Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Miti e Metamorfosi

Alba Gonzales


Opere di scultura

inaugurazione: 20 luglio 2008 - h 18.00

esposizione: dal 4 luglio al 31 agosto 2008

luogo: Parco La Versiliana - Marina di Pietrasanta

orario:10.00-13.00/16.30-23.00 

ingresso libero    


Comunicato stampa

(versione in pdf)

 

Enigmatiche e solenni sono le creature che popolano l'universo creativo di Alba Gonzales, che presenta, dal 4 luglio al 31 agosto 2008, nel parco della Versiliana, la mostra "Metamorfosi e miti". Un percorso nell'uomo, rapito da pensieri e pulsioni, nei mille volti della sua anima. Una mitologia dei tempi moderni.
Quindici le sculture presentate dai cicli "Sfingi e Chimere", "Omaggio agli Etruschi" e "Metamorfosi" e due opere ispirate proprio al Festival della Versiliana.
Un'iniziativa dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Pietrasanta in collaborazione con Promoline e Fondazione La Versiliana Festival.


Nella verde pineta della Versiliana, Alba Gonzales espone opere d'intensa suggestione: bronzi, marmi e resine della sua più recente stagione creativa. Figure mitologiche che creano un forte collegamento tra i valori antichi, immutabili dell'uomo e le sue aspirazioni ed i disagi attuali. Sculture nelle quali gli aspetti contraddittori dell'essere umano si combattono e si fondono testimoniando allo stesso tempo le negatività e gli splendori della vita.

 

"Sfingi e Chimere sono soggetti del suo indagare - scrive di lei Alberto Bevilacqua nella presentazione al catalogo- una forma sensuale che attesta come lo scavo sia "dentro l'uomo", nel suo sub inconscio e inconscio, dove si agitano energie, tensioni contrapposte, contraddittorie, aspirazione e tentazioni, ambizioni, speranze, vizi e virtù, realtà e sogno, in un frequente cangiare di maschere, di volti, di identità. Sfingi e Chimere che si ispirano alla condizione dell'uomo contemporaneo, alla sua perdita di una precisa identità di riferimento, capace di arginare l'emergere virulento dei lati oscuri, dei facili adattamenti per egoismo, arroganza, spicciola convenienza, volontà di sopraffazione".

 

L'espressione artistica di Alba Gonzales collocata "en plein air" agisce come un musica silenziosa. "La si può vedere, toccare, ascoltare - dice la stessa artista - mentre genera una percezione inusitata degli spazi che la circondano. Eccola, partitura nella pietra o nel bronzo, modularci i suoi tempi musicali; inventarci con le sue figure un teatro dell'anima sull'anonimo palcoscenico della nostra vita di ogni giorno.

 

In mostra ci saranno anche due sculture in bronzo, vero e proprio omaggio al Festival La Versiliana: "Dietro l'ultima nota che non basta mai" e "Sfidando il sogno di essere farfalla".


Mostra: Miti e Metamorfosi
Artista: Alba Gonzales

Date esposizione: 4 luglio - 31 agosto 2008
Luogo: Parco della Versiliana, M. Pietrasanta (LU)
Orario: visitabile tutti i giorni, 10-13 e 16.30 - 23
Ingresso: libero
Inaugurazione: 20 luglio, ore 18.00

 


Ufficio Stampa - Assessorato alla Cultura
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795500; fax 0584/795588
e-mail: cultura@comune.pietrasanta.lu.it
www.comune.pietrasanta.lu.it

Presentazione

All'insegna del Mito

Quale migliore proscenio del Parco de La Versiliana per presentare i percorsi del Mito rivisitati attraverso le opere di ALBA GONZALES? Stagliate tra le fronde degli alberi imponenti ed i cespugli fioriti, le sculture dell'artista fanno rivivere alcuni temi mitologici in chiave contemporanea. Le Sfingi, le Chimere, le Maschere sono emblemi di un messaggio, che iniziato qualche anno fa, si ripropone rinvigorito di nuova energia e prestanza. Ma mentre questi protagonisti si propongono in una leggiadra danza onirica, gli Etruschi rimangono testimoni dell'eterna bellezza nel trascorrere del tempo nel candore del marmo che li rappresenta.
Come in un giardino idilliaco, le opere animano il Parco di un inusitato slancio e allo stesso tempo invitano alla contemplazione. Un sussurro dannunziano percorre il 'pineto' infondendo un'aura sospesa, quasi complice, che rende partecipi gli astanti di questa metamorfosi. E metamorfiche sono anche le sculture della Gonzales, che si sdoppiano, si schiudono, si frammentano e si ricompongono, lasciando intravedere la loro vera natura, parzialmente celata e perlopiù rivelata da accenni e simbolismi in un continuo discorso di sovrapposizioni.
Un sentito ringraziamento ad Alba Gonzales, che ci onora con le sue opere, a Promoline per la pronta organizzazione della mostra e alla Fondazione La Versiliana Festival per la cortese ospitalità e collaborazione.

Marina di Pietrasanta, luglio 2008

L'Assessore alla Cultura

Dott. Daniele Spina

 

 

Sarà come tuffarsi in un mondo di miti, enigmi e leggende entrare nel Parco della Versiliana in questa sua XXIX edizione; un viaggio verso mondi onirici, nei quali l identità dell' uomo si perde in un labirinto di sogni e immagini, tentazioni e ambizioni.
Questo percorso, questa proiezione mentale, sarà resa possibile grazie alle opere di Alba Gonzales, che nei prossimi mesi estivi faranno da cornice ad un ambiente che già di per sé ha dell' immaginifico; opere che esposte en plein air contribuiranno ad accrescere il fascino e la suggestione che la Versiliana da sempre emana.
Alba, che da oltre trent'anni domina la scena artistica mondiale grazie alla forza e all'intensità dei suoi lavori, ci regalerà un insieme di sensazioni e forti emozioni, scaturite dalla sua profonda e continua ricerca che scava a fondo fino a raggiungere le parti più intime e nascoste dell'animo umano, tirando fuori le sue fragilità, le sue insicurezze le sue paure ma anche le sue virtù, i suoi sogni, la sua energia e vitalità più autentica.
Per tutti questi motivi sono onorato di ospitare all' interno del Parco della Versiliana questa importante esposizione, frutto della sincera e proficua collaborazione tra Fondazione e Comune di Pietrasanta, che non rappresenta solo il risultato di un percorso artistico e personale, bensì un tentativo di disegnare e modulare un percorso scultoreo in quello che la stessa artista definisce 'anonimo palcoscenico della nostra vita di ogni giorno'.

Presidente della Fondazione La Versiliana Festival
Massimiliano Simoni

 

Testimonianza del Presidente Silvio Berlusconi per il catalogo delle sculture dell'artista Alba Gonzales

Dal primo impatto con le sculture di Alba Gonzales ho ricavato la convinzione che l'autore dovesse essere dotato di una personalità entusiasta e passionale. Poi ho conosciuto la Gonzales e mi sono confermato nel giudizio che avevo formulato. Avendo avuto modo di prendere visione di gran parte della sua produzione artistica credo davvero che Alba debba annoverarsi tra i principali artisti contemporanei.
La sua creatività ha conosciuto tre fasi evolutive. Le figurazioni antropomorfiche di "Uomini e Totem", dove si fondono il mito arcaico e il macchinismo moderno, poi le opere che si ispirano alla statuaria etrusca di "Amori e Miti" e infine la figurazione fantastica con componenti erotico-oniriche di "Sfingi e Chimere".
Le sette opere che ho chiesto a lei di realizzare per "Il Labirinto della Libertà" di villa Certosa in Sardegna possono invece essere considerate come una fase a sé stante, un inno artistico alla libertà e alla sua continua ricerca da parte dell'uomo, una celebrazione plastica della libertà come il bene più prezioso.
Per questo sono lieto di unire il mio saluto e il mio plauso alla mostra delle opere di Alba Gonzales che il Comune di Pietrasanta, benemerito promotore culturale, ha organizzato nel Parco della Versiliana e di formulare i più cordiali auguri per il successo della mostra.

Il Presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi

Critica

Di Alba Gonzales, ritengo esemplare una scultura in bronzo del 1990. Il titolo è un'epigrafe:"Noi due insieme". Due teste accostate. Ma come nella "Pietà Rondinini" non appare (volutamente? Con la volontà dell'inconscio?) la loro appartenenza. Maschio e femmina? Due donne, di cui una androgina? Madre e figlia? Una coppia di Amanti (con la maiuscola, ossia mitici)? La Pietà di Michelangelo non riconosce alcuna differenza, tantomeno sessuale, alle figure: la Pietà è un Corpo simbolico che contiene, deve contenere i corpi, senza distinguo. E in quel contenitore magnetico si proietta Michelangelo stesso; a dare forma è la sua corporalità in cui, come sappiamo (lo apprendiamo anche dalle poesie michelangiolesche, dalle mirabili Rime) confluivano mille, e contrastanti, istanze psicologiche. Mi sento dunque di affermare che, in quella scultura simbolo, è una sola persona che dichiara "Noi due insieme". E questa persona è lei, Alba Gonzales, è lei nel suo doppio: convulsamente femminile, ma con ombreggiature androgine. Il perno di tutta la scultura della Gonzales è "il corpo", sono le mille varianti che la scultrice dà al proprio corpo, tentando di liberarlo da una sorta di prigione, da una sorta di censura che vorrebbe impedire di farlo vivere sfrenatamente libero.
E la Gonzales riesce a dare- al corpo umano- non solo forme sorprendenti per modernità, ma un alone in più: la musica. Valgano due esempi assai indicativi: le pattinatrici-danzatrici che hanno per titolo" Sfidando il sogno di essere farfalla" e " Dietro l'ultima nota ". Si parla di "nota", ossia di suono, di sinfonia. La Gonzales dimostra di possedere un potere raro: far sì che il silenzio che avvolge le sue creazioni non resti mai inerte, ma trasmetta.
Da una lettera della scultrice, leggo e riporto: "La mostra rappresenterà due momenti diversi: "Miti e Metamorfosi", in quanto il primo omaggio, nel primo ciclo, è rivolto all'arte etrusca, e poi il mio inconscio ha cominciato a prendermi la mano e sono divenuta più metamorfica". Alla luce di quanto ho premesso, questa dichiarazione mi sollecita. Infatti, io credo che fin dall'inizio "metamorfosi e miti" abbiano attraversato la "psiche" (più che l'inconscio) della Gonzales, non come forme lucidamente intenzionali e frutto di un'intenzione programmatica, bensì come sintomi, reazioni oscure, furori commozioni, eccetera.., di un'anima carnale. Essi consistono in un altro aspetto del talento della scultrice; quello di trasferire il proprio io in altre epoche, altre civiltà, in un continuo sogno di "danza attraverso il tempo". Torniamo sempre al sogno di essere farfalla, che non cessa, ma conserva la sua suggestione. E la farfalla può posarsi sul "Tufo etrusco" sugli emblemi - antichi e insieme contemporanei - della vicenda umana, che resta ciò che è - oltre ogni mutazione sociale e ossia frutto della creazione celeste, straordinariamente espressa nella scultura in bronzo " Macchina per il cielo". Il marmo bianco di Carrara, che la Gonzales tratta quasi fosse un " chiaro di luna", o l'argilla prima di cui si servì il biblico Dio, ci consente di dire, ammirati: " in quel marmo ci siamo noi", sia che la Gonzales porti il nostro sguardo su" Apollo" , su " Semiramide" su " Narciso e il suo dubbio". E poi, magari, con un colpo di estro che scavalca i millenni, sulla maschera di Pirandello. La vita è continuità, ecco il credo della Gonzales.
La danza, che la Gonzales ha praticato, modella l'impeto di molte figure. Ma si tratta di movimento, molto bene espresso, che non nasce dalla gioia, bensì dall'aspirazione a volar via dalla prigione letargica, a volte nelle forme dell'ippogrifo, di un innesto con un'animalità diversa, equina. Impressionante la scultura un blu "il bacio: Paolo e Francesca" o "quali colombe dal disio". Ma a chi lo da il bacio, la testa alata? A chi lo trasmette il "disio", con gli occhi coperti dalle ali? La testa bacia se stessa. Più esattamente, l'"io" alato della scultrice bacia il suo doppio sepolto. La Gonzales, per la sua mostra imminente, parla di miti e di metamorfosi, certo, ma non dobbiamo intenderli come preordinato omaggio a una remota civiltà perduta, sia pure grande come quella etrusca. Si tratta di proiezioni mentali, psichiche: tutto deve essere letto in tal senso, affinché si possa valutare il grado di modernità di un'artista. Tornando con la memoria ad altissimi esempi, diciamo: "Danae" del Correggio o "Amore e psiche" del Canova, sono forse esaltazioni di miti? Macché. Sono, appunto, proiezioni della sensualità di due geni, liberi per grazia di Dio, liberissimi nella loro sensualità. Nemmeno la famosa "Testa del Buddha di Gandhara" è il sigillo di un mito, bensì la proiezione della perplessità dolente di un popolo.
La Gonzales, per lo più, rifugge dai titoli tragici, come rifugge dal sorriso esplicito di teste e profili. Un'ombra di sorriso la cogliamo nelle bronzee "Medusa" e "Semiramide", tuttavia quale smorfia arcana la percorre. Istintivamente, colgo analogie fra la potenzialità espressiva della Gonzales (parlo dell'esprimibile) e lo spirito di un pittore: il Correggio. Per capire il Correggio, senza fraintenderlo, è necessario percorrere più a fondo quel "labirinto" che forma il limbo della sua arte. Il Correggio antepone il "mistero" della vita al "problema", e in questo genio non c'è figura, terrena o divina, che lo spettatore non senta di poter possedere, concretamente, attraverso un'affinità irresistibile e immediata. Intendo: il possesso sensoriale (quando la nostra scultrice gli dà un minimo di respiro, l'opera balza in alto per qualità). Torna al "sorriso" di Medusa e Semiramide. E' inequivocabilmente elaborato attraverso un dolore umano di generazioni, deposto con il suo valore di sutura felice di mille piaghe sulle labbra. Oppure cito lo sguardo, disperso qua e là nelle figure, reso vigorosamente schietto da un qualcosa che si intuisce essere stato amore di carne, ambito, ma non consumato con gioia. E a testimoniare le potenzialità della Gonzales, basta ancora meno: una guancia che spinge la mano dell'uomo ad accarezzarla, o un seno che così forte e fiero sotto il drappeggio, quasi consapevole di quella nudità segreta e amorosa di cui abitualmente gode. Nella Gonzales, il gioco è eminentemente pagano. Fino a che punto si può parlare di un sia pur paradossale ateismo? Per questa ragione, la Gonzales non considera superflua qualunque lotta sia dentro gli istinti che verso i cieli: per lei, l'essere umano deve essere, come sarà sempre, occupato a imitare il primo atto della creazione, ossia a dar fiato alla propria creta, affinché il soffio perduto e la creta continui ad animarsi col calore della vita. Viviamo in un tempo che va verso l'atonia che non sa più come dibattersi fra tenerezza e violenza, fra gaudium vitae e una drammatica avversione al sopruso. Ma, contro la rassegnazione, contro Pilato che se ne lava le mani, c'è ancora un grido, magari silenzioso, che si incide nei profili, che anima le forme dei corpi. Questo grido è ravvisabile nelle sculture della Gonzales.
Un grido, un grido per restare umano. Perciò la "mostra" potrà autenticamente dire di essere l'ospite di un'artista che ha il dono della modernità. La Gonzales si è guadagnata questo dono con la sua vita che, ripeto, è stata attraversata da inibizioni, malesseri e drammi (esattamente come l'epoca attuale).In tal modo, non sarà più madre della "Medusa", bensì madre e complice delle sue sculture che amò di più: la figura femminile la cui bellezza è anima nel corpo, nelle sue forme invitanti, offerte, e grazia nel volto che aspetta chi può intenderlo e amarlo.
Alberto Bevilacqua

 

 

Questo scultore-donna - come desidera essere chiamata - ha davanti a sé l'immaginazione: un percorso vario e illimitato, che affonda le radici nei misteriosi eventi del passato, nei luoghi, nei significativi, nelle gesta della storia, dei miti, della civiltà stessa. In questi nodi di ricordi e di sensazioni, in quei racconti che, dall'antica Grecia, giungono agli Etruschi, attraverso i colli di Roma, penetrano con prepotenza nella psiche contemporanea, spingono unghie e aculei nel cuore di chi soffre o getta al vento la sua finta allegria, ecco che Albe Gonzales, nel bronzo e nel marmo, inventa i suoi personaggi muliebri-animaleschi, con zampe-mani, code serpentine, lingue biforcute, mammelle multiple, volti celestiali che si moltiplicano.
Tuttavia in quegli spettacoli, venuti fuori direttamente dall'inconscio, da quei fantasmi originari oltre le esperienze individuali, la scultrice Alba Gonzales, come Freud, entra ne sogno, lo interpreta, ne scopre gli elementi, e gioca come fa il gatto con il topo. Sposta e condensa gli archetipi, proietta le sue pulsioni libidiche e anche quelle distruttive, poi, come la Fenice che rinasce dalle proprie ceneri, viene fuori poeticamente, lasciando cadere ogni scoria, ogni granello di polvere, ogni rifiuto e frammento.
Milena Milani - 1998

 


Creature di una mitologia evaporata nel sole razionalista. Relitti arenati e poi trovati sulla spiaggia delle nostre consolidate certezze. Che ci fanno lì? Come ci sono arrivati? Ti avvicini circospetto, ne accarezzi l'epidermide metallica, lucida, liscia, intrisa di una sottile, impalpabile, virtuale guaina erotica. Ne saggi la consistenza, ne incroci lo sguardo, e quello che ti segue, si scompone si moltiplica, si stacca dal corpo addirittura, ti sorride beffardo, che vorrà dirti? Nella Gonzales il riferimento alla cultura classica è una costante, il segno di un innamoramento del passato, quello antico, che tiene a distanza le volgarità del presente. Ma anche il sintomo di una volubilità esistenziale, di una inquietante perdita di identità dell'uomo e della donna attuali. L'indagine della scultrice non persegue tuttavia una ricomposizione di questo io diviso, non punta a creare un'armonia pacificante e paciosa, non presume che il rimedio sia una sapiente e manierata rivisitazione psicologica o fisiognomica. Non è computa, né sofisticata. E nemmeno cerca credito nei maestri di questo secolo.
Il traguardo è altrove. Per raggiungerlo occorre calarsi nel tunnel del sé, attraversare l'Acheronte dei propri orrori, sbigottirsi di fronte a comportamenti e pensieri che sono al di là del controllo cosciente. Lottare. Altro che armonia. A contare è ciò che alberga dentro di noi e che si avverte dibattersi con forza nei volumi inventati dalla scultrice: la nostra perniciosa e per converso umanissima inumanità.
Riccardo Bianchi - 1999

Biografia

Alba Gonzales è nata a Roma da madre siciliana, ma di origine spagnola e greca e da padre spagnolo.
Vive e lavora tra Pietrasanta e Roma.Inizia il suo lavoro di scultrice nel 1973. Dal 1975, data della sua prima mostra personale, lavora ininterrottamente nel proprio studio stabile di Roma e presso i laboratori di scultura della Versilia per le opere in marmo e per le fusioni in bronzo nelle fonderie di Pietrasanta, Verona e Vicenza, con l'intenzione di infondere al modellato la plasticità del movimento della danza da lei praticata con vera passione a livello professionale.