Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Tre

Cesare Riva, Raymond Lohr, Michele Benedetto


Hanno partecipato:

Cesare Riva, Raymond Lohr, Michele Benedetto

 

Opere di scultura

inaugurazione: 15 giugno 2003 - h 18.00

esposizione: dal 14 giugno al 20 luglio 2003

luogo: Chiostro e Giardino di S. Agostino - Pietrasanta 

orario: 18.00-20.00/21.00-24.00; lunedi chiuso

ingresso libero


Comunicato stampa

 (versione in pdf)

 

Contatto Stampa: Alessia Lupoli
Ufficio Stampa
Gabinetto del Sindaco
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795226; fax 0584/795269
"Alessia Lupoli"

 

Mostra: Tre
Artisti: MICHELE BENEDETTO, CESARE RIVA, RAYMOND LOHR
Date esposizione: 15 giugno - 20 luglio 2003
Inaugurazione: 15 giugno 2003, ore 18,00
Luogo: Chiostro e Giardino di Sant'Agostino,
Via S. Agostino, 1 - Pietrasanta
www.museodeibozzetti.com

Orario apertura: 18,00 - 20,00 / 21,00 - 24,00 / lunedì chiuso


L'Assessore alla Cultura, Massimiliano Simoni, e il Comune di Pietrasanta sono lieti di presentare Tre: Michele Benedetto, Cesare Riva, Raymond Lohr. La mostra, che si terrà nelle Sale dei Putti e del Capitolo nel Chiostro di Sant'Agostino di Pietrasanta dal 15 giugno al 20 luglio 2003, s'inaugurerà con la partecipazione degli artisti, domenica, 15 giugno 2003 alle ore 18,00. L'esposizione è accompagnata da un elegante catalogo.

Così l'Assessore Simoni ed il sindaco presentano Tre: "Cesare Riva, Michele Benedetto e Raymond Lohr sono i protagonisti di TRE, che nel loro tour europeo - Lussemburgo, Bruxelles, Pietrasanta, Castellanza, Milano, Matera - tocca anche il Chiostro di Sant'Agostino di Pietrasanta. Sculture dall'indole forte, poderosa, significativa accomunano la vis artistica di questi tre scultori, due italiani e uno lussemburghese, che hanno eletto Pietrasanta come luogo ideale per creare le loro opere. E Pietrasanta è onorata di presentare i loro marmi, bronzi e sculture di altre pietre, talvolta squadrate in forme più severe, come quelle di Benedetto, altre volte ammorbidite in curvature più sinuose, quali certe di Riva, o basate su di un gioco di luci e ombre secondo la filosofia di Lohr. Allo stesso tempo, tramite TRE, un po' di Pietrasanta viene presentato all'estero grazie alla loro creatività e arte scultorea. Questa augura loro perciò un fruttuoso e felice ‘viaggio' che li porta così come nostri ‘messaggeri' della Città dell'Arte e degli Artisti."

 

MICHELE BENEDETTO è nato a Campomaggiore (Potenza) nel 1941. Giovanissimo si trasferisce a Milano, attratto dalle opportunità lavorative della città. Qui alla fine degli anni '50 trova impiego come modellatore presso carrozzerie per l'assemblaggio di pezzi di marche automobilistiche come Lamborghini, Maserati e Ferrari. Contemporaneamente frequenta gli studi tecnici. La curiosità e l'interesse per gli avvenimenti culturali lo portano a frequentare gli ambienti intellettuali del luogo, sia letterari che artistici. È da qui in poi che in Benedetto si manifesta l'interesse per la scultura e le
arti figurative in genere, attratto dalle varie mostre che venivano offerte nella città. Così negli anni '60 incomincia a disegnare e sviluppare i primi lavori artistici, ma la vera opportunità di entrare nel mondo dell'arte gli viene offerta dall'incontro con lo scultore Giò Pomodoro, con il quale collabora alla realizzazione di opere per circa una decina d'anni. Questo è anche il periodo dei suoi primi viaggi in cui rafforza la sua passione per la scultura e in contemporanea va delineandosi la sua linea artistica in senso di geometrizzazione della figura umana.
Dopo un primo soggiorno a Pietrasanta a metà degli anni '60, vi si trasferisce stabilmente dal '73, trovandovi un luogo ideale per realizzare lavori che esegue presso le ditte Henreaux e Ghelardini, dove conosce grandi artisti anch'essi venuti per realizzare le loro opere, quali Moore, Adams, Arp, Noguchi, ed altri ancora. Successivamente realizza il proprio studio-laboratorio ed è qui che esegue lavori in grandi dimensioni per committenze pubbliche e private. Dagli anni '70 in poi partecipa a simposi, mostre collettive e personali in Italia, Germania, Belgio, Stati Uniti e Giappone.
L'opera geometrizzante di Michele Benedetto è sostenuta da una continua immaginazione formante, costruttiva e mobilissima che sente, insegue, anticipa, l'articolarsi della materia nello spazio luce, e ne fa luogo dinamico e privilegiato delle sue meditazioni. L'origine mitica di queste forme geometriche è da attribuirsi anche alle sue matrici culturali più profonde, quelle che lo ancorano ad arcaiche e lontanissime radici Lucane, che egli riconduce ad un'unica volontà di semplificazione.

 

CESARE RIVA è nato a Milano nel 1943. Finiti gli studi tecnici, frequenta la Scuola d'Arte del Castello Sforzesco di Milano ed si accosta agli ambienti letterari ed artistici della sua città cimentandosi nel disegno e nella poesia. Nello stesso periodo viaggia molto: nei musei delle grandi città europee e americane è attratto dalle correnti più moderne, pur continuando a studiare e ammirare i dipinti, ma in particolare la scultura e l'architettura antiche, soprattutto di Spagna, Nord Africa, Grecia e Turchia.
Nei primi anni '70, dopo un decennio dedicato alla pittura, e alle prime apparizioni in mostre collettive, si dedica alla creta e al gesso, agli assemblaggi di materiali e forme diverse da fondere in bronzo, sperimentando anche il ferro ed il legno e arrivando infine al marmo e alla pietra, materiali che tuttora predilige. Nel 1974 allestisce a Milano la prima delle sue numerose mostre personali. Partecipa su invito a numerosi simposi di scultura, rassegne d'arte internazionali, salons, biennali e mostre collettive in Italia, Spagna, Francia, Svizzera, Olanda, Stai Uniti e Giappone, ottenendo svariati premi nonché il riconoscimento della critica ufficiale più qualificata. Sue opere sono presenti in numerose raccolte pubbliche e private.
Cesare Riva opera in taglio diretto, cercando le maggiori possibilità espressive in una sempre più rigorosa sintesi della forma. La sua scultura è solare, luminosa, dalle superfici ampie, distese, fatta per accogliere la luce e farla vibrare attraverso il reticolo di segni tracciato dallo scalpello.

 

RAYMOND LOHR nasce a Lussemburgo nel 1955. Fin da molto giovane sceglie di lavorare come falegname, mestiere che gli permette di lavorare nel tridimensionale, seguendo sempre contemporaneamente numerosi stage di scultura a Lussemburgo e corsi di formazione all'estero. Perfeziona quindi le sue conoscenze iscrivendosi all'Istituto Superiore di Pedagogia di Mannheim. Rientrato così in patria dopo mature riflessioni e continuando il proprio lavoro di docente, comincia un lungo dialogo con la pietra.
Un nuovo traguardo porta l'artista in Italia dove segue dei corsi di formazione di scultura. Suo maestro è lo scultore Pierre Weber, responsabile delle copie della grotta di Lascaux, ed in seguito Cesare Riva a Pietrasanta, dove Raymond torna regolarmente per misurarsi con la pietra fino al giorno in cui trova una falegnameria a Helmsange, dove può stabilire negli annessi la sua bottega di scultura inaugurata nel maggio del 2000.
Lohr vuole dare forma alla pietra affermando il reale prima di tutto, per meglio sviluppare il proprio linguaggio artistico e per entrare con più facilità in dialogo con lo spettatore. Le incisioni, le pieghe, le cavità, l'esteriore introverso, altro non fanno che porre l'accento sul dualismo e sulla bipolarità di queste sculture, dove negativo e positivo s'oppongono, dove linee verticali e orizzontali s'alternano, dove reminiscenze figurative e simboliche dialogano con gli elementi narrativi, dove il reale certe volte cede il passo all'astratto, dove l'ombra lotta con la luce che tenta di penetrare verso l'interno o che si riflette sulle superfici levigate. Altre volte l'artista affronta strutture più audaci che vedono la diagonale lanciarsi con impeto alla conquista dello spazio, rendendo illusorie tutte le leggi dell'equilibrio.

 

 

 

 

 

 

Presentazione

Cesare Riva, Michele Benedetto e Raymond Lohr sono i protagonisti di TRE, che nel loro tour europeo - Lussemburgo, Bruxelles, Pietrasanta, Castellanza, Milano, Matera - tocca anche il Chiostro di Sant'Agostino di Pietrasanta. Sculture dall'indole forte, poderosa, significativa accomunano la vita artistica di questi tre scultori, due italiani e uno lussemburghese, che hanno eletto Pietrasanta come luogo ideale per creare le loro opere. E Pietrasanta è onorata di presentare i loro marmi, bronzi e sculture di altre pietre, talvolta squadrate in forme più severe, come quelle di Benedetto, altre volte ammorbidite in curvature più sinuose, quali certe di Riva, o basate su di un gioco di luci e ombre secondo la filosofia di Lohr. Allo stesso tempo, tramite TRE, un po' di Pietrasanta viene presentato all'estero grazie alla loro creatività e arte scultorea. Questa augura loro perciò un fruttuoso e felice viaggio che li porta così come nostri messaggeri della Città dell'Arte e degli Artisti.

Pietrasanta, giugno 2003

L'Assessore alla Cultura 

Massimilano Simoni

Il Sindaco

Massimo Mallegni

Critica

Biografia

Michele Benedetto è nato a Campomaggiore (Potenza) nel 1941. Giovanissimo si trasferisce a Milano, attratto dalle opportunità lavorative della città. Qui alla fine degli anni 50 trova impiego come modellatore presso carrozzerie per l'assemblaggio di pezzi di marche automobilistiche come Lamborghini, Maserati e Ferrari. Contemporaneamente frequenta gli studi tecnici. La curiosità e l'interesse per gli avvenimenti culturali lo portano a frequentare gli ambienti intellettuali del luogo, sia letterari che artistici. é da qui in poi che in Benedetto si manifesta l'interesse per la scultura e le arti figurative in genere, attratto dalle varie mostre che venivano offerte nella città. Così negli anni 60 incomincia a disegnare e sviluppare i primi lavori artistici, ma la vera opportunità di entrare nel mondo dell'arte gli viene offerta dall'incontro con lo scultore Giò Pomodoro, con il quale collabora alla realizzazione di opere per circa una decina d'anni. Questo è anche il periodo dei suoi primi viaggi in cui rafforza la sua passione per la scultura e in contemporanea va delineandosi la sua linea artistica in senso di geometrizzazione della figura umana. Dopo un primo soggiorno a Pietrasanta a metà degli anni 60, vi si trasferisce stabilmente dal 73, trovandovi un luogo ideale per realizzare lavori che esegue presso le ditte Henraux e Ghelardini, dove conosce grandi artisti anch'essi venuti per realizzare le loro opere, quali Moore, Adams, Arp, Noguchi, ed altri ancora. Successivamente realizza il proprio studio-laboratorio ed è qui che esegue lavori in grandi dimensioni per committenze pubbliche e private. Dagli anni 70 in poi partecipa a simposi, mostre collettive e personali in Italia, Germania, Belgio, Stati Uniti e Giappone. L'opera geometrizzante di Michele Benedetto è sostenuta da una continua immaginazione formante, costruttiva e mobilissima che sente, insegue, anticipa, l'articolarsi della materia nello spazio luce, e ne fa luogo dinamico e privilegiato delle sue meditazioni. L'origine mitica di queste forme geometriche è da attribuirsi anche alle sue matrici culturali più profonde, quelle che lo ancorano ad arcaiche e lontanissime radici Lucane, che egli riconduce ad un'unica volontà di semplificazione.

 

Cesare Riva è nato a Milano nel 1943. Finiti gli studi tecnici, frequenta la Scuola d'Arte del Castello Sforzesco di Milano ed si accosta agli ambienti letterari ed artistici della sua città cimentandosi nel disegno e nella poesia. Nello stesso periodo viaggia molto: nei musei delle grandi città europee e americane è attratto dalle correnti più moderne, pur continuando a studiare e ammirare i dipinti, ma in particolare la scultura e l'architettura antiche, soprattutto di Spagna, Nord Africa, Grecia e Turchia. Nei primi anni 70, dopo un decennio dedicato alla pittura, e alle prime apparizioni in mostre collettive, si dedica alla creta e al gesso, agli assemblaggi di materiali e forme diverse da fondere in bronzo, sperimentando anche il ferro ed il legno e arrivando infine al marmo e alla pietra, materiali che tuttora predilige. Nel 1974 allestisce a Milano la prima delle sue numerose mostre personali. Partecipa su invito a numerosi simposi di scultura, rassegne d'arte internazionali, salons, biennali e mostre collettive in Italia, Spagna, Francia, Svizzera, Olanda, Stai Uniti e Giappone, ottenendo svariati premi nonché il riconoscimento della critica ufficiale più qualificata. Sue opere sono presenti in numerose raccolte pubbliche e private. Cesare Riva opera in taglio diretto, cercando le maggiori possibilità espressive in una sempre più rigorosa sintesi della forma. La sua scultura è solare, luminosa, dalle superfici ampie, distese, fatta per accogliere la luce e farla vibrare attraverso il reticolo di segni tracciato dallo scalpello.

 

Raymond Lohr nasce a Lussemburgo nel 1955. Fin da molto giovane sceglie di lavorare come falegname, mestiere che gli permette di lavorare nel tridimensionale, seguendo sempre contemporaneamente numerosi stage di scultura a Lussemburgo e corsi di formazione all'estero. Perfeziona quindi le sue conoscenze iscrivendosi all'Istituto Superiore di Pedagogia di Mannheim. Rientrato così in patria dopo mature riflessioni e continuando il proprio lavoro di docente, comincia un lungo dialogo con la pietra. Un nuovo traguardo porta l'artista in Italia dove segue dei corsi di formazione di scultura. Suo maestro è lo scultore Pierre Weber, responsabile delle copie della grotta di Lascaux, ed in seguito Cesare Riva a Pietrasanta, dove Raymond torna regolarmente per misurarsi con la pietra fino al giorno in cui trova una falegnameria a Helmsange, dove può stabilire negli annessi la sua bottega di scultura inaugurata nel maggio del 2000. Lohr vuole dare forma alla pietra affermando il reale prima di tutto, per meglio sviluppare il proprio linguaggio artistico e per entrare con più facilità in dialogo con lo spettatore. Le incisioni, le pieghe, le cavità, l'esteriore introverso, altro non fanno che porre l'accento sul dualismo e sulla bipolarità di queste sculture, dove negativo e positivo si oppongono, dove linee verticali e orizzontali s'alternano, dove reminiscenze figurative e simboliche dialogano con gli elementi narrativi, dove il reale certe volte cede il passo all'astratto, dove l'ombra lotta con la luce che tenta di penetrare verso l'interno o che si riflette sulle superfici levigate. Altre volte l'artista affronta strutture più audaci che vedono la diagonale lanciarsi con impeto alla conquista dello spazio, rendendo illusorie tutte le leggi dell'equilibrio.