Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Dalle ceneri

Gioni David Parra


Opere di pittura

inaugurazione: 23 febbraio 2008 - h 16.00

esposizione: dal 23 febbraio al 9 marzo 2008

luogo: Sala delle Grasce - Chiostro di S. Agostino - Pietrasanta

orario: da martedi a sabato 15.30-19.00; domenica 10.30-13.00/15.30-19.00; lunedi chiuso

ingresso libero


Comunicato stampa

 (versione in pdf)

 

Quella di Gioni David Parra è una distruzione creativa. Il fuoco è l'elemento indispensabile per la chimica dei pensieri. Una sorta di "metallurgia umorale" che caratterizza ogni sua opera. Il giovane artista toscano presenta a Pietrasanta, nella Sala delle Grasce del Chiostro di Sant'Agostino, dal 23 febbraio al 9 marzo 2008, "Dalle ceneri", oltre venti opere inedite della sua più recente stagione creativa. Opere pittoriche a tecnica mista, ma anche scultura e pitto-scultura.

 

Le opere di Parra ricordano vaste e profonde fenomenologie naturali, come se fossero il risultato di forti accadimenti che stravolgono il reale: la terra bruciata dopo il terremoto, il mare incontrollabile dopo la tempesta, l'odore acre dopo l'incendio. È come se fossero l'unica testimonianza rimasta dopo una forte scossa, il risultato vibrante appena percorso dall'emozione, in cui gli elementi sono ancora alla ricerca di un probabile assestamento. Cenere e carbone, insieme alle terre, compongono le tele non senza accenti caldi e freddi.

 

"Riuscirà Sala Grasce - si domanda l'assessore alla cultura Daniele Spina - a contenere tali vibrazioni? Gli spettatori saranno coinvolti in queste palpitanti emozioni in un continuo divenire e rigenerarsi. Auguriamo a Gioni David Parra di mantenere sempre acceso questo suo fuoco artistico, lasciando correre il flusso vitale che accende così intensamente le sue tele".

 

La mostra è corredata da catalogo edito da Bandecchi e Vivaldi con testi critici di Valerio Meattini e Maria Rita Montagnani. All'inaugurazione interverrà anche l'attore Andrea Buscemi con una interpretazione poetica sul tema della mostra.

 

Mostra: Dalle ceneri
Artista: Gioni David Parra
Date esposizione: 23 febbraio - 9 marzo 2008
Luogo: Sala Grasce - Chiostro di Sant'Agostino, Pietrasanta (LU)
Orario: dal mart. al sab. ore 15.30-19, domenica ore 10.30-13 e 15.30-19
lun. chiuso
Ingresso: libero
Inaugurazione: sabato 23 febbraio 2008, ore 17.00

 


Ufficio Stampa - Assessorato alla Cultura
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795500; fax 0584/795588
e-mail: cultura@comune.pietrasanta.lu.it
www.comune.pietrasanta.lu.it

Presentazione

L'accento forte dei colori di Gioni David Parra fa vibrare la corda delle emozioni, che sicuramente provoca con le sue composizioni più recenti, in cui sapientemente 'gioca' con i pigmenti e tecniche miste variamente elaborate sulla tela, dove talvolta compaiono reminiscenze di un figurativo accennato tra le tonalità accese della materia, un retaggio inconscio, un pensiero che sfiora la mente mentre l'aspetto emotivo si fa preponderante.
Le opere di Parra ricordano vaste e profonde fenomenologie naturali, come se fossero il risultato di forti accadimenti che stravolgono il reale: la terra bruciata dopo il terremoto, il mare incontrollabile dopo la tempesta, l'odore acre dopo l'incendio. E' come se fossero l'unica testimonianza rimasta dopo una forte scossa, il risultato vibrante appena percorso da profonda emozione, in cui gli elementi sono ancora in cerca di un probabile assestamento.
Riuscirà la Sala delle Grasce a contenere tali vibrazioni? Gli spettatori saranno i testimoni inconsapevolmente coinvolti di queste vibranti emozioni tradotte su tela in un continuo divenire e rigenerarsi da un'opera all'altra. Auguriamo a Gioni David Parra di mantenere sempre acceso questo fuoco artistico che così bene lo sprona e caratterizza, lasciando correre il flusso vitale che accende così intensamente le sue tele.

Pietrasanta, febbraio 2008
L'Assessore alla Cultura
Dott. Daniele Spina

Critica

Dalle ceneri

1- Senza preamboli. Nel Novecento un pensiero sull'arte è stato per lungo tempo vezzeggiato e ha lasciato uno strascico pericoloso. Noi conserviamo il concetto di arte, questa era la convinzione, ma in malafede perché l'arte sarebbe ormai ridotta al sistema dei valori (cioè dei non valori) soggetto alle forze dominanti dell'economia e della tecnologia industriale. Da qui due esiti erano possibili o denunciare la serialità riproduttiva degli oggetti con gli stessi mezzi, facendo dell'opera stessa un oggetto di consumo, o ritirarsi nella propria esperienza personale e sacralizzare il relitto, mettendo sotto accusa i materiali tradizionali dell'arte, agenti di un processo d'idealizzazione che si ritiene mistificante. L'alternativa era il risultato finale di quell'impossibilità dell'arte che il gesto di Duchamp, agli inizi del Novecento, platealmente portava in sé: se anche un orinatoio, un sellino di bicicletta, soltanto perché privati della loro specifica funzione e riproposti altrove, sono opere d'arte, allora tutto è arte e, dunque, nulla è arte. Sforzi per sottrarsi a questa devastazione del mondo immaginale sono stati fatti, ma la convalescenza sarà ancora lunga. Gli artisti, chi più chi meno, sembra debbano pagare lo scotto di un processo di svuotamento del senso dell'arte e del suo dover guardare ai processi d'omologazione in cui il 'politicamente corretto' ha preso il posto d'ogni altro valore e d'ogni criterio.

 

2- "L'arte è sostanzialmente dramma", sosteneva Boccioni in un periodo in cui tante cose decisive per il destino della civiltà europea sono avvenute, perché deve dare il movimento, l'interpretazione delle forze e non prefiggersi l'analisi dei volumi che è un arresto: ogni enumerazione e partizione compromettono la verità dell'oggetto, ogni analisi dell'oggetto si fa a spese dell'oggetto. Le linee e i contorni esistono come forze sprizzanti dall'azione dinamica dei corpi e ogni ideografia a priori deve essere bandita, al suo posto campeggi invece l'essere dell'artista nella cosa per viverne il 'concetto evolutivo'. Mi sono richiamato alla polemica di Boccioni nei confronti del cubismo e a quel periodo iniziale del secolo scorso non per valutare la bontà e la consistenza degli argomenti di quell'intelligente e capacissimo artista, troppo presto scomparso, ma per avere lo spunto principe di un discorso su Parra. Dramma e forze mi sembrano, infatti, parole chiave nella lettura del suo far arte. Come vuole il suo etimo, 'dramma' vale azione, espressione di una nuclearità di energie che invoca il movimento, che si libera in forze non prefiguranti senz'altro un volume come loro arresto. Volendo, dunque, isolare le componenti decisive dell'attuale grammatica artistica di Parra le proporrei in questa successione. Forze.
Con una radicalizzazione ultima, rispetto alle ricerche novecentesche cui si richiama, Parra balza alle spalle delle cose e degli oggetti e cerca di intercettare le energie libere e caotiche prima che esse si coagulino e si rapprendano in forme e consistenze. Caos.
Anche in tal caso conta l'etimo e Caos vale Voragine, apertura e lotta originaria dove tutte le possibilità sono potenzialmente racchiuse e pronte irrompere nella scena iniziale dei mondi. Fare, per Parra, significa ora svolgere inversamente il processo da cui noi e il mondo proveniamo, sorprendere l'immemoriale caotico, ricordare l'impossibile perché è ciò che noi siamo, ma di là dal nostro essere. Memoria.
Dimensione legata a quanto appena detto e, perciò, non facoltà psicologica, ma cuneo infisso sempre più a fondo nell'elementare, in un epos degli elementi, terra acqua aria fuoco, di cui abbiamo dimenticato il ritmo perché non ne abbiamo mai avuto il ricordo. Eppure, portarci a questo limite, in cui dobbiamo rammemorare ciò che è impossibile ricordare, è essenziale. Per narrare, Parra si rivolge al linguaggio dell'informale come ad un'opportunità espressiva che, avendo compiuto del tutto il suo ciclo, può ora essere richiamata come appropriata a dire Forze, Caos, Memoria.
Nelle campiture, approntate con materiali diversi e su cui interviene con terre o colori che mettono in scena il dramma cosmico, Parra inserisce, però, già l'azione incipiente del demiurgo, le germinazioni originarie: cuori pulsanti delle energie che dilagano nel quadro. Ferite e fessure che annunciano le future delimitazioni, ombelichi intorno a cui vorticano le frullature originarie della vita, primordiali geometrie che annunciano piramidi, incastri e scale che dovranno congiungere il basso e l'alto, e presagi di configurazioni a venire. Non c'è, nelle sue tele, somiglianza reale con le cose da noi conosciute, ma simultas, simultaneità, delle radici d'ogni possibile conformazione e al più rimando, a partire dalle cose che poi appariranno sulla scena (e che quindi per noi sono già apparse), alla loro impronta nel migma (mescolanza) abissale. E' la natura nascosta, (l''altra natura' di Anassimandro o di Eraclito?) e non la manifesta, quella cui la visionarietà di Parra ci rimanda. La natura da cui ogni cosa esce e ritorna. In una sua prosa, il giovane Rilke s'immagina appoggiato al tronco di un albero e pian piano ne sente le vibrazioni, vi penetra dentro, s'immerge nella 'natura'. Questo viaggio dentro la natura può essere anche un'esperienza iniziatica in cui il diaframma tra le cose e le forze finalmente cede e noi precipitiamo nell'abisso e ci svegliamo nell''altra natura', nell'immemoriale da cui ogni ricordo origina. Qui l'interiorità s'accende della stracolma vita, persa la propria temporanea forma attinge all'inesauribile formarsi, alla matrice.

 

3- E' un cammino davvero rischioso quello intrapreso. Parra lo ha compiuto, in quest'ultima sua produzione, insieme ad Andrej Tarkovskij. In Nostalghia, il personaggio Domenico si chiede quale voce parli in lui e contro il crescere del frastuono meccanico e metallico invoca il ronzio delle api. "Bisogna riempire gli orecchi e gli occhi di tutti noi di cose che siano all'inizio di un grande sogno! Qualcuno deve gridare che costruiremo le piramidi, non importa se poi non le costruiremo! Bisogna alimentare il desiderio! Dobbiamo tirare l'anima da tutte le parti come fosse un lenzuolo dilatabile all'infinito!" Poi Domenico invoca la follia contro i sani che operano per la catastrofe e il suo accorato appello all'uomo ("Uomo, ascolta, in te acqua, fuoco, e poi la cenere, le ossa dentro la cenere. Le ossa... e la cenere!") vuol risuonare nelle opere di Parra. Già in questo è difficile essere ascoltati ed è arduo il confronto con la disattenzione e la superficialità che immiseriscono il nobile significato di desiderio - l'ansia di ricongiungersi con le stelle! - in stucchevoli proiezioni personalistiche. Se, poi, in quel che Parra fa c'è anche il richiamo all''altra natura' che un Aristotele, in polemica giustappunto con Anassimandro, interdiceva adducendo la ragione che al di là degli elementi non esiste nulla, allora la prospettiva artistica di Parra e il suo cimento espressivo si caricano di ulteriori difficoltà. Ma, sembrerebbe proprio che Parra quell'al di là dagli elementi voglia sperimentarlo e suggerirlo. Sembrerebbe che non ci sia solo l'appello di Nostalghia in queste sue opere. Vi risuona un richiamo, una voce ancora più antica e profonda e una follia forse neppure immaginabile per il nostro Domenico. Per ascoltarla, quella folle voce, la nostra esperienza deve farsi, però, più radicale e ogni prospettiva sociologica e psicologica deve essere abbandonata. La via è quella che guarda ad un'interiorità traboccante, ad una potenza immaginale smisurata, ad un nome, Dioniso, dalle cui ceneri siamo nati, nome da troppo tempo dimenticato e ormai pressoché inattingibile.
Valerio Meattini

Biografia

Gioni David Parra nasce a San Giuliano Terme (PI), nel 1962. Appassionatosi presto alla poesia e alle arti figurative, trova la sua prima guida artistica nello zio, Ferruccio Di Basco, in cui vede anche realizzata una tipologia d'uomo cui egli stesso aspira e che rimarrà costantemente presente nella sua mente. E' nello studio di Ferruccio che incontra, oltre all'inebriante odore della trementina, i primi testi di filosofia e di letteratura. Testi che comincerà a comprare e a leggere con crescente passione. Dopo i primi tentativi poetici, gli si offre infine la prospettiva più consona alla sua vita. Chiudendo, a lettura ultimata, La nausea di J. P. Sartre, si sofferma sulla copertina che riproduce un ritratto grigio/azzurro della madre di Alberto Giacometti, eseguito dall'artista. Una sorta di folgorazione. Da questo momento l'attenzione nei confronti delle arti figurative si farà ancora più intensa e più urgente la ricerca di Maestri (Caravaggio, Rembrandt, Pollock, Kline, Bacon soprattutto). Parra, che è autodidatta, ha una concezione del fare artistico che potrebbe avere per motto il galileiano "prova e riprova". In lui c'è un vero amore per la sperimentazione e per il percorso preparatorio che porta alle sue opere, ma soprattutto c'è la grande scontentezza per tutto ciò che s'attarda e indugia nella fissità, non volgendo verso il proprio superamento.
L'amicizia col filosofo Valerio Mattini - che ha introdotto i cataloghi delle sue ultime esposizioni, oltre ad aver scritto su protagonisti dell'arte contemporanea- è un'altra fonte della sua ispirazione.
Gioni David Parra vive e lavora a Viareggio.