Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Versilia sognata - Forme e colori della mia terra

Marcello Polacci


Opere di pittura

inaugurazione: 11 febbraio 2006 - h 17.00

esposizione: dal 11 febbraio al 19 marzo 2006

luogo: Sale del Chiostro di S. Agostino - Pietrasanta 

orario: 16.00-19.00; lunedi chiuso

ingresso libero


Comunicato stampa

 (versione in pdf)

 

Blocchi di marmo come attori solenni, geometrie di forme e colori che si animano fino a riflettere l'umana fragilità, il senso dell'essere. E' questa l'opera di Marcello Polacci che l'Assessorato alla Cultura del Comune di Pietrasanta presenta, dall'11 febbraio al 19 marzo 2006, nelle Sale dei Putti e del Capitolo del Chiostro di Sant'Agostino.
Oltre 53 dipinti realizzati dal 1996 al 2006, disposti cronologicamente a sottolineare le diverse fasi del percorso artistico.

 

Marcello Polacci, noto medico versiliese, comincia a dipingere alla fine degli anni Cinquanta, dedicando alla pittura ogni momento lasciato libero dalla professione di pediatra. Nel Sessanta la scelta: l'arte o la medicina. Polacci sceglie la seconda strada, ma non dimentica la pittura. Una passione mai abbandonata ed anzi oggi prepotentemente recuperata avendo lasciato da qualche anno l'attività medica.

 

Motivo dominante della sua espressione artistica i blocchi di marmi. "Un omaggio alla mia terra di Versilia - spiega Polacci - i blocchi di marmo per me non sono freddi parallelepipedi ricoperti di polvere e terra, ma sono "carne" di quelle montagne, di quelle madri vecchie come il tempo, testimoni di storia lontana, di un metamorfismo millenario. Sono pezzi della mia terra ed attraverso loro ho sentito la necessità di esprimere le mie sensazioni, i miei ricordi, i miei pensieri, i miei sogni".
"Per la loro ferma stabilità, per la loro inamovibile forza, li ho visti come giusti simboli per rappresentare quella ideale resistenza, quella ideale opposizione, che oggi tutti noi sentiamo necessaria, per erigerci antagonisti al degrado, alla fragilità morale e materiale, alla vulnerabilità dell'uomo schiavo delle proprie passioni, consapevole della propria transitorietà. A questo pazzo mondo moderno che ha disatteso i valori assoluti, universali"

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Non una banale ripetizione di un soggetto, ma un intenso e meditato ripensamento di un messaggio poetico, di un'elaborazione interiore. Dapprima i blocchi sono dipinti con un linguaggio realistico, sono inanimati, terrosi, quasi assenti, poi il mutamento: i blocchi iniziano ad umanizzarsi, a mostrare la storia umana scritta al loro interno. I volumi si dispongono sulla tela in ordinate geometrie che recuperano antiche visioni cubiste, in ampie composizioni, in spazi aperti o interni in cui possono familiarmente diventare "lui e lei" e testimoniare la parabola umana.

 

Così commenta il critico Dino Carlesi: "I primi blocchi erano sovrapposti secondo un ordine legato al lavoro e alla fatica, deposti su terre realmente calpestate e con fondali marini non ancora del tutto assimilati allo spirito del dipinto, poi i blocchi hanno cominciato a partecipare alla vita del sogno, cioè la storia umana che era dietro ad ogni blocco iniziò a mostrare le proprie sembianze: "Piazzale di notte" del '96 è già un tripudio di personaggi riuniti sul palco del mondo"

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Un processo di idealizzazione che proseguirà sino a raggiungere i suoi più alti esiti, quel punto estremo di riduzione e rarefazione in cui il gioco delle scacchiere, i punti di fuga, le cabine, gli orizzonti e le scalinate acquisiscono significati profondi di vita, aspetti, non solo visivi, di situazioni esistenziali complesse.

 

"Nessun'altra categoria professionale - afferma l'assessore alla cultura Daniele Spina - è stata nella storia artisticamente prolifica e a così alto livello come quella dei medici. Bulgakof, Céline, Cechov, Tobino per citare alcuni dei più grandi scrittori di tutti i tempi. Abituati come nessun altro a scavare nella corporeità degli uomini e negli abissi delle loro passioni e paure, i medici sentono urgente la necessità di trovare in loro anche il metafisico e il trascendente, trovandolo spesso nell'arte.
Marcello Polacci appartiene a pieno titolo a questa antica schiera; professionista di grande cultura ed esperienza, da sempre appassionato d'arte, ha coniugato i suoi più grandi amori extra professionali: la pittura e la Versilia.
Per me, medico che non sa scrivere, non sa dipingere, né scolpire, né ha qualsiasi altra qualità anche lontanamente artistica, è un orgoglio particolare presentare la mostra di questo stimato amico e collega".

 

Mostra: Versilia sognata. Forme e colori della mia Terra
Artista: Marcello Polacci
Date esposizione: 11 febbraio - 19 marzo 2006
Inaugurazione: 11 febbraio, ore 17.00

 

Luogo: Chiostro di Sant'Agostino - Sale dei Putti e del Capitolo
Orario apertura: 16,00-19,00 / lunedì chiuso
Ingresso: libero


Ufficio Stampa Assessorato alla Cultura
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795500; fax 0584/795588
e-mail: cultura@comune.pietrasanta.lu.it
www.museodeibozzetti.it

Presentazione

Blocchi di marmo come attori solenni, geometrie di forme e colori che si animano fino a riflettere l'umana fragilità, il senso dell'essere. E' questa l'opera di Marcello Polacci che l'Assessorato alla Cultura del Comune di Pietrasanta presenta, dall'11 febbraio al 19 marzo 2006, nelle Sale dei Putti e del Capitolo del Chiostro di Sant'Agostino.
Oltre 53 dipinti realizzati dal 1996 al 2006, disposti cronologicamente a sottolineare le diverse fasi del percorso artistico.

Marcello Polacci, noto medico versiliese, comincia a dipingere alla fine degli anni Cinquanta, dedicando alla pittura ogni momento lasciato libero dalla professione di pediatra. Nel Sessanta la scelta: l'arte o la medicina. Polacci sceglie la seconda strada, ma non dimentica la pittura. Una passione mai abbandonata ed anzi oggi prepotentemente recuperata avendo lasciato da qualche anno l'attività medica.

Motivo dominante della sua espressione artistica i blocchi di marmi. "Un omaggio alla mia terra di Versilia - spiega Polacci - i blocchi di marmo per me non sono freddi parallelepipedi ricoperti di polvere e terra, ma sono "carne" di quelle montagne, di quelle madri vecchie come il tempo, testimoni di storia lontana, di un metamorfismo millenario. Sono pezzi della mia terra ed attraverso loro ho sentito la necessità di esprimere le mie sensazioni, i miei ricordi, i miei pensieri, i miei sogni".
"Per la loro ferma stabilità, per la loro inamovibile forza, li ho visti come giusti simboli per rappresentare quella ideale resistenza, quella ideale opposizione, che oggi tutti noi sentiamo necessaria, per erigerci antagonisti al degrado, alla fragilità morale e materiale, alla vulnerabilità dell'uomo schiavo delle proprie passioni, consapevole della propria transitorietà. A questo pazzo mondo moderno che ha disatteso i valori assoluti, universali".

Non una banale ripetizione di un soggetto, ma un intenso e meditato ripensamento di un messaggio poetico, di un'elaborazione interiore. Dapprima i blocchi sono dipinti con un linguaggio realistico, sono inanimati, terrosi, quasi assenti, poi il mutamento: i blocchi iniziano ad umanizzarsi, a mostrare la storia umana scritta al loro interno. I volumi si dispongono sulla tela in ordinate geometrie che recuperano antiche visioni cubiste, in ampie composizioni, in spazi aperti o interni in cui possono familiarmente diventare "lui e lei" e testimoniare la parabola umana.

Così commenta il critico Dino Carlesi: "I primi blocchi erano sovrapposti secondo un ordine legato al lavoro e alla fatica, deposti su terre realmente calpestate e con fondali marini non ancora del tutto assimilati allo spirito del dipinto, poi i blocchi hanno cominciato a partecipare alla vita del sogno, cioè la storia umana che era dietro ad ogni blocco iniziò a mostrare le proprie sembianze: "Piazzale di notte" del '96 è già un tripudio di personaggi riuniti sul palco del mondo".

Un processo di idealizzazione che proseguirà sino a raggiungere i suoi più alti esiti, quel punto estremo di riduzione e rarefazione in cui il gioco delle scacchiere, i punti di fuga, le cabine, gli orizzonti e le scalinate acquisiscono significati profondi di vita, aspetti, non solo visivi, di situazioni esistenziali

Critica

Così commenta il critico Dino Carlesi: "I primi blocchi erano sovrapposti secondo un ordine legato al lavoro e alla fatica, deposti su terre realmente calpestate e con fondali marini non ancora del tutto assimilati allo spirito del dipinto, poi i blocchi hanno cominciato a partecipare alla vita del sogno, cioè la storia umana che era dietro ad ogni blocco iniziò a mostrare le proprie sembianze: "Piazzale di notte" del '96 è già un tripudio di personaggi riuniti sul palco del mondo".

Un processo di idealizzazione che proseguirà sino a raggiungere i suoi più alti esiti, quel punto estremo di riduzione e rarefazione in cui il gioco delle scacchiere, i punti di fuga, le cabine, gli orizzonti e le scalinate acquisiscono significati profondi di vita, aspetti, non solo visivi, di situazioni esistenziali complesse.

Biografia

Marcello Polacci, versiliese puro, è nato a Pietrasanta e vive a Forte dei Marmi.
Ha da sempre coltivato una grande passione per la pittura pur non frequentando scuole e accademie di belle arti.
Appassionato cultore della "bellezza, frequenta nel tempo importanti artisti,critici e galleristi italiani e stranieri stringendo rapporti di amicizia personali
Dal 1976 ai primi anni del '90 dirige la Galleria Comunale d'Arte Moderna di Forte dei Marmi.


Inizia a dipingere alla fine degli anni '50 con grande dedizione,tanto che, nel '60 dovette decidere di scegliere tra la vita artistica e quella professionale di medico pediatra.
Scelse la seconda mai abbandonando però la grande passione per la sua pittura che proseguiva nei brevi ritagli di tempo lasciatagli liberi dalla impegnativa attività medica.
Da pochi anni finalmente può dedicarvisi a tempo pieno.