoli della sua vita, che iniziata a Varsavia, ha avuto poi modo di svilupparsi a Parigi tra i più grandi nomi della cultura internazionale.

 

Siamo molto grati a Nicolas Rostkowski per aver acconsentito e collaborato alla realizzazione di questa mostra, e a Luca Nicoletti e Rosetta Corsetti per la loro importante collaborazione. Ognuno di noi ha un suo ricordo personale di Maria Papa e ne sentiamo la mancanza, ma per fortuna rimangono le sue sculture a parlare per lei, un linguaggio di universale bellezza che emerge dalle sue opere, così caratteristiche per le linee morbide, l'essenzialità delle forme e l'immediatezza del messaggio. Brava Maria!

  Pietrasanta, marzo 2009

L'Assessorato alla Cultura

  

 

Maria Papa: mia madre

"Una donna forte". Questa è la risposta che mi ha dato mia figlia, Édith-Laure, quando le ho chiesto quale ricordo conservasse di sua nonna. Senza dubbio è difficile immaginare che questa piccola donna fragile che, verso la fine della sua vita, era solita percorrere le strade di Pietrasanta, abbia combattuto nella seconda guerra mondiale. Mettendo in pericolo la sua vita, ha partecipato, a fianco del suo primo marito, Ludwik Rostkowski, al salvataggio degli ebrei del ghetto di Varsavia. Fin dall'insurrezione di Varsavia ha preso parte attivamente ai combattimenti e ciò le è valsa, alla fine della guerra, la più alta onorificenza militare polacca: Virtuti Militari.

 

La più grande passione della sua vita fu l'arte. Fin dalla mia tenera età, ho visto mia madre disegnare e dipingere. Dopo gli studi di architettura, è diventata professore associato a l'Accadémie des Beaux Arts di Varsavia. La vita è stata dura e pericolosa nella Polonia comunista del dopo-guerra. Ludwik, suo marito, scomparve prematuramente nel terrore staliniano. Mia madre aveva 27 anni. La sua pittura cominciò a farsi conoscere ed a ricevere numerosi premi da parte dello stato polacco.

 

Tuttavia la sua vera rivelazione creativa avvenne a Parigi. Rimase stupefatta dalla Ville Lumière. È là che conobbe il secondo uomo della sua vita, che divenne il mio patrigno: Gualtieri Papa di San Lazzaro, scrittore e critico d'arte italiano molto noto. Era felice. Grazie a lui poté frequentare gli ambienti artistici più in vista dell'epoca ed immergersi nelle correnti creative più forti della seconda parte del ventesimo secolo.Una nuova era d'espressione le si aprì. Cominciò a lavorare la terracotta ad Albisola. Ma l'ispirazione più profonda le venne a Pietrasanta. Lì si sentiva come Alice nel paese delle meraviglie. Questa cittadina antica divenne la sua fonte di creazione ed il centro delle sue nuove relazioni d'amicizia.

 

Si innamorò del marmo e della vita intorno a questa nobile materia. Ero fiero di vedere mia madre scolpire la pietra in taglio diretto. Le sue mani divennero vigorose come quelle degli artigiani e degli artisti uomini che lavoravano con lei. Mia madre teneva a conquistare la loro stima. I suoi poli d'ispirazione s'affermarono: la guerra, l'amore, la ricerca della serenità, l'incontro di culture, l'amore per la natura e gli animali, la famiglia. Così "La tête de Joëlle en robe de mariée" fu ispirata dall'immagine della nuora nella cerimonia religiosa, "Quatzacoatl" dalle ricerche etnologiche di Joëlle. Profondamente amiche, passavano ore a discutere di filosofia, religione e letteratura. E i corpi delle giovani donne che scolpiva avevano l'immagine dei vari stadi di crescita di sua nipote, Édith-Laure.

 

A Pietrasanta instaurò, inoltre, le amicizie più forti della sua vita che l'hanno accompagnata sino alle ultime ore. Io non sono mai stato a conoscenza di un'amicizia così profonda e fedele di mia madre come quella che ebbe, negli ultimi anni della vita, con Rosetta Corsetti.

 

Le sculture di mia madre costituiscono tutto un universo. Le loro linee sono dolci e sensuali. Come le ha descritte Joëlle, sua nuora, con Maria Papa "il marmo si fa carne". Le sculture, in realtà, sono di marmo duro. Sono l'immagine di mia madre: tenere e dure allo stesso tempo.

  Nicolas Rostkowski

 

Critica

"Maria la polacca": la Versilia e l'arte del marmo

  «Maria Papa» affermava Raffaele Carrieri in un brillante articolo del 1967 «somiglia [...] a un fanatico carpentiere, la sua resistenza è più forte della pietra. Nei cantieri la chiamano Maria la Polacca. Sanno tutti che è nata a Varsavia e che è domiciliata a Parigi. Ma come fa una che lavora il marmo a chiamarsi Rostkowska?». Quando il poeta e critico d'arte si poneva questa stravagante domanda, in uno dei testi forse più belli dedicati al suo lavoro, Maria Papa Rostkowska (nata Baranowska, 1923-2008) lavorava da un anno a Querceta, dove, dopo avere vinto,su proposta di Jean Arp, il premio della William and Noma Copley Foundation, era stata invitata al Symposium del Marmo della ditta Henraux, allora in una fase di illuminato mecenatismo volto, di concerto col critico Giuseppe Marchiori, a rivalutare la dura "arte del marmo", che gli scultori stavano abbandonando in favore di altri materiali.

Per Maria, però, il marmo fu una scoperta folgorante, tanto da provocare grandi cambiamenti nella sua vita. In quel 1967, quando presentò per la prima volta i suoi marmi alla milanese Galleria del Naviglio, con presentazione del già citato Marchiori, la vita di Maria stava cominciando a dividersi fra Querceta, dove poteva lavorare nei mesi estivi, e Parigi, dove era arrivata dalla Polonia nel 1957, e dove viveva l'editore, scrittore e critico d'arte Gualtieri di San Lazzaro (1904-1974), italiano a Parigi, che aveva sposato nel 1958. A Parigi, a fianco di uno dei più importanti editori d'arte della metà del secolo in Francia, intorno alla bellissima rivista «XXeme Siècle» e all'omonima galleria, aveva stretto amicizia con alcuni dei più grandi maestri del Novecento. Presso la famiglia si conservano ancora numerose e affettuose lettere di Mirò, di Estevè, e anche Henry Moore, dalla Gran Bretagna, non ha mancato di accordargli la sua stima e la sua amicizia. Persino Picasso, racconta San Lazzaro nel romanzo autobiografico Parigi era viva (Milano, Mondadori, 1966), aveva voluto conoscerla, dopo averne sentito tanto parlare dal pittore Eduard Pignon, che l'aveva aiutata ad uscire dalla Polonia per approdare a Parigi.

Nei primi anni parigini, Maria aveva fatto delle fusioni in bronzo, non molte, lavorando nello studio di un altro amico scultore, Emile Gilioli; a queste, poi, erano seguite molte terrecotte nei forni di Albisola, in quel felice e amichevole simposio che vedeva riuniti, nei mesi estivi, Fontana, Capogrossi, Jorn, Wilfredo Lam, Ada Zunino, che di lì a pochi anni sarebbe diventata la musa degli scultori", il gallerista Carlo Cardazzo e la sua compagna, vero e proprio nume tutelare delle memorie artistiche liguri, la scrittrice e artista Milena Milani. In quella fase era Lucio Fontana, con le violente estrusioni di materia dall'argilla delle sue Nature, nate negli stessi forni delle teste della Papa, la vera "stella polare" del suo lavoro.

In quel 1966, però, Maria Papa scopre il marmo della Versilia e se ne innamora profondamente, tanto da decidere, all'inizio degli anni '70, di lasciare San Lazzaro e di trascorrervi periodi sempre più prolungati, fino a trasferirsi definitivamente a Pietrasanta. Lavora con intensità, con quella «obstination» che il poeta André Verdet ha riconosciuto come un tratto peculiare del suo carattere, e che è diventata, come ha ben scritto Joëlle Rostkowski, una vera e propria «union-combat avec le marbre». Anche Sauro Lorenzoni, fedele collaboratore della Papa, nonché ottimo scultore in proprio, mi raccontava di non aver mai visto una donna applicarsi con tanta dedizione al marmo, sul quale agiva di persona, dapprima facendo piccoli bozzetti direttamente in taglia diretta nel marmo, da cui poi traeva il gesso necessario alla traduzione in scala aumentata della scultura. Anche una volta raggiunto il risultato, però, capitava che non fosse contenta, che volesse rimettere mano alla scultura, modificarla, perfezionarla. È un aspetto importante del suo lavoro, che Gualtieri di San Lazzaro aveva già sintetizzato in maniera mirabile in un testo del 1972: «Diversamente dagli scultori che si contentano di affidare il loro bozzetto in gesso ai marmisti di cui controllano più o meno frettolosamente il lavoro, evitando di mettervi mano per tema di rovinarlo, la scultura di Maria Papa è opera personale. Se la scultrice non è insensibile alla considerazione che gli artisti le manifestano, fiera è soprattutto di vedersi stimata dagli operai sedotti dalla sua tenacia, dalla sua straordinaria energia, dalla sua totale dedizione al lavoro, questa meravigliosa invenzione dell'uomo, alla quale Dio stesso ha dovuto porre dei limiti.»

Sono nate così le sue sculture, debitrici di Brancusi, ma in cui ha saputo dare una impronta propria alla forma plastica, ricca di rimandi narrativi al mondo naturale che la smarcano dall'astrazione pura, sebbene questo sia ridotto a una riduzione e semplificazione tale da farne dell'altro del tutto avulso dal dato di natura di partenza. La direzione è quella della forma organica proposta da Arp, anche se la scelta del marmo lucidato conferisce al lavoro di Maria Papa una consistenza visiva molto diversa: qui la luce scorre, scivola sulle superfici, e l'occhio le va dietro, seguendo gli anfratti e le escrescenze della forma. Da non trascurare, poi, il fatto che spesso Maria Papa ha incardinato le sue sculture su dei perni girevoli, in modo che si possa farle ruotare intorno a un asse, quasi invitando il fruitore a toccare con la mano, oltre che con l'occhio, al fine di avere una comprensione più completa della forma: una forma cui si debba sì girare attorno, ma che si possa far girare anche rimanendo fermi in un solo punto, obbligando a una vista ravvicinata e, di conseguenza, a una prossimità più contingente con la forma. In effetti si tratta di una scultura che non si può apprezzare a pieno senza tenerla in mano, senza accarezzare queste forme ampie che fanno pensare a Moore a volte, ma che, al tempo stesso, hanno un discrimine forte: la scultura di Moore sembra rosa dal tempo, come se un agente naturale l'avesse portata allo stato in cui noi la apprezziamo, mentre questo per Maria Papa non è certo possibile, anzi sembra che queste forme stesse stiano germinando, si stiano evolvendo per rompere quel guscio, quella scorza che è il limite contingente del volume. Un aspetto vitale e dinamico, insomma, rispetto a quello statico dello scultore inglese. Io sono convinto che avesse ragione Sauro Lorenzoni quando mi diceva, la prima volta che ebbi occasione di conoscerlo, che questa scultura "è bella quando fa piacere toccarla".

  Luca Pietro Nicoletti

 

Ringraziamenti

Sono molte le persone che dovrei ringraziare perché hanno accompagnato i miei studi e le mie ricerche su Maria Papa e prima ancora, su Gualtieri di San Lazzaro: le due cose sono profondamente intrecciate fra loro. Per il momento, però, la mia gratitudine va in modo particolare a Nicolas Rostkowski e a Vittoria Sole Corsetti, senza i quali le mie ricerche su Gualtieri di San Lazzaro non avrebbero mai preso il corso che stanno seguendo, e grazie ai quali ho scoperto l'opera di Maria Papa. Un grazie anche a Giovanni Molino, che mi ha aiutato a "leggere" e a capire meglio queste sculture per come la luce le possa "disegnare". Un vivo riconoscimento anche al prof. Paolo Rusconi, che mi ha reindirizzato con premurosa attenzione verso questi studi, che giovano molto della sua guida; a Luigi Giurdanella, che li segue da lontano, ma che li sostiene da sempre; a mia madre e a mio padre. (L. P. N.)

 

Biografia

Maria Papa è nata nel 1928 a Varsavia, dove ha studiato Architettura e Belle Arti.
Nel 1943 sposa Ludwik Rostkowski Jr., un giovane politico, Vice Presidente dell'Organizzazione Giovanile Democratica Polacca (Stronnictwo Demokratyczne), che ha contibuito attivamente nel salvare gli Ebrei dal Ghetto di Varsavia, ricevendo per questo la Medaglia al Merito. Durante l'insurrezione di Varsavia nel 1944, Maria si associa al movimento clandestino e partecipa direttamente ai combattimenti contro i Nazisti. Dopo la Guerra, le viene consegnata la Medaglia Virtuti Militari dall'Armata Polacca.
Nel 1945 nasce suo figlio Nicolas Rostkowski. Nel 1947 riceve una borsa di studio dal governo francese, poi rinnovata anche dall'UNESCO, per studiare e lavorare a Parigi.
Nel 1950 resta vedova: suo marito muore tragicamente durante la repressione stalinista in Polonia. Lascia Varsavia e dal 1950 al 1953 è Assistente al Professore nel Dipartimento di Belle Arti dell'Università di Sopot (Gdansk) e subito dopo diventa Professore Associato presso l'Accademia di Belle Arti di Varsavia. Nel frattempo partecipa a numerose mostre ed esegue anche alcuni dipinti murali nella Città Vecchia di Lublin (zona sudorientale della Polonia), per i quali le viene assegnato il Premio dello Stato di Polonia.
Con l'aiuto di Edouard Pignon, nel 1957 emigra in Francia, dove nel 1958 sposa Gualtieri Papa di San Lazzaro, proprietario e direttore della galleria di punta "XXème Siècle" ed editore dei famosi "Revue XXe Siècle" e "Editions XXe Siècle". Si stabilisce così in Francia ed in Italia. Attorno a "XXème Siècle" circolano un numero di artisti e personalità prominenti, che diventano presto suoi amici: Miró, Chagall, Hartung, Anna Eva Bergman, Serge e Marcelle Poliakoff, Estève, Marino Marini, Henry Moore, Dubuffet, Soulages, Pignon, Magnelli, Carlo Sergio Signori, Emile e Babet Gilioli, Jean Hans Arp, Anita e Roger Vieillard, Istrati e Natalia Dumitresco, André Pieyre de Mandiargues, Gigi Guadagnucci, Eugene Ionesco, Vittorio de Sica, Cesare Zavattini, Nina Kandinsky, Sonia Delaunay, André Verdet, Alicia Penalba, Olivier Debré, Music, Roberto Crippa, Scanavino, Cesar, Adolf Rudnicki, Krajcberg, Sutherland, Bona de Mandiargues, Giuseppe e Costanza Capogrossi, Lam, Agam, ...
In questo periodo esegue molte sculture in terracotta e bronzo e partecipa a numerose mostre in Francia ed in Italia.
Nel 1966 è invitata ad un simposio sul marmo, organizzato dalla Ditta Henraux di Querceta, Lucca. Il suo incontro con il marmo diventa un punto fermo nella sua carriera artistica, e da allora in poi decide di concentrarsi solo sulle sculture in marmo (Gualtieri di San Lazzaro, in uno dei suoi articoli, scrive che lei aveva deciso di lavorare il marmo, mentre, negli stessi anni, gli artisti della sua generazione insistevano che era necessario usare solo le nuove materie plastiche, che ai loro occhi simboleggiavano il dinamismo e il genio della modernità). Lo stesso anno riceve il Premio per la Scultura (Copley Award) dalla Fondazione Copley di New York.
Incoraggiata da Carlo Cardazzo, Lucio Fontana, Miró e Arp, lei "trovò in Versilia l'antico marmo in cui dormono le sculture" (Gualtieri di San Lazzaro). Durante gli anni ha presentato i suoi lavori in molte mostre in Europa Occidentale, Polonia e Russia. Tra le sue personali, si ricordano: Galleria Il Naviglio, Milano (1961; 1967; 1972; 1985); Galerie XXeme Siecle, Parigi (1962); Galleria Regis, Finale Ligure (1977); Convento di S. Agostino, Loano (1984); Galleria Farsetti, Cortina d'Ampezzo (1986); Pierasanta (1995).
Numerose anche le mostre collettive a cui ha preso parte, tra cui, le più significative: La Donna nell'Arte Contemporanea, Milano (1959); Galerie XXeme Siecle, Parigi (1960; 1962; 1965; 1972); Biennale Internazionale di Scultura di Carrara (1967; 1969; 1973; 1996); Salon de la Jeune Sculpture, Parigi (1959-‘63); Salon de Mai, Parigi (1963-1990); Salon Comparaisons, Parigi (1961-‘63); Galleria Pescetto, Albisola (1961-‘65); Peintures, Sculptures, Dessins, Vallauris (1962); Réalités Nouvelles, Parigi (1963-‘64; 1967); Galerie Creuzevault, Parigi (1964); Galerie Claude Bernard, Parigi (1965; 1967); Esposizione Internazionale del Marmo, Carrara (1966); Ricerche di 18 Artisti Italiani in Francia, Parigi (1967); Peintres et Sculpteurs Italiens à Paris, Festival International des Arts, Mentone (1970); Galleria Civica d'Arte Moderna, Palazzo dei Diamanti, Ferrara (1973); Mostra Raccolta di Sculture della Società Henraux, Querceta (1973); Biennale Internationale de Menton, Mentone (1974; 1976); Les Sculpteurs Italiens à Paris, Istituto Italiano di Cultura, Parigi (1974); Chevaux Sculptés, Château de Fontaine, Henry, Francia (1975); L'Arte nella Riviera di Ponente, mostra AICS, Savona (1976); Petites Sculptures, Galerie de l'Université, Parigi (1976); Grand Prix International d'Art Contemporain, Monte Carlo, Monaco (1976); Rassegna Internazionale Ceramica, Albisola (1976); Exposition Feminie - Dialogue, UNESCO, Parigi (1977); Triennale Européenne de la Sculpture, Parigi (1978; 1981; 1985); Aspects de la Sculpture Italienne en France, Istituto Italiano di Cultura, Parigi (1979); Ligue Nazionale Contre le Cancer, Espace Cardin, Parigi (1980); La donna creativa, Centro Culturale "Luigi Russo", Pietrasanta (1984); Sculture di Passaggio, Villa Schiff, Massa (1985); Il disegno degli scultori, Chiostro di S. Agostino, Pietrasanta (1988); Un Peintre, un Graveur, un Sculpteur - Les Choix d'un Amateur, Centre des Arts et Loisirs du Vésinet, Yvelines (1989); Scultura al femminile, Studio d'Arte La Subbia, Lido di Camaiore (1990); Situazioni Sculture, Palazzo Ducale, Lucca (1996); Le Sembianze del Mito, San Giovanni in Persiceto (1996); Forma Felice, Museo Pianeta Azzurro, Fregene (1996); Luce d'Inverno, Ca' La Ghironda, Zola Predosa (1996); Omaggio a Sem, Piazza del Duomo, Pietrasanta (1997); Artisti e Artigiani in un Centro Storico, Pietrasanta (1997); Sculpture Langue Vivante, Musée de l'Ermitage, San Pietroburgo (1998); Lugano (2000); Pietrasanta Sculture e scultori, Centro Culturale "Luigi Russo", Pietrasanta (2002).

Le sue opere si trovano in chiese e collezioni pubbliche e private in Francia, Italia, Svizzera, Belgio, Polonia, Stati Uniti, Giappone e Russia. Molte delle sue sculture si trovano in spazi pubblici, specialmente a Parigi tra le quali si menzionano La Mère et l'Enfant, bassorilievo, D.A.S.C.O., Commissione della Città di Parigi (1987), due bassorilievi (1997) e Soleil (1998).
Ha vissuto e lavorato a lungo a Pietrasanta, dove si è spenta nel 2008.