I 60 anni della vespa
Mostra di scultura, pittura, grafica, fotografia ed installazione
inaugurazione:16 settembre 2006 - h 18.30
esposizione: dal 16 settembre al 19 ottobre 2006
luogo: Chiesa e Sale Chiostro di S. Agostino - Pietrasanta
orario: 16.00-19.00; lunedi chiuso
ingresso libero
Comunicato stampa
In occasione dei sessanta anni della Vespa e della VII edizione del Premio Internazionale Barsanti e Matteucci, l'Assessorato alla Cultura del Comune di Pietrasanta, insieme a Della Pina Artecontemporanea e CLD Libri, ha ideato e promosso una mostra, curata da Valerio Dehò, per celebrare il grande mito della motocicletta più desiderata.
Vespa Arte Italiana si terrà nella Chiesa e nel Chiostro di Sant'Agostino, a Pietrasanta, dal 16 settembre al 29 ottobre.
Un omaggio sincero e appassionato ad un veicolo indimenticabile il cui mito continua ad alimentarsi nel presente. La Vespa, simbolo di libertà e di spensieratezza, è stata una felice idea progettuale e un grande prodotto industriale. Colpisce che sia diventata quasi immediatamente "oggetto" di culto. La sua personalità, le sue linee inconfondibili come solo un designer d'aeronautica come l'ingegner Corradino D'Ascanio poteva ideare, ne hanno fatto una vera e propria icona del Novecento. E il suo mito continua...La Vespa è stata una grande creazione che ha sempre messo d'accordo motociclisti e automobilisti con le sue caratteristiche che prendono qualcosa dell'una e dell'altra. Come tutte le grandi idee, ha riempito una porzione di spazio nella vita di tutti i giorni e in più ha saputo creare un gusto a portata di tutti: un vero ed esemplare prodotto del design. Nel corso degli anni dalla sua creazione, l'oggetto-Vespa è stato studiato, desiderato, ammirato e riprodotto.
La mostra presentata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Pietrasanta documenta un'attualità del mito. Non un discorso storico e generale sulla motocicletta, ma un viaggio nell'immaginario collettivo con il contributo degli artisti. I creativi riescono sempre a collegare il particolare con l'universale, la visione personale con quella di tutti.
All'esposizione partecipano gli artisti: Gian Marco MONTESANO, Luca PIOVACCARI, Gianni CELLA, Marco CORNINI, Raimondo GALEANO, Marco LODOLA, Gabriele LAMBERTI, Simone BERGANTINI, Piero MOSTI, Fulvio DI PIAZZA, KAZUMASA, CRACKING ART, Davide NIDO, Angelo DAVOLI, Luca CACCIONI, Girolamo CIULLA, Jessica CARROLL, Luca ZAMPETTI, Mario VESPASIANI, Dany VESCOVI, Luisa RAFFAELLI, Arnold Mario DALL'O.
Ognuno di loro, con il proprio linguaggio, che sia fotografia, pittura o scultura, interpreta la Vespa secondo il proprio sentire, ora indagando la "personalità" del mezzo, ora l'ambiente in cui si muove, ora facendo emergere la figura del vespista ed il suo rapporto di vera e propria simbiosi con la Vespa. La mostra è corredata da catalogo.
La mostra si svolgerà nel complesso di Sant'Agostino contemporaneamente ad un'ampia rassegna di esemplari storici di Vespa, in collaborazione con il Museo Piaggio di Pontedera e il Vespa Club di Viareggio, ad un percorso espositivo dedicato all'invenzione del motore a scoppio e a Padre Eugenio Barsanti che proprio a Pietrasanta nacque nel 1821. Si aprirà la rassegna Al cinema in Vespa con proiezioni di celebri pellicole (21 e 28 settembre, 5 e 12 ottobre), mentre in piazza Duomo, il 24 settembre, si terrà un grande raduno nazionale, L'idea e il mito, già inserito nel calendario ufficiale 2006 delle manifestazioni del Vespa Club d'Italia.
Mostra: Vespa: Arte Italiana
Artista: collettiva ed esposizione di esemplari storici di Vespa
Date esposizione: 16 settembre - 29 ottobre 2006
Inaugurazione: 16 settembre 2006, ore 18.30
Luogo: Chiesa e Chiostro di Sant'Agostino, Pietrasanta
Orario apertura: 16,00-19,00 / lunedì chiuso
Ingresso: libero
Ufficio Stampa Assessorato alla Cultura
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795500; fax 0584/795588
e-mail: cultura@comune.pietrasanta.lu.it
www.comune.pietrasanta.lu.it www.museodeibozzetti.it
Presentazione
In occasione dei sessanta anni della Vespa e della VII edizione del Premio Internazionale Barsanti e Matteucci, l'Assessorato alla Cultura del Comune di Pietrasanta, insieme a Della Pina Artecontemporanea e CLD Libri, ha ideato e promosso una mostra itinerante, curata da Valerio Dehò, per celebrare il grande mito della motocicletta più desiderata.Vespa Arte Italiana si terrà nella Chiesa e nel Chiostro di Sant'Agostino, a Pietrasanta, dal 16 settembre al 29 ottobre.
Un omaggio sincero e appassionato ad un veicolo indimenticabile il cui mito continua ad alimentarsi nel presente. La Vespa, simbolo di libertà e di spensieratezza, è stata una felice idea progettuale e un grande prodotto industriale. Colpisce che sia diventata quasi immediatamente un "oggetto" di culto. La sua personalità, le sue linee inconfondibili come solo un designer d'aeronautica come l'ing. Corradino D'Ascanio poteva ideare, ne hanno fatto una vera e propria icona del Novecento. E il suo mito continuaÉLa Vespa è stata una grande creazione che ha sempre messo d'accordo motociclisti e automobilisti con le sue caratteristiche che prendono qualcosa dell'una e dell'altra. Come tutte le grandi idee, ha riempito una porzione di spazio nella vita di tutti i giorni e in più ha saputo creare un gusto a portata di tutti: un vero ed esemplare prodotto del design. Nel corso degli anni dalla sua creazione, l'oggetto-Vespa è stato studiato, desiderato, ammirato e riprodotto.
La mostra presentata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Pietrasanta documenta un'attualità del mito. Non un discorso storico e generale sulla motocicletta, ma un viaggio nell'immaginario collettivo con il contributo degli artisti. I creativi riescono sempre a collegare il particolare con l'universale, la visione personale con quella di tutti.
"E' il 1946. Oltre ad un nuovo scooter, s'impone un vero e proprio fenomeno di costume. L'Italia post-bellica viene identificata con la Vespa, un veicolo che rivoluziona completamente il mondo dei mezzi di trasporto. Ispirato all'aeronautica, di cui inizialmente ne rispecchia le linee aerodinamiche, deve poter essere utilitario, pratico, comodo, accessibile anche alle donne, di costo limitato, di minimo consumo ed in più nuovo ed originale. Appena uscita sul mercato, la Vespa conquista subito tutti sia in Italia che all'estero. Diventa così icona dello stile italiano e quasi un sinonimo di libertà. Il mito Vespa si tramanda di generazione in generazione, anche diventando simbolo di una forma di pensiero e scelta di vita, un oggetto con cui trovarsi in sintonia, attraverso il quale esprimere la propria personalità, grazie al suo stile "senza tempo" che, pur evolvendosi continuamente, è sempre rimasto fedele a se stesso.
In occasione dei 60 anni della Vespa, ben portati, l'Assessorato alla Cultura del Comune di Pietrasanta, con la collaborazione della Galleria Della Pina Arte Contemporanea e di CLD libri, durante le celebrazioni del Premio Barsanti e Matteucci, inventori del motore a scoppio, apre Vespa Arte Italiana a Pietrasanta. Un evento non solo dedicato ad una rassegna di 'Vespe', che copra tutta la loro evoluzione negli anni all'interno della suggestiva Chiesa di Sant'Agostino, ma soprattutto una mostra di venti opere d'arte ispirate alla Vespa, create tutte ad hoc per questa occasione. Dalla pittura, alla scultura, alla fotografia, venti interpretazioni diverse e del tutto originali, accanto a modelli Vespa tramutati "ad arte". Un evento unico accompagnato da un grande raduno di 'Vespe' storiche in Piazza del Duomo.
E come invocava un antico slogan di qualche tempo fa, Vespizzatevi!
L'Assessorato alla Cultura
Critica
Fenomenologia della Vespa
Bisogna chiamare la Vespa per nome, ma questo non basta. Mille sono i suoi significati: da gioia di vivere a eleganza e libertà d'esprimersi. La Vespa meriterebbe un dizionario perché al contrario di altri miti d'oggi il suo vero volto è nella metamorfosi, nel sapersi adattare perfettamente ai tempi, al susseguirsi delle stagioni, all'alternarsi delle mode. Non a caso quest'anno l' ennesima versione dello scooter vince il premio moto dell'anno. Changing times. In pratica questo simbolo di modernità vince ancora una volta la sfida del futuro. Perché in fondo la caratteristica del suo successo è sempre stata quella non solo di piacere a diverse generazioni nell'arco di questi sessantenni di vita, ma anche quella di essere diventata subito un classico. Questo comporta che ci si pone in una sorta di atemporalità fin dal principio. Mediaticamente si tratta di vincere due volte perché so occupa lo spazio della novità e nello stesso tempo della tradizione. Come tutto ciò sia accaduto, nonostante le analisi dei sociologi e dei semiologi, non è ancora chiarissimo, ma certamente è stato un fenomeno che non conosce appannamenti. Una sorta di apparizione, come di qualcosa di lungamente atteso, e forse anche di liberatorio, perché la sua carica di libertà, di gioventù e di sensualità, era quello che ci voleva dopo i dolori e i drammi della guerra. Fin dagli inizi, il prototipo Paperino prodotto a Biella nel 1945 dalla Piaggio l'anticipò di un anno, si è imposta con un successo senza precedenti. Alla fine del 1949 ne erano stati prodotti già 35mila esemplari. Alla metà degli anni '50 è prodotta in Gran Bretagna, Spagna, Belgio, Francia e Germania, poco dopo in India e in Indonesia. E si tratta di un successo di vendite fondato su di un consenso straordinario, non certo su di una campagna mediatica come potrebbe essere oggi concepita. Ma quali sono state le cause di questo successo? Certamente l'originalità dell'idea ha saputo contribuire in modo determinante. Per essere il parto di un progettista aeronautico, Corradino D'Ascanio, che sognava di costruire, come Leonardo, un elicottero, fu un parto geniale. Le linee armoniose, l'ampia pedana piatta, la possibilità di non sporcarsi né bagnarsi godendo della protezione dello scudo, il motore inferiore ai 100 cc. che consentiva risparmi sui carburanti e sulla burocrazia, ne hanno fatto uno dei prodotti più intelligenti e belli di tutta la nostra storia industriale. Dei tanti scooter prodotti, questo è e resta inconfondibile. Uscito subito dopo la guerra era anche il simbolo della ripresa, del ritorno alla vita. Da questo punto di vista il fatto che unisse la facilità d'impiego, alla libertà, al basso costo, riusciva a mettere d'accordo tutti in quanto era una rivoluzione a portata di mano. Inoltre non era e non è una motocicletta, anche se le tendenza attuali dei maxi scooter stanno riavvicinando i due concetti. La scocca portante, il motore sulla ruota posteriore, i parafanghi che occultano la strada, ne fanno un ibrido che avvicina il concetto dell'automobile. Potenza, rumore, visibilità esibita della meccanica sono le caratteristiche della moto, mentre la Vespa piaceva perché non implicava alcun concetto sportivo, nessuna competizione. Lo scooter non serve per le gare, ha un uso esclusivamente civile. Adatto ad un dopo guerra in cui si cerca un progresso dolce e suadente, un'innovazione che non comporti degli straordinari sacrifici. La Vespa incarna un successo, un'idea dell'ingegneria che si comprende perché progetta la vita quotidiana. La vespa inaugura la stagione del design e parte da un veicolo di spostamento individuale, da qualcosa che può davvero servire e a tutti e cambiare la vita di molti. Non a caso le famiglie comprano questo veicolo multiuso al pari degli scapoloni che vogliono rimorchiare le pupe agli angoli dei bar. Figli e bagagli riempiono gli ampi sedili, con le donne sedute di lato per non mostrare le gambe e per non divaricarle in pose troppo provocatorie, che verranno, ma molto più tardi. Prima della 500 e in parallelo con la Topolino, la gente vuole muoversi lontana agli stracarichi tramway. Vuole respirare aria fresca, anche quell 'aria pura delle prime periferie già minacciate dall'industria. Ma comunque cercano un consumo personale, qualcosa che appartenga soltanto a loro e non ad una collettività forzosa. La Vespa unisce. Ma unisce in nome di un oggi che viene vissuto come un futuro bellissimo e felice. E' un veicolo popolare che non incontra ostacoli per diffondersi perché ha tutte le caratteristiche per piacere. In primo luogo è bello. Quindi porta la purezza del design in un campo ancora alieno da queste delicatezze soprattutto a livello popolare e non d'elite. La meccanica sporca e oleosa è un ricordo. Gli schizzi di fango pure, in una rete stradale in cui l'asfalto era un privilegio per pochi anche nelle città. Il motore nemmeno si vede, c'è, ma aspetta un pulitina ogni tanto o l'intervento del meccanico. E' semplice, ma funzione benissimo. Qualsiasi tempo avverso può essere sconfitto in questo modo. Una moto per tutte le stagioni e non solo per la primavera-estate che tutti sogniamo ad allargarsi gli orizzonti verso le colline o le località marine . Dopo 10 anni di produzione la Piaggio toccò il milione di esemplari. Un successo globale aiutato dal mito che il cinema già nel 1951 con Vacanze romane sorriderà. La dolcevita sancirà ormai un oggetto cult irrinunciabile. Addirittura diventa una sorta di must, bisogna averla e basta. Anche chi è un motociclista ne può possedere una, perché tanto è un'altra cosa possiede qualcosa di infantile, quasi un giocattolo con cui si può andare per la città e la campagna a cogliere margherite con la fidanzata. Eppure ci sono stati molti riders che hanno saputo dimostrare il contrario e sviluppare il senso della performance. Con un po' di pazienza e di allenamento si possono anche fare dei lunghi viaggi. Giancarlo Turoni si reca al Polo e Geoff Dean effettua il primo di un serie infinita di giri del mondo. Altro che gioco da bambini. E' un mito che si autoalimenta, che non conosce oste. Anche nei periodi commercialmente meno fertili, la Vespa continua sempre a declinare il suo ottimismo. Assume nomi da vera e propria autovettura come "Granturismo": la sua strada è sempre in discesa per le scelte giuste e intelligenti della casa costruttrice di non dormire sugli allori. E' un classico che sa rinnovarsi e presentarsi sempre in una nuova livrea. Anche il passaggio dai due ai 4 tempi del motore non comporta flessioni. Come non volerla, come non desiderare la una scelta di autonomia che non fa rinunciare alle comodità, una serie di accessori che le fanno sfiorare l'ossessione da Barbie. Alla fine il concetto di fondo è stato quello di avvicinare il veicolo a due ruote al fantastico mondo dell'infanzia. Tutti si sentono un po' bambini, la Vespa sta lì a ricordarcelo. Mentre la moto presuppone dei sacrifici estremi ed evoca l'ibrido del centauro, in questo caso la natura e addomesticata e con lei la rumorosità e la pericolosità meccanica. La pedana salva le gambe in caso di malaugurato di caduta, va abbastanza piano per non rischiare, ha perfino un freno sulla pedana , ma tutto è concentrato sul manubrio, vera testa del veicolo. Il cambio a mano serve a farsi un polso d'acciaio ma è indispensabile in un ottica in cui la moto è sotto il sedere e non in mezzo alle gambe. Una questione di posizione, ma è chiaro che si tratta di qualcos' altro. Niente evocazioni da natura domata, l'uomo cavallo non abita più qui. Si guida in giacca e cravatta, il giubbotto è fine, non si sporca e non è fatto per strisciare sull'asfalto rovente dopo una scivolata. Si porta con il vestito di tutti i giorni o con quello della festa, è innocua non può fare del male perché è sicura e dà protezione a chi la guida. E' chiaro che la velocità,il rischio, il pericolo sono altre cose. E' un "oggetto nuovo" alla maniera surrealista soltanto che non è un quadro o una scultura, è soprattutto un mezzo convenente e pratico per girare: una bellezza a portata di tutti, quindi qualcosa che fa piacere mostrare e qualcosa che tutti apprezzano e comprendono. La vespa allora è un fenomeno che colpisce l'immaginazione. Lo vediamo nelle opere che gli artisti gli hanno dedicato e gli dedicano. Anche quegli artisti "di strada", quei personaggi che arredandola come un negozio di chincaglierie o di accessori auto, la rendono un monumento all'eccesso. Stranezze, ma che sono indicative del rapporto diretto e spontaneo. Non interessò anche al sublime e folle Dalì? Arte in movimento, ma un arte alla portata di tutti, facile da personalizzare. Il sogno alla fine è questo, partecipare ad un sogno. Nell'anno delle celebrazioni dalla Topolino alla Vespa (chiamato paperino per un brevissimo periodo), sembra di entrare a far parte di una Disneyland di casa nostra. Perché non dimentichiamolo, in questo straordinario "oggetto" si nasconde tutta l'anima di un popolo, tutta la genialità di chi ha saputo fare di necessità virtù. Se D'Ascanio riciclò le ruote degli aerei in disuso, vuol che seppe vedere al di là della rovina che aveva attorno e trasformare una sconfitta in un successo. E se un industriale come Enrico Piaggio scommise su quell' idea, vuol dire che c'era ancora gente che sapere rischiare su una propria idea di futuro. Per questo chiamiamo la Vespa, arte italiana. Non è così?
Valerio Dehò