Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
 ... > Mostre > 2009 > GENESI - Viliano Tarabella: uno scultore versiliese, un artista parigino  le mostre
GENESI - Viliano Tarabella: uno scultore versiliese, un artista parigino

Viliano Tarabella


Opere di scultura

inaugurazione: 4 aprile 2009 - h 18.00

esposizione: dal 4 aprile al 7 giugno 2009

luogo: Chiesa di S. Agostino - Pietrasanta

orario:da martedi a venerdi 16.00-20.00; sabato, domenica e festivi 10.30-12.30/16.00-20.00; lunedi chiuso

ingresso libero


Comunicato stampa

(versione in pdf)

 

  La natura, le sue forme, il sentimento della materia, la genesi della vita. L'essenza del percorso artistico di Viliano Tarabella si esprime attraverso uno studio appassionato del mondo vegetale ed animale sino a tradursi in volumi puri, linee semplici e radiose, animate da una palpitante forza interiore. Nella dinamica e nell'armonia delle sue opere, Tarabella cerca di esprimere la dimensione spirituale che lega l'uomo all'insieme dell'universo. Offre una sua originale interpretazione al tema della creazione del mondo e dell'uomo.
Dal 4 aprile al 7 giugno 2009 la Chiesa di Sant'Agostino e la piazza del Duomo ospitano "Genesi", un racconto artistico che fa riferimento ai racconti delle Sacre Scritture, attraverso trenta sculture in marmo e bronzo che ripercorrono le tappe salienti della sua esperienza artistica.

 

Scriveva Jean Arp, suo maestro: "l'art doit se perdre dans la nature". In questa breve frase è contenuto il significato più diretto dell'opera di Tarabella. Dal piccolo borgo di Giustagnana dove era nato, appena ventenne l'artista era arrivato a Parigi entrando in contatto con le più vibranti esperienze dell'arte contemporanea. Nella famosa "Ruche" aveva vissuto e lavorato insieme a molti esponenti delle avanguardie storiche, senza mai dimenticare la solida formazione maturata nella tradizione artigiana di famiglia e nello studio di Garibaldo Alessandrini a Querceta (Lu). Del resto amava raccontare di essere nato dentro il marmo: nella nobile pietra delle Alpi Apuane Tarabella aveva trovato la materia ideale per il suo pensiero creativo. La sua conoscenza, il suo perfezionismo tecnico non affievolirono, tuttavia, la sensibilità e l'emozione della sua espressione artistica. Il marmo era al tempo stesso il suo confidente e l'avversario, si faceva interprete dei suoi sentimenti e contemporaneamente lo chiamava ad un vero e proprio combattimento per lasciarsi piegare ai suoi desideri.

L'esposizione, che trae il titolo da una delle opere "Genesi", evoca la creazione del mondo e dell'uomo. Nella chiesa di Sant'Agostino una suggestiva installazione accompagnerà il visitatore attraverso il racconto di venti opere, disposte su più livelli tematici, sino a focalizzare, al centro della navata, lo splendore del giardino dell'Eden, sottolineato da un volo di uccelli, simbolo di pace, su un rigoglioso prato verde. In piazza del Duomo un tappeto di sculture con una fontana centrale ripercorrerà le tappe della creazione attraverso dieci opere di grandi dimensioni.

 

"Viliano Tarabella - afferma l'assessore alla cultura Daniele Spina - è un grande artista della nostra Versilia. Pur avendo conosciuto una sua importante stagione creativa in Francia, tanto da essere considerato un vero e proprio parigino, Tarabella non dimenticò mai i suoi legami con la Versilia dove tornò, più e più volte, per realizzare le sue opere ed esporre. E' dunque con particolare piacere che siamo lieti di ospitare nella Chiesa di Sant'Agostino una sua significativa mostra. Sarà l'occasione per conoscere ancora più a fondo il suo intenso messaggio artistico".

 

BIOGRAFIA

Viliano Tarabella nasce nel 1937 a Giustagnana, piccolo borgo di cavatori dell'Alta Versilia, in Toscana. Apprende da giovanissimo le tecniche della lavorazione del marmo iniziando il suo apprendistato nel 1950 in uno dei più rinomati studi di scultura dell'epoca, quello di Garibaldo Alessandrini a Querceta. A soli 20 anni si trasferisce a Parigi dove conosce lo scultore Hans Jean Arp con il quale avvia una feconda collaborazione che termina solo alla scomparsa dell'artista nel 1996 e che porterà Tarabella nel vivo dibattito della scultura contemporanea.
Nella capitale francese Tarabella apre un proprio laboratorio di scultore-artigiano nella famosa "Ruche", dove vive e lavora assieme a molti esponenti delle avanguardie storiche. Ben presto inizia a scolpire anche per proprio conto e dal 1966 si dedica a lavori personali nei quali dimostra un'autonoma espressività formale. La sua prima esposizione è del 1965. Nel 1972 vince il concorso per la realizzazione di un'opera presso la clinica Sobleman a Blanc-Mesnil e allestisce la prima personale presso la Galerie Kriegel di Parigi. Da allora partecipa a numerose rassegne in Francia, Belgio, Stati Uniti, Germania. Allestisce personali a Bruxelles (1975), alla FIAC Grand Palais di Parigi (1980), a Dallas (1981), a Carcassonne (1990), a Biot (1991), a Bad Kissengen (1992). Nel 1985 il Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris acquista tre sue opere. Da quello stesso anno - e fino al 1996 - Viliano Tarabella realizza il trofeo per "les Victoires de la Musique", il più rilevante concorso musicale francese. Nel 1991 riceve il premio della Fondation Florence Gould (Prix international d'Art Contemporain de Monte-Carlo). Realizza in Francia varie sculture destinate a spazi pubblici.
In Italia espone per la prima volta nel 1973 a Lucca. A sottolineare il profondo legame con la sua terra d'origine si ricordino le partecipazioni alla rassegna di scultura al Castello Malaspina di Massa (1986), alle mostre allestite nel centro di Pietrasanta (1993 e 1994), alla Biennale di Carrara (1996), alla rassegna "Les Apuans de Paris" al Palazzo Mediceo di Seravezza (1997), nonché la sua personale nel chiostro delle Oblate a Firenze (1998).
Viliano Tarabella divide la sua vita ed il suo lavoro tra Parigi e la Versilia dove, presso il grande studio di scultura Angeli di Querceta realizza le opere monumentali destinate a spazi pubblici in Italia e all'estero. La sua ultima scultura di grandi dimensioni risale al 2002: è "La fontana del dialogo", collocata nel centro di La Spezia. Cospicua anche la sua produzione di sculture in bronzo che realizza presso le fonderie "Tesconi" e "Mariani" di Pietrasanta e presso la fonderia "Venturi" di Bologna. Tarabella scompare nel 2003. Le sue opere fanno parte di collezioni private e musei di Francia, Italia, Belgio, Svizzera, Germania, Paesi Bassi, Svezia, Canada, Israele, Iran, Stati Uniti e Giappone.

 

Mostra: Genesi - uno scultore versiliese, un artista parigino
Artista: Viliano Tarabella
Date esposizione: 4 aprile - 7 giugno 2009
Luogo: Chiesa di Sant'Agostino e piazza del Duomo, Pietrasanta (LU)
Orario: da mart. a ven. 16-20 - sab. dom. e festivi 10.30-12.30/16-20 - lun. chiuso
Ingresso: libero
Inaugurazione: sabato 4 aprile, ore 17.30

 

Ufficio Stampa - Assessorato alla Cultura
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795381; fax 0584/7955364
e-mail: cultura@comune.pietrasanta.lu.it
www.comune.pietrasanta.lu.it

Presentazione

Genesi di un artista

Quale migliore luogo di un chiesa, e quale migliore chiesa di quella di Sant'Agostino di Pietrasanta per presentare la Genesi di un artista? Se l'artista crea, modella, forma il marmo e plasma il bronzo, allora le sue sculture sbocciano, prendono vita ed iniziano a respirare libere in una forma nuova. A ben pensare, il marmo era marmo e marmo rimane, ma acquista in realtà una nuova dimensione fino a poco prima impensabile: riceve un'esprit vital, quasi un soffio dell'anima dell'artista, che rende le sue opere vive e animate. Se l'artista lavora veramente la sua opera, e spende ore ed ore a sbozzarla, levigarla, lisciarla e poi ad accarezzarla, l'opera allora si abbandona e diventa sua, e si trasforma in una creatura indipendente, che riflette la personalità di chi l'ha creata. Le sculture di Viliano Tarabella sono Viliano Tarabella, artista scomparso troppo presto da Pietrasanta e dal teatro della scultura internazionale.

La Versilia lo ha visto nascere e Parigi lo ha fatto crescere, fino ai livelli a cui noi eravamo abituati, senza poter neanche immaginare che questo percorso potesse avere un così brusco epilogo. E perciò in Genesi si celebra l'origine del mondo, dell'uomo, dell'artista, e della sua passione, che erano le sue sculture, ancora più incisive e sensuali in Piazza del Duomo, dove la luce del sole viene assorbita e poi irradiata a sua volta dalle opere in marmo: un giardino incantato di creatività e sospensione, un inno ed un invito alla vita, attraverso gli occhi di un grande artista.

Un sentito ringraziamento va alle figlie, Veronica e Lisa, e alla Signora Tarabella, per la loro appassionata dedizione nell'organizzare questo omaggio a Viliano Tarabella a Pietrasanta, un ricordo che resterà imperituro grazie a quelle mani che hanno creato indimenticabili sculture, in una nuova Genesi che si celebra proprio nel periodo della Pasqua di Resurrezione.

 

Pietrasanta, aprile 2009

L'Assessorato alla Cultura

Critica

A ben vedere per riassumere il carattere e la qualità della scultura di Viliano Tarabella basterebbe parlare delle sue origini. Del luogo dove è nato: a Giustagnana sulla montagna di Seravezza, in faccia all'Altissimo, dove il bianco della pietra e l'ardimento delle vie di lizza ancora raccontano le fatiche di Michelangelo, a due passi dal rigore classico della Cappella di Fabbiano, circondato dall'oscuro mistero delle selve di castagni. Oppure dei luoghi dove è cresciuto: i laboratori di scultura disseminati lungo l'intero arco delle Apuane, da Carrara a Pietrasanta, dove si perpetua l'antica confidenza nella pratica di un mestiere, faticoso ed entusiasmante. Alle prese con una tradizione cresciuta nei secoli e consolidatasi nell'Ottocento, quando accanto alle città e ai paesi dei vivi, crescono le città e i paesi dei morti, che non conoscono altro materiale da costruzione che il marmo né altro linguaggio che la scultura.

Anche se subito dopo occorrerà parlare di Parigi, e in particolare della Ruche, alveare di nome e di fatto, brulicante di ingegni e di attività, dove l'arte moderna è nata, letteralmente e non solo per modo di dire. Il luogo ideale per mettere alla prova il suo mestiere e cominciare a misurare il suo talento. Il luogo dove Viliano smetterà quasi del tutto di essere chiamato Tarabella, come prescriverebbe l'anagrafe, o anche Tarabè come si dovrebbe dire alla versiliese, e diventerà più semplicemente e familiarmente Tarà.
Anche alla Ruche, dove arriva quasi per caso alla fine degli anni Cinquanta, tuttavia Tarabella non smetterà di sentirsi parte di una diversa tradizione artistica, di un sentire oltre che di un sapere particolari. A cinquanta anni di distanza, anche Tarabella, come Amedeo Modigliani, non intende allontanarsi dal fiero portamento e dalla perfetta linearità della tradizione toscana; da una fedeltà agli statuti del disegno, elegante rigore delle linee e vigore espressivo dei contorni, professati dalla fluidità di una mano in grado di obbedire alle improvvise volontà dell'occhio.
Delle sue origini versiliesi conserverà non caso soprattutto la fierezza del carattere e la cadenza linguistica, che insieme alla conoscenza del marmo e dei suoi segreti, sostanziavano l'attaccamento alle radici, che per lui saranno per sempre "la gravità e la sensibilità del mio sangue toscano".
La Ruche sarà in ogni modo il luogo delle trasformazioni e della crescita; come in un tempo sospeso, utile a perfezionare le attitudini, mettere a frutto le qualità, affinare i linguaggi. Qui Tarabella stabilisce da subito la sua casa e la sua bottega, identificandosi con il luogo, i suoi spazi e il suo spirito: quella ristretta colonia di artisti diventa la sua gente, quasi tutto il suo mondo.
Qui ha modo di dimostrare la sua straordinaria manualità, lavora dapprima per Louis Dideron, ma sarà la sua lunga collaborazione con Jean Arp a mettere in luce il suo talento, caratterizzato non solo da una grande padronanza del mestiere, ma anche da una profonda sensibilità e da una immaginazione larga e senza schemi.
Si racconta che un giorno Arp si soffermasse di fronte a una scultura di Tarabella, e che l'avesse accarezzata a lungo, definendola molto interessante. Generalmente si ricorda questo episodio per dire della riservatezza di Viliano, che alla richiesta di informazioni sull'autore avrebbe attribuito l'opera ad un amico. Ma a ben vedere la cosa più significativa è che Arp trovasse la scultura interessante, riconoscendone così l'originalità, e quindi lo sforzo da parte del giovane scultore versiliese di liberarsi dal condizionamento di un così grande maestro, dal quale per forza di cose doveva essere impressionato spiritualmente, oltre che influenzato artisticamente.
Il debito più importante di Tarabella nei confronti di Arp non è infatti nelle risposte, vale a dire nelle espressioni formali, quanto piuttosto nelle domande, e quindi nella ricerca delle motivazioni e degli impulsi interiori che sostengono l'urgenza della scultura.
Il problema dell'insorgenza della forma della scultura è infatti diverso da quello dell'origine e dello sviluppo dell'immagine.
Per trovare una causa originaria, e quindi anche una giustificazione, all'insorgenza delle forme, è necessario considerare la portata espressiva non come il risultato ultimo di una successione di volumi, ordinata da tendenze aprioristiche, quanto piuttosto trovare nella scultura stessa le ragioni del suo impianto spaziale.
Per cui anche Tarabella, come per l'appunto Arp, si interrogherà sempre su cosa sia l'essenziale della scultura come organismo, e solo di conseguenza su quale debba essere l'essenza della sua forma.
Col passare degli anni così, Tarabella, che è a tutti gli effetti un autodidatta, e che ha imparato la scultura semplicemente scolpendo, ha capito che per diventare un scultore completo, non doveva assolutamente smettere di essere un artigiano. Ma anche se di fronte alla perfezione del suo lavoro, non ci si può non rendere conto del grande mestiere che lo sostiene, a dominare la scena sarà sempre la carica spirituale e la sottile poesia che si condensa tanto nella turgidezza dei volumi quanto nel palpitare delle superfici.
Non stupisce in ogni caso che egli abbia lavorato con molta lentezza, professando una religiosità del mestiere, che non trova sfogo nell'abilità con cui si trova una soluzione difficile, quanto piuttosto nella paziente ascesi verso la perfezione. Perché il marmo non consente errori o pentimenti: un materiale così straordinario, non può essere mortificato da mani sentenziose, che credono di sapere tutto, e una volta per sempre, ma solo da mani che si lasciano guidare dallo sguardo, perché l'esperienza insegna che ogni blocco ha il suo carattere e che ogni scultura è una nuova avventura. Sia che si tratti del prezioso marmo statuario, tanto caro a Michelangelo, o di quello nero del Belgio, profondo e misterioso come la notte, o ancora del marmo rosa del Portogallo, caldo e palpitante, come carne viva.
Certo per esaltare fino in fondo le specifiche qualità della pietra occorrono conoscenze profonde e un'abilità manuale non comune, e tuttavia quello che consente a Tarabella di ottenere risultati straordinari è piuttosto il suo sentimento della natura, per cui intende afferrare la spinta organica che sostiene la vita delle forme proprio sfruttando le caratteristiche minerali e geologiche delle singole pietre.
La scultura di Tarabella si regge così sull'impatto spaziale, pieno e totale, dei suoi volumi, che anche ridotti all'essenziale, impongono la loro formidabile presenza, e conferiscono verità all'immagine, che per quanto riassunta e sintetica, conserva il sapore del realtà naturale. Le distorsioni, i contrasti, le sovrapposizioni dei piani non sono infatti mai arbitrari, perché il ritmo che li sostiene è quello stesso della natura, e del suo organico divenire.
E quella di Tarabella è in effetti un scultura organica, quasi una forma vivente, che porta con se il senso della sua crescita e del suo sviluppo, scansando il rischio di un formalismo fine a se stesso, senza funzioni precise, pieno di dettagli inutili alla comprensione delle forme, e perciò sorretto da forme che sono in rapporto soltanto con se stesse.
Tarabella pensa la forma come qualcosa che cresce, e che crescendo si costruisce; lo spazio non è un vuoto da occupare ma più semplicemente la sua zona vitale, dove trovare un senso e uno scopo, oltre che una dimensione. Perché è proprio in questa vitalità spaziale che la scultura misura la sua capacità di relazione con l'uomo, la sua forza di impatto emozionale ed estetico.
Nonostante si affidi a mezzi espressivi quasi elementari, la linea, il profilo, una forma semplificata e rastremata fino all'osso, la forma non si riduce mai alle qualità organiche della sua forza interiore, ma cerca nell'equilibrio delle proporzioni e negli sviluppi spaziali, la sua forza espressiva.
Forme insolite si affidano tanto a volumi modulati e distesi, quanto a profili vigorosamente tagliati, così che a volte sembrano ondeggiare come foglie, altre volte si stagliano affilate come lame, altre ancora si raccolgono in se stesse come in un ventre materno. Forme in ogni caso gravide di dinamismo, equivalenti alla natura, che non cessa mai di crescere e di trasformarsi.
"L'arte si deve perdere nella natura" amava ripetere Jean Arp, volendo dire che deve aderire allo spirito naturale, pur conservando la propria identità, formale a poetica, e imporre la propria presenza nel mondo visibile.
Tarabella ha condiviso fino in fondo questa lezione, e il suo amore per il divenire delle cose, insieme alla sua grande padronanza delle tecniche e dei segreti dei materiali, gli hanno consentito non solo di imparare il linguaggio della natura, ma anche di articolarlo in insoliti sviluppi formali.
Posando lo sguardo su una sua scultura, ci si trova così inevitabilmente a considerare i comportamenti della natura, come se il suo artefice avesse chiara coscienza non solo delle capacità espressive della pietra, ma anche delle forze che più in generale sostengono la creazione e lo sviluppo, di un fiore, di un albero, di una vita.
Nella loro assoluta contingenza le sue forme aspirano all'universale, come se fossero sostenute da forze arcane e misteriose, le stesse forze della concrezione, che hanno dato forma e sostanza alla terra, e sulla terra alla massa della pietra e alla forza vitale delle piante, degli animali, dell'uomo. Alla ricerca di forme elementari e potenti, Tarabella sembrerebbe talvolta voler replicare l'uovo di Brancusi, ma solo per poterlo aprire, rompere, svelarne le intimità, il vitalismo interiore della forma.
Come se fosse il risultato di un'esplosione naturale, che alimenta ogni forma di vita. Quella vegetale con i suoi petali, le sue corolle, i suoi pistilli, e quella animale, viscerale, segreta, impulsiva e muscolare. Il tutto colto nella potenza del suo divenire, piuttosto che nella sua compiuta realizzazione. Il senso di eternità, che si condensa nell'armonica scansione dei pieni e dei vuoti, infatti dipende non solo dalla loro perfezione, ma anche e soprattutto dalla carica di energia si riesce ad imprigionarvi.
La ricerca di Tarabella si concentra sui ritmi della natura, sul mistero della nascita e della crescita, osserva da vicino lo sviluppo della vita vegetale e, una volta afferrati i segreti della germinazione, li ricrea, in forme eleganti, rigorose, solide e avvolgenti. Nelle sue rotondità, a volumi pieni, si dispone il facile accostamento tra l'esuberanza della natura e la sensualità femminile, ed è proprio l'articolazione, precisa e sensibile, delle linee e dei volumi a lasciar trasparire, al di là dell'impulsiva esuberanza esteriore, suggestioni sottili, più intime e segrete.
È come se Tarabella mentre "purga" la pietra, la spiana e la liscia fino quasi all'estenuazione, mettesse in atto una epurazione spirituale della forma, per avviarla a un'esistenza calma ed equilibrata.
Determinata da una necessità plastica, in cui la crescita organica e il rigore architettonico misteriosamente convivono, la scultura di Tarabella confida sempre sull'estrema tensione dei volumi, in cui non solo si condensano le masse, ma converge anche tutta la carica marginale dei contorni, sostenuti da una linea dura e forte, intenta a riassumere, fin quasi a comprimerlo, lo scatto fulmineo dell'immagine.
Non abbiamo così alcun bisogno di toccare il marmo per apprezzare la delicata fragranza di un fiore, la morbida polpa di un frutto, il palpito sottile della carne viva. I valori tattili della scultura sono completamente alla portata dell'occhio, per quella straordinaria capacità dell'artista di esaltare le qualità dei materiali, dei quali vengono messi in evidenza non solo i colori nascosti e le venature segrete, ma anche le profonde convulsioni degli sviluppi interiori e le vibranti spianature dei contorni e delle superfici.
Nella forma si condensa così un organico processo di sviluppo, che dispone lo spirito della natura ad incorporarsi nella pietra, e per questa via consente alla scultura una appropriazione misurata e rispettosa dello spazio, che sarà per sempre il suo habitat.
Questa spasmodica ricerca di una architettura organica della scultura rappresenterà alla fine lo specifico contributo di Viliano Tarabella alla spiritualità della scultura, come preciso richiamo alla necessità di definire e praticare una vera e propria ecologia della forma.
E adesso, non avendo più nulla da dimostrare, la scultura di Tarabella approda nel posto che gli compete. In uno dei santuari della scultura contemporanea: articolato intorno alla Piazza del Duomo e alla Chiesa di Sant'Agostino della sua Pietrasanta.
Lui quello che doveva fare l'ha fatto e quello che aveva da dire l'ha detto. Ora tocca lasciar parlare le sculture, la cui immanenza dice chiaramente che sono qui di nuovo, finalmente a casa.

  Massimo Bertozzi

Biografia

Esposizioni

 

Mostre internazionali
• La Jeune Sculpture - varie edizioni a partire dal 1965
• Grands et Jeunes d'Aujourd'hui
• Biennale di Mannheim
• Réalités Nouvelles - varie edizioni a partire dal 1966
• Confrontations, Dijon - 1967
• De Rodin à nos jours
• La Grande Motte - 1968
• Parly II - 1970
• 18 Artistes Italiens, E.N.I.T. Paris - 1969
• Salon de Mars - 1972
• Rassegna Internazionale di Scultura Contemporanea, Lucca - 1973
• Salon de Mai - dal 1970 al 1983
• Rassegna Internazionale del Bronzetto, Padova - 1975
• Salon d'Automne - dal 1971 al 1981 - a Téhéran (Iran) nel 1978
• L'Art, l'Homme et la Science, Université d'Orsay - 1978
• Salon de Montrouge: Art contemporain - 1979
• Salon Sculpture Contemporaine - 1979
• Contemporaine, Fontenay-sous-Bois - 1981
• Sculpture à Belfort - 1981
• Triennale Européenne de Sculpture, Paris - 1981
• Biennale Internazionale di Scultura, Carrara - 1996
• Bad Ragartz: Schweizerische Triennale, Bad Ragaz - 2000 e 2009

 

Mostre personali
• Galerie Kriegel, Parigi - 1972
• Galerie de France et Benelux, Bruxelles - 1975
• S.L. Art Gallery, Dallas - 1981
• F.I.A.C. Grand Palais, Parigi - 1980 e 1981 (presentato da S.L. Art Gallery, Dallas)
• Neoartis, Chambre des Notaires de Carcassonne - 1990
• Galerie des Arcades, Biot - 1991
• Kissingen Sommer Kultur in Europa, Bad Kissingen - 1992
• Chiostro delle Oblate e Galleria Alibrandi, Firenze - 1998

 

Mostre collettive
• Groupe Mesure, Francoforte
• Centre Culturel Américain, Parigi
• Centre Culturel de Bagnolet
• Centre Culturel International du Château de Vascoeuil - 1972
• Musées de St. Étienne, Le Havre - Fontenay-Le-Comte
• Galeries Wercamer, Montmorency, d'Alençon, Cazenave, Sybil Welch, Parigi
• Galerie Argés, Bruxelles - 1971
• Galerie des Arcades, Biot
• Salon de Garennac
• Faubourg St. Honoré: Nuit en faveur de la recherche contre le cancer
• Sculpteurs Italiens de Paris: Centre Culturel Italien, Paris - 1974
• Formes pour un Espace: Jardin des Arts, St. Germain en Laye - 1974
• Galerie Paris-Sculp: Club Vitatop Montparnasse, Parigi - 1974
• Galerie de France & du Bénélux, Bruxelles - 1974 e 1975
• Art dans la rue, Losanna - 1975
• Peintres et sculpteurs de la Réalité d'Aujourd'hui, Bordeaux - 1975
• A.A. Versilia, Pietrasanta - 1975
• Scultori e Artigiani in un Centro storico, Pietrasanta - 1979
• Art-Sport «Performance, Formes et Forces», Avignone - 1981/1982
• F.I.A.C. 1982: S.L. Art Gallery, Dallas
• Galerie Yoshii, Tokyo
• Musées de Meudon et Belfort - 1983
• Sculture di Oggi, Pisa - 1983
• Sculptures des Années 80: Musée du château de Dourdan - 1983
• Trofeo «Victoires de la Musique»: creatore del trofeo dal 1985 al 1996
• Exposition Internationale de Sculpture contemporaine, Château Royal Collioure - 1986
• Scultura Internazionale, Castello Malaspina di Massa - 1986
• Convergences Parallèles: Les Maîtres Italiens de Paris, Théâtre R. Rolland di Villejuif
• Attenzione sulla scultura: 12 protagonisti italiani, Marina di Carrara - 1987 e 1988
• Laboratori d'Arte a La Versiliana, Marina di Pietrasanta - 1988
• L'Œuf: salle Pleyel, Parigi - 1989
• Aspetti della Scultura Contemporanea (1900-1989), Galleria Forni di Bologna - 1989
• Breve Viaggio nella Scultura: Galleria Botti (La Versiliana), Marina di Pietrasanta -1990
• Mairie du XVème: Invité d'Honneur au 7ème Salon des Artistes du XVème arrondissement, Parigi - 1991
• Alchimies 1991: 23 artistes Italiens de Paris, Jarny (Meurthe & Moselle) - 1991
• Art-Jonction International, Nizza - 1991
• Prix International d'Art Contemporain de Monte-Carlo: Prix Fondation Florence Gould conferito a Viliano Tarabella - 1991
• Idiomi della scultura contemporanea, Sommacampagna -1989
• 18 Artistes pour l'Europe, Musée des Beaux-Arts de Chambery - 1994
• Scultori di Pietrasanta - 1994
• Premio Internazionale di Scultura «Gioia Lazzerini», Pietrasanta - 1994
• La luce della pietra-Scultori e Lavoratori, Pietrasanta - 1994
• Un monde de la Sculpture Internationale-Studio Angeli, Anzère - 1995
• Le sembianze del mito, San Giovanni in Persiceto - 1996
• La Forma Felice: Omaggio agli scultori della Versilia, Fregene - 1996
• Omaggio al libro: Mostra di scultura, Montereggio - 1996
• Salon «Coup de Cœur»: Espace Cardin, Parigi - 1996
• Les Apuans de Paris: Palazzo Mediceo, Seravezza - 1997
• La pietra fertile: 3 scultori a Zola Predosa - 1997
• L'Arte nella città: Il sedile in pietra, Milano - 1997
• Arte e Città: Il corpo sognato-Scultori a Persiceto -1998
• Fundación Valencia Tercer Milenio/Unesco: Progetto di fontana - 1998
• Centre Culturel Italien: Artistes Italiens de Paris, Parigi - 1999
• 17ème Salon d'Angers -1998
• Omaggio a Nivola, Nuoro - 1998
• Ovazione, Venezia - 1999
• Omaggio a Marino Marini, Pistoia - 2000
• Segni della quotidianità, Carrara - 2000
• Schegge d'Altissimo, Azzano - 2000
• Omaggio a Francesco, Strada - 2000
• La Pietra Lavorata
• Dalla Versilia a Lugano - 2000 e 2001
• L'acqua e la vita: Magnetismi delle forme, Castelnuovo Garf. - 2002
• Sculpture in the garden, Università di Leicester - 2003 e 2004
• Sedili di pietra, Pontedera - 2004
• Amor Marmoris, Castelnuovo di Garfagnana - 2005
• Marmo d'Opera: Scultori e artigiani nello studio Angeli, Seravezza - 2006
• Un paese fatato: Giustagnana e i suoi artisti, Seravezza - 2007