Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Sculture

Kazumasa Mizokami


Opere di pittura e installazione

inaugurazione: 12 agosto 2004 - h 19.00

esposizione: dal 12 agosto al 19 settembre 2004

luogo: Sala delle Grasce - Chiostro di S. Agostino - Pietrasanta

orario: 17.00-20.00/21.00-24.00; lunedi chiuso

ingresso libero


Comunicato stampa

 (versione in pdf)

 

Contatto stampa: Istituti Culturali
Ufficio Stampa
Assessorato alla Cultura
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795500; fax 0584/79558
e-mail: info@museodeibozzetti.it
www.museodeibozzetti.it


Mostra: KAZUMASA
Artisti: Kazumasa Mizokami
Date esposizione: 12 agosto - 19 settembre 2004
Inaugurazione: giovedì 12 agosto 2004, ore 19,00
Luogo: Sala delle Grasce, Centro Culturale "Luigi Russo", Via S. Agostino 1 Pietrasanta
Orario apertura: 17,00-20,00 / 21,00-24,00


L'Assessore alla Cultura Massimiliano Simoni e il Comune di Pietrasanta, in collaborazione con la galleria Dalla Pina Arte Contemporanea, sono lieti di presentare la mostra Kazumasa, mostra personale di Kazumasa Mizokami. L'artista italo-giapponese ha realizzato una installazione di dodici opere per l'esposizione presso la Sala delle Grasce del Centro Culturale "Luigi Russo" che si inaugurerà GIOVEDI' 12 AGOSTO alle ORE 19. In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo con i testi critici di Maurizio Sciaccaluga e un'intervista all'artista di Norma Mangione.

Kazusama Mizokami nasce ad Arita, Giappone, nel 1958. Inizia a lavorare la ceramica da piccolissimo nel laboratorio di ceramica della sua famiglia. Studia arte giapponese tradizionale e nel 1982 si trasferisce in Messico dove lavora per il governo messicano, successivamente insegna scultura. Nel 1988 si trasferisce in Italia dove decide di riprendere a studiare. Nel 1992 si diploma all'Accademia di Belle Arti di Milano. Attualmente lavora e vive a Milano. Nel 1995 la prima mostra personale a Milano presso la Galleria Franco Tosselli di Milano, successivamente espone le sue opere a Venezia, a Trieste, Legnano e a Reykjaik in Islanda. Nel 2000 realizza un scultura monumentale per il Comune di Osaka in Giappone. Dal 1993 ha partecipato anche a numerose mostre collettive a Perugia, Torino, Milano, Bologna.

L'Assessore alla Cultura Massimiliano Simoni, che nella sua politica culturale promuove con forza la diffusione dell'arte di giovani artisti nell'ambito contemporaneo, con queste parole descrive l'incontro con l'opera di Kazumasa Mizokami: "I muri germogliano, non è l'umidità, è un sole che spacca le pietre": così si pronuncia Kazumasa Mizokami ed in una frase riassume già da sé la mostra e la sua filosofia artistica.
Di origine giapponese, ma di formazione quanto mai cosmopolita, Mizokami ha creato un'installazione ad hoc per la Sala delle Grasce, che sembra il luogo ideale per le sue opere, discrete ma potenti nella loro immediatezza e semplicità.
Colori timbrici, forti, su ‘morbida' terracotta che invita al tatto ma estremamente fragile: un binomio vincente per l'artista che si esprime con un linguaggio finemente poetico, fatto di una moltitudine di colori ‘intessuti' -- come i suoi mirabili fiori marini o le sue ‘uova' di fitte composizioni floreali -- e di momenti di isolamento, riflessione, dove uomini blu si liberano dei loro fardelli mentali in volatili e quasi inconsistenti sfere di ‘zucchero a velo' (in realtà fibra di ceramica), mentre figure femminili esaltano la leggerezza del pensiero con movimenti aerei delle braccia.
Un mondo senz'altro che è un inno alla gioia, alla ricerca di una pace interiore nell'esaltazione di momenti di vivacità di una vita fin troppo messa in disparte, una meravigliosa armonia di positività, che senz'altro farà ‘germogliare' questa nostra estate artistica a Pietrasanta, grazie anche alla preziosa collaborazione dalla Galleria Della Pina, che ci ha portato in loco un grande artista quale Kazumasa Mizokami".


Le opere di Kazumasa Mizokami sono frutto dell'incontro di due civiltà: la civiltà orientale che dialoga e si reinventa nell'ottica della cultura occidentale. Il frutto di questo magico incontro sono le sculture di Kazumasa, vivissimi monocromi animati da fiori che germogliano rigogliosi arricchiti da cerchi, palloncini, semi, elementi in bilico tra l'astrazione e la figurazione che ci trascinano in un mondo etereo e vivace. "A fondare la grande installazione progettata da Kazumasa per Pietrasanta c'è in filosofia affine a quella che regola e motiva i giardini Zen delle grandi città giapponesi: donare un momento di pace all'interno di una vita di guerra, un momentaneo sollievo dalle angosce dell'universo, la sospensione, almeno per qualche istante, di quelle tensioni che dominano i rapporti sociali" così Maurizio Sciaccaluga definisce la mostra che sta per inaugurarsi a Pietrasanta, ed aggiunge: "in pratica si tratta di un rifugio dove ritrovare se stessi e la serenità per andare avanti, un riparo dentro il quale il tempo s'è fermato e ogni cosa concorre a trovare un miracoloso equilibrio. Il giardino dell'artista italo-giapponese ha un che di occidentale, di mediorientale, di cristiano. Entrare nella sua coloratissima area protetta, muovendo dalla confusione estiva di una cittadina balneare versiliana, equivale a trarre un respiro profondo, una boccata di tranquillità". Le opere di Kazumasa Mizokami si contraddistinguono per la vivacità dei colori in relazione alla semplicità dei volumi plastici, la conquista del colore è raccontata dall'autore come una scoperta fatta in Italia dove "ci sono colori bellissimi, la storia dell'arte, la pittura, la scultura, l'architettura, l'atmosfera della vostra terra . Soprattutto il sud è fantastico: il mare, la montagna, le colline. E' l'aria che esprime il colore. Il Messico ha dei bei colori, ma è più primitivo. Qui è più raffinato, musicale".

 

 

Presentazione

Critica

Over the rainbow

A fondare la grande installazione progettata da Kazumasa per Pietrasanta, c'è una filosofia affine a quella che regola e motiva i giardini di zen delle grandi città giapponesi: donare un momento di pace all'interno di una vita di guerra, un momentaneo sollievo dalle angosce dell'universo, la sospensione,almeno per qualche istante, di quelle tensioni che dominano i rapporti sociali. In pratica, si tratta di un rifugio dove ritrovare se stessi e la serenità per andare avanti, un riparo dentro il quale il tempo si è fermato e ogni cosa concorre a creare un miracoloso equilibrio. Solo che, a differenza delle architetture zen, dove i segni sono ridotti al minimo e la natura è colta nei suoi aspetti più moderati e meno aggressivi, il giardino dell'artista italo-giapponese ha un che di occidentale, di mediorientale,di cristiano. Ha un'anima rigogliosa e viva che, più che basarsi sul sogno di pace e perfezione buddista, sull'alienazione finale del corpo dal mondo, si appoggia alle idee del monoteismo mediterraneo, alla speranza di un Eden tutto rose e fiori con cascate di latte e alberi rigogliosi , con acqua, animali e vergini in abbondanza. Kazumazsa in realtà ha sposato l' immaginazione eurabica alla pianificazione dell' estremo Oriente, e alla fine si è trovato nelle mani un Giardino delle delizie che appare come il sunto dei vari sogni e delle diverse aspettative sparse per il pianeta. Entrare nella sua coloratissima area protetta, muovendo dalla confusione estiva di una cittadina balneare versiliana, equivale a trarre un respiro profondo, una boccata di tranquillità: nonostante le pietre dei fondi dell'antica basilica incombano sul piccolo panorama, malgrado limiti fisici lo schiaccino e lo minaccino, il minuscolo Eden nascosto alla vista nel ventre antico di Pietrasanta- fiorisce rigoglioso e imperioso, mentre illude gli spettatori di accogliere solo pochi eletti. Il fondo è un perenne e multicolore arcobaleno,terre e cose sono ricoperte da fiori che si presumono odorosissimi, le donne danzano e giocano con corone di petali,gli animali convivono in meravigliosa armonia. Accanto allo spettatore, qualche individuo più fortunato, vestito di blu, osserva la scena completamente immerso in essa, assolutamente rapito dalla situazione. Lo stile plastico è volutamente semplice, lineare, ridotto ai minimi termini secondo una tradizione e una cultura che potrebbero anche dirsi orientali: pezzi monocromi, superfici tondeggianti, volumi primari e per niente forzati. I corpi sono cilindri rossi o blu in apparenza appena sbozzati e levigati(in realtà studiatissimi ed estremamente calibrati), i raggi dell'arcobaleno sono bastoni, i fiori e gli animali sono sbozzati e fascinosi come nelle fantasie per bambini. Non potrebbe essere altrimenti, vista la ricchezza dei riferimenti e dei rimandi: la semplicità delle forme serve a non appesantire, a non oscurare un'immaginazione che invece è destinata a volare molto alta. Nel regno di Kazumasa, come in quello di Pedro Calderon de la Barca, tutto è sogno e fantasia: quell'arcobaleno di fondo è l'arrivo della strada che ha condotto qualcuno al Paese di Oz, quei colori variopinti ed esasperanti che contrastano col grigio e il bruno della realtà sono i toni e i timbri di cui il Paese delle Meraviglie, una natura così incontaminata e pacifica non può che essere quella sognata da un Francesco otto secoli fa. L'arte, in pratica diventa un alter ego credibile affascinante della Terra promessa. Il lavoro di Kazumasa occupa una posizione assolutamente particolare all' interno della ricerca contemporanea. Procede per toni timbrici mentre la gran parte delle sperimentazioni accettano tutte le sfumature del mondo mediale, approfondisce il,concetto di stereotipo e di simbolo quando quasi tutti gli altri affrontano la diversità e la molteplicità, si rifà a un immaginazione aulica e bucolica mentre diversi artisti preferiscono le crudezze e le brutalità della vita reale. Se la massa va in una direzione, l'artista va esattamente in quella opposta. Per lui fare arte non significa precedere la tendenze verso cui si indirizza il mondo,non vuol dire ripercorrere le strade della contemporaneità più estrema ,non equivale a fare da cassa di risonanza alle situazioni sociali,culturali e politiche del momento. Per Kazumasa l'arte è soprattutto una via di fuga, il trampolino di lancio verso un universo altro dalla realtà, verso la liberazione dai paesi della quotidianità. Sculture,dipinti e installazioni devono spezzare le catene che legano la mente alla vita, e che questo sia conseguenza della formazione storica dell' autore, della sua cultura da Estremo Oriente,è reso estremamente evidente dalle affinità che legano la sua opera a quella, pur profondamente differente, di Hidetoshi Nagasawa. Di altra leva, di altre idee, di altro segno, Nagasawa persegue anch'esso la fusione di Oriente ed Occidente, la creazione di territori protetti che rapiscano e proteggano dalla violenza dell'evidenza, e la questione dimostra, se ce ne fosse bisogno come l'originalità di Kazumasa sia dovuta al suo cavalcare culture diverse, al suo attraversare imperterrito sollecitazioni uguali e opposte. La forza del suo lavoro è nella tranquillità dell' isolamento, nella creazione di un mondo alternativo a quella già esistente. Un mondo dove tutto, se non in bianco ed in nero,è almeno a colori forti e decisi ,è leggibile,è dichiarato, è frutto di un sogno e di una presenza mai domi.

Maurizio Sciaccalunga

 

Biografia

Kazusama Mizokami nasce ad Arita, Giappone, nel 1958. Inizia a lavorare la ceramica da piccolissimo nel laboratorio di ceramica della sua famiglia. Studia arte giapponese tradizionale e nel 1982 si trasferisce in Messico dove lavora per il governo messicano, successivamente insegna scultura. Nel 1988 si trasferisce in Italia dove decide di riprendere a studiare. Nel 1992 si diploma all'Accademia di Belle Arti di Milano. Attualmente lavora e vive a Milano. Nel 1995 la prima mostra personale a Milano presso la Galleria Franco Tosselli di Milano, successivamente espone le sue opere a Venezia, a Trieste, Legnano e a Reykjavik in Islanda. Nel 2000 realizza un scultura monumentale per il Comune di Osaka in Giappone. Dal 1993 ha partecipato anche a numerose mostre collettive a Perugia, Torino, Milano, Bologna.