Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Mormorelli

Luigi Mormorelli


Opere di scultura e disegno

inaugurazione:  26 novembre 2005 - h 17.00

esposizione: dal 26 novembre al 11 dicembre 2005

luogo: Sale e Chiostro di S. Agostino - Pietrasanta 

orario: 16.00-19.00; lunedi chiuso

ingresso libero


Comunicato stampa

 (versione in pdf)

 

Contatto stampa: Francesca Navari
Ufficio Stampa
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795226; fax 0584/795269
e-mail: gabinetto.sindaco@comune.pietrasanta.lu.it
www.museodeibozzetti.it

 

Mostra: mormorelli
Artista: Luigi Mormorelli
Date esposizione: 26 novembre - 11 dicembre 2005
Inaugurazione: sabato 26 novembre 2005, ore 17,00
Luogo: Sale dei Putti e del Capitolo, Chiostro di Sant'Agostino, Pietrasanta
Orario apertura: 16,00 - 19,00


L'Assessorato alla Cultura e il Comune di Pietrasanta, sabato 26 novembre 2005 alle ore 17,00 inaugurano la retrospettiva di scultura e grafica mormorelli del Maestro Luigi Mormorelli. L'esposizione si tiene nelle Sale dei Putti e del Capitolo del Chiostro di Sant'Agostino di Pietrasanta dall'26 novembre all'11 dicembre 2005; a complemento dell'esposizione vi è un elegante catalogo, con testi introduttivi di Giorgio Segato e Costantino Paolicchi.

 

L'Assessorato alla Cultura così presenta l'evento: "Sono trascorsi quasi dieci anni dall'ultimo omaggio a Luigi Mormorelli dedicatogli dal Comune di Pietrasanta. E di nuovo è il Chiostro di Sant'Agostino a far da cornice alle sue opere che possiamo definire "storiche", sia dal punto di vista artistico che da quello simbolico: racchiudono infatti in entrambe le situazioni una fetta fondamentale di un'epoca vissuta proprio qui in Versilia, accanto ai maggiori scultori dell'arte contemporanea e ai dedicati artigiani, che da sempre li hanno seguiti e ammansiti. Leggendo le sculture di Mormorelli si rivive il sapore di quel periodo di entusiasmo e anche semplicità, dove costante e indefessa era la ricerca artistica e la condivisione dei suoi risultati tra i suoi fautori. Ma non servono le opere per ricordare la figura di Luigi Mormorelli, la cui personalità rimane sempre viva in coloro che gli sono stati vicini e hanno condiviso con lui questa grande passione per l'arte e la scultura in particolare, tanto grande e imperiosa da dover cambiare direzioni di vita, ad un certo punto, ed abbracciare con coraggio una via più impervia ed incerta, quella dell'artista. Le sue sculture però fortunatamente rimangono ad imperitura memoria di questa scelta, riproponendo attraverso le loro linee nette e piani inclinati il verso loro imposto dall'artista stesso, quel dinamismo intriseco che le rende uniche ed irripetibili. Luigi Mormorelli non andrebbe ricordato solo in occasione di una retrospettiva a lui dedicata, ma andando anche ad approfondire gli scritti e le poesie da lui tracciati, le ricerche che egli ha intrapreso in campo artistico: è questa l'eredità che l'artista ci ha lasciato, un compito da svolgere affinchè i suoi raggiungimenti non vadano a finire, come spesso capita, nell'inanità delle cose. "

Presentazione

Sono trascorsi quasi dieci anni dall'ultimo omaggio a Luigi Mormorelli dedicatogli dal Comune di Pietrasanta. E di nuovo è il Chiostro di Sant'Agostino a far da cornice alle sue opere che possiamo definire "storiche", sia dal punto di vista artistico che da quello simbolico: racchiudono infatti in entrambe le situazioni una fetta fondamentale di un'epoca vissuta proprio qui in Versilia, accanto ai maggiori scultori dell'arte contemporanea e ai dedicati artigiani, che da sempre li hanno seguiti e ammansiti. Leggendo le sculture di Mormorelli si rivive il sapore di quel periodo di entusiasmo e anche semplicità, dove costante e indefessa era la ricerca artistica e la condivisione dei suoi risultati tra i suoi fautori.

 

Ma non servono le opere per ricordare la figura di Luigi Mormorelli, la cui personalità rimane sempre viva in coloro che gli sono stati vicini e hanno condiviso con lui questa grande passione per l'arte e la scultura in particolare, tanto grande e imperiosa da dover cambiare direzioni di vita, ad un certo punto, ed abbracciare con coraggio una via più impervia ed incerta, quella dell'artista. Le sue sculture però fortunatamente rimangono ad imperitura memoria di questa scelta, riproponendo attraverso le loro linee nette e piani inclinati il verso loro imposto dall'artista stesso, quel dinamismo intriseco che le rende uniche ed irripetibili.

 

Luigi Mormorelli non andrebbe ricordato solo in occasione di una retrospettiva a lui dedicata, ma andando anche ad approfondire gli scritti e le poesie da lui tracciati, le ricerche che egli ha intrapreso in campo artistico: è questa l'eredità che l'artista ci ha lasciato, un compito da svolgere affinchè i suoi raggiungimenti non vadano a finire, come spesso capita, nell'inanità delle cose.
Pietrasanta, novembre 2005

L'Assessorato alla Cultura

 

Critica

L'urgenza della forma
Ricordo Gigi Barberi Mormorelli come uno degli scultori più autentici tra i tanti che ho conosciuto. Alla scultura era giunto per gradi, non dal mestiere, non dalla scuola, ma direttamente dalla vita, per istintivo, irrevocabile richiamo, per scelta personale fondata sulle ragioni di un fare che esigeva il marmo, per convinzione estrema della mente e del corpo. Si era applicato allo studio e alla brevettazione di macchine utensili, poi aveva studiato pittura, aveva viaggiato molto, visto musei, gallerie, studi di artista, riflettendo sul mondo e sul sistema dell'arte. Poi incontrò Sem Gherardini a Pietrasanta e si capì scultore. Comprese, e ne parlammo più volte, a lungo, che la scultura era la manifestazione artistica più compiuta, e la più rappresentativa, dell' uomo in questo secolo e che essa poteva riassumere in sé la pittura e architettura, individuo e collettività mondo psichico e ambiente, anima e memoria personale e anima e memoria sociale. Nei templi greci l'architettura era la sintesi massima, la più alta espressione del rapporta tra razionalità costruttiva e mistero del divino; nel Mediterraneo la visione pittorica assorbiva tutto nella visione contemplativa interiorizzata, nell'oro dell'illuminazione conoscitiva; nel Rinascimento pittura, scultura e architettura si armonizzavano;.oggi -diceva- la scultura è il segno estetico più forte.
Per questo gli architetti non la sopportano o tendono a concepire le loro strutture come articolazioni scultoree nello spazio...per capire il mondo bisogna sentire la scultura.." Naturalmente intendeva che bisogna saper sentire l' urgenza dei rapporti nello spazio, quello mentale e psichico e quello sociale, vivibile, delle interrazioni dei corpi, dei volumi e dei movimenti, l'urgenza della forma come armonia delle e tra le cose del mondo e della vita, l'urgenza di punti di riferimento, di luoghi di comprensione dello spazio e della materia, di soddisfazione della progettualità e della sensorialità. La passione plastica di Mormorelli nasceva tutta dal bisogno di risolvere in modo efficace e produttivo questa bipolarità tra impulso energetico e volontà di sistemazione, di costruzione e di orientamento delle risorse verso sintesi avanzate che nella materia grigia, algida e pesante del marmo infondessero tanto la tenerezza di una calda sensualità germinale quanto il vigore architettonico ,compositivo di forme e di spazi, tanto la leggerezza e l'eleganza dei movimenti naturali di crescita, quanto il rigore di un disegno che prefigura la scansione e la modulazione degli spazi. Carezzava e tastava le materie come se dovesse sentire i muscoli, le energie interne, le intime potenzialità capaci di armonizzarsi con le intenzioni profonde del costruttore, dello scultore che coniuga spazio e materia, pieni e vuoti, senso e intelletto, interno ed esterno. Il suo itinerario artistico denuncia la stessa serietà di impegno: mostre scelte, personalmente curate, seguite, animate con dibattiti, conversazioni, conferenze (Palazzo dei Diamanti a Ferrara, Rotonda della Besana a Milano, percorsi pubblici a Montecatini, Ascona, Campione d' Italia, esposizioni internazionali specializzate in scultura a Padova, Parigi, Lugano, San Quirico d' Orcia); apparati critici altamente selezionati (Argan, Munari, Solmi, scrittori e poeti come Repaci, Camon, Ramat, Ludovico Zorzi); collezionismo pubblico e privato scelto in funzione della destinazione dell'opera piuttosto che del guadagno; dirittura morale e severo controllo dei comportamenti e dei rapporti; esigente relazionarsi sia nell'amicizia sia che nella professione, con naturale predilezione per la chiarezza, la puntualità la precisione come punti di riferimento sostanziali, garanti di efficace collaborazione e sinergia. Era capace di isolarsi per mezzi e mesi a studiare, a plasmare, a scolpire, o anche solo a disegnare, a lasciare che i pensieri diventassero tracce, percorsi sulla carta, allusioni volumetriche di sogni, di progetti esplorati nella dimensione del sogno inteso non come irrazionale insorgenza, incubo o surreale visionarietà, ma prodotto di un desiderio, vagheggiamento del cuore e della mente verso armonie sempre più alte e raffinate.
Impressionavano le grandi mani e l'energia di cui le caricava per trasmettere la forza interna, le urgenze intime alla materia facendone forma, cioè sostanziando l'idea e il sogno di modulazioni, di colori, di temperatura, di levigatezza, di ritmi di rapporti spazio-temporali. Fare scultura per Mormorelli è sempre stato soprattutto esprimere una tensione ideale verso la strutturazione di spazi nella forma e di forme nello spazio, metafora della creazione ma, insieme anche al metafora dei dialoghi possibili, delle armonie, delle sintonie realizzabili tra la figura, l'intelligenza,lo spazio, l'azione dell' uomo e il mondo, la realtà, la natura: la scultura diventa, "bronzetto", "bozzetto", convolvolo, forma che la mano esplora, soppesa, conosce oppure diventa piazza, città, ambiente,che l'intelligenza insegue, indovina, inventa, o cresce come stele di congiunzione tra terra e cielo, tra materia e spirito, tra nutrimento alle radici ed elevazione che vince ogni gravità. Ricordare il lavoro di Luigi Barberi Mormorelli significa così, percorrere la linea della scultura internazionale che da Brancusi, Arp, Viani, Signori, Giliori, Cascella, ha segnalato l'esigenza di una restituzione di armonia tra organico e inorganico, tra azione e immaginazione, tra condizione esistenziale e aspirazione agli equilibri più alti all'intelligenza poetica del mondo e dei suoi cambiamenti/movimenti.
I mutamenti organici, le scansioni volumetriche, il rapporto con le materie sempre più sono diventati "costruttivi", implicando un controllo via vai maggiore dell' impulso, della sensività scoperta e aspirando ad organizzazioni capaci di più vaste risonanze plastiche, formali, musicali anche, come possibilità/necessità di espansione dall' individuale al sociale, dal privato al pubblico, dall'emozione personale, non più immediatamente plasmata come gesto che seduce la materia all' idea che congiunga l'istinto al progetto, la risonanza psichica e la proiezione ambientale diventando comunicazione effettiva. Tutto il suo lavoro a partire dagli anni Ottanta rappresenta un serio concentrarsi, senza narcisismi, velleità pubblicitarie o mercantilistiche, sul tema della scultura /ambiente,della scultura come luogo di partecipazione delle misure, delle relazioni,dei sentimenti,delle potenzialità strutturanti per un riscatto e una riconquista di armonie formali,architettoniche, esistenziali perdute. Per questa sua strenua dedizione esclusiva alla scultura è quanto mai opportuno il ricordo postumo che Pietrasanta dedica a Luigi Barberi Mormorelli, accogliendo il suo nome e la sua opera tra i più significativi fra i molti che hanno onorato questa straordinaria terra di scultori veri intendendo con il lavoro del marmo e col modellato della creta rispondere, con generosità e spesso con paziente ma sofferta fatica, all'urgenza intima e collettiva di "forma" come reinvenzione e restituzione di sensitività, di armonia, e di volontà di intervento nel farsi del mondo, nel mutarsi-non di rado drammatico, caotico,opprimente- dei rapporti della "misura", nell' ambiente e nella vita.
Giorgio Segato

 

Biografia

Luigi Barbieri Mormorelli nasce a Pisa nel 1921. In seguito alle attività del nonno Luigi, nobile parmense e garibaldino, e del padre Fernando, sindacalista e membro della Camera del Lavoro e dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, nel 1926 la famiglia viene trasferita a Lecce, e poi di nuovo nel 1928 a Udine e Trieste, dove Mormorelli finisce le elementari e comincia il ginnasio. Nel 1934 sono a Perugia e quattro anni più tardi a Parma, dove il padre muore. Il giovane Luigi interrompe il Liceo per impiegarsi come tornitore e poi apprendista meccanico, senza però abbandonare gli studi, che riprende in periodi successivi fino a conseguire nel Dopoguerra la laurea in ingegneria. Finita la guerra ed il servizio militare al fronte come carrista, Mormorelli nel 1945 si sposa e diventa titolare di una piccola impresa metal-meccanica: progetta e costruisce macchine e impianti per pastifici, e dopo una piccola esperienza in Belgio come minatore, anche macchinari ed impianti per miniere. La sua attività ottiene notevole successo nel settore dell'industria, tanto che vende i suoi brevetti in Italia e all'estero. Riceve una medaglia d'oro per meriti civili. Ma nel 1959 chiude la sua azienda e si ritira a Colle di Buggiano, presso Montecatini. Qui riprende i suoi interessi culturali, frequentando inoltre l'Accademia Chigiana di Siena, dove segue le lezioni di Segovia e Cortot. Negli anni Cinquanta frequenta anche l'ambiente artistico-culturale della Versilia, incontrando a Villa Hildebrand Carlo Carrà e Curzio Malaparte. Nel 1961, mentre si precisano i suoi interessi artistici con l'inizio della sua attività pittorica, apre uno studio sul Lungarni a Firenze, dove incontra Soffici, Luzi, Bigongiari, e a Bologna, Giorgio Morandi. Assume il nome della madre, Mormorelli, per differenziare questa sua nuova vita dalle esperienze precedenti e per sottolineare la raggiunta autonomia culturale. Nel 1966 si tiene la sua prima mostra personale di dipinti alla Galleria "La Pantera" di Montecatini Terme. Dopo l'alluvione di Firenze, si trasferisce a Parigi, dove incontra Moravia, Gualtieri di San Lazzaro, Piero Giani, Orfeo Tamburi e Dino Buzzati. Due anni più tardi si apre una sua seconda personale alla Casa d'Arte di Lucca e comincia ad attirare così l'attenzione della critica e della stampa. Nel 1969 continua ad esporre le sue opere in diverse gallerie: Galleria Cairola di Milano; Galleria "L'Incontro" di Vicenza; Galleria Tardy di Enschede in Olanda. L'artista usa la terracotta, il tufo, il bronzo, il gesso, per analizzare i problemi della forma in movimento e della sua genesi come liberazione dalla materia. Dopo la scomparsa della madre, inizia un lungo viaggio in America Latina per approfondire lo studio delle civiltà precolombiane: visita così il Brasile, l'Uruguay, l'Argentina, il Cile, il Perù, l'Equador, la Bolivia, l'Isola di Pasqua, la Colombia, il Venezuela e Panama. Nel 1970 è di nuovo in Italia con l'intenzione di trasferirsi definitivamente a San Paolo del Brasile, ma decide di rimanere in Italia, perché incontra Emanuela Bini e dopo pochi mesi la sposa, essendosi il precedente matrimonio da tempo concluso. Tiene una nuova personale alla Galleria Münsterberg 8 di Basilea; dall'ottobre del 1970 al settembre dell'anno successivo si isola nello studio di Colle di Buggiano per sperimentare sempre più a fondo il proprio mondo espressivo e gli strumenti per dar vita alle proprie immagini. Presenta un'unica personale, quella alla Galleria "della Custodia" di Pistoia nel 1971, dove trova gli amici della Fonderia Michelucci - Iorio Vivarelli, Emilio Greco, Marino Marini, Agenore Fabbri - a fianco dei quali aveva lavorato negli anni Cinquanta. Il 1972 è un anno di grande importanza per lo sviluppo della scultura di Mormorelli con opere quali Figura-stele in onice rose del Portogallo, Grande porta n.2 in marmo, Tre Figure nere in granito. Durante l'estate l'artista espone le sue sculture nella mostra presso il Palazzo dei Diamanti di Ferrara dedicata alla raccolta di scultura della Società Henraux di Querceta: fra gli artisti figurano anche Hans Arp, Carmelo Cappello, Pietro Cascella, Alicia Penalba e i fratelli Pomodoro. Durante lo stesso periodo viene invitato alla Biennale di Scultura "Città di Carrara" e in settembre presenta una personale nel Giardino dell'antico Conservatorio di San Michele a Pescia. Frequenta inoltre gli studi della Società Henraux, in cui conosce Giuseppe Marchiori, Gillo Dorfles, Andrea e Pietro Cascella, Henry Moore, e altri ancora che frequentano le cave di marmo della Versilia come luogo privilegiato di ricerca e lavoro. Una sua scultura viene acquistata dalla Rizzoli di Milano. Nel 1973 partecipa a diverse esposizioni, tra le quali alla Prima Rassegna d'Arte Contemporanea di Villa Marlia (Lucca), alla mostra di scultura presso l'Hotel Royal di Viareggio, tiene una personale nella sede del 44¡ Premio Viareggio, partecipa alla rassegna internazionale Città Spazio Scultura, a cui sono invitati importanti artisti. L'artista viene inoltre incaricato dalla Società Henraux di allestire il padiglione all'Expo di Bari, dove espone alcuni suoi lavori. L'occasione di maggior rilievo si offre all'artista quando viene invitato ad esporre le sue opere nel cortile d'onore del Palazzo dei Diamanti a Ferrara, dove ottiene grande successo di critica e di pubblico. L'anno successivo è invitato al XXX Salon de Mai presso il Museo Nazionale d'Arte Moderna di Parigi; successivamente partecipa alla mostra Omaggio all'Ariosto organizzata dal Comune di Ferrara, di cui realizza la medaglia commemorativa della manifestazione. Insieme a Giorgio Segato è poi invitato a Kinshasa nello Zaire, dove presenta i suoi lavori e tiene una serie di conferenze presso l'università locale. Il 1975 è l'anno di alcune personali di rilievo: alla Galleria "Il Salotto" di Como e alla Galleria Giraldi di Firenze; partecipa inoltre di nuovo al parigino Salon de Mai. In giugno è ad Arte Fiera '75 di Bologna, presentato dalla Galleria Volsci di Roma ed apre un'altra personale presso la Galleria Diarcon di Milano. Durante l'estate è fra gli artisti presenti della rassegna di Pietrasanta Scultori e artigiani in un centro storico, mentre in autunno partecipa con la Grande porta alla mostra Grands et Jeunes al Grand Palais e al 27¡ Salon de la Jeune Sculpture a l'Espace Cardin a Parigi; prende parte inoltre alla X Edizione della Biennale del Bronzetto a Padova e apre una personale alla Galleria "9 Colonne" di Trento. Iniziano, tra le altre cose, i progetti per un parco giochi monumentale, che verranno poi presentati l'anno successivo alla Triennale di Milano, riscuotendo l'interesse e l'elogio di Giulio Carlo Argan. Nel 1976, oltre a partecipare ancora alle diverse rassegne parigine (Salon de Mai, Salon de la Jeune Sculpture, Salon des Grands et Jeunes, mostra Contradiction all'American Center e rassegna Réalitées Nouvelles), Mormorelli tiene un'importante personale presso la Galleria "Ada Zunino" di Milano, dove si ripresenterà qualche mese più tardi in una collettiva a tre; viene invitato anche a partecipare alla IV Triennale della Medaglia a Udine. A fine anno, grazie alla Galleria Zunino, viene pubblicata un'importante monografia, Dieci anni di scultura, a cura di Umbro Apollonio, con prefazione di Giulio Carlo Argan: il volume, che fa il punto sulle esperienze dell'artista, si pone come il primo valido strumento per ripercorrere il suo itinerario artistico. Un anno dopo Mormorelli è ancora presente sia alle mostre parigine, sia alla rassegna di Pietrasanta; in giugno viene invitato a Forme nel verde, allestita a San Quirico d'Orcia, a cura di Umbro Apollonio. Due mesi più tardi il Comune di Montecatini lo invita ad organizzare una mostra personale nel centro della città, intitolata Uomosculturacittà, che consiste nella progettazione di uno spazio articolato e continuo e nella sistemazione di sculture in pietra dal 1967 al 1977 in dieci punti urbani. Nel settembre del 1978 il Comune di Milano promuove una significativa esposizione di Mormorelli alla Rotonda di Via Besana: intitolata Libertà negata, si tratta di diciannove sculture non "allestite" nell'ambiente, ma raggruppate in un punto dell'anello circolare interno della Rotonda, avvicinando le basi ed unificandole con un'unica colata di cemento. Una seconda e più piccola personale si apre a Santa Croce di Mogliano, presso Campobasso, fuori concorso rispetto alla II Mostra Nazionale d'Arte contemporanea, alla cui giuria l'artista è invitato a partecipare. Nel 1979, la Società Henraux, che partecipa alla rassegna Marmo macchine a Sant'Ambrogio in Valpolicella, invita l'artista a prendervi parte con due gruppi di sculture. A fine novembre si apre la sua personale presso il Centro Culturale "Olivetti" di Ivrea, dove tiene inoltre un seminario in tre lezioni sul "Lavoro dello scultore". Partecipa anche alla collettiva Omaggio al marmo, promossa dalla Fondazione Viani di Viareggio. L'anno seguente, Carlo Speziali, consigliere di Stato per il Canton Ticino, e Girolamo Buzio, introducono la sua importante antologica che si apre in settembre sul Monte Verità ad Ascona: sono cento le opere esposte, a testimonianza dell'attività più che ventennale e della ricchezza della ricerca sperimentale dell'artista, articolata attraverso le sculture in diversi materiali ed i disegni preparatori. Questa mostra avrebbe dovuto seguire una precedente a Locarno, che però non si realizza. Nel 1981 l'artista preferisce interrompere per qualche tempo la sua attività espositiva per lavorare a pieno ritmo nel suo studio di Pietrasanta e nei laboratori di marmo. Riprende così la pratica della terracotta, ora patinata e parallelamente anche il bronzo, mentre approfondisce la ricerca sulle potenzialità espressive del legno. A distanza di due anni dall'ultima grande mostra, nel 1982 si apre una sua nuova antologica presso la Galleria Civica di Campione d'Italia, proponendo opere dal 1969 al 1981, suddivise secondo i materiali: marmo, terracotta, cemento, gesso, bronzo e legno. L'esposizione comprende più di sessanta sculture dislocate anche in città, come il gruppo di quattro pezzi bianchi sul lungolago, quello con tre sculture nere nel centro ed un lavoro sulla scalinata della Chiesa di San Zenone. Nel 1984 si apre nelle sale del Palazzo Mediceo di Seravezza una sua nuova rassegna antologica, Uomotemposcultura, curata da Franco Solmi, con la collaborazione di un comitato scientifico composto da Emanuela Bini, Marilena Pasquali e Costantino Paolicchi. Sempre lo stesso anno prende parte all'Arts Expo International di Ginevra e nel 1985 presenta un'altra personale presso i Chiostri di San Domenico a San Miniato, in cui presenta, tra le altre, le opere più recenti. Luigi Mormorelli si spegne a Strettoia presso Pietrasanta, dove viveva e lavorava, nel 1994. Due anni più tardi viene inaugurata una vasta rassegna antologica delle sue opere nel Chiostro di Sant'Agostino di Pietrasanta.