Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
 ... > Mostre > 2003 > Opere 1927-1981  le mostre
Opere 1927-1981

Franco Gentilini


Opere di pittura in collaborazione con Galleria Guastalla

inaugurazione: 13 luglio 2003 - h 18.00

esposizione: dal 13 luglio al 24 agosto 2003

luogo: Sale del Chiostro di S. Agostino - Pietrasanta 

orario: 18.00-20.00/21.00-24.00; lunedi chiuso

ingresso libero


Comunicato stampa

 (versione in pdf)

 

Contatto Stampa: Alessia Lupoli
Ufficio Stampa
Gabinetto del Sindaco
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795226; fax 0584/795269
"Alessia Lupoli"

 

Mostra: Franco Gentilini. Opere 1927-1981
Artista: Franco Gentilini
Date esposizione: 13 luglio - 24 agosto 2003
Inaugurazione: 13 luglio 2003, ore 18,00
Luogo: Sale dei Putti e del Capitolo, Chiostro di S. Agostino,
Via S. Agostino, 1 - Pietrasanta
www.museodeibozzetti.com
Orario apertura: 18,00 - 20,00 / 21,00 - 24,00

 

L'Assessore alla Cultura, Massimiliano Simoni, e il Comune di Pietrasanta sono onorati di presentare Franco Gentilini. Opere 1927-1981, mostra personale di dipinti, disegni e litografie. La mostra organizzata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Pietrasanta in collaborazione con Guastalla Centro Arte di Livorno e lo Studio Guastalla di Milano, si terrà nelle Sale dei Putti e del Capitolo del Chiostro di Sant'Agostino di Pietrasanta dal 13 luglio al 24 agosto 2003 e s'inaugurerà con la partecipazione di Luciana Giuntoli, vedova dell'artista, domenica, 13 luglio 2003 alle ore 18,00. L'esposizione è accompagnata da elegante catalogo con presentazione di Nicola Micieli, edito da Edizioni Graphis Arte di Livorno.

Così Franco Gentilini parla di se stesso: "Forse, da bambini, inconsciamente, costruiamo il nostro destino di uomini. Non so quale sia il ‘momento' in cui balena, sia pure larvatamente, quella che poi diventerà una vocazione e da quali remote cause essa viene fino a noi. Io, fin da ragazzo, ho avuto il spiccato senso dell'osservazione della realtà. Mi attraevano le architetture dei palazzi e le cattedrali; le une e le altre esercitavano su me un forte potere di suggestione e di fascino, insoliti in un'età in cui si è portati verso altre predilezioni. Ero addirittura affascinato dal gioco prospettico delle facciate delle cattedrali e dalle grafie simboliche dei segni; dagli armoniosi ricami gotici e romanici dei palazzi. Ho trascorso chissà quante ore, così, a inseguire, a mia insaputa, quella che poi sarebbe divenuta la mia vocazione di pittore. Avessi minimamente sospettato allora che proprio quelle architetture e quelle cattedrali sarebbero diventate i temi preferiti della mia pittura! Solo che alla simbologia che mi suggerivano da ragazzo a poco a poco vi ho sostituito le immagini e le emozioni che solo una loro dimensione umana può suggerire quale antitesi di ‘Grandeur et Misère'.
Al contrario, nel dipingere i grandi ‘nudi' e le ‘figure', alle immagini e alle emozioni ho sostituito i ‘simboli', quasi a suggerire, questa volta, un rapporto plastico tra idee di bellezza e idee di poesia che si richiamano ad una civiltà remota. Non ho voluto cioè soffermarmi
all'apparenza esteriore bensì ho voluto cogliere l'essenza di un dato psicologico. Se, infatti, per un attimo immaginiamo di vedere tutt'insieme quei ‘nudi' e quelle ‘figure' possono benissimo far ricordare i frontoni delle cattedrali romaniche a mo' di allegorie: volti e corpi di pietra su cui c'è come un'ombra di freddo che li salvaguarda dalla fragilità dei sentimenti umani e li consegna quali prototipi del nostro tempo ad un futuro remoto." (Premessa al volume Franco Gentilini/Antologia della Critica, a cura di Carlo Giacomozzi, Edizioni Rari Nantes, Roma 1984).

 

Così Giuseppe Ungaretti: "Gentilini è un pittore di cui ormai tutti riconoscono il valore singolare, è difatti uno dei primi pittori italiani e europei d'oggi ed è un uomo di giovialità tanto squisita nei suoi rapporti cogli altri che, chi ne sia onorato, considera la sua amicizia tra le più preziose.
Vorrei dire anche uno dei motivi per i quali la sua pittura m'incanta e mi convince. Non so perché, essa mi fa sempre subito ripensare e innanzi tutto ad affreschi visti in una mia lontana visita a Pomposa. La favola vuole che Giotto ad invito di Dante, recatosi a Pomposa, vi dipingesse quegli affreschi che sul fragile intonaco ancora durano. Pare invece che quei dipinti siano da attribuirsi alla scuola di Romagna, ma questioni d'attribuzione qui contano poco oggi. Voglio dire che la pittura di Gentilini ha origine come da una primitiva meraviglia, messa in risalto anche dalla predilezione sua per l'uso di terre. Questa tradizione si affaccia a noi piena di calma, riposante, a rappresentarci luoghi di Roma per esempio, od altro, con una novità poetica, un humor e una familiarità straordinari [...]. (Introduzione al catalogo della personale alla galleria "L'Attico", Roma, aprile 1961)

 

Giancarlo Vigorelli: "[...] La pittura di Gentilini affiora da antiche stratificazioni. Quelle cattedrali, quei battisteri che spesso spaziano nelle sue tele, non sono sfondi decorativi, ombre archeologiche: sono, invece, le mura millenarie della sua stessa pittura che viene da lontano, che ha un contaminato retroterra di cultura e di civiltà. La sua pittura è percorsa dalla memoria, al tempo stesso popolare e aristocratica, istintiva e raffinata, di un po' tutta l'arte mediterranea, con un occhio più avido verso certe plaghe adriatiche dove l'arte bizantina è salita ad incrociarsi tra il romanico e il gotico: quella sua Ravenna, e Venezia, e Modena, e Parma rivisitate tanto con adorazione quanto con disinvoltura, come a dare prova che tutti quei marmi , quei mattoni sono da sempre depositati nel suo sangue, e tutta la sua pittura altro non è che un ininterrotto ‘paesaggio italiano'.
E da questo civilissimo paesaggio vengono avanti, addossate a quelle mura sacre, le sue donne altrettanto italiche, sacre altrettanto nella loro carnale bellezza: e tanto sono autentiche Eve, da poter spendere alla pari come Veneri antiche o moderne, regali o domestiche.
È proprio vero che Gentilini vive dentro un suo Eden: poche cose, ma intatte: cose comuni, ma belle; e la bellezza come sfida contro l'imperante volgarità. E per conservare a lungo, in eterno, la bellezza, vi versa spesso sopra il sale dell'ironia, o una di quelle grosse risate che Gentilini fa scrosciare a gara con la fontana di piazza Navona, dove si affaccia la sua casa.
Dentro la sua pittura echeggia appunto un lontano sorriso etrusco: era Cardarelli a ricordare che gli Etruschi edificarono Ravenna, e sostarono a Faenza; ed è dal taglio, dalla piega di quel sorriso che la sua pittura, che nasce antica, rinasce moderna. Una modernità che dura, non che passa: perciò Gentilini è un pittore del nostro tempo, ma la sua pittura, fondata su antiche radici, lo oltrepassa. (Il Sodalizio Gentilini-De Libero, in "Nuova Rivista Europea", marzo-giugno 1979)

 

Alberto Moravia: "[...] Franco Gentilini introduce nella tradizione creata da Scipione una nota diversa e nuova. Quello che in Scipione era acuta e straziante consapevolezza, impotenza e spasimo, in Gentilini diventa ironia, gioco, trascrizione rustica e fantastica. Si sono fatti per Gentilini i nomi europei di Goya, Daumier, Ensor, Chagall. Indubbiamente apporti di questo genere ci sono stati e ci sono tuttora; ma piuttosto per affinità e per simpatia indiretta che per derivazione e filiazione. In realtà, di fronte a certi problemi, temperamenti simili reagiranno più o meno allo stesso modo. Gentilini, spinto come Scipione da un impulso originariamente narrativo, si è trovato di fronte a una realtà italiana ormai scontata sul piano di una rappresentazione seria e diretta, perché svuotata dei suoi antichi significati e non ancora animata dai nuovi.
L'Italia, d'altra parte, non è la Russia di Chagall; non è un paese nuovo e mezzo vuoto con contadini, soldati, osterie, mendicanti, cavalli, belle ragazze, isbe, strademaestre e cieli orientali pieni di stelle; l'Italia è quasi un museo in cui i monumenti di una mezza dozzina di civiltà stanno l'uno contro l'altro, serrati e fitti e tutti, ormai, sconsacrati e morti. Ma la vita dell'Italia moderna si insinua e si propaga in questa foresta di monumenti con la forza dell'ignoranza e del candore naturale. Gentilini si è impadronito con studio attento e originale del segreto della quotidiana profanazione del museo italiano ad opera degli innumerevoli carrettini, venditori ambulanti, camion, coppie di innamorati, ragazzini, donnaccole, gatti, cani e insomma ogni sorta di cose e gente umili e vivaci. L'Italia, la Roma di Gentilini, con tutti quei battisteri, duomi, campanili, portici, cattedrali, palazzi servono da sfondo non più, come in De Chirico, a statue parlanti, a manichini metafisici, a presenze mitologiche, bensì a scenette di genere, a incontri paradossali, a incidenti ironici; e tuttavia, seppure in modo diverso, raggiungono gli effetti di una magia egualmente potente e allusiva [...].
Fedele alla lezione di Scipione, il colore di Gentilini attinge sempre a quella densità, profondità e modulazione che ogni studiosa considerazione della realtà necessariamente produce. Del resto, a riprova, si tratta sempre di paesaggi nient'affatto immaginari, e la precisione del riferimento topografico, in questo caso, è garanzia di rappresentazione veritiera ed oggettiva. Diremmo piuttosto che l'impulso a narrare in Gentilini sia posteriore e, insomma, secondario a quello di rappresentare e dipingere; esso si sovrappone a questo come complemento e arricchimento, quasi come inevitabile conclusione.
Non voglio caricare la pittura di Gentilini di significati che quasi certamente essa non ha avuto nell'intenzione dell'autore. Questi significati che senza dubbio ci sono e sono in parte quelli che abbiamo cercato di definire, sono in certo modo involontari ed emanano dalla pittura di Gentilini come da ogni pittura vitale e complessa. È questo il miglior complimento che possiamo fare a Gentilini: quello di averci detto più di quanto avesse in mente di dirci, appunto perché impegnato con serietà a raggiungere la meta comune ad ogni arte: conciliare le contraddizioni senza sacrificarne alcuna e sollevare la realtà ad una rappresentazione non contingente né esornativa." (Franco Gentilini, Edizioni del Cavallino, Venezia, 1952)

Presentazione

L'Assessore alla Cultura, Massimiliano Simoni, e il Comune di Pietrasanta sono onorati di presentare Franco Gentilini. Opere 1927-1981, mostra personale di dipinti, disegni e litografie. La mostra organizzata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Pietrasanta in collaborazione con Guastalla Centro Arte di Livorno e lo Studio Guastalla di Milano, si terrà nelle Sale dei Putti e del Capitolo del Chiostro di Sant'Agostino di Pietrasanta dal 13 luglio al 24 agosto 2003 e s'inaugurerà con la partecipazione di Luciana Giuntoli, vedova dell'artista, domenica, 13 luglio 2003 alle ore 18,00. L'esposizione è accompagnata da elegante catalogo con presentazione di Nicola Micieli, edito da Edizioni Graphis Arte di Livorno.

 

Critica

Gentilini è un pittore di cui ormai tutti riconoscono il valore singolare, è difatti uno dei primi pittori italiani e europei d'oggi ed è un uomo di giovialità tanto squisita nei suoi rapporti cogli altri che, chi ne sia onorato, considera la sua amicizia tra le più preziose.
Vorrei dire anche uno dei motivi per i quali la sua pittura m'incanta e mi convince. Non so perché, essa mi fa sempre subito ripensare e innanzi tutto ad affreschi visti in una mia lontana visita a Pomposa. La favola vuole che Giotto ad invito di Dante, recatosi a Pomposa, vi dipingesse quegli affreschi che sul fragile intonaco ancora durano. Pare invece che quei dipinti siano da attribuirsi alla scuola di Romagna, ma questioni d'attribuzione qui contano poco oggi. Voglio dire che la pittura di Gentilini ha origine come da una primitiva meraviglia, messa in risalto anche dalla predilezione sua per l'uso di terre. Questa tradizione si affaccia a noi piena di calma, riposante, a rappresentarci luoghi di Roma per esempio, od altro, con una novità poetica, un humor e una familiarità straordinari [...].

Giuseppe Ungaretti

Introduzione al catalogo della personale alla galleria "L'Attico", Roma, aprile 1961

 

La pittura di Gentilini affiora da antiche stratificazioni. Quelle cattedrali, quei battisteri che spesso spaziano nelle sue tele, non sono sfondi decorativi, ombre archeologiche: sono, invece, le mura millenarie della sua stessa pittura che viene da lontano, che ha un contaminato retroterra di cultura e di civiltà. La sua pittura è percorsa dalla memoria, al tempo stesso popolare e aristocratica, istintiva e raffinata, di un po' tutta l'arte mediterranea, con un occhio più avido verso certe plaghe adriatiche dove l'arte bizantina è salita ad incrociarsi tra il romanico e il gotico: quella sua Ravenna, e Venezia, e Modena, e Parma rivisitate tanto con adorazione quanto con disinvoltura, come a dare prova che tutti quei marmi , quei mattoni sono da sempre depositati nel suo sangue, e tutta la sua pittura altro non è che un ininterrotto paesaggio italiano.

E da questo civilissimo paesaggio vengono avanti, addossate a quelle mura sacre, le sue donne altrettanto italiche, sacre altrettanto nella loro carnale bellezza: e tanto sono autentiche Eve, da poter spendere alla pari come Veneri antiche o moderne, regali o domestiche.

é proprio vero che Gentilini vive dentro un suo Eden: poche cose, ma intatte: cose comuni, ma belle; e la bellezza come sfida contro l'imperante volgarità. E per conservare a lungo, in eterno, la bellezza, vi versa spesso sopra il sale dell'ironia, o una di quelle grosse risate che Gentilini fa scrosciare a gara con la fontana di piazza Navona, dove si affaccia la sua casa.

Dentro la sua pittura echeggia appunto un lontano sorriso etrusco: era Cardarelli a ricordare che gli Etruschi edificarono Ravenna, e sostarono a Faenza; ed è dal taglio, dalla piega di quel sorriso che la sua pittura, che nasce antica, rinasce moderna. Una modernità che dura, non che passa: perciò Gentilini è un pittore del nostro tempo, ma la sua pittura, fondata su antiche radici, lo oltrepassa.
Giancarlo Vigorelli
Il Sodalizio Gentilini-De Libero, in "Nuova Rivista Europea", marzo-giugno 1979

 

Franco Gentilini introduce nella tradizione creata da Scipione una nota diversa e nuova. Quello che in Scipione era acuta e straziante consapevolezza, impotenza e spasimo, in Gentilini diventa ironia, gioco, trascrizione rustica e fantastica. Si sono fatti per Gentilini i nomi europei di Goya, Daumier, Ensor, Chagall. Indubbiamente apporti di questo genere ci sono stati e ci sono tuttora; ma piuttosto per affinità e per simpatia indiretta che per derivazione e filiazione. In realtà, di fronte a certi problemi, temperamenti simili reagiranno più o meno allo stesso modo. Gentilini, spinto come Scipione da un impulso originariamente narrativo, si è trovato di fronte a una realtà italiana ormai scontata sul piano di una rappresentazione seria e diretta, perché svuotata dei suoi antichi significati e non ancora animata dai nuovi.

L'Italia, d'altra parte, non è la Russia di Chagall; non è un paese nuovo e mezzo vuoto con contadini, soldati, osterie, mendicanti, cavalli, belle ragazze, isbe, strade maestre e cieli orientali pieni di stelle; l'Italia è quasi un museo in cui i monumenti di una mezza dozzina di civiltà stanno l'uno contro l'altro, serrati e fitti e tutti, ormai, sconsacrati e morti. Ma la vita dell'Italia moderna si insinua e si propaga in questa foresta di monumenti con la forza dell'ignoranza e del candore naturale. Gentilini si è impadronito con studio attento e originale del segreto della quotidiana profanazione del museo italiano ad opera degli innumerevoli carrettini, venditori ambulanti, camion, coppie di innamorati, ragazzini, donnaccole, gatti, cani e insomma ogni sorta di cose e gente umili e vivaci. L'Italia, la Roma di Gentilini, con tutti quei battisteri, duomi, campanili, portici, cattedrali, palazzi servono da sfondo non più, come in De Chirico, a statue parlanti, a manichini metafisici, a presenze mitologiche, bensì a scenette di genere, a incontri paradossali, a incidenti ironici; e tuttavia, seppure in modo diverso, raggiungono gli effetti di una magia egualmente potente e allusiva.

Fedele alla lezione di Scipione, il colore di Gentilini attinge sempre a quella densità, profondità e modulazione che ogni studiosa considerazione della realtà necessariamente produce. Del resto, a riprova, si tratta sempre di paesaggi nient'affatto immaginari, e la precisione del riferimento topografico, in questo caso, è garanzia di rappresentazione veritiera ed oggettiva. Diremmo piuttosto che l'impulso a narrare in Gentilini sia posteriore e, insomma, secondario a quello di rappresentare e dipingere; esso si sovrappone a questo come complemento e arricchimento, quasi come inevitabile conclusione.

Non voglio caricare la pittura di Gentilini di significati che quasi certamente essa non ha avuto nell'intenzione dell'autore. Questi significati che senza dubbio ci sono e sono in parte quelli che abbiamo cercato di definire, sono in certo modo involontari ed emanano dalla pittura di Gentilini come da ogni pittura vitale e complessa. é questo il miglior complimento che possiamo fare a Gentilini: quello di averci detto più di quanto avesse in mente di dirci, appunto perché impegnato con serietà a raggiungere la meta comune ad ogni arte: conciliare le contraddizioni senza sacrificarne alcuna e sollevare la realtà ad una rappresentazione non contingente né esornativa.
Alberto Moravia
Franco Gentilini, Edizioni del Cavallino, Venezia, 1952

 

Biografia

1909 - Gentilini nasce a Faenza il 4 agosto. 1925 - Lavora come apprendista in una fabbrica faentina di ceramiche, frequentando la Pinacoteca Comunale e studiando di notte la pittura antica. Si reca a Bologna per mostrare i suoi disegni al pittore Giovanni Romagnoli, che lo incoraggia a lavorare e lo presenta al critico d'arte Nino Bertocchi. Tramite Romagnoli Gentilini conoscerà, in seguito, Giorgio Morandi. 1927 - Diviene assistente del pittore Mario Ortolani, proprietario di una piccola fabbrica di ceramiche, presso il quale vede numerose riproduzioni degli Impressionisti, di Cézanne, dei Cubisti. 1930 - La giuria della Biennale di Venezia accetta un suo quadro. Primo viaggio a Parigi per studiare gli impressionisti e Cézanne. 1932 - Si trasferisce a Roma dove, frequentando la Terza Saletta del Caffè Aragno, conosce Barilli, Cardarelli, Cecchi e Ungaretti e i giovani letterati Sinisgalli, Diemoz, Falqui e Cagli, ai quali si lega per stima, amicizia e rapporti di collaborazione. 1933 - Prima personale alla "Galleria di Roma" di P.M. Bardi: successo di critica ed articolo molto favorevole di Waldemar George. 1934 - Da quest'anno collabora come disegnatore su "Quadrivio" e "La Fiera Letteraria". 1935 - Con due opere partecipa alla I Quadriennale di Roma. 1937 - Prima esposizione all'estero, al Carnegie Institute di Pittsburgh. Illustra la piccola monografia di Renato Mucci Victor De Sabata per le Edizioni Carabba, Lanciano. 1938 - é invitato alla XXI Biennale di Venezia per realizzare l'affresco Nascita di Roma sulla parete esterna del Padiglione Italiano. 1939 - Ha una sala con venti opere alla III Quadriennale di Roma. Viene nominato titolare della cattedra di Ornato disegnato al Regio Liceo Artistico di Firenze. 1940 - Sposa Stefania Giorgi, figlia di un medico pisano. Inizia la collaborazione con la rivista "Primato". 1941 - Diventa disegnatore per la rivista "Documento". 1942 - Ha una parete alla XXIII Biennale di Venezia. 1943 - Alla IV Quadriennale di Roma, dove espone otto opere e ottiene un premio, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna acquista il dipinto La camera incantata. 1944 - Nasce Orsola, sua unica figlia. Esce la sua prima cartella di incisioni: Proverbi (acqueforti), Libreria Margherita e Documento Editore, Roma. 1947 - Riceve dall'Art Club di Roma, ex-aequo con Omiccioli, il premio della Fondazione Scientifica Romana della marchesa J. Umiascowska. Da quest'anno si moltiplicano le esposizioni all'estero. 1948 - Con tre opere partecipa alla V Quadriennale di Roma e alla XXIV Biennale di Venezia. Prima personale alla Galleria del Naviglio, Milano. 1949 - Esce, edita da Luigi De Luca (Istituto Grafico Tiberino), la prima monografia su Gentilini, con un testo di F. Ulivi. 1950 - é invitato alla XXV Biennale di Venezia. Prima personale a Parigi alla Galerie Rive Gauche, presentato da Guido Piovene, dove espone, oltre ai dipinti, dieci disegni per La Metamorfosi di Kafka. Esegue le scene e i costumi per l'Anfiparnaso di Orazio Vecchi, rappresentato al Teatro Eliseo di Roma. Riprende la docenza, sospesa per la Guerra, al I Liceo Artistico di Roma. 1951 - Personale alla Galleria La Palma, Roma. Con lÕArt Club di Roma espone in Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia. Gli viene assegnato, ex-aequo con Vespignani, il Gran Premio di Pittura Esso. 1952 - Mostre personali alla Galleria del Naviglio, Milano, e alla XXVI Biennale di Venezia. Esce una monografia, edita dal Cavallino di Venezia, con un saggio di A. Moravia. 1953 - Personale alla Galerie Rive Gauche, a Parigi, dove conosce Henri Michaux e Gualtieri di San Lazzaro. Visita la studio di Jean Dubuffet. 1954 - Collettiva Young Italian Painters al Museo di Cincinnati, Ohio. 1955 - Partecipa a rassegne di arte italiana contemporanea in Giappone (Kamakura, Tokyo, Osaka, Kyoto), in Spagna e Francia e a San Paolo. Alla VII Quadriennale romana, dove espone nove dipinti, vince il Premio Parlamento della Camera dei Deputati. Ottiene la cattedra di pittura all'Accademia di Belle Arti di Roma, dove insegnerà fino al 1977. 1956 - Personali alla Galleria del Naviglio (Milano), del Cavallino (Venezia), Selecta (Roma). Esce Banchetti, Edizione all'Insegna del Pesce d'Oro, con diciannove poesie di L. Sinisgalli e quattordici riproduzioni di suoi dipinti. 1958 - Partecipa alla XXIX Biennale veneziana. Personale alla Galleria del Naviglio. Illustra con sei disegni La formica argentina di I. Calvino, edito dal Sodalizio del Libro, Venezia. 1959 - In occasione della personale alla John Heller Gallery di New York riceve l'incarico dalla rivista "Fortune" di Chicago, di realizzare venti tele e venti disegni sui Ponti di New York, per illustrare il numero 2 del febbraio 1960 della rivista. Elaborerà nello studio romano gli appunti presi durante il mese di soggiorno a New York. 1960 - Tra le mostre, la personale alla Galleria del Cavallino è incentrata sulle chiese veneziane, mentre quella alla World House Gallery di New York sui Ponti realizzati per "Fortune". Collettive a Amsterdam, Londra, Parigi, Lucerna e personale a due con Migneco a Berlino Ovest. 1961 - Personali alla Galleria del Naviglio e a L'Attico di Roma (con presentazione di Ungaretti). Collettive a Torino, Hartford, Oslo, Venezia. 1962 - Realizza una grande pala d'altare dedicata a S. Antonio da Padova, per la chiesa di S. Donato Milanese. Personali alla Galerie Rive Gauche di Parigi, e al Cavallino 2 di Venezia. Collettive a Tokyo, Mosca e Ferrara. 1963 - Esegue le scene ed i costumi per il Filosofo di campagna di Goldoni con musiche di B. Galuppi, rappresentato al Teatro della Cometa di Roma. Collettiva a Beirut; personale alla Galerie Rive Gauche di Parigi. Muore la moglie Stefania. Scompare anche il suo mercante Carlo Cardazzo. 1964 - Viaggia in Giappone per l'UNESCO. Dipinge la scenografia per La Bugiarda di D. Fabbri, rappresentata al Teatro Quirino di Roma. Personale al Cavallino di Venezia e collettiva a Locarno. 1965 - Prima antologica, all'Ente Premi Roma, Palazzo Barberini, presentato da R. Carrieri, V. Guzzi e G. Sangiorgi. Partecipa alla IX Quadriennale di Roma. 1966 - Sala personale alla XXXIII Biennale di Venezia, presentato da M. Valsecchi e C. Zavattini. Collettive a Bucarest e a Losanna. 1967 - Vince il I Premio Città di Milano. Escono Un inverno a Parigi di Gualtieri di San Lazzaro con dodici acqueforti e Sera italiana di Gentilini di Raffaele Carrieri con sei serigrafie a colori, editi dal Naviglio, Milano. La rivista "XXème Siècle" gli dedica un saggio di P. Cabanne. Partecipa all'Omaggio a Boccaccio al Palazzo Pretorio di Certaldo. 1968 - Partecipa al Premio Marzotto-Europa (Valdagno, Milano, Brno, Amersfoort, Parigi), e alla XXXIV Biennale di Venezia. Gli viene conferito il Premio Presidenza della Repubblica dall'Accademia di San Luca, nella cui sede viene allestita un'antologica presentata da V. Guzzi. 1969 - Viene eletto Accademico di San Luca. Personale alla Fuji International Art, in Giappone. 1970 - Sposa Luciana Giuntoli, cugina in seconda della prima moglie Stefania. Antologica dell'opera grafica a Palazzo Pitti, a Firenze, a cura del Gabinetto G.P. Viesseux. Acqueforti e litografie per: Un turco tra noi, di P. Chiara, Io povero troviero di Parigi, di D. Campana, Come uccelli della pioggia, di N. Tebano. Le Edizioni Graphis Arte di Livorno pubblicano per gli amici del club della grafica una litografia e tre acqueforti presentate da Virgilio Guzzi. 1971 - Antologica di grafica alla Libreria Rizzoli e personale di pittura al Naviglio di Milano. La Litografica Internazionale di Milano pubblica la cartella di litografie e acqueforti intitolata Le chiese di Gentilinia, con un testo di D. Buzzati. Il Cigno Edizioni d'Arte pubblica la cartella di dodici acquaforti-acquatinte a colori dal titolo Le carte da gioco di Gentilini e una monografia con testo di G. Giuffrè. 1972 - Antologica al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, poi trasferita al Palazzo delle Esposizioni di Faenza. Mostra Franco Gentilini e il Libro d'Arte alla Galleria L'Arco di Roma e antologica di grafica alla Galleria La Pergola di Pesaro, che pubblica una scelta dei versi di S. Mallarmé con cinque acqueforti. Partecipa alla X Quadriennale di Roma. 1973 - Personale al Navigliovenezia di Venezia e alla Galleria La Gradiva di Firenze (grafica). 1974 - Personali di grafica alla Kasahara Gallery di Osaka e di pittura alla Galleria Toninelli di Roma. Disegna un ritratto di Ezra Pound per la copertina di Carta da Visita, edita da Scheiwiller, Milano. 1975 - Personale ad Amburgo e Berlino, poi trasferita a Colonia l'anno dopo. Esce presso le Edizioni Graphis Arte di Livorno e Toninelli, Milano, una cartella contenente tre acqueforti. 1976 - Personali a Parigi, in Svizzera e a Torino. Esegue per le Edizioni Graphis Arte di Livorno e Toninelli, Milano, la cartella Le Donne di Gentilini con tre grandi acquaforti a colori. 1977 - Personali alla Galleria Santacroce di Firenze, alla Galleria Toninelli di Milano e Roma, al Palazzo Ettoreo di Sacile. Le Edizioni Graphis Arte, Livorno e Toninelli, Roma pubblicano la cartella Gentilini 1977, contenente tre incisioni a colori. 1978 - Mostra di disegni e grafica alla Libreria Prandi di Reggio Emilia e personale di pittura alla Galleria Forni di Bologna. 1979 - Personale alla Galleria Macchi di Pisa, presentato da Enzo Carli. Viene stampata da "XXème Siècle", Parigi-New York e Vertice editoriale d'arte, Livorno Cathédrales de France, sei litografie a colori. 1980 - Mostra antologica all'Artcurial di Parigi, alla Galleria Metastasio di Prato e personale di disegni presso L'Arco Studio Internazionale d'Arte Grafica di Roma. In quell'occasione l'editore Vanni Scheiwiller pubblica il volume di Giuseppe Appella Franco Gentilini disegni 1939-1979. "XXème Siècle" dedica a Gentilini, a cura di Alain Jouffroy e Romeo Lucchese, un intero numero della rivista nella serie degli "Hommage". La cartella Le ragazze di Roma, contenente sei litografie originali a colori, viene realizzata nel laboratorio della Graphis Arte di Livorno per conto delle Editions XXème Siècle, Parigi-New York, Graphis Arte, Livorno e Toninelli Arte Moderna, Roma. Sempre nel laboratorio della Graphis Arte lavora ad una serie di litografie originali a colori per illustrare un racconto inedito di Piero Chiara: Vita, morte e miracoli di Ermenegildo Simontacchi. 1981 - In gennaio personale alla Totah Gallery di Londra. Il 5 aprile Gentilini muore dopo una breve malattia. L'ultima opera di Gentilini, un autoritratto commissionato dagli Uffizi, entra a far parte della raccolta di autoritratti di artisti del Novecento. 1982 - Mostra grafica alla Tour Fromage di Aosta. La famiglia dona alla Calcografia Nazionale una raccolta di lastre calcografiche incise dall'artista nell'arco della sua attività. Una raccolta di disegni e grafica entra a far parte della Collezione del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi di Firenze. Mostra a cura di Giorgio e Guido Guastalla presso il Comune di Pienza, intitolata Omaggio a Franco Gentilini. Antologica alla Galleria Marescalchi di Bologna e al Centro delle Arti Zamalek, Il Cairo. 1983 - Personale alla Galerie Le Point di Montecarlo e Roma. Esce per le Edizioni Graphis Arte, Livorno-Toninelli Arte Moderna, Milano, la monografia Omaggio a Franco Gentilini con testi di Alain Jouffroy, Guido Piovene, Milena Milani, Alberto Moravia, Leonardo Sinisgalli, Alessandro Bonsanti, Giuseppe Ungaretti, Raffaele Carrieri, Pier Paolo Pasolini, Pierre Cabanne, Piero Chiara, André Pieyre de Mandiargues, Romeo Lucchese, Wieland Schmied, Patrick Waldberg ed un'ampia antologia critica. 1984 - Personali alla Galleria Fidia di Roma e alla Galleria del Naviglio di Milano. 1985 - Esposizione agli Uffizi delle opere donate, nell'ambito della mostra Dieci anni di acquisizioni 1974-1984. Antologica a Palazzo Venezia. Esce il volume Album Gentilini. Un pittore raccontato dagli amici, Edizioni De Luca, Roma. 1986 - Antologica a Cecina, Opera disegnata e i Ponti di New York, a cura di N. Miceli, poi itinerante in Toscana e Liguria. 1987 - Antologica a Palazzo Bellini, Comacchio. La Fabbri Editori di Milano pubblica una monografia con testo di A. Jouffroy. 1988 - Collettiva sulla Scuola Romana a Palazzo Reale a Milano. Personale di disegni e grafica al Vecchio Palazzo Comunale di Spello e di dipinti alla Galleria Nuova Gissi di Torino. 1989 - Luciana Gentilini dona nove dipinti e una selezione di grafica al C.S.A.C. di Parma, poi esposti alla Nuova Galleria del Teatro della città. Mostra al Museo Nazionale di Ravenna e collettiva al Musée Jacquemart André di Parigi. 1990 - Collettiva all'Art Curial di Parigi. 1991 - Personale di disegni alla Galleria Guastalla Arte Moderna e Contemporanea di Livorno e antologica itinerante a Halle, Ludwigshafen, Oberhausen, Venezia (Galleria Internazionale d'Arte Moderna di CaÕ Pesaro). 1992 - Antologica alle Fruttiere di Palazzo Te, Mantova. Mostra grafica itinerante in Marocco. 1993 - Personali alle Gallerie Jolly e Idearte di Roma. 1994 - Personali a Milano, presso lo Studio G (Gentilini. Dipinti, disegni e sculture. 1927-1980); Venezia, presso la Chiesa di San Vidal (Gentilini. Cattedrali); Ravenna, presso la Pinacoteca Comunale, (Gentilini-Cattedrali). Nell'ambito della V Biennale Internazionale d'Arte de Il Cairo, viene dedicata a Gentilini una sala d'onore. 1995 - Personali a Forte dei Marmi, presso Poleschi Arte e a Torino, alla Galleria d'Arte Nuova Gissi (Franco Gentilini. Dipinti 1948-1980). 1996 - Personale a Maratea, presso il Chiostro del Monastero De Pino (Gentilini e il libro d'arte). 1997 - Numerosi dipinti e disegni sono esposti nella collettiva Avenali Gentilini Pirandello, presso la Galleria d'Arte La Borgognona di Roma. Collettive a Budapest, Praga e Cracovia (Pittura in Italia 1950-1960) e a Bologna, presso la Galleria d'Arte Moderna (Arte italiana. Ultimi quarant'anni). 1998 - Collettiva al Palazzo delle Esposizioni di Roma, Il futuro alle spalle. Italia-Francia. L'Arte fra le due guerre. 1999 - Personale all'Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles. 2000 - Esce il Catalogo Generale dei Dipinti (1923-1981), a cura di G. Appella con la collaborazione di M. Manno e L. Turco Liveri, Edizioni De Luca, Roma. Personale alla Galleria Il Mappamondo, Milano. Collettive alle Scuderie Aldobrandini di Frascati (Il Novecento allo specchio), alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma (La collezione Astaldi), al Chiostro del Bramante di Roma (BNL: Una Banca per l'Arte oltre il mecenatismo), all'Archivio della Scuola Romana, Roma (Libero de Libero febbre di colori). 2001 - All'Accademia Nazionale di San Luca viene presentato al pubblico il Catalogo Generale dei Dipinti, con interventi di G. Appella, G. Bonaviri, E. Crispolti e Renzo Vespignani, scomparso di lì a poco. Collettive al Centro d'Arte e Cultura "Achille Capizzano" di Rende (Caro Novecento) - trasferita all'Ex Convento di San Bernardino a Rossano Calabro; all'Accademia Nazionale di San Luca, Roma (I Bulla. Editori-stampatori d'arte tra XIX e XXI secolo); a Rovigo, Complesso degli Olivetani (Il Po in controluce). 2002 - Collettive al Palazzo delle Esposizioni di Roma (Roma 1948-1959), al Palazzo Gotico di Piacenza (Surrealismo padano da de Chirico a Foppiani 1915-1986); al Museo "Revoltella" di Trieste (Da de Chirico a Léonor Fini. Pittura fantastica in Italia); al Museo d'Arte Moderna Villa Malpensata di Lugano (Passioni d'arte. Da Picasso a Warhol); al Museo del Corso di Roma (La Famiglia nell'arte). Antologica al Castello Carlo V di Lecce, curata da Vittorio Sgarbi, con l'inedita esposizione degli strumenti di lavoro usati da Gentilini. A Piacenza, in seguito a restauri nel Liceo Scientifico "Respighi", vengono identificati frammenti visibili delle tempere murali eseguite da Gentilini nel 1933 sulle pareti laterali dell'atrio dell'edificio - già sede dell'Opera Nazionale Balilla e poi della G.I.L. (Gioventù Italiana Littoria) - e ricoperte con gesso bianco dal 1947. 2003 - A Milano, in occasione del 130¡ anniversario della Famiglia Artistica Milanese viene conferita a Franco Gentilini una medaglia d'oro alla memoria; personali a Milano, presso lo Studio Guastalla Arte Moderna e Contemporanea e a Livorno presso Guastalla Centro Arte.