Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Essere Tessere

Enzo Tinarelli


Opere di mosaico

inaugurazione: 26 settembre 2004 - h 18.30

esposizione: dal 26 settembre al 24 ottobre 2004

luogo: Sala dei Putti - Chiostro di S. Agostino - Pietrasanta

orario: 16.00-19.00;  lunedi chiuso

ingresso libero


Comunicato stampa

 (versione in pdf)

 

Contatto stampa: Istituti Culturali
Ufficio Stampa
Assessorato alla Cultura
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www.museodeibozzetti.it


Mostra: Essere Tessere
Artisti: Enzo Tinarelli
Date esposizione: 26 settembre - 24 ottobre 2004
Inaugurazione: domenica 26 settembre 2004, ore 18,30
Luogo: Sala dei Putti, Chiostro di Sant'Agostino, Pietrasanta
Orario apertura: 15,30-19,00 / lunedì chiuso


L'Assessore alla Cultura, Massimiliano Simoni, e il Comune di Pietrasanta sono lieti di presentare Essere Tessere, esposizione personale delle opere in mosaico di Enzo Tinarelli. La mostra, che si terrà nella Sala dei Putti del Chiostro di Sant'Agostino di Pietrasanta dal 26 settembre al 24 ottobre 2004, s'inaugurerà con la partecipazione dell'artista, domenica, 26 settembre 2004 alle ore 18,3. In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo che illustra le opere personali in mosaico realizzate dal 1979-2004: Edizioni Essegi, pp 80 con testi di R.Carozzi, L. Cavallaro, I. Roncuzzi Fiorentini,U. Morescalchi, G. Pellizzola, B. Schmitt.

Enzo Tinarelli, docente di Plastica Ornamentale presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara, da sempre si è dedicato alla rivalutazione della tecnica antica del mosaico nell'ambito del contemporaneo, organizzando dibattiti, corsi e conferenze sulle problematiche dell'arte musiva. Opera dal campo della libera creazione artistica a quello del restauro, ma anche come esecutore/interprete di opere di artisti e designers. Con questa singolare mostra presenta, come sottolinea meglio con le sue parole, una: "[...] riflessione estetica tesa ad una valorizzazione dell'elemento plastico della tessera come punto forza di colore - luce, per affermare un'identità strutturale in grammatica musiva che mira ad una autonomia di linguaggio che si tiene a distanza dall'imitazione della pittura, a volte pericolosamente rivale-complementare".

 

Enzo Tinarelli nasce ad Alfonsine (RA) nel 1961; ora vive e lavora tra Carrara e Bordeaux in Francia.
Consegue il diploma di maturità nel 1980 presso l'Istituto d'Arte per il Mosaico di Ravenna e nel 1984 il diploma di scultura all'Accademia di Belle Arti di Ravenna, dove poi è docente di Plastica Ornamentale tra il 1986-89. Nel 1990-92 insegna Discipline Plastiche all'Istituto d'Arte diCastelmassa (RO). Dal 1992 è docente di ruolo all'Accademia di Belle Arti di Carrara; tra il '93 e il ‘96 è all'Accademia di Sassari. Dal 1996 si stabilisce a Carrara dove è docente di Plastica Ornamentale presso l'Accademia di Belle Arti.
Nel 1980-87 compie restauri di mosaici antichi e moderni in Italia e Lussemburgo. Nel 1981 fonda a Ravenna (con l'arista G. Babini) l'Associazione Culturale - Studio d'Arte Spazio G; luogo espositivo e di ricerca per l'arte contemporanea che sarà riferimento per le mostre di giovani artisti. Nel 1981 fonda con altri l'Associazione Mosaicisti di Ravenna, che imprime un rinnovamento al mosaico artistico, promuove convegni, mostre e collaborazioni con architetti, artisti e designers. Dal 1980 alterna all'attività artistica espositiva personale, collaborazioni con artisti contemporanei per la realizzazione loro opere in mosaico, fra i quali: B. Saetti, M. Schifano, M. Paladino, A. Deville, P. D'Orazio, Afro, Studio Alchimia, F. Gentilini, V. D'Augusta, T. Cascella, J. Gaudaire Thor,
U. La Pietra, A. Granchi, A. Grazzi, F: Defilippi, T. Campi, L. Lattanzi, A. Pelliccia.
Dal 1996 promuove il mosaico artistico lapideo a Carrara, attraverso corsi di formazione professionale (corsi CEE) e nell'ambito dell'Accademia di Belle Arti. Dal 1999 è consulente artistico per il mosaico della ditta Pietra Viva s.r.l. di Carrara per la progettazione e la produzione di mosaici applicati in architettura e arredo urbano.
Nel 2000-01 e 2001-02 partecipa agli scambi "Erasmus" universitari e tiene alcune lezioni e atelier sul mosaico artistico presso l'Ecole des Beaux-Artes de Bordeaux e il Lycèe di Blanquefort. Tra il 2001/03 realizza alcuni mosaici permanenti presso il ristorante Tarasbì di Carrara.
Nel 2003 vengono inaugurati presso la Casa di Riposo di Carrara: otto mosaici di artisti contemporanei di cui è l'esecutore.
Dal 1993 collabora con il regista teatrale Ezio Cuochi e Giorgio Celli a spettacoli-evento multimediali in collaborazione con il Centro Video Arte e la Facoltà di Fisica di Ferrara.
Dal 1991 tiene un atelier permanente a Biganos nel Bassin d'Arcachon in Francia.
Dal 2001 è membro di Des Artistes Indipendants d'Aquitaine.
Dal 1980 espone in spazi pubblici e privati, in mostre personali e collettive: Italia, Francia, Belgio, Germania, Austria, Giappone, Inghilterra, Brasile. I suoi interessi artistici sono particolarmente legati ai linguaggi dell'arte musiva nonché ai materiali pittorici e plastici.

L'Assessore alla Cultura Massimiliano Simoni così introduce Essere tessere: "Originale mostra personale di Enzo Tinarelli che nella Sala dei Putti del Chiostro di Sant'Agostino espone mosaici artistici lapidei, creati ed eseguiti dall'artista stesso, il quale, docente di Plastica Ornamentale presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara, da sempre si è dedicato alla rivalutazione di questa tecnica sia nel campo della libera creazione artistica che in quello del restauro. Mosaicista-artista, esecutore ed interprete, con le sue opere presenta, come sottolinea meglio con le sue parole, un ‘pensiero lapideo' in cui ‘nobilitare lo scarto e riabilitare il frammento'.
Valorizzando le possibilità estetiche della materia, per lo più tessere di marmo, crea composizioni dove tensioni di linee si frappongono a frammenti di colore. Il dinamismo viene arrestato dalla geometria che sembra già fisicamente insita in un lavoro di mosaico. Sono opere, quelle di Tinarelli, che s'impongono per la loro presenza, il loro peso, per la preziosità del materiale, per la riflessione che stimolano nel considerare il tempo: un lungo tempo di esecuzione ed un lungo tempo a venire. L'effimero viene scacciato dalla forza creativa dell'artista che con grande sapienza è riuscito a dare vita ad una perfetta coesione e sapiente equilibrio armonico tra le tessere, che nelle loro varietà e allo stesso tempo unicità, formano con la loro molteplicità un insieme duraturo, solido ed irripetibile perché costituito da irripetibili frammenti di luce e materia, intervallati da impercettibili pause di ombra.
Grazie Prof. Tinarelli per portare avanti con coraggio e passione una tradizione millenaria, storicamente presente anche nei nostri fervidi laboratori artigiani di Pietrasanta."

 

Luciano Cavallaro: " [...] A tal riguardo, sembra a me chiaro che il modello di Tinarelli sia una delle categorie fondamentali dell'essere: l'idea di spazio nella sua accezione globale. Lo spazio
espresso dall'artista è spazio interno ed esterno, contenente e contenuto, è vita nella sua complessità e totalità. Nell'opera di Enzo si avverte l'incondizionata interiorizzazione del gesto che diventa tutt'uno con l'emozione guida. Tale sublimazione rende palese il salto di qualità che dalla pura manualità accede alla sfera della poesia. L'opera di questo maestro del mosaico, le cui radici affondano nella tradizione ravennate, ci invita ad individuare attraverso percorsi matematici puri, esprimendo equilibri formali attentamente calibrati, esibendo " brillii " rispondenti ad armoniche e reali lunghezze d'onda, le maglie costitutive dell'universo in cui viviamo. [...]"

 

Renato Carozzi : "[...] Guardiamo poi altri microcosmi in esempi d'anni fa, affacciati nei riquadri dei Davanzali di luce e in certe composizioni scure, con dei gran fasci di strie luminose che dominano altri minuscoli fatti magmatici, piccoli regni in un loro misterioso automatismo, in un brulichio su cui si impongono, infine, dei grandi motivi incomprensibili. L'opera più recente vive di una luce più chiara, si sente che vi è stato un cambiamento nel disegno svolto in modo più elegante, più disteso, ma rimane quel senso aguzzo, quel lavorio diseguale, nervoso della tessitura e quello sperdimento in rivoli, in piccoli contorcimenti, sbriciolamenti, dove si percepisce un indugio. E si ravvisa, qui, un respiro più largo e riposato, quasi un desiderio d'ordine, un'emersione alla luce. Come succede in questi casi, una certa frustrazione si insinua, un piccolo sgomento per il senso intraducibile del "bello" che sta là dentro. [...]"

 

Gilberto Pellizzola: "[...] E' verosimile che l'apparenza di eclettismo - in realtà è un esperanto visivo - riscontrabile nei mosaici tinarelliani derivi proprio dalla volontà di sondare ogni evenienza, di mettere alla prova dell'opera la molteplicità tecnica ed espressiva di una tradizione fra le più complesse e problematiche dell'arte occidentale. Anzi, è probabile che si tratti anche della rivendicazione orgogliosa e minoritaria di tale complessità, in presenza di un recente passato e di una contemporaneità che tendono a sminuirla, a farne argomento di archeologia, o di mera esecuzione. E' vero che nel mosaico moderno spesso prevale il "mestiere", e che le poche esperienze contemporanee sono quasi sempre di "traduzione": un impegno completo come quello di Tinarelli è raro, pertanto prezioso. [...] E' un'arte solare, quella di Tinarelli, pagana più che bizantina, divagante e dettagliata, quasi narrativa nel tempo che ti prende allo sguardo, nelle microstorie della materia del colore della luce che si avvicendano nel contesto dinamico dell'insieme. [...]"

 

Umberto Morescalchi: "Ci sono cose che possono cambiare o meglio arricchire il nostro modo di vedere e di percepire il mondo che ci circonda. Parlate con Enzo di mosaico e verrete travolti da un fiume inarrestabile di parole: tessere, unità ed unione, opus qui ed opus là, il tutto, sectile e vermiculato ect ect.. Tutto con enfasi ed un bagliore negli occhi indice di sana follia. Perché un pò folle deve essere un uomo che si abbandona in maniera così totale ad una visione o ad un sogno. Ma guardate le sue opere... Esecutore indiscusso, maestro delle tessere, che si piegano con grazia ai suoi voleri, non permette che l'approssimazione invada la sua creazione. Bisogna forse essere molto esperti della tecnica per ammirare il rigore delle ardite orditure o la piacioneria dell'accostamento vezzoso di materiali, ma non si può non intuire lo splendido gesto d'incredibile amore con cui una tessera si avvicina all'altra ed è come se fosse sempre stata lì, nata lì, creata per completare la vicina. Ammirate la naturalezza che le accompagna. Il gesto, è tutto nel gesto. Posare con istintualità, sapere che la tessera ha raggiunto il posto giusto. Una piccola unità compone un grande insieme e rimane individuo. E questo Enzo lo ha ben chiaro. La raffinata armonia delle sue opere ne è la dimostrazione. [...]Prendetevi qualche minuto e guardate ancora e poi ancora se volete. Forse, in qualche maniera, quel mondo di piccoli pezzi amorosamente ordinati vi affascinerà ed entrerà poco a poco in voi. A me è successo."

 

Isotta Roncuzzi Fiorentini: "[...] L'artista Enzo Tinarelli si esprime nel modo bizantino e con la tecnica propria di questo tipo di mosaico. Nelle sue opere la forza espressiva risulta dal segno e dal materiale musivo, usato come mezzo determinante. Conosce perfettamente le tecniche di altri periodi e di altri momenti storici. Le sfrutta per i contrasti. Un'area costruita ordinata e ordita con tessere cubiche, opache, di ricordo romano è voluta per un evidente contrasto significante. L'oro come punto catalitico, energetico evidenzia e sottolinea il suo pensiero artistico. Mi piace ancora una volta considerare i colori da lui usati come pienamente significativi e confrontarli con quelli bizantini antichi che l'artista ben conosce, per gli studi specifici da lui fatti, appunto sul colore. I colori caldi dei fondi nella serie ritmica delle figure parietali di Sant'Apollinare Nuovo, smalti a più toni del rosso e dell'arancio, portano il colore della fede all'insieme delle figure composte in un lungo e significativo allineamento. Li ritroviamo in questi mosaici moderni. Qui, non imposti, come in antico, dai dettami di una scuola, seguono l'ideazione dell'artista. [...]"

 

 

 

Presentazione

Il frammento si fa immagine 

Originale mostra personale di Enzo Tinarelli che nella Sala dei Putti del Chiostro di Sant'Agostino espone mosaici artistici lapidei, creati ed eseguiti dall'artista stesso, il quale, docente di Plastica Ornamentale presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara, da sempre si è dedicato alla rivalutazione di questa tecnica sia nel campo della libera creazione artistica che in quello del restauro. Mosaicista-artista, esecutore ed interprete, con le sue opere presenta, come sottolinea meglio con le sue parole, un ‘pensiero lapideo' in cui ‘nobilitare lo scarto e riabilitare il frammento'.

Valorizzando le possibilità estetiche della materia, per lo più tessere di marmo, crea composizioni dove tensioni di linee si frappongono a frammenti di colore. Il dinamismo viene arrestato dalla geometria che sembra già fisicamente insita in un lavoro di mosaico. Sono opere, quelle di Tinarelli, che s'impongono per la loro presenza, il loro peso, per la preziosità del materiale, per la riflessione che stimolano nel considerare il tempo: un lungo tempo di esecuzione ed un lungo tempo a venire. L'effimero viene scacciato dalla forza creativa dell'artista che con grande sapienza è riuscito a dare vita ad una perfetta coesione e sapiente equilibrio armonico tra le tessere, che nelle loro varietà e allo stesso tempo unicità, formano con la loro molteplicità un insieme duraturo, solido ed irripetibile perché costituito da irripetibili frammenti di luce e materia, intervallati da impercettibili pause di ombra.

Grazie Prof. Tinarelli per portare avanti con coraggio e passione una tradizione millenaria, storicamente presente anche nei nostri fervidi laboratori artigiani di Pietrasanta.

Pietrasanta, settembre 2004
L'Assessore alla Cultura
Massimiliano Simoni

Critica


Non appena imboccato lo Stradino dell' arancio, Tinarelli si era subito aperto, trascinandomi nel pieno della sua ossessione atavica e sempre incombente, l' arte antica e difficile del Mosaico. Eravamo poi sfilati nella strettoia di quel casamenti medievali, in vista della fiancata del Duomo di Carrara, così profondamente luminosa nel chiarore del suo corpo allungato sotto l'appiombo del sole di mezzodì, e, se non fosse per lo svolgimento cubista di certi lavori stradali sulla Via Santa Maria, per l'insinuarsi di proclami ad alta voce di un passante, come sentire nei quartieri vissuti, la camminata avrebbe potuto proseguire dentro la prosa di quell'interminabile argomento.
Ma la città, nelle sue angustie, nella sua inesorabile immobilità, nel cambio di luce da un quartiere all' altro, nella sfilata impassibile degli stili, nel suo sovrastarci indecifrabile, ci aveva, per così dire,stregato. Strana città senza voce, tuttavia eloquente nel mutismo dei suoi segnali. Si supera indifferenti la casa del Buonarroti, si guarda il corpo altero del Gigante, i segni gotici, grandiosi,sopra il Duomo, poi si va nel chiuso del precipizio stretto della via Ghibellina e si scorgono i decori di una farmacia neoclassica poco prima di uscire all'aperto sulla Piazza Alberica, ora, finalmente, nel vortice pieno di luce. Così, poco in là, dentro un negozio di souvenir in marmo, sul bordo di uno di quei corti ponti carraresi, nel suono di una fiumara silenziosa, avevamo svoltato in una stanza stretta, una specie di breve , bassa stanza del tesoro,dove,in una chiusa rassegna, erano apparsi i mosaici in un richiamo inevitabile ravennate.
E' qui che Tinarelli si precipita subito nello spiegare le origini, le date, i procedimenti,le differenze, l' imprescindibile ragione di certi motivi, di certe procedure e una turista giavanese o etiope o giamaicana lo ascolta di lato a testa bassa, mentre il principale, in un aria elegante da pascià,spera ,con gesti statuari di deviarla nelle stanze da basso, verso gli oggetti di più facile consumo. Si capisce da quella precisa teoria, che il mosaico non è l' appiattimento di certi esempi riprovevoli visti in giro, ma è qualcosa di pericolosamente scabro e questo senso si avverte nella scalata delle tessere, messe lì non per decorare, ma per far sentire quei loro arrampicarsi minuzioso nella processione dei viottoli e nel ritorcersi e aggregarsi di linee in girotondi di isole frammentate, in meravigliose piccolezze, come fosse, perciò, tutto questo, una vita a sé stante.
Guardiamo poi altri microcosmi in esempi di anni fa, affacciati nei riquadri dei Davanzali di luce e in certe composizioni scure, con dei gran fasci di strie luminose che dominano altri minuscoli fatti magmatici, piccoli regni in un loro misterioso automatismo, in un brulichio su cui impongono, infine, dei grandi motivi incomprensibili.
L' opera più recente vive di una luce più chiara, si sente che vi è stato un cambiamento nel disegno svolto in modo più elegante,più disteso, ma rimane quel senso aguzzo, quel lavoro diseguale, nervoso della tessitura e quello sperdimento in rivoli, in piccoli contorcimenti,sbriciolamenti, dove si percepisce un indugio. E si ravvisa, qui, un respiro più largo e riposato, quasi un desiderio d'ordine, un'emersione alla luce. Come succede in questi casi,una certa frustrazione si insinua, un piccolo sgomento per il senso intraducibile del Bello che sta là dentro.
Infine usciamo. Diamo un ' occhiata al di là del fiume ,su una fila di case ridipinte in un effetto giottesco, nel frastuono di certi enormi camion carichi di marmo. Svoltiamo sulla via Beccheria, antico luogo trecentesco di macellazione di porci, imprevedibilmente stretto come saranno solo certi vicoli carraresi. Un bambino è preso, là dentro, da una furia incontenibile e recita una scena di disperazione smodata di fronte ad una nonna addolorata, sgomentata. Prende a pugni e calci una Vespa, zigzaga, strattona con violenza un cane bianco mugolante, impaurito. Siamo spaventati, imponenti come di fronte a una fatalità, ad una sproporzione, ad un evento teatrale incomprensibile, e dentro questo, sentiamo per assurdo esservi qualcosa di stranamente divino.

Giugno, 2002
Renato Carozzi

(Testo pubblicato per la mostra personale "Moltitudini dell' uno",Pietra Viva, Carrara 2002)


Tinarelli e il mosaico

La contemplazione di una forma implica la verbalizzazione interiore delle impressioni ricevute, un autentico soliloquio.
Il creatore di immagini è perfettamente cosciente che la naturale predisposizione a ricercare spiegazioni agli stimoli esterni induce ad interpretazioni non pertinenti, specie nei casi in cui lo stimolo noi rientri in precise categorie mimetiche o, quantomeno, non sia collegabile con nessuna delle grammatiche usuali. Appare dunque evidente il perché l' artista si improvvisi guida del proprio percorso emozionale, apponendo un titolo (quando lo fa) alla sua opera. Certamente quanto sopra significa assumersi un compito difficile perché, ove si affrontino ambiti di pura astrazione, precisare un'emozione figurativa attraverso un indizio verbale implica elaborare un equivalente poetico. E' indubbio a tal proposito che indizi verbali quali "Matrici anamorfiche", "Ammiccamento speculativo", "Davanzali di luce", "Attraversamenti" solo per citarne alcuni (che oltretutto nella sequenza data caratterizzano il percorso pluriennale dell' artista) attraggono in qualche modo l'attenzione e condizionano ogni poetica elaborazione decodificatrice. Evidentemente l' idea Ordito sottende quella di auree geometrie cosi come l'idea affine di Griglia estetica feticizzata come d'altronde l'idea di Matrice anamorfica delinea quella di estrapolazione di leggi occulte al pari dell'Ammiccamento speculativo.
E. Zolla ci ricorda che è impossibile esprimere la verità in quanto, essa, mai sopporta il più insignificante quoziente di ambiguità e, che ci piaccia o no, non siamo padroni di alcuna forma espressiva che ci permetta di ovviare a questo limite. Tuttavia riconosce che le forme espressive in cui non alberghi l' arroganza delle certezze, bensì quelle che lui definisce "impressioni di verità" evocano indubbiamente universi che da sempre l'ambito umano orientato verso la conoscenza di sé e del mondo "Sente esistere"e prende a modello.
A tal riguardo,sembra a me chiaro che il modello di Tinarelli sia una delle categorie fondamentali dell' essere:l'idea di spazio nelle sua accezione globale che nell' opera dell' artista, significa caratterizzare nonché specificazione del medesimo.
Lo spazio elaborato dall' artista è spazio interno ed esterno, contenente e contenuto, è vita nella sua complessità e totalità.
Nell' opera di Enzo si avverte l' incondizionata interiorizzazione del gesto che diventa tutt'uno con l'
emozione guida.
Tale sublimazione rende palese il salto di qualità che dalla pura manualità accede alla sfera della poesia.
L' opera di questo maestro del mosaico, le cui radici affondano nella tradizione ravennate, ci invita ad individuare attraverso percorsi matematici puri, e sperimenta equilibri formali attentamente calibrati esibendo "birilli" rispondenti ad armoniche e reali lunghezze d'onda ,le maglie costitutive dell'universo in cui viviamo.

Settembre 2004
Luciano Cavallaro


Enzo Tinarelli mosaicista
Essenziale e veloce. Così deve essere questa descrizione

Ci sono cose che possono cambiare o meglio arricchire il nostro modo di vedere e di percepire il mondo che ci circonda. Parlare con Enzo di mosaico é venire travolti da un fiume inarrestabile di parole: tessere, unità ed unione, opus quimed opus là, il tutto, sectile e vermiculato. Tutto con enfasi ed un bagliore negli occhi indice di sana follia. Perché un po' folle deve essere un uomo che si abbandona in maniere cosi totale aduna visione o ad un sogno. Ma guardate le sue opere...Esecutore indiscusso, maestro delle tessere, che si piegano con grazia ai suoi talenti, non permette che l'approssimazione invada la sua creazione. Bisogna forse essere molto esperti delle tecniche per ammirare il rigore delle ardite orditure o la pacioneria dell'accostamento vezzoso di materiali, ma non si può non intuire lo splendido gesto d'incredibile amore con cui una tessera si avvicina all'altra ed è come se fosse sempre stata lì, nata lì,creata per completare la vicina. Ammirate la naturalezza che le accompagna. Il gesto è tutto nel gesto. Posare con istintualità, sapere che la tessera ha raggiunto il posto giusto. Una piccola unità compone un grande insieme e rimane individuo. E questo Enzo lo ha ben chiaro. La raffinata armonia delle sue opere ne è la dimostrazione. Perché quando a questa consapevolezza si unisce un innato senso artistico il mosaico prende a fluire inarrestabile. E acquista la poesia delle ombre, delle sfumature; colpisce come un insegna al neon e nello stesso tempo seduce l' osservatore attento che si prende nel particolare. E diventa mezzo espressivo completo,ricchissimo, dotto ed elegante. Magico. Come magica è la delicata ricerca dei toni di colore e del simbolismo portatore di forma. Enzo è Artista vero che lascia un segno nell'anima di chi sa ascoltare e stimola una riflessione in chiunque guarda. Non pensare però ad un inquieto amanuense che rimane chino, chiuso nel suo mondo spezzato, come la figura di mosaicista nell'immaginario collettivo potrebbe suggerire, perché Enzo è tutt'altro che calmo. Anzi è una continua esplosione di idee ed iniziative. Corre veloce in tutte le direzioni e si innervosisce se gli altri non gli stanno dietro. E brontola,brontola in continuazione. E' come se dovesse compensare il tempo dilatato che trascorre sulle sue opere accelerando tutto il resto. Tutta l'energia incanalata, le riflessioni più o meno profonde esplodono e si trasformano più o meno profonde esplodono e si trasformano in un dinamismo mentale e fisico quasi insopportabile. Sempre una novità, una nuova meta, un progetto o la conoscenza di una nuova persona occupano la sua mente. Può sembrare un po' logorroico, e forse lo è, ma ascoltate con calma e soprattutto guardate i suoi mosaici e mettete in sottofondo la sua voce che si leva dalle sue opere. Prendetevi qualche minuto e guardate ancora e poi ancora se volete. Forse, in qualche maniera,quel mondo di piccoli pezzi armoniosamente ordinati vi affascinerà ed entrerà poco a poco in voi. A me è successo.

Agosto 2004
Umberto Morescalchi


L'influenza bizantina nel mosaico contemporaneo della scuola di Ravenna

L' artista Enzo Tinarelli si esprime nel mondo bizantino e con la tecnica propria di questo tipo di mosaico. Nelle sue opere la forza espressiva risulta dal segno e dal materiale musivo,usato come mezzo determinante.
Conosce perfettamente le tecniche di altri periodi e di altri momenti storici. Le sfrutta per i contrasti. Un' area costruita ordinata e ordita con tessere cubiche, opache ,di ricordo romano è voluta per evidente contrasto significante.
L'' oro come punto catalitico,energetico evidenzia e sottolinea il suo pensiero artistico .Mi piace ancora una volta considerare i colori da lui usati come pienamente significativi e confrontati con quelli bizantini antichi che l' artista ben conosce, per gli studi specifici da lui fatti,appunto sul colore.
I colori caldi dei fondi nella serie ritmica delle figure parietali di Sant' Apollinare Nuovo, smalti a toni del rosso e dell' arancio, portano il colore della fede all' insieme delle figure composte in un lungo e significativo allineamento. Li troviamo in questi mosaici moderni.
Qui non imposti,come in antico,dai dettami di una scuola,seguono l' ideazione dell'artista. Circondano le due figure che ricordano, nella loro movenza, le figure ritmiche della serie bizantina.
I fondi sono resi preziosi per il componimento delle tessere:tessitura, intreccio ,andamenti misurati, pause di differenti lunghezze, addensamento di tocchi leggeri, note e pause di una musica, di un discorso che diffonde puntuali sensazioni.
E ancora, accostamenti di smalti lavorati che nell' insieme ricordano in pieno l' effetto dei ricercati fondi bizantini.
E c'è di più .Troviamo il colore dei manti e delle stoffe bizantine nelle composizioni di Tinarelli che si arricchiscono anche dei colori dei frutti e dei fiori delle antiche pareti. Le ombre grigie assecondano e marcano il disegno con intense o degradanti sfumature. La figurazione simbolica del sacrificio, del sangue versato della morte, è nel mosaico il peso della croce. Nella decisione del segno, le proporzioni che diversificano la parte superiore, grave realizzata con allineamenti ritmici e sapienti punti luce,dalla parte inferiore,lieve ma equilibrata dalle presenze laterali che spiccano su un fondo di montaggio bizantino. Il significato simbolico di sostanza sacrificate viene sottolineata dal colore rosso. Ma l' avere assemblato smalti rossi è anche messaaggio di energia e di vita.
Così come dall'Antico Testamento l' "adomah", argilla rossa, servì a plasmare il corpo dell' Uomo che da lei prese il nome, qui il rosso vitalizia il corpo che diviene simbolo della vittoria sulla morte. Smalto rosso sangue.
Anche dalla mitologia mesopotamica, l'uomo fu creato da argilla impastata con sangue .Nella sostanza vetrosa rosso vivo viene trasferita al qualità vitale del sangue che fortifica l'immagine. Il termine greco eruthos indica sangue, vino, rocce rosse.
Nel mosaico, la materia stessa è quindi portatrice del messaggio sacrificale: sangue versato e morte che diventa vita.
Gli smalti rossi per tagli, grandezza,accostamento carico del colore, donano sfumature vermiglie, scarlatte, porpora. Colori simbolici cui si associa il concetto di regalità. I colori intensi sono una caratteristica bizantina. Incidono fortemente sui processi elettromagnetici dell'occhio e del cervello. Esempi significativi, della antica Scuola di Ravenna, sono gli smalti blu intenso e gli smalti verde- verde giallo assemblati nell' arco trionfale e nell' emersa conca absidale di Sant' Apollinare in Classe. Gli uni rendono sublime il concetto di eternità, gli altri il significato di fertilità, gioia, speranza.

10 febbraio 1992
Isotta Roncuzzi Fiorentini

(testo inedito presentato al ciclo di conferenze ed estratto dalla relazione tenuta presso l' Espace Peiresc, Tolone in occasione della mostra personale di Enzo Tinarelli, gennaio-febbraio 1992)


Luci di pietra (su alcuni mosaici di Enzo Tinarelli)
L' ossessione radicale e quotidiana di Enzo Tinarelli per il,mosaico emerge come la cima di un iceberg grazie a questa piccola raccolta, la cui estemporanea leggerezza nulla sottrae alla densità di ogni singolo esemplare. In quanto, diciamolo subito, ciascun lavoro fin qui intrapreso da Tinarelli, e non solo come autore ma anche in veste di decoratore di docente di operatore culturale, risente della medesima vocazione, in equilibrio rischioso fra il sapere artigianale e storico del mosaico e una coscienza autoanalitica, quindi contemporanea, del linguaggio. Ne consegue che le opere si intessono fittamente di rimandi allo specifico del mosaico e di segnali di rinnovamento, sperimentazione, trasgressione. Alla ricerca di un attualità possibile del progetto musivo.

E' verosimile che l'appartenenza di eclettismo- in realtà è un esperanto visivo riscontrabile nei mosaici tinarelliani derivi proprio dalla volontà di sondare ogni evenienza, di mettere alla prova dell'opera la molteplicità tecnica ed espressiva di una tradizione fra le più complesse e problematiche dell'arte occidentale. Anzi è probabile che si tratti anche della rivendicazione orgogliosa e minoritaria di tale complessità, in presenza di un recente passato e di una contemporanea che tendono a sminuirla, a farne argomento di archeologia o di mera esecuzione. E' vero che nel mosaico moderno spesso prevale il "mestiere", e che le poche esperienze contemporanee sono quasi sempre di tradizione: un impegno completo come quello di Tinarelli é raro, pertanto prezioso.

L' intrico segnico-materico e cromatico -luministico che sostanzia l'opera è caos generico, evoca un primordio e insieme un'enciclopedia, un piccola cosmologia del mosaico, fra identità tecnico-linguistica e celebrazione sensuale. E' un'arte solare, quella di Tinarelli, pagana più che bizantina, divagante e dettagliata, quasi narrativa nel tempo che ti prende allo sguardo, nelle microstorie della materia, del colore, della luce che si avvicendano nel contesto dinamico dell'insieme. Che è intanto da quel rigore autoriflessivo che ne costitiusce l'apporto critico, con la proposta concettuale di un raffinato e consapevole manierismo sperimentale, che situa il mosaico nel cuore dell'oggi.

Giugno 2002
Gilberto Pellizzola

(Testo pubblicato per la mostra personale "Moltitudine dell'uno", Pietra Viva, Carrara 2002)

Biografia

Diplomato nel 1980 presso l'Istituto d'Arte per il mosaico e nel 1984 all'Accademia di belle Arti di Ravenna; nella quale è stato docente di Plastica ornamentale tra il 1986-89. Nel 1990-91 è docente di plastica all'Istituto d'Arte di Castelmassa (Ro). Nel 1992 è docente di ruolo all'Accademia di belle arti di Carrara, nel 93-96 all'Accademia di Sassari, dal 1996 si stabilisce a Carrara dove è docente di Plastica ornamentale presso l'Accademia di belle Arti. Nel 1980-87 compie restauri di mosaici antichi e moderni in Italia e Lussemburgo. Nel 1981 fonda a Ravenna (con l'arista G. Babini) l'associazione culturale- studio d'arte Spazio G; luogo espositivo e di ricerca per l'arte contemporanea che sarà riferimento per le mostre di giovani artisti. Nel 1981 fonda con altri l'associazione mosaicisti di Ravenna, che imprime un rinnovamento al mosaico artistico, promuove convegni, mostre e collaborazioni con architetti, artisti e designers. Dal 1980 alterna all'attività artistica espositiva personale, collaborazioni con artisti contemporanei per la realizzazione loro opere in mosaico, fra i quali: B. Saetti, M. Schifano, M. Paladino, A. Deville, P. D'Orazio, Afro, Studio Alchimia, F.Gentilini, V. D'Augusta, T. Cascella, J. Gaudaire Thor, U. La Pietra, A: Granchi, A. Grazzi, F: Defilippi, T. Campi, L. Lattanzi, A. Pelliccia, Dal 1996 promuove il mosaico artistico lapideo a Carrara, attraverso corsi di formazione professionale (corsi CEE) e nell'ambito dell'Accademia di belle Arti. Dal 1999 è consulente artistico per il mosaico della ditta Pietra Viva s.r.l. di Carrara per la progettazione, la produzione di mosaici applicati in architettura e arredo urbano. Nel 2000-01 e 2001-02 partecipa agli scambi Erasmus universitari e tiene alcune lezioni e atelier sul mosaico artistico presso l'Ecole des Beaux-artes de Bordeaux, e il Lycèe di Blanquefort. Tra il 2001/03 realizza alcuni mosaici permanenti presso il ristorante Tarasbì di Carrara. Nel 2003 vengono inaugurati presso la Casa di Riposo di Carrara: otto mosaici di artisti contemporanei di cui è l'esecutore. E' pubblicato con l'editore Essegi di Ravenna il catalogo delle opere. Dal 1993 collabora con il regista teatrale Ezio Cuochi e Giorgio Celli a spettacoli-evento multimediali in collaborazione con il Centro Video Arte e la Facoltà di Fisica di Ferrara. Dal 1991 tiene un atelier permanente a Biganos nel Bassin d'Arcachon in Francia. Dal 2001 è membro des artistes indipendants d'Aquitaine. Dal 1980 espone in spazi pubblici e privati, in mostre personali e collettive: Italia, Francia, Belgio, Germania, Austria, Giappone, Inghilterra, Brasile. I suoi interessi artistici sono particolarmente legati ai linguaggi dell'arte musiva nonché ai materiali pittorici e plastici.