Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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I colori dell'anima

Piero Cantagalli


Opere di pittura

inaugurazione: 20 novembre 2004 - h 16.00

esposizione: dal 20 novembre al 12 dicembre 2004

luogo: Sala dei Putti - Chiostro di S. Agostino - Pietrasanta

orario: 16.00-19.00;  lunedi chiuso

ingresso libero


Comunicato stampa

 (versione in pdf)

 

Contatto stampa: Francesca Navari
Ufficio Stampa
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795226; fax 0584/795269
e-mail: gabinetto.sindaco@comune.pietrasanta.lu.it
www.museodeibozzetti.it

 

Mostra: I colori dell'anima
Artisti: Piero Cantagalli
Date esposizione: 20 novembre - 12 dicembre 2004
Inaugurazione: sabato 20 novembre 2004, ore 16,00
Luogo: Sala dei Putti, Chiostro di Sant'Agostino, Pietrasanta
Orario apertura: 16,00-19,00 / lunedì chiuso


L'Assessore alla Cultura, Massimiliano Simoni, e il Comune di Pietrasanta sono lieti di presentare
I colori dell'anima, rassegna personale di pittura dell'artista di Viareggio Piero Cantagalli. La mostra, che si terrà nella Sala dei Putti del Chiostro di Sant'Agostino di Pietrasanta dal 20 novembre al 12 dicembre 2004, s'inaugurerà con la partecipazione dell'artista, sabato 20 novembre 2004 alle ore 16,00.

Piero Cantagalli, compie i suoi studi liceali e universitari a Firenze laureandosi in Lettere. Maturando poi interessi verso le scienze sociali e psicologiche, si iscrive alla Facoltà di Psicologia di Padova dove si laurea. Cerca quindi di comunicare certe problematiche sociali di quegli anni (fine anni '70 - inizi anni '80), da autodidatta, anche con linguaggi grafici e cromatici mutuati dalla tradizione pittorica viareggina (Viani, Gruppo dei Vageri). Si trasferisce infatti a Viareggio con la famiglia per motivi di lavoro. La consapevolezza di forti carenze a livello tecnico-espressivo lo porta così a frequentare per tre anni la scuola di Guido Bucci. Ancora però insoddisfatto, fa una pittura di ricerca sperimentale, finché conosce il pittore Giorgio Michetti, con il quale studia e lavora con grande interesse e passione per quattro anni. Approda così ad un modo di dipingere in cui trova un'elaborata collocazione e giustificazione tutto il suo bagaglio culturale e il sentimento un po' pagano e manicheo nel suo interagire con la storia e le persone. Protagonista è un'umanità angosciata, sofferente, perché vittima di uno storico conflitto tra bene e male; dove il bene è troppo spesso soccombente.

Così presenta l'esposizione l'Assessore Simoni: "Sembra che i personaggi tormentati di Piero Cantagalli trovino posa solamente nella variegata moltitudine di colori che li compongono. È quasi un paradosso, viste alcune tonalità gaie che li rivestono, che però gradualmente s'incupiscono attraversando dolcemente tutta la gamma, dal blu, al viola, per finire nella profondità impalpabile del nero. Viareggino d'adozione, Cantagalli assimila attento la lezione dei grandi maestri locali, come Viani, ma rimane colpito soprattutto dal pennello di Giorgio Michetti, di cui si avverte l'impronta. Grande sensibilità traspare appunto da queste figure, talvolta piegate dall'angoscia, altrimenti immote nella loro solitudine, assorte in pensieri profondi, che le assorbono completamente, ponendole in uno spazio sospeso, indefinito, dove solo qualche accenno rimane del paesaggio circostante. Le macchie di luce alternandosi a quelle di colore provocano un gioco di piani da dove emergono i volti segnati di un'umanità impotente di fronte alle sorti del destino. Una muta rassegnazione fa da naturale compagna ad una evidente impossibilità di azione, in cui, in ogni caso, è l'uomo, dal fisico pesante, che affannandosi, sembra, nonostante le traversie, trovare mutua solidarietà con i suoi compagni di viaggio, persi in questa avventura chiamata ‘vita'. Siamo lieti di presentare questo linguaggio di umanità sensibile nella Sala dei Putti del Chiostro di Sant'Agostino a Pietrasanta, quale testimonianza visiva dei tempi difficili che stiamo vivendo.

Manrico Testi, riguardo lo stile di Cantagalli, sottolinea: "Piero Cantagalli si segnala per un pittura intensa, evocativa, altamente suggestiva, che affonda le sue radici nel timbro malinconico-emozionale del Picasso del periodo blu con le sue dolenti figure la cui angoscia interiore è acuita dall'impiego di forme semplificate, asciutte, tendenzialmente spigolose."
E così il critico Raffaello Bertoli: "La lezione di Permeke e dell'Espressionismo nordico, filtrata però dagli entusiasmi coloristici dei Fauves e del Realismo della prima metà del Novecento (Levi, per intenderci). Piero Cantagalli ama soprattutto la figura. Psicologo attento alle drammatiche circonvenzioni del nostro tempo, coglie, negli squarci della vita che dipinge, le inquietudini e i dubbi laceranti, che pervadono la società attuale.[...] L'uomo di Cantagalli è l'uomo di sempre, posto però a tu per tu con le realtà sconvolgenti d'oggi, immersi come siamo nell'attualità minuto per minuto, giorno per giorno. E allora i sentimenti ancestrali, le ansie e le angosce esistenziali, i sogni, le paure, le speranze, sono raccolti nei paesaggi naturali, offuscati da nuvolaglie nere, o nei paesaggi dell'anima, allagati dai nuovi tormenti del vivere. Cantagalli vive e lavora a Viareggio. Il luogo della sua meditazione è la Darsena, uno spezzone della città proiettato all'infinito, attraverso gli azzurri del mare e del cielo. I protagonisti della sua pittura sono gli uomini e le donne che lavorano, che amano, che soffrono, che gioiscono, che danno a Viareggio la linfa vitale. Ma non sono i vàgeri di vianesca memoria né i calafati e i maestri d'ascia dei tempi di Catarsini e di Santini, né i trabaccolari e le vecchie del mercato di Iarusso. La forza di Cantagalli è l'intuizione delle continue metamorfosi, che si svolgono all'interno della società, come le rivoluzioni che sconvolgono e creano all'interno dell'atomo, nella materia. In ogni frammento di Cantagalli c'è un frammento di poesia."

 

 

Presentazione

L'umanità pittorica di Piero Cantagalli

Sembra che i personaggi tormentati di Piero Cantagalli trovino posa solamente nella variegata moltitudine di colori che li compongono. È quasi un paradosso, viste alcune tonalità gaie che li rivestono, che però gradualmente s'incupiscono attraversando dolcemente tutta la gamma, dal blu, al viola, per finire nella profondità impalpabile del nero.

Viareggino d'adozione, Cantagalli assimila attento la lezione dei grandi maestri locali, come Viani, ma rimane colpito soprattutto dal pennello di Giorgio Michetti, di cui si avverte l'impronta. Grande sensibilità traspare appunto da queste figure, talvolta piegate dall'angoscia, altrimenti immote nella loro solitudine, assorte in pensieri profondi, che le assorbono completamente, ponendole in uno spazio sospeso, indefinito, dove solo qualche accenno rimane del paesaggio circostante.

Le macchie di luce alternandosi a quelle di colore provocano un gioco di piani da dove emergono i volti segnati di un'umanità impotente di fronte alle sorti del destino. Una muta rassegnazione fa da naturale compagna ad una evidente impossibilità di azione, in cui, in ogni caso, è l'uomo, dal fisico pesante, che affannandosi, sembra, nonostante le traversie, trovare mutua solidarietà con i suoi compagni di viaggio, persi in questa avventura chiamata ‘vita'. Siamo lieti di presentare questo linguaggio di umanità sensibile nella Sala dei Putti del Chiostro di Sant'Agostino a Pietrasanta, quale testimonianza visiva dei tempi difficili che stiamo vivendo.
Pietrasanta, novembre 2004
L'Assessore alla Cultura
Massimiliano Simoni

Critica

La lezione di Permeke e dell' Espressionismo nordico, filtrata però dagli entusiasmi coloristici dei fauves e del Realismo della prima metà del Novecento, (Levi per intendersi). Piero Cantagalli ama soprattutto la figura. Psicologo attento alle drammatiche circonvenzioni del nostro tempo,coglie negli squarci della vita che dipinge, le inquietudini e i dubbi laceranti,che pervadono la sociètà attuale. Non è facile capire dov'è il progresso e dove iniziano involuzioni e miasmi. La vita,invece di semplificarsi, si è complicata ,e per ogni bisogno naturale appagato, abbiamo inventato bisogni artificiali,sempre più difficili da appagare. L'uomo di Cantagalli è uomo di sempre, posto però a tu per tu con la realtà sconvolgenti d'oggi, immersi come siamo nell' attualità minuto per minuto, giorno per giorno. E allora i sentimenti ancestrali,le ansie e le angosce esistenziali ,i sogni, le paure, le speranze sono raccolti nei paesaggi naturali, offuscati da nuvolaglie nere,o nei paesaggi dell' anima,allagati dai nuovi tormenti del vivere. Cantagalli vive e lavora a Viareggio. Il luogo della sua meditazione è la Darsena, uno spezzone della città proiettato all'infinito, attraverso gli azzurri del mare e del cielo. I protagonisti della sua pittura sono gli uomini e le donne che lavorano, che amano, che soffrono, che gioiscono, che danno a Viareggio la linfa vitale. Ma non sono i vàgeri di vianesca memoria né i calafati e i maestri di ascia dei tempi di Catarsini e di Santini, né i trabaccolari e le vecchie del mercato di Iarusso. La forza di Cantagalli è l'intuizione delle continue metamorfosi, che si svolgono all' interno della società, come le rivoluzioni che sconvolgono e creano all' interno dell'atomo, nella materia. In ogni frammento di Cantagalli c'è un frammento di poesia.
Raffaello Bertoli
Poeta e critico d' arte

Biografia

Piero Cantagalli compie i suoi studi liceali e universitari a Firenze laureandosi in Lettere. Maturando poi interessi verso le scienze sociali e psicologiche, si iscrive alla Facoltà di Psicologia di Padova dove si laurea. Cerca quindi di comunicare certe problematiche sociali di quegli anni (fine anni '70 - inizi anni '80), da autodidatta, anche con linguaggi grafici e cromatici mutuati dalla tradizione pittorica viareggina (Viani, Gruppo dei Vageri). Si trasferisce infatti a Viareggio con la famiglia per motivi di lavoro. La consapevolezza di forti carenze a livello tecnico-espressivo lo porta così a frequentare per tre anni la scuola di Guido Bucci. Ancora però insoddisfatto, fa una pittura di ricerca sperimentale, finché conosce il pittore Giorgio Michetti, con il quale studia e lavora con grande interesse e passione per quattro anni. Approda così ad un modo di dipingere in cui trova un'elaborata collocazione e giustificazione tutto il suo bagaglio culturale e il sentimento un po' pagano e manicheo nel suo interagire con la storia e le persone. Protagonista è un'umanità angosciata, sofferente, perché vittima di uno storico conflitto tra bene e male; dove il bene è troppo spesso soccombente.