Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Il Canto di Orfeo

Anna Chromy


Opere di scultura e pittura

inaugurazione: 11 dicembre 2004 - h 17.00

esposizione: dall'11 dicembre 2004 al 6 febbraio 2005

luogo: Chiesa di S. Agostino e Piazza del Duomo - Pietrasanta

orario: 16.00-19.00; lunedi chiuso

ingresso libero 

 

Anna Chromy è presente nella collezione del Museo dei Bozzetti


Comunicato stampa

 (versione in pdf)

 

Contatto stampa: Francesca Navari
Ufficio Stampa
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795226; fax 0584/795269
e-mail: gabinetto.sindaco@comune.pietrasanta.lu.it
www.museodeibozzetti.it

 

Mostra: Il Canto di Orfeo. Opere, 1976-2004
Artisti: Anna Chromy
Date esposizione: 11 dicembre 2004 - 6 febbraio 2005
Inaugurazione: sabato 11 dicembre 2004, ore 17,00
Luogo: Chiesa di Sant'Agostino e Piazza del Duomo, Pietrasanta
Orario apertura: 16,00-19,00 / lunedì chiuso


Nella suggestiva atmosfera delle prossime festività natalizie, l'Assessore alla Cultura, Massimiliano Simoni, e il Comune di Pietrasanta sono onorati di presentare nella Chiesa di Sant'Agostino Il Canto di Orfeo, una rassegna antologica dedicata ad Anna Chromy, scultrice boema d'interesse internazionale che da quasi vent'anni vive e lavora per la maggior parte del suo tempo a Pietrasanta, realizzandovi tutte le proprie opere in bronzo e in marmo nelle fonderie d'arte e nei laboratori di scultura di Pietrasanta. La mostra, che si terrà dall'11 dicembre 2004 al 6 febbraio 2005 e verrà corredata da elegante catalogo, s'inaugurerà con la partecipazione dell'artista, sabato 11 dicembre 2004 alle ore 17,00.

Così presenta l'esposizione l'Assessore Simoni: "Penso ad Anna "privata" e la vedo immersa nel suo lavoro, fasciata dal grembiule bianco, che, portato con grande eleganza, mi conduce alla Anna "pubblica", elegantissima eppur così semplice. Artista boema, profondamente mitteleuropea, da qualche tempo vive ed opera a Pietrasanta. Ed è qui che crea le sue opere pervase di uno spirito tutto particolare, in costante fermento, dettato dal flusso musicale insito in lei che artisticamente traduce nelle sue sculture bronzee. Sia che provengano da fantasie mozartiane che da miti greci o di consolidata memoria, i suoi personaggi ci trasportano in un'altra dimensione, in una vita fantastica, onirica, immortale che trascendendo la materia si fa spirito, lasciando dietro di sé l'impalpabilità del vuoto, l'ignoto del nostro io più profondo, l'irraggiungibile aura che l'artista pone con sacralità nelle sue creazioni. Alcune delle sue sculture infatti fisicamente avvolgono l'essenza dello spirito: cave nel loro interno, rendono inquieto lo spettatore, che non vedendo la loro parte centrale, riesce solo a percepire l'abisso della profondità della loro ‘anima'. E così i suoi schizzi preparatori, che in pochi tratti, traducono sapientemente l'idea in opera e quindi in scultura. Si può capire quindi un po' la natura di quest'artista, romantica, appassionata, lirica, che innestandosi sulla scia dei grandi maestri del secolo scorso, ne rielabora personalmente la lezione, concentrandosi su di un figurativo poetico, il cui linguaggio possa venire recepito da tutti. Ed è un messaggio, il suo, che arriva diretto al cuore, la spontaneità sincera dell'artista funge da tramite tra creatrice e opera e quindi tra creazione e pubblico. Non nascondo per me essere un grande onore ospitare la musicalità delle opere di Anna Chromy nella Chiesa di Sant'Agostino, la cui aulicità attestata nei secoli e l'indiscutibile sacralità creano un ottimo scenario per la sua prestigiosa esposizione, che da qui poi partirà per un tour di sicuro successo."

Con questa mostra l'autrice si propone di rendere omaggio al triangolo ideale di tre città che maggiormente hanno inciso nella sua formazione personale ed artistica, avendo tutte contribuito a determinare in modo decisivo a quell'idea di bellezza che ella avverte come un bene vitale, quanto minacciato e fuggevole: la magica Praga che indelebilmente ha stregato la sua prima infanzia, il fermento parigino che ha segnato la sua formazione post-surrealista, Pietrasanta in cui ha appreso a misurarsi con quei limiti che la materia del bronzo o del marmo oppongono alle azzardate invenzioni di questa sua così fervida immaginazione simbolica.
Utilizzando, come spazi espositivi, la splendida cornice di Piazza del Duomo e della Chiesa di Sant'Agostino, vengono qui presentate opere fondamentali che ripercorrono l'intero suo percorso pittorico, grafico e plastico. L'intento critico che i curatori si sono proposti è stato proprio quello di raccogliere qui assieme e per la prima volta gli esiti più avvincenti del suo iniziale onirismo pittorico, la genesi preparatoria delle "visioni disegnate" da cui sgorgano queste sue dinamicissime figure scolpite, alcuni esempi dei suoi cicli monumentali in bronzo e marmo che attingono il loro pretesto ispiratore dall'universo della musica e della danza come dal melodramma e dal mito. Tutto questo per dimostrare come una stessa motivazione poetica abbia sempre alimentato il suo linguaggio conferendo all'intera sua opera una magistrale organicità e compiutezza stilistica.

Sarà sufficiente confrontare la sua rilettura del mito di Orfeo, quale ci risulta nella complessità della sua ultima opera: Metamorfosi di Euridice rivisitata in senso rilkiano e kafkiano con l'immagine della Pietà (o Commendatore da "Omaggio al Don Giovanni di Mozart"), politematici ideali entro cui all'interno della chiesa si sviluppa l'intera esposizione, per comprendere con quale intensità plastica Anna Chromy abbia saputo coniugare il sentimento della perdita con quello della pietà, e quello della pietà con quello della poesia. Sotto questo profilo, nel panorama della più recente scultura internazionale, Anna Chromy rappresenta, senza dubbio, uno dei vertici più significativi, per l'energia con cui riesce ad interpretare sogni, tragedie, aspirazioni di un'epoca come la nostra. Ella ne sviscera la sensibilità, ricorrendo agli archetipi fondanti del nostro immaginario collettivo. Rivisita le figure più emblematiche dei mitici classici per trasfigurarle in metafore sulla nostra più complessa realtà contemporanea. E, oltre a riflettervi la propria storia interiore, ella vi condensa anche le tensioni culturali di uno spirito europeo alla riscoperta di una sua plausibile quanto necessaria identità.
Così, a partire dalla collocazione all'esterno di due gruppi bronzei dell'Alcione e del Sisifo di straordinario impatto simbolico-figurale, l'intero allestimento viene ad esser concepito come un evento teatrale, dipinto e scolpito, ideato con l'obiettivo di ridisegnare una mappa plausibile del destino "mitico" di questo tempo. La presenza della Grecia, o di certi personaggi del melodramma cristiano da Mozart a Puccini, permangono come paesaggio interiore, come metafora, come cartografia dell'immaginazione, delle passioni e dei conflitti, ma anche come pensiero ibrido che, intrecciando logos e mithos, ragione e immagine, s'avventura ben oltre le deprivanti antinomie di un'arida razionalità massificata. Figure come quelle di Alcione, Crono, Sisifo. Orfeo e Euridice, Ulisse, o delle divinità fluviali della Terra, o di Don Giovanni con tutti gli altri personaggi mozartiani, sottoposte alle incandescenti metamorfosi della fantasia di Anna Chromy, mirabilmente riescono a tradurci sentimenti e conflitti del mondo in cui viviamo. Il suo stile s'impone per la sintesi originale con cui afferma questo suo carattere visionario. Forza ed eleganza del segno e maestria del modellato, pathos e senso del movimento rendono inconfondibili questi suoi mitici personaggi scolpiti, come tanti specchi-ritratti da cui emerge un aspetto decisivo del nostro destino. La sua è un'arte raffinata, ancora in grado di combinare tradizione e innovazione plastica e di avere una presa diretta e profonda su ogni tipo di spettatore, come testimoniano folle che sostano entusiaste dinanzi alle sue opere installate in permanenza nelle piazze di molte capitali d'Europa.
Va in fine sottolineato come la presente mostra, oltre ad enfatizzare il legame di gratitudine e affetto che legano Anna Chromy verso la comunità artistica di Pietrasanta, costituisca il proseguimento di quel suo viaggio espositivo che iniziato a Praga in occasione di "Praha 2000 - Capitale europea della cultura" troverà il suo ideale compimento in Place Vendòme a Parigi nell'estate 2005, dove ben trenta opere in bronzo e marmo di Anna Chromy, tutte a grandezza naturale, ci riporteranno al cuore dei Mythes d'Europe e alla loro persistenza nel nostro immaginario collettivo attuale.

Presentazione

Lo spirito immortale nella musicalità di Anna Chromy

Penso ad Anna "privata" e la vedo immersa nel suo lavoro, fasciata dal grembiule bianco, che, portato con grande eleganza, mi conduce alla Anna "pubblica", elegantissima eppur così semplice.

Artista boema, profondamente mitteleuropea, da qualche tempo vive ed opera a Pietrasanta. Ed è qui che crea le sue opere pervase di uno spirito tutto particolare, in costante fermento, dettato dal flusso musicale insito in lei che artisticamente traduce nelle sue sculture bronzee. Sia che provengano da fantasie mozartiane che da miti greci o di consolidata memoria, i suoi personaggi ci trasportano in un'altra dimensione, in una vita fantastica, onirica, immortale che trascendendo la materia si fa spirito, lasciando dietro di sé l'impalpabilità del vuoto, l'ignoto del nostro io più profondo, l'irraggiungibile aura che l'artista pone con sacralità nelle sue creazioni. Alcune delle sue sculture infatti fisicamente avvolgono l'essenza dello spirito: cave nel loro interno, rendono inquieto lo spettatore, che non vedendo la loro parte centrale, riesce solo a percepire l'abisso della profondità della loro ‘anima'.

E così i suoi schizzi preparatori, che in pochi tratti, traducono sapientemente l'idea in opera e quindi in scultura. Si può capire quindi un po' la natura di quest'artista, romantica, appassionata, lirica, che innestandosi sulla scia dei grandi maestri del secolo scorso, ne rielabora personalmente la lezione, concentrandosi su di un figurativo poetico, il cui linguaggio possa venire recepito da tutti. Ed è un messaggio, il suo, che arriva diretto al cuore, la spontaneità sincera dell'artista funge da tramite tra creatrice e opera e quindi tra creazione e pubblico.

Non nascondo per me essere un grande onore ospitare la musicalità delle opere di Anna Chromy nella Chiesa di Sant'Agostino, la cui aulicità attestata nei secoli e l'indiscutibile sacralità creano un ottimo scenario per la sua prestigiosa esposizione, che da qui poi partirà per un tour di sicuro successo.

Pietrasanta, dicembre 2004
L'Assessore alla Cultura
Massimiliano Simoni

Critica

Riverso all' interno già il bel corpo di Euridice si piega alle tenebre che la rapiscono. Già il suo volto è scomparso; e invano protende un braccio nell' aria, smisuratamente. Già si dissolve nel candore abbagliante della pietra, mentre ad un immaginario Orfeo cerca ancora di trattenerla, non rimane che la veste del vuoto di un sogno sacrificato: la cassa di un violino con cui dare forma al suo lamento. Così, sulle tracce praghesi del suo Rilke, il poeta che meglio ha mostrato alla contemporaneità quale destino tragico sarebbe toccato alla bellezza,Anna Chromy ha rivisitato, con gli occhi dei suoi Die Sonette an Orpheus, questo mito aurorale che. per lei,ancora presiede alla nascita di ogni forma di poesia."Non si spiega la pena/l' amore non si impara/ e cioò che nella morte ci allontana/ non si rivela./Solo il canto che vola sulla terra/ consacra ed esalta/".

Deliberatamente ella ha scelto dunque questo soggetto, perché meglio si prestava a compendiarvi la sintesi di ogni motivo esistenziale ,formale e poetico che da sempre ha motivato e alimentato tanto la visione pittorica quanto la concezione plastica della sua scultura. Non è forse vero che la stessa credibilità di una così lunga ricerca estetica ci risulta alla fine tanto più organica quanto più essa ci appare necessitata e attraversata da un analoga motivazione interiore? Quale che ne sia il pretesto creativo:che sia essa generata da un ritorno di memoria infantile, sollecitata dal profondo dell' inconscio o del mito ,ispirata dal divenire della musica o della danza,nettissimo vi si manifesta, in tutta la sua esasperata evidenza teatrale, un drammatico senso di mutilazione e di perdita.

E' senza ombra di dubbio, a provocarla è un 'accorata nostalgia di bellezza ormai negata a questo nostro tempo,se si considera quanto immeritata e improbabile essa appaia al nostro sguardo:per quell'eccessivo di violenza inaudita che sconvolge,terrorizza e corrompe questa nostra storia infelice. Senza la sua epifania, non esiste lavacro né perdono ai suoi misfatti,né ritrovata innocenza, né leggerezza. Questa sua perdita è la nostra ferita originaria. Non soltanto lacera la coscienza dell' artista, ma a nostra stessa insaputa attraversa anche ciascuno di noi. Senza mai rimarginarsi, non necessitando mai di dolere,ci si assilla e ci si supplica di poter diventare cicatrice,segno indelebile e indolore su cui sia possibile decifrare il senso di questa nostra sorte manchevole.

Dice Simone Weil:"per avere la forza di contemplare la sventura quando si è sventurati, occorre un pane sovrannaturale". Perdita,pietà poesia:ecco allora il trinomio dell' anima attraverso cui anche la speranza di Anna Chromy si avventura alla ricerca di questo pane necessario più di ogni altro. E niente meglio di questa sua Metamorfosi di Euridice incarna l' idea di questa privazione totale. Già lo stesso candore del bianco statuario in cui è scolpita , essendo questa la prima figura in marmo eseguita dalla scultrice, con ancor più struggimento esaspera ed esalta la percezione di ciò che le tenebre degli Inferi ci rapiscono senza posa:l' ingannevole giovinezza, lo strappo dal corpo mille volte sognato dell'amata,il calore delle sue carezze, la musica che fu la sua voce.

"Ah,della terra chi conosce le perdite?"- Non può esserci che la pietà a comprendere ciò che viene meno,ciò che ci è stato tolto o negato per sempre,L'artista sperimenta in prima persona la vertigine senza fine di questa emorragia del vuoto che accompagna ogni perdita umana. Lo accoglie dentro di sé. Si esercita nella pietà,verso gli altri e verso se stesso ,contemplando l' assurdo di quell'abisso che ci cancella, cercando di evocare dal nulla ogni immagine amata."Ah,della terra chi conosce le perdite"?L' artista veramente le conosce, poiché, essendo egli capace di reale compassione, non si rassegna all'evidenza di ogni beltà trafugata. Né si accontenta della saggezza del filosofo, stoicamente, gli suggerisce:"Arrestati,accetta il male minore di non riuscire a vedere in un baratro senza fondo."Ella invece affonda lo sguardo nel buio che più temiamo, non già per sfidare l'ignoto ,quanto per inseguire ovunque il persistere di una speranza,anche al di là di tutto il tempo smarrito e di tutto il dolore sofferto.

Se si guarda alla sua evoluzione formale attraverso il percorso di questa mostra Il canto di Orfeo che,utilizzando la suggestiva cornice di Piazza del Duomo e i francescani, mistici interni della chiesa di Sant'Agostino, con rigorosa sintesi ripercorre l' intera sua opera ,dall' iniziale onirismo pittorico sino alla rilettura dei miti classici attraverso le sue grandi figure in bronzo e marmo, da Ulisse ad Alcione; da Sisifo ad Euridice,sempre subito ci si accorge di trovarci di fronte ad un evento epifanico. Sempre siamo trascinati al centro di una misteriosa metamorfosi che trasforma il sentimento di ogni perdita in una nuova e più alta occasione di amore. Sempre si assiste ad un processo linguistico-espressivo che trova la sua forma dell' evocazione-invocazione la sua cifra stilistica più originale. La sua è infatti, un arte che sempre procede come enigma e come indagine del nostro io più profondo. Dal momento in cui si presenta come fantasma mentale, sino al suo stadio conclusivo in cui l'opera ci appare con tutti i suoi incontrovertibili requisiti,sempre sono le medesime componenti ad essere messe in gioco:invenzione e movimento, libertà e corporeità.

E, si badi bene, qui non ci si trova dinnanzi ad un nostalgico ripristino di barocche categorie formali, rivisitate passando attraverso la lente di un ottica neo-surrealista. Al contrario, è la stessa scena del mondo attuale ad apparire sempre più tragicamente barocca, con questo suo inarrestabile stillicidio di mutazioni e di perdite, cosicché all'artista, come nel nostro caso,altro non resta che cercare la giusta consonanza, la cifra uguale e più istintiva e immediata fra ciò che subisce vivendo e ciò che si vede scendendo,con la sua pietà agli Inferi dell' umano dolore. Così soltanto soffrendo e comprendendolo,acquisisce il diritto di cantare. E tanto meglio riesce a farlo,quanto più sa che conosce:sia sul piano propriamente tecnico, sia i senso strettamente culturale allargando la sua visione complessa dei problemi e della realtà. Veramente allora questa sua ricerca vuol dire: muoversi continuamente tra il rigore e il rischio, tra la responsabilità e il gioco, tra lo studio l'applicazione e il piacere fisico di sperimentare nuovi materiali,facendosi guidare da quella curiosità senza la quale non può esserci arte,né sapere.

Evocazione dal nulla, invocazione di essere salvati
Sin dai disegni preparatori, questa mano-voce di Anna Chromy richiama dalle viscere del sogno le sue creature svanite .Si tratta di disegni su carta nera come la tenebra che la rapisce. Con gesto e segno velocissimi, con cipriate e sottili velature,utilizzando di piatto la costa di bianchi gessetti, incide, modella, sfuma il balenio di Lazzeri fantasma, quasi sempre senza volto,riportati di colpo alla luce. Illusoria quanto si vuole, la loro salvezza poetica consiste proprio nel ritrovare,almeno su una scena dipinta o scolpita, quello che fu l' abitato corporeo della loro ideale giovinezza naufragata. Ed altro non bramano che di essere accolti, anche una volta, ancora un giro di danza. Cossiché Kyrie Eleison invocano le figure risorgenti nel suo grande polittico dipinto, chiedendosi quale sia l' ultimo Aldilà del loro umano amore finito.

Sono tutte creature il cui destino oscilla fra essere e la precarietà. La mano premurosa dell' artista concretizza questa loro illusione, ancor meglio la loro speranza restituendo loro almeno una "veste del nuovo" nel canto di queste forme dinamiche e perfette che le plasmano. Sia che interpretano l' ebbrezza tragica delle passioni, come nel caso dei personaggi del Don Giovanni, sia che malinconicamente eseguono, come nelle figure dei Fiumi, la musica minacciata dal Pianeta, sia che si scandiscono danzando la misura del tempo umano sempre questo loro slanciarsi fuori dalle tenebre della paura qui viene accolto nel manto massiccio e vuoto della grande Pietà. Inquietante consolatrice, più che giudice li attende e li attira a sé, come un magnete occulto del mistero che,maternamente, sa accogliere persino la stessa morte.

Perdita, pietà, poesia;ecco dunque le realtà spirituali determinanti l'intera scommessa creativa di Anna. Non soltanto ne avvalorano il senso, ma si pongono come la rivelazione di un potente che seppur negato e sempre minacciato dalle circostanze, si afferma al nostro sguardo comunque credibile nel fulgore della sua pienezza. Tre parole che curiosamente che cominciano tutte con la lettera "P". Ma, circostanza ancor più singolare e non certamente dovuta al caso, anche le tre città che più l'hanno segnata in questa sua graduale ricerca di bellezza portano lo stesso sigillo nei loro nomi:Praga, la magica e perduta che indelebilmente ha stregato la sua prima infanzia;Pietrasanta, che con il suo fervore operoso le ha insegnato a misurarsi con i limiti della materia e dunque a perfezionare lo strumento del suo canto scolpito,Parigi che l'ha formata con i fermenti della sua giovinezza. Luoghi delle sue genesi estetiche di cui più forti sente scorrere le linfe. Luoghi necessari alla nostra speranza, poiché -come afferma lo scrittore Vaclav Havel -ciò che vale per la speranza non può non dirsi anche per la poesia stessa:"Sento che le sue radici più profonde sono nel trascendere, come sono le radici della responsabilità umana...Non è la convinzione che qualcosa finirà bene, ma la certezza che qualche cosa ha senso,indipendentemente da come finirà.

Giuseppe Cordoni

Biografia

L'immaginario di Anna Chromy è influenzato essenzialmente de tre regioni europee: l' Europa centrale,culla della sua infanzia (l,artista è nata a Cesky K rumlov il 18 giugno 1940), Parigi e la Costa Azzurra, e infine la Toscana,in particolar modo Pietrasanta e la Versila.

Gli anni della sua giovinezza, trascorsa a Strasburgo e a Vienna,le hanno lasciato soprattutto le influenze musicali,prima fra tutte quella di Mozart.L' artista non ha rivisto Praga prima del 1989, in occasione della prima mostra di pittura su territorio ceco. In seguito a tale evento, la città le ha sempre riservato un'accoglienza estremamente calorosa, in primo luogo durante la grande retrospettiva scultorea tenutasi nel 2000 nell' ambito del programma ufficiale della città di Praga ,capitale europea della cultura, e successivamente grazie alla sua Fontana dei Musicisti e alla statua del Commendatore, collocata davanti al teatro dove nel 1789 fu inscenato per la prima volta il Don Giovanni di Mozart.
È a Parigi, però,che Anna ha ricevuto la propria formazione artistica e culturale.Giunta nella capitale francese alla fine del 1968, dopo l'ennesima rivolta degli studenti,Anna Chromy si è dedicata allo studio presso l' Accadèmie des Beaux Arts, l' Accadèmie de la Grande Chaumière e la Sorbonne.Le correnti artistiche della "rive Gauche"e i filosofi, gli scrittori e i musicisti dell'epoca (Jacque Brel,Georges Brassens, Lèo Ferrè) l'hanno segnata in maniera indelebile. Albert Camus, del quale ha poi reinterpretato il mito di Sisifo, le ha aperto un mondo nuovo,pieno di luce,divenuto poi ispirazione fondamentale della seconda parte della sua vita:il Mediterraneo.

In seguito al primo periodo della Costa azzurra, dove numerosi monumenti a Nizza e Mentone testimoniano la sua attività scultorea, nel 1990 Anna si è trasferita in Toscana dove ha creato il suo atelier a Pietrasanta, cittadina della Versilia.Dopo Praga e Parigi,la terra di Michelangelo ,che ha ospitato i più grandi scultori dei nostri tempi, da Henri Moore a Botero, è diventata la terza patria artistica di Anna Chromy.

Nel 2005 anno del 200&iexclanniversario della vittoria di Napoleone a Austerliz, Anna Chromy ha pensato ad un invasione pacifica della Place Vendome tramite le sue opere,impregnate di civiltà europea. I suoi bronzi, che circonderanno la Colonna Vendôme ricavata fondendo il bronzo dei cannoni dell' armata austriaca sconfitta,serviranno a ricordare il cammino dell'Europa a partire da quel periodo.

Tra le sue principali mostre personali si ricordano le seguenti: Ésterreichisches Generalkonsulat, Monaco (1977); Galerie Exit, Monaco (1978); Salones Berkowitsch, Madrid (1980); Galeria Syra, Barcellona (1980); Galerie Schèmes, Lille (1981; 1983); Foxworth Gallery, Bratislava (1989); Dielo Gallery, Praga (1989); Michailiwska Trapezna Museum, Kiev (1990); Galerie Ars Phantastica, Monaco (1991); Galerie Kutscha, Salisburgo (1991); Galerie Corso, Vienna (1991); Galerie Medicis, Zurigo (1991); Karolina University, Praga (1991); Vasarely Foundation, Aix-en-Provence (1991); Galeria Haurie, Sevilla (1992); Museo d'Arte Moderna, Praga (1992); Chiesa di S. Agostino, Pietrasanta (1994); Opéra de Monte-Carlo, Principato di Monaco (1996; 1997); Opéra Comique, Parigi (1996); SI Center, Stoccarda (1996); SL Center, Stoccarda (1997); Festival La Versiliana, Pietrasanta (1997); Centro, Oberhausen (1997); Parco del Castello di Hellbrunn, Salisburgo (1998); Galerie Leadouze, Parigi e Cannes (1999); Centro Culturale "Luigi Russo", Pietrasanta (1999); Palazzo Allegria, Beaulieu (1999); Sound of Bronze, Ovocny Trh/Stávovské Divadló, Praga (2000); Porto Rotondo, Sardegna (2001); Staatsbrücke, Salisburgo (2001); Grimaldi Forum, Monte-Carlo (2002); Fondazione Ca' La Ghironda, Zola Predosa, Bologna (2002); Lucca (2002); Presente e Futuro di Praga, MusArc, Ferrara (2003).

Svariate anche le mostre collettive alle quali l'artista ha preso parte con le sue opere, tra le quali: Salon du Printemps, Grand Palais, Paris (1975); Galerie Schèmes, Le Touquet (1981); Galerie Schèmes, Houston e Boston (1982); Hommage à El Greco, Musée Szépmurészeti, Budapest (1991); Arte Santander, Santander (1992); Vienna School of Fantastic Realism, Karlova, Praga (1992); La Veste del Vuoto, Pietrasanta (1993); Miami Arts Show, Exhibition Center, Miami Beach (1994); Du Fantastique au Visionnaire, Le Zitelle, Centro Culturale, Giudecca, Venezia (1994); Omaggio alla Terra Scolpita, Martani Foundation, Bologna (1995); La Forma Felice, Mostra Internazionale di Scultura Contemporanea, Museo Pianeta Azzurro, Fiumicino/Roma (1996); Le Sembianze del Mito, Arte & Città, Scultori a San Giovanni in Persiceto, Bologna (1996); Il Dono dei Magi, Scultori di Versilia, Pietrasanta (1996); L'Art et la Nature, Ospite d'Onore, Parc Floral Phoenix, Nizza (1997); La Pittura fra il Tempio e i Mercanti, San Giovanni in Persiceto, Bologna (1997); Il Corpo Sognato, Arte & Città III, Bologna (1998); Centre du Parc, Martigny, Schweiz (1998); La Porta dell'Anima, Sculture Sacre, Piazza del Duomo e Chiesa di S.Agostino, Pietrasanta (1999); Salon International d'Art Pictural, ospite d'onore, Roquebrune Cap Martin (1999); Le Portrait en Europe, Palais Carnoles, Musée de la Ville de Menton (1999); Il Volto dell'Uomo, Sculture Sacre, Villa Gori, Massarosa, Lucca (2000); Museo dei Bozzetti, Pietrasanta (2000); Il Tempo del Cuore, Fondazione Piaggio, Pontedera e Fondazione Arpa, Ospedale Santa Chiara, Pisa (2001); Pietrasanta: Sculture & Scultori, Rassegna Internazionale di Scultura, Pietrasanta (2002); Salviamo il Duomo, Chiesa di S.Agostino, Pietrasanta (2001); L'Acqua e la Vita, Enel Produzione, Castelnuovo di Garfagnana, Lucca (2002); Magnetismi delle Forme, ItaliaEnel Produzione, mostra itinerante presso la Centrale di Santa Barbara di Caviglia (AR), Roseto di Caviglia Centrale, la Termoelettrica "Alessandro Volta", il Centro storico di Montalto di Castro, Centro storico di Pescia Romana, Lazio, Produzione, Piombino, Livorno (2003); SOFA Chicago 2003 Artfair, Nary Pier, Festival Hall, Vivendi Gallery (2003); 16 scultori in città. Aspetti dell'arte plastica d'oggi, organizzata da Giorgio di Genova, Malcesine, Lago di Garda (2003); La Bellezza venuta dal mare, organizzata da Francesco Sisinni, Porto di Roma, (2003); Donna Scultura, Chiostro di Sant'Agostino, Pietrasanta.

Numerose anche le commissioni pubbliche: Uomo, Terra, Universo, dipinto ufficiale per l'Esposizione Universale di Siviglia 1992 (1987); trofeo per "Equus", Monaco (1993); La Francia Trionfante, monumento commemorativo per la Città di Roquebrune-Cap Martin (1995); Il Gallo, parco pubblico, Cap Martin (1995); Pietà, Castello Grimaldi, Principato di Monaco (1996); Ritratto di Oscar Wilde, Opera di Monte-Carlo (1996); Tree of Life, RTL Foundation (1997); Pietà, Cattedrale di Salisburgo (1999); Carmen, The Friends of the Opera of Montecarlo onorano Principe Ranieri di Monaco per il suo 50esimo anniversario del regno (1999); diverse sculture monumentali, Città di Lussemburgo (2000); Commendatore, Stávovské Divadló, Praga (2000); Elvira e Ottavio, nuova sede Nürnberger Versicherung, Norimberga (2000); Herbert von Karajan, Piazza von Karajan, Ulm e Karajan Center, Vienna (2000); Herbert von Karajan, casa natale, Salisburgo e Anif (2001); Ulisse (Controvento e le Quattro Costellazioni), Piazza Navari/Pontile, Forte dei Marmi (2001); Il Cuore del Mondo, Palazzo Arcivescovile, Salisburgo (2001); Ritratto del Conte Johannes Moy, Premio Masaryk, Anif (2002); Musicisti Cechi, fontana monumentale, Sénovazné Námestí, Praga (2002); Il Cuore del Mondo, Vaticano (2002); Elvira, Pontedera/Pisa (2002); I Musicisti e il Danzatore, Zurigo (2002); Ritratto in bronzo di Karlheinz Böhm, fondatore di "Menschen für Menschen" (2003); Premio Equus per il primo ministro bavarese Edmund Stoiber presso il nuovo Centro Equestre Olimpico a Monaco-Riem (2003); Marionetta danzatrice nel Museo del Parco, Portofino (2003); riceve la Medaglia Europea Franz Kafka del circolo europeo "Franz Kafka" di Praga --l'elenco dei vincitori di questo premio comprende nomi prestigiosi quali lo scrittore Norman Mailer ed i registi cinematografici Steven Spielberg e Milos Forman;(2003); riceve il Premio Internazionale Salvador Dalì per contributi significativi nel campo delle belle arti, conferito dalla "Alliance Salvador Dali International Praha-Madrid" (2003); La Famiglia di Sisifo presso la Scuola Superiore Sant'Anna, Università di Pisa (2004).