Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Del mito, dell'arcano, del tempo

Girolamo Ciulla


Opere di scultura

inaugurazione: 1 aprile 2006 - h 17.00

esposizione: dal 1 aprile al 4 giugno 2006

luogo: Chiesa di S. Agostino - Pietrasanta

orario: 16.00-19.00; lunedi chiuso

ingresso libero 


Comunicato stampa

 (versione in pdf)

 

Steli, animali sacri, effigi di una ipotetica dea madre: è il tempio contemporaneo di Girolamo Ciulla, il cui linguaggio si carica di segni e forme arcaiche per un ritorno alle origini del sentire. Al tema della sacralità è interamente dedicata la mostra "Del mito, dell'arcano, del tempo" che l'Assessorato alla Cultura del Comune di Pietrasanta presenta, dal 1° aprile al 4 giugno 2006, nella Chiesa di Sant'Agostino. Protagoniste venti opere di recente realizzazione.

 

Girolamo Ciulla ci ha abituato ad una scultura di forte stabilità, estremamente sintetica, misurata, priva di decorazioni, tutta incentrata sulla sostanza, sull'essenza. Attraverso reminiscenze di remote sculture sicule ed echi dell'antica Roma, Ciulla riprende la solennità arcaica del mito calandolo nella contemporaneità. I volti delle sue figure sono tuttavia impenetrabili, facce ambigue come nell'indeterminatezza di un ricordo. Quella di Ciulla è in effetti una scultura della memoria, solida nella forza, sfumata nei contorni. Il travertino è la sua materia ideale: una pietra porosa, imperfetta, che conferisce robustezza alla forma, dando, nel contempo, quell'impressione di sfaldamento che è propria della figura restituita dalla memoria. Affiorano così nella sua scultura antichi simboli sacri e primitivi: il coccodrillo, simbolo di fertilità e fecondità, il pesce, il caprone, la spiga, la melagrana. Compaiono grandi figure femminili, steli sormontate da templi: un richiamo in questo caso alla sua provenienza, alla civiltà e alla cultura della sua isola, la Sicilia. Un vero e proprio viaggio nella sacralità delle origini.


La mostra è stata concepita appositamente per la Chiesa di Sant'Agostino: le opere sono installate nella navata secondo un incedere solenne che isola e mette in rilievo la forza simbolica e la suggestione mistica di ogni elemento scultoreo. Due installazioni monumentali saranno collocate all'esterno, sul sagrato della Chiesa, come affascinante invito a proseguire il cammino.
"E' con grande piacere che Pietrasanta ospita questa mostra - afferma l'assessore alla cultura Daniele Spina - Girolamo Ciulla da molti anni, ormai, vive e lavora in Versilia. Il suo è un omaggio alla città e alla cultura dell'arte che la caratterizza".

 

La mostra sarà accompagnata da un catalogo pubblicato da Athenaedizioni, con testo critico di Beatrice Buscaroli.

 

Mostra: Del mito, dell'arcano, del tempo
Artista: Girolamo Ciulla
Date esposizione: 1 aprile - 4 giugno 2006
Inaugurazione: 1 aprile, ore 17.00
Luogo: Chiesa di Sant'Agostino
Orario apertura: 16,00-19,00 / lunedì chiuso
Ingresso: libero

 

Ufficio Stampa Assessorato alla Cultura
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795500; fax 0584/795588
e-mail: cultura@comune.pietrasanta.lu.it
www.museodeibozzetti.it

Presentazione

Dalla simbologia al mito

Come in un tempio antico, la mostra di Girolamo Ciulla nella Chiesa di Sant'Agostino di Pietrasanta celebra la sacralità della terra e dei suoi simboli. Il travertino emana il calore del sole attraverso le sue sculture, che dominano ieratiche lo spazio. Rappresentazioni della dea Cerere, fitti intrecci lapidei di spighe di grano, il caprone, l'asinello, tutto riporta a quella Sicilia del mito e della tradizione, terra di origine dell'artista.

Dominante è la figura del coccodrillo, che da protagonista o come elemento integrante nelle varie composizioni, s'impone sia con effetto apotropaico che catalizzatore. Nella mitologia egiziana, il coccodrillo Sobek, sorto dalle acque primordiali, veniva invocato come il toro dei tori, grande essere maschio, dio della fecondità, a un tempo acquatico, ctonio e solare: lo si vedeva uscire dalle acque al mattino, e divorare i pesci, considerati i nemici del sole. Gli occhi del coccodrillo indicano il levare del giorno, le sue fauci l'omicidio, la sua coda le tenebre e la morte. Qui, apparentemente innocuo, attira lo spettatore, che però segretamente, mentre gli si avvicina, lo teme.

Questo grazie alle linee nette ed essenziali delle figure di Ciulla, che con grande sobrietà ed inventiva propone soluzioni completamente nuove ed originali, presentando, tra l'altro, anche il "grattacielo siciliano". L'amore ed il rispetto per la sua terra lo portano ad esaltarla simbolicamente, magnificandola attraverso la resa immediata di alcuni elementi pregnanti della cultura legata al ritmo e al luogo della ciclicità delle colture. La fatica della quotidianità e la glorificazione del suo risultato emergono spontanee da queste sculture quasi mitologiche, specialmente grazie al sapiente gioco di luci ed ombre che l'artista riesce a rendere.

È un onore poter presentare nella Chiesa di Sant'Agostino le sculture di Girolamo Ciulla, che, dall'atavico al contemporaneo, racchiudono il senso di perpetuità del tempo, in cui l'incessante affannarsi degli uomini sembra perdere la pesantezza della caducità della vita, che qui invece ritorna eterna e immutabile.

  Pietrasanta, aprile 2006
L'Assessorato alla Cultura

Critica

Esserci, restare Girolamo Ciulla rende immediata ogni interpretazione, diretta ogni valutazione, lineare ogni racconto, semplicemente perché fa e realizza quel che la sua natura gli detta. Le sue scelte non dipendono dalle opportunità o dalle tendenze, non hanno legame alcuno col cosiddetto sistema dell'arte, né con la critica militante, né con occasionali opportunismi, ma scaturiscono dalle sue necessità più profonde, provengono da un retroterra archetipico che narra della storia della sua terra, del tempo che scorre immutevole sulla vera natura dell'uomo. La sua terra. E' una Sicilia assolata e asciutta, generosa, dove l'abbondanza ha una misura, dove le parole hanno una misura, dove la natura ha una sua misura interna che sembra passare all'uomo di generazione in generazione sulle onde del silenzio, dei tramandi, dei cicli della storia. Ciulla è siciliano e questa sua origine non è solo anagrafica, ma rappresenta la continuità di un mondo che ci giunge dalla culla della civiltà mediterranea attraverso l'immensa vastità del mondo greco, che è pur sempre un ritorno, un viaggio, oppure un restare, sospeso tra i ritorni. La memoria diviene complessa e articolata, dell'uomo verso l'uomo e verso la storia dell'uomo: così teneramente sentita da divenire una poetica della vita e della morte, lirica del lavoro e della crescita, epopea della natura e dei raccòlti. La poetica di Girolamo Ciulla narra la naturalezza delle cose primarie, riporta la quotidianità fatta di gesti e di parole. Il mito appare sempre, sottinteso, alluso, nascosto come una consuetudine che esiste, senza nessuna scoperta, nessuna sorpresa. Questo dona all'opera dello scultore che dalla natìa Caltanissetta ha scelto Pietrasanta, la patria mondiale e secolare degli scultori in marmo, un'essenzialità potente e significativa, che le mani trasferiscono al marmo, alla pietra di Sabbucina o a quella nera ragusana, al travertino. Una forza elementare assoluta, senza possibili mediazioni. Il mondo che vi si racconta riguarda simultaneamente Girolamo Ciulla e la sua terra, le sue tradizioni, la sua storia, ma anche l'evoluzione di un'idea assoluta di purezza, di misura, dove la continuità diviene l'unico parametro possibile di lettura. Le costanti dei volti femminili riguardano la sensibilità dell'uomo, i templi il vissuto visivo dell'infanzia siciliana, il capro la memoria del nonno pastore. Ma allo stesso tempo le figure femminili sono il femminile nell'arte, l'evocazione della fertilità gemellata alle spighe, i templi la memoria storica della sua terra, il capro il simbolo sacrificale contadino, legato alla primordialità dell'uomo e del suo lavoro. Ne scaturisce quindi un motivo concentrico di andate e di ritorni, personale e oggettivo, autobiografico e storico. Qui risiede la forza dell'artista, in poche linee-guida necessarie, inevitabili, perentorie. Qui l'altezza della sua plasticità, di un mestiere competente e appassionato che si traduce in arte spaziando tra mito e quotidiano, tra asciuttezza della misura e grottesco. Un grottesco che prende misura nel surreale del coccodrillo, simbolo per gli egizi e per i romani, che appare come un sogno, fantasia pomeridiana della luce, del calore, della sete, ovvero divagazione primaria che appartiene ad una realtà normale, popolare. Girolamo Ciulla aggiunge a questo suo imprimatur la magìa della terra etrusca di Pietrasanta, che vive con la passione dello scultore che sta nel luogo che è il centro del mondo, il luogo-tra-i-luoghi, la mèta agognata da ogni scultore di ogni Paese. Da sempre. La sua bottega è coperta di polvere, come le mani, il viso, come le narici bianche. Ciulla vive l'orgoglio della sapienza delle sue mani e si fa coprire dalle polvere leggera del marmo che qui avvolge tutto, come un magico manto di sfida all'eterno. Lo lavora lui, con pazienza, quasi fosse l'humus indispensabile alla riuscita delle sue opere, una sfida necessaria ma ogni volta presente, ogni volta che il volto secco del pezzo di pietra si appresta a ricevere una forma. Perché è uno scultore. Un grande scultore. Un vero scultore, che in un mondo oramai di committenti ed esecutori, realizza con le sue mani ogni piccolo dettaglio, accetta la sfida di ogni piccola variazione, il peso della sbozzatura con mazzuolo, raspa, gradina, scalpello e anche di supporti, piani, colonne. Questo procedere costante, imperturbabile, sicuro dell'artista riporta ad una ricerca di serenità attraverso un equilibrio conosciuto dai suoi avi, fatto di lavoro, perizia, rinuncia, coraggio. E il coraggio di Girolamo Ciulla non teme la fatica, la polvere, il passare del tempo perché viene vissuto da un versante evocativo e sognante, buono. Le mani nelle tasche del grembiule di bottega, lo sguardo bruciante, spesso interrogativo, sembra che misuri cose e persone come se dovesse tradurle in marmo. La chiesa trecentesca di Sant'Agostino di Pietrasanta è una sorta di duplice tempio dove il culto i marmi e gli artisti si sovrappongono come le sculture nella Valle dei Re. Ciulla non approfitta di questo spazio dove le sculture moderne sono sempre, sia pure graditissime, ospiti temporanee. Entra col passo leggero della sua visione educata, pone sette colonne al centro della navata e poggia alcune stele, alcuni oggetti sugli altari. La sua scultura si adatta all'ombra chiaroscurata con la solennità di un silenzio antico. Le colonne supportano simboli diversi, due coccodrilli, un fascio di spighe, una civetta, una fauno, un asino, un dio silvano, minute variazioni del suo linguaggio, che introducono Egitto, Roma, la Grecia e l'Ellenismo con la grazia di un tentativo, con la sospesa inquietudine di una sorta di domanda. Educata e gentile. La Chiesa sembra accogliere l'opera di Girolamo Ciulla con la gratitudine che Ciulla le dimostra. Questa mostra scopre una volta ancora la stupefacente ricchezza di un lavoro che non invade ma si adatta, che non introduce un nuovo che spaventa, ma continua un lavoro, un discorso, un naturale esserci. La stele nera è simbolo, e introduce dalla scalinata all'ingresso. Su questo veglia una stele dove una porta è graffita mentre il coccodrillo, drago nella Bibbia, dio per gli egizi e protezione dalla grandine per i romani, volge la sua piccola testa. Simboli sono, ancora, le spighe e il grano che scaturiscono dal marmo intrecciato come graticci di paglia. Simboli sono i bozzetti di opere incompiute che Ciulla ha raccolto, tutti insieme, all'interno, autobiografia appena sussurrata. Ecco, la sua vita di scultore, la sua vita di uomo, in questa chiesa. Passato e futuro. Ma che rispetto, che solenne naturalezza dà alla sua biografia, ai suoi simboli ormai tradizionali, a quel coccodrillo che, come in un tempio d'ecclettica credenza, si accuccia sull'altare secentesco. In questo l'opera di questo artista è unica in Italia. Ciulla ha ridato la vita a ciò che di più maestoso la nostra cultura possiede: i templi, gli dei antichi, una vita oltre la vita che non è quella cristiana, ma non vi si oppone. Eppure è riuscito a infondervi la naturale parlata della contemporaneità. Visitate una chiesa con Ciulla. I suoi occhi diventano gufi rapaci e mentre osserva i riccioli di un pulpito scolpito vi sibila tra i denti "io cerco di fare i buchi degli occhi come li faceva Arnolfo". Guarda pezzi di scultura che ha visto mille volte con la voracità di uno studente che visiti un museo col suo maestro. I segreti sono sempre lì dentro. Pietra. Solo pietra. Perché continuare a chiedergli che cosa vogliono significare le sue cose. Lui non usa il linguaggio delle parole, interroga la pietra e solo la pietra gli risponde. "Avviene così la sua entrata nella foresta di gesti che fanno segni, e dei segni che danno forma, facendosi egli stesso parte tra le parti, imparando le parlate e le usanze dei vari luoghi, plastici e metaforici, che attraversa. In questo modo carpisce i segreti delle pietre" (Francesco Gallo). Non c'è nessuna retorica, ma questo scultore ha ridato alla sua Grecia Magna la verità dei giorni, la normalità dell'apparire, una semplice presenza che non ha nessun bisogno di essere spiegata. Ha messo insieme cose e volti cambiandone misure e ruoli. Li ha sovrapposti e li offre, a mani aperte, come fanno le sue donne grandi e maestose. Come faccia a far tornare tutto questo oggi, a farlo sembrare naturale e accogliente, è un mistero, come quello dei buchi degli occhi di Arnolfo. Eppure, l'altissima snella stele col Grattacielo siciliano ha un suo sommesso grido. Un piccolo tempio, perfetto nelle proporzioni, sopra il lungo ondeggiare di un movimento che somiglia a quello delle spighe ma non lo è. E' troppo lungo, per quel tempio così minuto, così fragile. Le poche parole scandite con attenzione lo rendono un artista che guarda il mondo attraverso il suo mondo. Fatto di certezze millenarie, di frutta, di sole, di grano, di pietra, di pioggia, di vento, di Dèi bonari e vendicativi, di donne e guerrieri, di caproni e tartarughe, di asini e pesci. E coccodrilli. Distesi, arrampicati, alati, coccodrilli grandi e piccoli. Ciulla parla della sua vasta generosa Cèrere come di una ragazza incontrata poco prima. La scultura di Ciulla è una scultura che resta, ancorata all'oggi da una volontà millenaria dedicata alla semplicità e alla bellezza, una scultura che accende un sentimento leggero di familiarità, una confidenza con i volti, gli animali, i frutti, gli oggetti, perché appartenenti alla quotidianità di tutti, anche di chi non li guarda e, allo stesso tempo, a un mondo parallelo, evocativo e rassicurante, al solo mondo che valga memoria. La scultura di Ciulla è persistenza.
Beatrice Buscaroli

Biografia

Girolamo Ciulla nasce a Caltanissetta nel 1953. Di formazione autodidatta, ha iniziato scolpendo la pietra lavica in Sicilia. Nel 1986 si trasferisce in Versilia dove da allora vive e lavora presso la Bottega Versiliese s.c.r.l. Il materiale che predilige per le sue sculture è il travertino, attraverso cui si avverte, accanto al respiro antico della sua terra, la suggestione della cultura araba e greca. Espone per la prima volta nel 1970 nell'ambito della VII Rassegna di Arte Contemporanea di Caltanissetta; la sua prima personale viene allestita nel 1976 a Palermo presso il Centro d'Arte II Peplo. Dal 1987 espone regolarmente con la Galleria Forni di Bologna a cui è affiliato. Si ricordano inoltre: nel 1988 la partecipazione alla rassegna allestita allo Yorkshire Sculpture Park; nel 1989 le personali presso la Galleria Steltmann ad Amsterdam e Gianferrari a Milano e, sempre nel 1989, la presenza alla XXXI Biennale Nazionale d'Arte Moderna di Milano. Nel 1989 ha ricevuto il Premio Pericle Fazzini, nel 1990 il Premio San Valentino a Terni e nel 1999 il Premio Portonovo, Galleria d'Arte L'Incontro, Ancona. Tra le sue più rilevanti mostre personali si ricordano: Centro d'Arte Il Peplo, Palermo (1976); Studio 3A, Enna (1980; 1982); Centro Il Grifone, Caltanissetta (1982); Galleria Il Sale, Catania (1983; 1986; 1993); Galleria Astrolabio, Messina (1986); Dialogo tra Scultori: Ciulla - Bergomi, Galleria Davico, Torino (1987); Galleria Gian Ferrari, Milano (1989); Galleria Steltman, Amsterdam (1989); Galleria Davico, Torino (1990; 1993); Scolpire in Prima Persona: Ciulla - Guadagnucci, Galleria Botti, Chiostro di S. Agostino, Pietrasanta (1991); Galleria d'Arte Moderna, Palazzo Sarcinelli, Conegliano (1991); Salone di Settembre, Zitelle, Venezia (1992); Galleria Arte Segno, Udine (1993); Ciulla - Caselli - Bergomi, Galleria Forni, Bologna (1994); Galleria L'Acquario, Caltanissetta (1995); Galleria La Subbia, Pietrasanta (1995; 2001); Galleria Antonia Jannone, Milano (1996); Collezione d'Arte Contempora-nea Ca' La Gironda, Ponte Rocca di Zola Predosa, Bologna (1997); Chiesa di Marignana, Camaiore (1997); Museo Omero, Ancona (1998); Salone Arte della Scultura, Arte Fiera, Bologna (1999); Galleria Detwee Paliwen, Lahaya, Olanda (1999); Galleria Prom, Monaco di Baviera (1999); Castello della Contessa Adelaide, Susa, Torino (2001); Prom Gallery, Algarve, Portogallo (2003); Disegni, Della Pina Arte Contemporanea, Massa (2004); dal 1987 espone regolarmente con la Galleria Forni di Bologna a cui è affiliato. Tra le sue principali mostre collettive vi sono: VII Rassegna di Arte Contemporanea, Caltanissetta (1970); Arte '78, Acquarios, Castello Ursino, Catania (1978); Palermo - Territorio Città, Accademia di Belle Arti, Palermo (1980); Associazione Marcel Duchamp, Magazzino Immagini e Parole, Caltanissetta (1985); Momenti d'Arte Contemporanea Siciliana, Niscemi (1986); Arte Segreta, Galleria Forni, Bologna (1987); Yorkshire Sculpture Park, Londra (1988); Aspetti della Scultura Contemporanea 1900-1989, Galleria Forni, Bologna (1989); Galleria Forni, Arte Fiera, Bologna (1989; 1990; 1993; 1994), XXXI Biennale Nazionale d'Arte Moderna, Milano (1989); Scolpire tra Carrara e Pietrasanta, Comune di Carrara (1989); Idiomi della Scultura Contemporanea, Sommacampagna (1989); Biennale Nazionale d'Arte, Città di Milano (1989); Forme nel Ver-de, San Quirico d'Orcia (1990); Museo di Bernay, Normandia (1990); Marmo Eventi, scultori ospiti del gruppo Red Graniti, Massa (1992); Museum der Skulpterenmodelle, Partnerstadte Pietrasanta Grenzach Wyhlen (1992); La Veste del Vuoto, Pietrasanta (1993); Linea Art, Gent, Belgio (1993); Scultura Italiana del Novecento, Galleria La Vite, Roma e Catania (1994); Travel Gallery, Bruxelles (1994); Per un Amico - 27 Scultori Ricordano Pier Carlo Santini, Fondazione Ragghianti, Lucca (1994); Biennale d'Arte "Aldo Roncaglia", Rocca Estense, S. Felice sul Panaro, Modena (1994; 2001); Mediterranea - Aspetti d'Arte in Sicilia, Sciacca (1994); Progetto Scultura, Galleria del Leone, Venezia (1995); Il Po del '900, Castello Estense, Mesola (1995); Il Triennale del Realismo, Berlino (1995); Le Sembianze del Mito, S. Giovanni in Persiceto (1996); Luce d'Inverno, Centro Culturale Ca' La Gironda, Zola Predosa (1996); Continuità dell'Immagine - Aspetti della Pittura e della Scultura, Mole Vanvitelli, Ancona (1997); L'Arte nella Città - Il Sedile di Pietra, Triennale, Milano (1997); Omaggio a Nivola, Nuora (1998); Contemporary Art Centre, Schalkwuk, Utrecht (1998); Il Corpo Sognato, S. Giovanni in Persiceto (1998); Accade in Toscana 3, Palazzo Ducale, Massa (1999); Pietrasanta a Praga, Galleria Novy Svet, Praga (1999); Incontro Cata-nese, Museo Emilio Greco, Catania (2000); Triennale di Scultura, Bad Ragartz, Svizzera (2000); Le Avventure della Forma - Arte e Scienza, S. Giovanni in Persiceto (2000); Arte nella Città - Sculture in un Percorso Urbano, La Spezia (2000); Dalla Versilia 2000 a Lugano, Sculture in Via Nassa, Lugano (2000); Hilton Head Island, SC, Stati Uniti (2001); Galleria Forni, Stat's Art 2001, Fiera di Strasburgo (2001); Galleria Forni, Salon de Mars 2001, Fiera di Ginevra (2001); Galerie De Twee Pauwen, Boulevard des Sculptures 2002, Kijkduin, Olanda (2002); Pietrasanta Sculture & Scultori, Pietrasanta (2002); Per amoreÉ Quindici anni di scelte a Palazzo Sarcinelli, Palazzo Sarcinelli, Conegliano (2002); Mito Contemporaneo, Basilica Palladiana, Vicenza (2003); Sedici scultori a Malcesine, Castello Scaligero, Malcesine (2003); Artisti per l'Epicentro, Museo Epicentro, Gala di Barcellona, Messina (2003); Museo Omero, Ancona (2003); SuiGeneri, Natureinposa, Centro di Promozione Culturale "Le Muse", Andria (2004); Il monumento Contemporaneo, dal bozzetto all'opera, il seme della scultura, Rapolano Terme (2004); Tryptyque, Abbaye du Ronceray, Ville d'Angers, Francia (2004); Lo sguardo italiano, ventidue artisti per Bufalino, Teatro Naselli, Comiso (2004); Arte Fiera Bologna, Galleria Forni (2005); Vetro & Scultura, venti artisti interpretano Venini, Chiesa di Sant'Agostino, Pietrasanta (2005); Lo spirito della pietra Accademia Nazionale di San Luca, Roma (2005).