Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Oltre la materia

Claudio Capotondi


Opere di scultura e grafica

inaugurazione: 24 marzo 2007- h 18.00

esposizione: dal 24 marzo al 6 maggio 2007

luogo: Sale del Chiostro di S. Agostino - Pietrasanta 

orario: 16.00-19.00; lunedi chiuso

ingresso libero


Comunicato stampa

(versione in pdf)

 

Il pensiero si traduce in forma: imponente, essenziale, vitale. L'inerte materia diventa espressione di energie genetiche profonde, di lucide geometrie, di significati reconditi. Claudio Capotondi presenta a Pietrasanta, nelle sale del Chiostro di Sant'Agostino dal 24 marzo al 6 maggio 2007, un ampio percorso artistico: quindici sculture e venti disegni-progetti, alcune gigantografie di opere pubbliche.
La mostra, curata da Valerio Meattini, testimonia lo stretto rapporto tra l'idea e l'opera, coinvolgendo lo spettatore, fase dopo fase, nella genesi di ogni scultura, dai disegni preparatori alla creazione.

 

"La scultura è il gioco impossibile di dare anima alla materia con furore e disciplina - afferma Claudio Capotondi - sorretto solo dal piacere di scavare con le proprie mani, immergendo la fantasia nella difficoltà della pietra. Le idee arrivano e sedimentano dentro per lungo tempo, le più pressanti si fissano sulla carta nell'ossessiva elaborazione di un sogno che si trasforma poi in progetto, prima di sfidare il porfido in tante giornate di fatica, polvere, rumore. Alla forma astratta della dura pietra affido la testimonianza di questo mio passaggio attraverso la ricerca del nucleo vitale nelle sue infinite variazioni, nel contrasto tra la bellezza della natura e il caos interiore, tra la forza deduttiva della materia e il dolore umano".
Così l'artista di Tarquinia, da molti anni legato a Pietrasanta, coinvolge lo spettatore nel suo universo creativo. Una ricerca consapevole e ardita, una sfida continua alla conquista, oltre le apparenze, del nucleo più profondo, della realtà primaria. Nella pietra Capotondi trova la sua materia, il suo privilegiato strumento espressivo. Nella sua durezza e rigidità cerca il movimento, quell'istante esplosivo da cui nasce una nuova vita.

 

A Pietrasanta l'artista espone nel chiostro di Sant'Agostino sette sculture in porfido e marmo rosso, mentre nelle sale dei Putti e del Capitolo otto progetti in marmo, oltre venti disegni, alcune gigantografie di opere pubbliche. Una mostra che consente di cogliere il rigoroso studio sull'evoluzione della forma che contraddistingue tutta l'opera di Capotondi.

 

"Con questa mostra - afferma l'assessore alla cultura Daniele Spina - il maestro Capotondi omaggia Pietrasanta. Nel suo grande studio in città realizza con incessante dedizione imponenti opere scultoree che poi partono per le più prestigiose destinazioni espositive internazionali. Finalmente la grande arte di Capotondi si ferma a Pietrasanta, nei luoghi in cui il maestro ha deciso, da oltre trent'anni, di vivere e lavorare".


Brevi cenni biografici
Claudio Capotondi nasce a Tarquinia nel 1937, vive a lavora a Roma (1962-1999), New York (1984-1989) e dal 1974 a Pietrasanta dove realizza personalmente le proprie sculture con l'assistenza degli artigiani della Bottega Versiliese. Nel 1967 frequenta con borsa di studio l'Accademia di Salzburg e nel 1969 partecipa, su invito, al Simposio Internazionale di Lindabrunn in Austria. Fa parte del Gruppo Girasole a Roma dal 1964 al 1967. Segnalato nel catalogo Bolaffi Scultori nel 1972, nel 1977 e nel 1981, nel 2000 riceve il Premio Michelangelo Città di Carrara.
Tiene mostre personali a Roma, Bari, Brescia, Berna, New York, Parigi, Carrara, Torino, Firenze e in numerosi musei internazionali. Partecipa a collettive in Italia e all'estero tra le quali "Prospettive 1" Palazzo dei Diamanti, Ferrara 1966; "Scultori italiani contemporanei" Palazzo Reale, Milano 1971; "Scultori laziali" Musei di Mosca e Leningrado 1989; "Concorso di idee per l'Augusteo di Roma" Palazzo delle Esposizioni, Roma 2000; "Mater Materia" Florida International University 2002. Sue sculture in marmo, travertino e bronzo fanno parte di collezioni private e pubbliche in Austria, Finlandia, Giappone, Italia, Libia, Olanda, Stati Uniti e Svizzera. Realizza nel 1990 "Tersiotensione", bronzo per il Consiglio Regionale Lazio, nel 2000 "Portaroma" in marmo-travertino, A1 Roma nord - Fiano Romano. Per maggiori informazioni: www.claudiocapotondi.it

 



Mostra: Oltre la materia
Artista: Claudio Capotondi
Date esposizione: 24 marzo - 6 maggio 2007
Luogo: Chiostro di Sant'Agostino, Pietrasanta
Orario: 16.00-19.00; lun. chiuso
Ingresso: libero


Ufficio Stampa Assessorato alla Cultura
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795500; fax 0584/795588
e-mail: cultura@comune.pietrasanta.lu.it
www.comune.pietrasanta.lu.it

 

Presentazione

Il sentimento della geometria

La scultura di Claudio Capotondi è sempre un intensa avventura di intelletto e sensi. Le sue opere si realizzano in forme imponenti, essenziali, vitali. L inerte materia diventa espressione di energie genetiche profonde, di luci geometriche, di significati reconditi e suggestivi. Nella pietra Capotondi trova il suo più duttile strumento. Nella sua durezza e rigidità affronta le mani con furore e disciplina, cercando il movimento, quell' istante esplosivo da cui nasce una nuova vita.Una ricerca consapevole e ardita, una sfida continua alla conquista, oltre le appartenenze, del nucleo più profondo, della realtà primaria.
Le sue forme geometriche non sono cristallizzate, passive, piegate alla logica del razionalismo, ma irradiano direttamente dalla luce della vita, da quel' impulso di germinazione che penetrano nella materia ne vivifica le più immediate espressioni."Oltre la materia " è una mostra che consente di cogliere il rigoroso studio sull' evoluzione della forma che contraddistingue tutta l' opera di Capotondi.
Risulta perciò di grande interesse la volontà dell' artista di coinvolgere lo spettatore, fase dopo fase, nelle genesi di ogni opera, dai disegni preparatori alla creazione. Mostrare come l' ispirazione si insinui tenace e aggressiva per poi tradursi in scultura.
Con questa mostra Claudio Capotondi omaggia Pietrasanta.Nel suo studio in città realizza con incessante dedizione importanti opere scultore che poi partono per le più prestigiose destinazioni espositive internazionali. Finalmente la grande arte di Capotondi si ferma invece in uno spazio pubblico di Pietrasanta, nei luoghi in cui il maestro di Tarquinia ha deciso, da oltre trent' anni, di vivere e lavorare.

L' Assessore alla Cultura
Daniele Spina

 

Critica

Dal fondo dell'ispirazione

L' ispirazione vera non è la repentina, balugiante idea geniale, che spesso, come improvvisa sopraggiunge, altettanto velocemente si dissolve. L' ispirazione vera è quella che ci conforta nel tempo, che ci piega costantemente a sè, che vuole da noi costanza, pazienza, fedeltà.
Soltanto a sprazzi ci da gioia, più spesso è motivo di un profondo senso di inadeguatezza, pungolo per corrispezioni che tardano a venire; con una parola è sofferenza, nel senso etimologico del termine, oltre che in quello del linguaggio delle emozioni. Un portare sotto qualcosa che ci preme e che vuol salire, o se sin preferisce, una star sotto ad una pressione che se non trova espressione ci opprime.
Capotondi ricevette (se non traviso il suo racconto autobiografico e quello artistico) il nucleo di ispirazione centrico, e da allora sempre pulsante, vedendo sulla copertina di un settimanale italiano, l'anno era il 1962 una riproduzione della vita fetale. La germinazione della vita, l' evento più consueto del pianeta e per ognuno assoluto, lo orientò in modo definitivo. Non se ne sarebbe più dimenticato. Se mi è consentito un azzardo interpretativo, radica probabilmente in quell' avvenimento intellettuale e psichico l' idea di costringersi , anche come scultore, a giungere, al dentro delle cose. Implicite in questa reazione sono la "nucleità, il disserramento, la torsiotensione, la fenditura come matrice , e la ricapitolazione suprema come sfera. Coloro che si sono interessati all' opera di Capotondi hanno riconosciuto in quella ideazione, e in ciò che comporta, il centro del suo universo artistico.

Una prima digressione

In pagine che non riesco a dimenticare, e mi capita per tante di quelle da lei scritte, Marguerite Yourcenar parla di un grande intelletto come dell' uomo che amava le pietre. Il profilo diRoger Caillois ne sbalza come di un ricercatore che ha inseguito il segreto delle compattazioni e dei materiali che hanno durata quasi eterna, di quelle combinazioni chimiche lontane le mille leghe dalla nostra coscienza, e anche dai nostri sensi. Consapevole dell' abisso che separa la materia inerte dalla materia vivente, Caillois riusciva anche ad immaginare che potrebbero presentare proprietà comuni e, contro ogni speranza che gridi al sacrilegio, raffrontava le cicatrici dei tessuti viventi e quelle dei minerali. Tutto egli vide sottomesso "alla stessa legge dello sviluppo a spirale".
Lo stesso amore per il materiale più inconsumabile dal tempo e refrattario al lavoro umano lo riscontro in Capotondi. Nel marmo, nel porfido, nel basalto, cerca anche egli una legislazione ultima e vi penetra, per ritrovarla, per fenditure, slabbramenti e torsioni che gli richiedono uno sforzo imposto soltanto alle sue mani.

Della scultura

Le due grandi concezioni tradizionali della scultura: l' idea che informa la materia o, all' opposto, che si sprigiona dalla materia, Capotondi le ripensa ormai in una cultura in cui domina la scienza della materia nucleare come costruzione ultima , fino a quell' estremo limite che nominano energia.
Perciò delle forme non sopravvivono in lui che le più elementari, le geometrie o porzioni e sezioni di esse, più o meno irregolari. Non pensa la scultura come un immettere forma o come un liberare forma, ma come un disserare suture energetiche che egli viola con crateri, tagli, brecce lasciando talvolta scaglie a strati sovrapposti e il cui campo di appartenenza o di riferimento è sempre il geometrico.
Qui vorrei andare anche io un pò più nel dentro della cosa. In un libro del 1964, Der Tod des Lictes ( La morte della luce) libro inascoltato come accade a molti dei veritieri o comunque profondi, Hans Sedlmayr vide nei due gesti estremi di Malevic (1911) e di Duchamp (1914) nel noto quadrato su fondo bianco (Malevic) e nell' asciugatore raccolto per terra e collocato a significare "altro","spaesato e presente là come per caso (Duchamp), i culminamenti di una negazioni dell' arte che può essenzializzarsi nella sottomissione della pittura e della scultura alla geometria, nella riduzione dell' opera a feticcio materiale, non richiedente più perizia alcuna che esuli dalla linea e dalla posizione ( e infatti non c'è bisogno di destrezza per colorare-non dipingere! un quadrato nero su fondo bianco o per mettere chissà dove ma non lì al suo posto una asciuga bottiglie).
Ebbene, quando parlo di geometria in Capotondi non è in questo senso prevaricatore e distruttore dell' arte che la indendo, e per due motivi .Innanzi tutto, il fare di Capotondi richiede competenze sui materiali e un lavoro duro, a volte durissimo. Non è il gesto gratuito o l' elemento tecnico di un bambino, dunque almeno l' artigiano è in salvo. In secondo luogo perchè in Capotondi i corpi geometrici e le forme più affini al geometrico sono ritrovati , possenze radianti della realtà non imposti ad essa come semplificazione irridente o vincolo presuntuoso dettato dall' irrigidimento dei canoni tecnologico-scientifici. Quelle forme geometriche appaiono tra scaglie come fiori tra petali.
Non ha un carattere idolatrico il geometrico Capotondi, non è la celebrazioni di un macchinismo feroce il trionfo del palazzo di cristallo del razionalismo tecnico che, a Londra, sbigotti Dostoevsky nella seconda metà dell' Ottocento, ma il cammino verso il portento energetico - materico che è il fondo del mondo, in cui ogni vibrazione delle forme è riassorbita e da cui, però può sprigionarsi nuovamente nella ricchezza delle variazioni vitali che del mondo sono il coronamento .
Quel che è vero che le opere di Capotondi lasciano poco alla suggestione, hanno piuttosto la loro origine in una cosmologia in cui un principio di ordine è dappertutto, e sfidano quel limite in cui la forma rischia di inabissarsi nel solido cieco e remoto. Ed è questa una sfida coraggiosa perchè pericolosa davvero. Si rischia infatti, che l' immagine non si limiti, che non ci sia epifania, che ci sia pura fragranza di materia (con una qualche conformazione), ma non abbastanza, per dirla con linguaggio di Brandi. Traducendo da quel lessico: si rischia di avere a che fare con un prodotto che c'è davanti come qualsiasi cosa nel mondo (flagranza, pura esistenza), ma che non può essere riconosciuto come presenza reale nella coscienza, come immagine che ha sede contingente nel mondo sensibile e nella coscienza la sua posizione effettiva. Più di una volta mi sembra che Capotondi sia all' altezza di questa sfida.

Seconda digressione

Nel secondo secolo dopo Cristo, il geografo greco Pausania, peregrinando per la Grecia, s'imbatte a Tempie in Beozia in una sorprendente testimonianza del culto di Eros: il dio vi era venerato sotto la forma di una "pietra grezza". Il dio cui Platone aveva, secoli prima, dedicato uno dei suoi più meravigliosi e difficilmente penetrabili dialoghi, il Simposio, il mediatore tra uomini e dei, tra cielo e terra, il lenitore (nella congiunzione erotica) della ferita originaria che divide il corpo di un amante da quello dell' amato, mentre invece le loro interiorità vorrebbero fondersi, l'impeto luminoso che spinge ad operare immortali, venerato in una pietra!
Qui c'è poco da scegliere: o s'imbocca la via interpretativa che porta ad un primitismo e ad un' aridità dell'immaginazione creativa desolanti, oppure s'imbocca l' altra via che ci fa sospettare che le tensioni e i vincoli amorosi, che esploderanno nella più alta ricchezza dell' umano, s'intendono iscritti e coesi nelle più imperiture componenti del mondo, nelle sue stesse ossa.
Aggirandosi tra i basalti, i porfidi, i marmi turchi in cui Capotondi ha profuso ore ed ore di lavoro e di fatica, il ricordo del fragile e prezioso concepimento umano può sembrare incongruo e lontano tempi siderali, eppure lui ci dice che di lì prese le mosse.
E allora? Allora non resta che seguire la seconda via che porta ad interpretare come scrigno invincibile di Eros la pietra di Tempie in Beozia. Anche Capotondi mi sembra ricerchi Eros nelle pietre, ma non per mortificarlo e irrigidirlo in quella cattiva geometria di cui, e con ragione, parla Sedlmayr, ma per ritrovarlo già in quella coesione estrema, dove non può essere vinto perchè ogni frammento lo incorpora.
Si tratta, certamente, di un arduo cammino in cui si può incontrare amara la sconfitta. Si rischia che l'immagine non ce la faccia a farsi presenza nel greve della forza oscura della materia, come si è detto, ma si deve riconoscere che Capotondi batte senz'altro il sentiero della scultura come tensione estrema tra lo svelamento e il possibile inabissarsi delle forze profuse nel silenzio ottuso dell'informe. Su questo pericolosissimo limite lavora e rischia sempre chi vuole essere sculture.

Pietrasanta 2007

Capotondi espone diciotto sculture e venti disegni di progetto che vanno dal 1973 al 2004 ( largamente rappresentato il fecondo 1984). Nella Sala Capitolo del Chiostro del S. Agostino sono disposti i disegni e una grande scultura (l'unica) in legno di noce, inclusa, ma non completamente in un cerchio di ferro calandrato, ossidato. Vi torna il tema della nascita: la forza delle forme lignee, collegate da perni anch'essi lignei, ondeggianti e tumultanti dentro il cerchio di ferro, ottiene infine un varco liberatorio. I disegni (tutti 70x100), idee pressanti che "vanno fissate sulla carta nell'ossessiva elaborazione di un sogno per trasformarlo in progetto" (Capotondi), sono l' ascesi innocui lo sculture si addestra "prima di sfidare il porfido in tante giornate di fatica, polvere e rumore". Segandolo il " Testamento dello scultore ", come tassonomia o vademecum delle forme formanti che l' artista ha elaborato nel suo cammino; " Dentro e fuori", per la prontezza dell'esecuzione e la sapiente citazione " futurista", e per gli stessi motivi "Dal mare" ; "Marmo leggero", per la potenza della fratture e inserzioni cosmiche, e per lo stesso motivo " La porta antica" ; " Mito e pietra"per quel rifacimento dell' uomo vitruviano, inserito ora in geometrie scomposte e soggetto ad una fatica di Sisifo; infine, per la squisita eleganza zen " Nel nucleo "e il bellissimo " Zigote".
Nella Sala Putti, lo scultore tarquinese, che vive e lavora a Pietrasanta, espone dieci sculture in marmo apuano, omaggio alla sua terra d' elezione.
"Disserro", "Fontanabang", " Vortice2 ", "Menhirfontana", "Nidosfera ", " Sferodisserrante", "Sferaperta", " Ninfale", e La porta del bacio". Dieci opere in cui l'intenzione dell'Autore di alleggerire il marmo per ottenere, dalle vibrazioni della pietra, una melodia figurata è particolarmente esplicita.
Segnalo "Fontana bang" per la morbidezza degli incavi, la scultura va immaginata immersa alle estremità, con i suoi frastagliamenti risultanti dall' avanzare e ritirarsi dalle acque; "Nidosfera", oltre che per la felice esecuzione, per i riverberi di luce che alternano tonalità rosate a bagliori bianchissimi, e la veramente riuscita "Sferaperta", sia per l' intensità simbolica incorporata nei contorni spezzati ma armonici e nell'interruzione della circonferenza in alto della sfera, sia per la delicata pruina che, su un fondo lunare all'interno, una sapiente illuminazione vi produce e, da ultimo, per la maestria artigianale con cui l' autore è riuscito a far ruotare senza perno, pietra su pietra, concavo e convesso, l' opera sul basamento lavico.
Completano la mostra cinque porfidi: "Metamorfo", "Innercore","Naturapietra", "Telluria", "Eros/Germinato", e due opere in marmo rosso turco: "Nelnucleo" e "Oltre". "Metamorfo" è opera emblematica in ogni senso del concepire e fare scultura per Capotondi: la forma che letteralmente schianta altra forma per consegnarsi all'aperto, certamente il visitatore non la dimenticherà. Tutte le opere in porfido sono, però, particolarmente significative, perchè è con la sua aspra durezza che Capotondi lotta da anni, come col basalto. In queste opere, le fessurazioni in cui la luce si spegne ("Telluria") , o la perfetta inclusione in una "mandorla" di luce, incavata nella sfera maggiore e in cui sopraggiunge l'altra sfera ("Eros/Germinato"), epifania di Eros, sono potenti allegorie dell'energia che fende e rompe ogni più ostinata compattezza.
Irregolari brecce sagomano il corpo solido in marmo rosso di "Nelnucleo", Interrompendo la continuità dell'intreccio di meridiani e paralleli tracciati da un giocoso iddio. Infine, "Oltre" è la dispiegata, vellutata, fioritura della forma, che a ventaglio si schiude da un incavo triangolare, rimandato ad "Arcuato", in marmo apuano, in cui Eros si libra in radiale candore e alata leggerezza.
Valerio Meattini 

 

Biografia

Claudio Capotondi è nato a Tarquinia nel 1937, ha vissuto a Roma dal 1962 al 1999 a New York dal 1984 al 1989 e dal 1973 è presente a Pietrasanta dove realizza personalmente le proprie sculture.
A Roma ha fatto parte del gruppo "Girasole" dal 1963 al 1968.
Nel 1968 borsa di studio per l' Accademia Internazionale di9 Salizburgn e nel 1969 invitato al Simposio Internazionale di Lindabruun, con conseguente collettiva al Museo della Secessione di Vienna.
E' stato segnalato:
1979 da Giorgio di Genova nel Catalogo n 3 Bolaffi Scultori Italiani.
1984 da Fortunato Bellozzi nel Catalogo n 8 Bolaffi Scultori Italiani.
Nel 2000 ha ricevuto il Premio Michelangelo della Città di Carrara.


Principali mostre personali:
1971 Galleria Due Mondi Roma, 1980 Museo Aalto di Yvaskyla, 1984 Volpal Gallery New York, 1988 Museo Rocca fìdegli Albornoz Viterbo, 1993 Horti Leonini Si San Quirico d' Orcia., 2002 Galleria Comunale di Tarquinia, 2005 Palazzo Mediceo di Seravezza ed altre a Roma, Bari, Brescia, Carrara,Torino, Firenze, Parigi.

Principali rassegne collettive
1966 Palazzo dei Diamanti Ferrara " immagini degli anni 60
1971 Palazzo Reale di Milano "Scultori italiani Contemporanei" e successiva mostra itinerante in vari musei del Mondo organizzata dalla Quadriennale di Roma ( 1972, 1976, 1983)
1975, 1976, 1977 Piazza del Duomo Pietrasanta "scultori e Artigiani in un centro storico.
1989 Museo Nuova TetracoviaMosca e Sala Centrale Leningrado "Scultori del Lazio"
2002 Florida International University Miami Florida "Mater-Materia"
2006 Museo Crocetti Roma "Il segno contemporaneo".

Opere pubbliche
1968 Piacenza Scuola Carducci "Crisalide" bronzo cm 120x150x250 h

1968 Pontassieve Scuola di Via Rosario " Icaro" cemento Cm 120x150x250 h

1975 Modena Scuola Carducci "Fiore di Pietra "travertino cm 450x750x300 h

1975 Roma liceo L.Caro Villaggio Olimpico "Disvolgere" ferro cm 100x150x350 h

1981 Bengasi Zoogarden Libia "Disserante" 3 marmo cm 108x156x132h e "Sferosfaldato 2" travertino cm 100x200x125 h

1990 Roma Consiglio Regionale Lazio Via della Pisana "Torsiotensione"bronzo 150x200x450 h

1992 Viterbo Piazzale Murialdo "Fontamasfera" peperino-granito m 20x20x4 h

1994 La spezia Nuova Questura "Torsiocolonna" marmo cm 50x50x120 h

1995 Charlotte Latin School NC USa "Torsionsphere" marmo rosso cm 150x150x 220h e University North Carolina Charlotte "Androgino" travertino cm 60x220x250h

1996 Oya Utsonomiya Giappone "Turza"marmo 280x100x350h e "Dadentro" marmo cm 1200x140x150h, "Jointshere" marmo cm 130x140x220h.

1998 Wingate University North Carolina" Flakingsphere" travertino persia cm74x118x68h.

2000 Roma Nord A1 Fiano Romano"Portaroma" marmo travertino m 15x2x7h


Hanno scritto:
Apuleo, Bellozzi, Cabutti, Cannas, Cassa, Castren, Cilaini, Cordoni, Crispolti, Di Genova, Gigliotti, Guzzi, Harris, Jacobucci, Carlo Levi, Lunetta, Marchiori, Marzano, Micacchi, Micieli, Morosini, Piersimoni, Poroner, Simongini, Strano, Trucchi.