Giorgio Cespa
Fotografie ed esposizione di strumenti della lavorazione del marmo
inaugurazione: 6 luglio 2007 - h 19.00
esposizione: dal 6 luglio al 9 settembre 2007
luogo: Sala delle Grasce - Chiostro di S. Agostino - Pietrasanta
orario: 18.30-20.00/21.00-24.00
ingresso libero
Comunicato stampa
Presentazione
Un omaggio agli artigiani di PietrasantaAlcune settimane fa un noto settimanale, dedicando uno splendido articolo alla nostra città, titolava "Dove il marmo è una Pietrasanta". Un calembour di grande efficacia e forte significato. In effetti, l'antica e pregiata materia è da sempre parte integrante del tessuto storico, sociale ed economico di questa terra.
Sulla lavorazione del marmo sono cresciute generazioni e generazioni di artigiani la cui maestria è universalmente nota. Grazie a questi uomini dotati di straordinaria capacità tecnica ed innata sensibilità artistica, Pietrasanta è oggi quel fiorente centro di scultura al quale tutti i più importanti artisti contemporanei guardano come imprescindibile supporto alla realizzazione delle loro opere. E non è un caso che in città sia presente una numerosa comunità di scultori internazionali che qui hanno deciso di vivere e lavorare.
E' dunque con grande piacere che ospitiamo la mostra "Luce, scaglie e polvere di marmo": un'esposizione di strumenti tradizionali per la lavorazione artistica e suggestive fotografie di Giorgio Cespa dedicate ai laboratori artigiani. Un'iniziativa promossa dall'Istituto Storico Lucchese - Sezione "Versilia Storica" per celebrare il 200mo anniversario della nascita di Vincenzo Santini, primo insegnante di scultura alla Scuola di Belle Arti sorta per volere granducale nel 1842 e luogo di formazione di tanti e tanti artigiani. Un particolare ringraziamento all'associazione Artigianart per il prezioso contributo alla realizzazione della mostra che vuole essere un significativo omaggio a tutti gli artigiani di Pietrasanta.
L'Assessorato alla Cultura
Critica
L'antico mestiere del marmo. Vincenzo Santini e la rinascita della lavorazione artisticaLe botteghe per la lavorazione artistica del marmo fiorenti nel periodo successivo al XIV sec., dirette da validi scultori quali Bonuccio Pardini, i Riccomanni, gli Stagi ed altri, scomparvero definitivamente da Pietrasanta nel XVII sec., così la città non ebbe più quel posto di rilievo che in tanti anni si era guadagnata ed iniziò a trattare il marmo diversamente. In considerazione della florida industria dell'escavazione dei blocchi di venato, bardiglio e mischio dalle vicine Apuane si convenne di impiegare il marmo, una volta ridotti tali blocchi in lastre, nell'industria edilizia. Il marmo veniva quindi impiegato come rivestimento di chiese ed edifici, nonché per pavimenti, balaustre, zoccoli, scale ed altro; specialmente quest'ultimo tipo di lavorazione fece guadagnare ai pietrasantesi da parte dei massesi e carraresi, l'appellativo di "Piastrini", usanza che tuttora permane. Affinché Pietrasanta tornasse ad occuparsi della lavorazione artistica del marmo, lo storico versiliese Vincenzo Santini ideò di fondare una scuola per insegnare l'arte della scultura che egli stesso praticava. Nel 1842 il Santini "umiliò", come usava dirsi a quei tempi, una supplica al Granduca Leopoldo II affinché si "degnasse" di autorizzare l'apertura a Pietrasanta di una scuola per l'insegnamento del disegno e della scultura. Il Granduca con suo Decreto del 25 giugno 1842, ne autorizzò l'istituzione ed essa prese così ad operare con la denominazione di "Scuola di Belle Arti". Lo scopo principale che si prefiggeva il Santini era quello di fornire manodopera specializzata per la realizzazione di statue, bassorilievi, ornati, ecc., manodopera che tuttora è considerata di alta qualità e che esporta in tutto il mondo lavori di grande pregio. L'istituzione della nuova scuola non doveva intendersi come "Accademia", dove sarebbero state favorite velleità artistiche, come molti volevano, ma il suo intento principale era quello di fornire maestranze capaci di lavorare il marmo per promuovere lo sviluppo economico di Pietrasanta, e su questo il Santini insisteva. I continuatori dell'insegnamento artistico impartito nella "Scuola di Belle Arti" del Santini attualmente possono vantarsi di possedere un mestiere che gli consente non solo di eseguire il "classico", ma anche opere dell'arte contemporanea non figurativa. Oggi, affinché si rafforzi e si perpetui l'arte del "Magister Lapidum" sarebbe opportuno far sì che l'insegnamento ritorni nelle "botteghe" dove i validi artigiani insegnino ai giovani allievi la lavorazione pratica del marmo e le sue tecniche tradizionali, partendo dall'esecuzione di lavori più semplici che addestrino la manualità, come la realizzazione di mortai e la ricerca dei "piani", fino ad arrivare alla conoscenza della propria inclinazione con la nascita di nuovi scultori, sbozzatori, ornatisti, scalpellini montatori, ecc. E tutto ciò passando anche attraverso la magica arte di fare il cappello con i giornali vecchi e magari tornando, come d'usanza, a prendere l'acqua alla "Fontanella" con lo "zuccone" (*).
(*) Fiasco toscano privo della veste
Mario Taiuti
Istituto Storico Lucchese Sezione "Versilia Storica"