Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Dies Natalis 1

Il sacro nell'arte


Collettiva di pittura e scultura

Espongono: Ursula BALHORN, Claudia CAVALIERE, Valente CANCOGNI, COBAS (Mario Carchini), Elisa CORSINI, Cristiana CRAVANZOLA, Rosa DEL CORTO, Marta DELLA CROCE, Gunter HEILFURHT, Paola MARCHI, Francesco MARTERA, Monica MICHELOTTI, Franca PULITI, Cinzia ROSSI GHION, Gianfranco STACCHI 

 

inaugurazione: 16 dicembre 2006- h 16.00

esposizione: dal 16 dicembre 2006  al 7 gennaio 2007

luogo:  Chiostro di S. Francesco - Pietrasanta 

orario:  venerdi, sabato e domenica 16.00-19.00

ingresso libero


Comunicato stampa

Presentazione

Il termine "sacro" può significare che è dedicato alla divinità e al suo culto, e quindi consacrato, come altresì qualificare qualcosa che ha grande valore morale, ed è augusto e inviolabile.
Un simbolo può divenire sacro ed allo stesso modo perciò un'opera d'arte può essere oggetto di consacrazione.
Diversa è invece un'opera d'arte sacra, in quanto traduce come linguaggio un messaggio che parla del divino, ma non necessariamente della sacralità nell'arte.
Per questo Natale 2006, alcuni artisti dell'Associazione ASART di Pietrasanta, sotto la puntuale supervisione del Prof. Giuseppe Cordoni che cura l'iniziativa, danno una loro personale interpretazione del sacro nell'arte ovvero "per un'arte del sacro". Ad ogni modo, come del resto succede spesso per le ricorrenze, bisognerebbe d'altronde ricordarsi che il "sacro" non andrebbe
celebrato solo in occasione delle festività, ma pensato e vissuto intensamente quotidianamente, qualunque possa essere la sua natura. Sacri, infatti, possono essere considerati alcuni momenti della nostra vita personale che dividiamo con le persone a noi più care, e che restano e diventano "sacri" solo per noi
che li viviamo.
E talvolta, l'effetto di tale "sacralità umana", propria per il suo carattere speciale ed unico che viene ad assumere, è trasmessa come un afflato della nostra anima nell'opera d'arte che stiamo creando, catturandone così l'essenza. Lo stesso pathos, forse in misura meno intima e più celebrativa, viene infuso anche in un'opera dedicata al divino, in cui però il sentimento può avere la stessa se non superiore intensità.
Il Chiostro della Chiesa del SS. Salvatore a Pietrasanta rende quest'occasione ancora più particolare, creando il contesto adatto per un tale evento.
A nome di tutta l'Amministrazione Comunale, desideriamo augurare il miglior successo a questa celebrazione del sacro, nell'arte e nel quotidiano.

Pietrasanta, dicembre 2006
L'Assessorato alla Cultura

Critica

L'anima donata. Ipotesi per un'arte del sacro

"Universo, massa compatta di obbedienza con punti luminosi. Tutto è bellezza". Simone Weil

L'atrofia dei nostri sensi spirituali Non v'è dubbio che quella che noi stiamo attraversando sia un'epoca che più d'ogni altra ha smarrito la percezione estetica del sacro. Ovvero la capacità di sentire sino in fondo il valore fondante dei nostri limiti invalicabili e un'apertura sulla trascendenza. Vale a dire quella facoltà spirituale che - malgrado ogni umano limite: male, morte e dolore - riesce a cogliere in noi l'impronta d'una divina immagine e somiglianza. L'armonia della totalità cosmica in cui siamo immersi. L'ipotesi d'un destino sovrannaturale che ci spalanca al sorriso di un Iddio misericordioso. Nel mare di questo nostro Universo, noi non siamo che un infimo pulviscolo vivente. Siamo creature finite, eppure aperte ad un Infinito che ci sorpassa e ci sommerge, ma che allo stesso tempo alberga dentro di noi. Siamo persone sole, ognuna con una sua storia irripetibile, eppure predisposte all'incontro con un Altro che ci completi. "Siamo una parte che deve imitare il tutto. Che l'anima di un uomo prenda per corpo tutto l'universo" ÿ ci suggeriva Simone Weil. Così soltanto, al di là d'ogni nostro grado di oggettiva conoscenza scientifica che possediamo delle cose, ci sarà possibile seguitare a contemplare la bellezza di questo mistero sacro che ci avvolge. Avremmo ancora gli occhi per restarne rapiti di stupore inesauribile. Ancora cercheremmo di porci in sintonia con il divino respiro che palpita dentro il Creato. Ancora ci sforzeremmo con il nostro fare di portare a compimento quel divenire d'armonia che in esso si manifesta. "L'uomo non è che un soffio, i suoi giorni come un'ombra che passa", ma il suo odierno e cieco delirio d'onnipotenza lo porta sempre più verso una dissacrante dismisura, sempre più sull'orlo d'un'apocalittica deriva che può sfuggire ad ogni prevedibile controllo. Mai con altrettanta inaudita violenza, ma come in questa nostra epoca, abbiamo assistito ed assistiamo ad una così tragica profanazione del volto dell'uomo. Di quella sua sacra immagine e somiglianza con il divino, cosa rimane impresso nelle vittime dei più atroci conflitti planetari, negli stermini di massa, negli olocausti e nei roghi atomici, nei milioni di bambini che si spengono di fame sull'orlo d'immani plaghe d'un mondo desertificato d'acqua e d'amore? Sempre l'universale patimento dell'Ecce Homo e l'inerme abbandono d'ogni corpo crocifisso. Non meno devastante e crudele è la ferita inferta al volto della natura, non meno dissacrante il famelico sfruttamento globale a cui è sottoposto il pianeta. "Da simbolo di un significato trascendente, la natura è divenuta cosa, puro materiale per la costruzione dell'artificiale".Å V'è una tecnica che, sempre più invasiva, impone la sua sconsacrazione del mondo per farne soltanto materia prima da manipolare. Mentre invece il sacro ci rimane integro nella sua incommensurabile maestà che non riusciamo più a cogliere. Ogni frammento, ogni aspetto di tutto ciò che esiste di certo non è solo ciò che appare. Creature e cose - albero, animale, destino - sono anche soglia d'un tempio del divino, del numinoso che si schiude ai limiti della nostra capacità di comprensione e d'amore. Ma come, al riguardo, ci ammoniva Simone Weil, veramente "dobbiamo aver commesso delitti che ci hanno resi maledetti se abbiamo potuto perdere tutta la poesia dell'universo"4. Un'arte come ponte fra l'umano e il divino Nella nostra millenaria tradizione cristiana, a quella che impropriamente è passata sotto il nome di arte sacra e non più giustamente come una linguaggio privilegiato della trascendenza, quanto era stato ardimentoso avventurarsi oltre l'assurdità dei limiti del nostro esistere. Splendida via d'accesso al silenzio del sacro, cosa non ha saputo esprimere e significare? Di cosa non si è fatta armonioso strumento? Eccola tramandarci l'annuncio della buona novella dei Vangeli. Profetica rivelazione. Rappresentazione partecipe del dramma umano: grido della passione e della morte. Ed oltre, eccola manifestarsi come sacramentale icona del Risorto. Con quanta maggiore efficacia di qualsiasi congettura teologica o filosofica, è riuscita così a penetrare nell'abissale mistero che avvolge il senso della nostra vita, offrendolo poi in dono trasfigurato alla nostra mistica adorazione. Soprattutto in un'epoca a noi più vicina, questo linguaggio privilegiato della trascendenza ha allargato i suoi orizzonti ben oltre i motivi tradizionalmente intesi come religiosi, cercando invece di sviscerare la verità sovrannaturale della percezione del nostro esistere in questo mondo. Quale più sacro e divino silenzio di quello di una mela o di una montagna dipintaci da Cézanne? Sulle tracce del sacro e del suo smarrimento Eppure capita che sempre meno le visioni dell'arte e della poesia si spingano oltre i ristretti orizzonti di senso nei quali si dibatte la nostra vita. Si direbbe che questo loro ponte sospeso fra Cielo e Terra (unione tra visibile e invisibile) sia di colpo crollato su di noi. L'immensa rete mediatica che sembra così strepitosamente avvicinarci, quanto invece non ingabbia le nostre anime al suolo - prigioniere in un limbo virtuale - impedendo loro di spiccare più autentici voli? V'è un rischio di livellamento di massa che omologa e appiattisce persino i valori del sacro alla stregua d'un bene di consumo. Mentre nulla dovrebbe esservi di più intimo, originale e personale della via per la quale un'anima si pone sulle tracce del divino intravisto, contemplato e smarrito. é quanto di nuovo si propongono d'inseguire questi quindici artisti: Ursula Balhorn, Cristiana Cravanzola, Claudia Cavaliere, Valente Cancogni, Cobàs (Mario Carchini), Elisa Corsini, Marta Della Croce, Rosa Del Corto, Günther Heilfurth, Francesco Martera, Paola Marchi, Monica Michelotti, Franca Puliti, Cinzia Rossi Ghion, Gianfranco Stacchi. Qui selezionati per conto dell'Associazione ASART (Artisti e Scultori Associati) di Pietrasanta, ed ospitati nella suggestiva cornice del cinquecentesco Chiostro del SS. Salvatore, hanno ognuno sviluppato un loro personale percorso plastico - pittorico o d'immagine fotografica sopra un motivo dato. Al di là d'ogni tecnica o registro espressivo adottato, ciò che ha sostenuto e giustificato questa loro scelta è stata unicamente la dignità formale e l'efficacia poetica dei risultati raggiunti. Queste loro ipotesi per una quanto mai necessaria riflessione sull'arte del sacro hanno comunque in comune l'idea che in ogni esperienza estetica di questa specie vige sempre la generosità d'una scommessa interiore. L'anima che scommette sulla conquista di un suo significato plausibile, non può che donarsi interamente all'opera in cui s'incarna. Contemplando, consacrando, soffrendo il proprio anelito verso una inarrivabile perfezione divina. E proprio su questi tre decisivi motivi si sviluppa l'iter animae di questa mostra, sempre tenendo però presente quell'enunciato ideale che, ancora una volta, Simone Weil, in proposito, ci suggerisce: "Il bello è la prova sperimentale che l'incarnazione è possibile. Per questo ogni arte di prim'ordine è, per essenza, religiosa. (Ecco quello che oggi non si sa più.) Una melodia gregoriana testimonia quanto la morte di un martire". Pietrasanta, 2 dicembre 2006

Giuseppe Cordoni

Note: Simone Weil, L'ombra e la grazia, Rusconi, Milano, 19 4, (tr. F. Fortini) , p. 146- 14 Ã Salmo 14 , 4 Å Umberto Galimberti, Orme del Sacro: Il Cristianesimo e la desacralizzazione del sacro, Feltrinelli, Milano, 2000 4 Simone Weil, op. cit., p. 1 ibidem, p. 1 6

Biografia

 Ursula Balhorn

Nata a Berlino nel secondo dopoguerra. é' stata in Egitto, Pakistan, Sud America. Ha iniziato la sua formazione artistica all'Accademia di Belle Arti di Bogotà, dove ha studiato pittura, litografia e incisione con Davide Manzur. Dal 1990 vive e lavora in Versilia. Ha appreso la scultura del marmo dal maestro Meliton Rivera. Ha tenuto varie mostre personali: ad Amburgo (Galerie Amsa), a Brema (Galerie Altana, Galerie Lillental) a Osnabröck (Fiera della Arte di Osnabröck).

Claudia Cavaliere

E' nata a Latina il 19 ottobre 1966. Nel 1999 si è laureata in Psicologia del Lavoro presso l'Università degli studi di Padova. Dal 2004 lavora come libera professionista nell'ambito della consulenza e della formazione professionale. Attività che si interseca con quella di artista: pittura, ceramica e scultura. "Fra le aree che più mi interessano c'è quella dell'ampliamento dei linguaggi e dell'utilizzo del pensiero creativo".

Valente Cancogni

E' nato a Massa. Ha conseguito il Diploma di Laurea in Disegno Sperimentale, all'Accademia di Belle Arti di Carrara. "Vorrei farmi conoscere e riconoscere per quello che trasmetto. Se poi riesco a suscitare un'emozione, allora posso ritenere di aver parlato al cuore. Io credo che ci siano opere che parlino al cuore proprio perché hanno la capacità di stupire, in modo tale da aprirci alla meraviglia e quindi ci aiutano a scoprire e a capire soprattutto noi stessi".

Cobàs ( Mario Carchini)

Dopo gli studi in medicina, seguito dai docenti dell'Accademia di Belle Arti di Carrara, si è dedicato all'analisi della figura umana. Nel 1980 ha intervistato il maestro Paul Delveaux per una tesi sulla figura femminile nell'arte. Pittore, fotografo e disegnatore, opera nell'ambito dell'astrattismo. Ha allestito mostre personali e performance ed ha partecipato a esposizioni collettive in Italia e all'estero. Hanno scritto di lui Carlesi, Gierut, Bavastro, Michelotti, Pom e Paloscia.

Elisa Corsini

Nata a La Spezia. Ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Carrara dove si diploma nel 1961. Dopo un esordio figurativo, gli anni ' 70 vedono il passaggio ad un'arte più astratta e sintetica. Dà luogo ad un'intensa attività espositiva, a partire dalla seconda metà degli anni ' 70, in Europa e negli U.S.A. Dal ' 79 prosegue una sua linea di ricerca plastico-figurale ove forme ispirate all'osservazione della natura si trasfigurano in racconto mitico. Vive a La Spezia e lavora nel suo studio di Pietrasanta.

Cristiana Cravanzola

E' nata ad Alba nel 1970. Ha frequentato prima il Liceo Artistico "E. Bianchi" di Cuneo, poi l'Accademia di Belle Arti di Carrara dove si è diplomata nel 1992. Scultrice che esalta i materiali prescelti con una fine ricerca formale e figurale. A partire dal 1996 ha tenuto una decina di mostre personali e partecipato a mostre collettive e simposi di scultura sia in Italia che all'estero.

Rosa del Corto

E' nata a Milano nel 1966. Dal 1969 risiede a Montemagno di Camaiore. Nel 1987 si è diplomata in Arte Applicata all'Istituto d'Arte Stagio Stagi di Pietrasanta. Nel 1991 ha ottenuto l'attestato di qualifica professionale "Addetta alla lavorazione del marmo". Suona la tuba a livello professionale. Ha avuto così l'occasione di esibirsi più volte (al teatro comunale di Firenze, alla Rai di Roma oltre che in varie produzioni lirico sinfoniche e situazioni solistiche). Come socia di ASART, dal 2002 ha partecipato a numerose mostre collettive e manifestazioni culturali.

Marta della Croce

  E' nata a Vecchiano (Pi) dove vive e lavora. Alla fine degli anni '60 si è diplomata presso l'Istituto d'Arte di Pisa. Nel 1973 si è diplomata in pittura all'Accademia di Belle Arti di Firenze. La sua ricerca si orienta verso un linguaggio figurativo, intenso e inquietante. In seguito la sua tecnica si arricchisce con l'impiego di svariati materiali: catrame, oro, resina di vetro, carta e stoffa, passando poi alla scultura in terracotta policroma. Dal 1994 tiene mostre personali e partecipa a diverse rassegne e collettive.

Günther Heilfurht

E' nato nel 1943 a Lipsia in Germania. Negli anni 1962-66 ha frequentato il Corso di Pittura e di Arti Grafiche presso l'Accademia di Belle Arti, di Kassel in Germania e a Parigi. Fra il 1960 e il 1961 è collaboratore artistico del Museo Preuss Kulturbesilt a Berlino. Ha partecipato a mostre collettive a Kassel e a Berlino. Dal 1972 in poi ha seguito un corso di laurea in Storia e Pedagogia, ed è stato un insegnante- terapista in una scuola per bambini portatori di handicap e in una clinica psichiatrica. Dal 1994 scolpisce prevalentemente in pietra, bronzo, ceramica. Vive e lavora a Terrinca di Stazzema (Lu).

Paola Marchi 

E' nata a Seravezza. Ha compiuto studi umanistici, laureandosi in Lettere Moderne presso l'Università degli Studi di Pisa. Ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Carrara. Ha iniziato studi di psicologia del profondo con uno sguardo particolare all'opera di Jung. Questo percorso l'ha portata ad approfondire i suoi interessi in ambito religioso e filosofico e ad intraprendere un percorso personale in questo senso. Vive e lavora a Bergamo.

Francesco Martera

E' nato a La Spezia nel 1941. Alla fine degli anni ' 50, inizia ad esporre in numerose mostre collettive a La Spezia. Dopo il liceo artistico, agli inizi degli anni '60, si trasferisce a Firenze dove nel 1967 si laurea in Architettura. Dal 1967 svolge la professione di architetto- urbanista nel suo studio di Firenze, opera in Toscana e in Umbria. Nel campo della Arti Figurative partecipa a numerose rassegne artistiche in Italia e all'estero. Nei primi anni '90 si trasferisce a Chiusi (Siena) e si dedica con maggiore continuità alla pittura. Alla fine degli anni '90 torna alla Spezia dove vive.

Monica Michelotti

Monica Michelotti è nata a Pontremoli (Ms) nel 1961. Dopo la maturità artistica si è diplomata in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Carrara. Ha insegnato all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, e oggi è docente titolare di Anatomia artistica in quella di Carrara . Insegna inoltre presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze (Corso di Laurea:Cultura e Stilismo della Moda). Pittrice, grafica, mail-artista. Ha sviluppato un'intensa attività artistica in Italia e all'estero, anche con la realizzazione di video d'arte.

Franca Puliti
E' nata a Pietrasanta (Lu), vive e lavora a La Spezia. Pittrice d'intensa visionarietà simbolica, sostenuta da un notevole vigore grafico-illustrativo. Dal 1962 ad oggi, sono una trentina le mostre personali che ha tenuto, non di meno le collettive alle quali ha partecipato sia in Italia che all'estero. Cinzia Rossi Ghion Scultrice, diplomata in scultura all'Accademia di Belle Arti di Carrara, ha avuto come insegnanti lo scultore Floriano Bodini e il critico d'arte Pier Carlo Santini. Ha lavorato presso il laboratorio di scultura Vecoli di Carrara e Gozzani di Massa e presso le fonderie Del Chiaro e Mariani di Pietrasanta. E' docente di discipline plastiche presso L'Istituto d'Arte di Massa e la Scuola del Marmo di Carrara. Vive e lavora fra Carrara e Pietrasanta.

Gianfranco Stacchi

Ha frequentato L'Accademia di Belle Arti di Roma e successivamente si è laureato si è laureato in architettura a Venezia. Questa duplice formazione gli ha permesso di svolgere la sua attività creativa in due campi diversi: quello delle arti visive e quello dell'Architettura, ricevendo in entrambi ambiti riconoscimenti. Iniziata nel 1954 con la partecipazione alla "Triennale d'Arte" di Roma, la sua intensa attività espositiva è proseguita ininterrottamente sino ad oggi.