Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Le Pleiadi di D'Annunzio: Cent'Anni Dopo (1903-2003)

Guglielmo Malato


inaugurazione: 10 luglio 2003 - h 19.00

esposizione: dal 10 luglio al 31 agosto 2003

luogo:Parco La Versiliana - Marina di Pietrasanta

orario: tutti i giorni 10.00-24.00

ingresso libero 


Comunicato stampa

 (versione in pdf)

 

Contatto Stampa: Alessia Lupoli
Ufficio Stampa
Gabinetto del Sindaco
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795226; fax 0584/795269
"Alessia Lupoli"

 

Mostra: Le Pleiadi di D'Annunzio Cent'Anni Dopo (1903-2003)
Artista: Guglielmo Malato
Date esposizione: 10 luglio - 31 agosto 2003
Inaugurazione: 10 luglio 2003, ore 19,00
Luogo: Parco La Versiliana, Marina di Pietrasanta
www.museodeibozzetti.com
Orario apertura: 17,00 - 24,00

 

L'Assessore alla Cultura, Massimiliano Simoni, e il Comune di Pietrasanta sono lieti di presentare Le Pleiadi di D'Annunzio Cent'Anni Dopo (1903-2003), mostra personale di scultura di Guglielmo Malato. La mostra si tiene nella magica atmosfera del Parco de La Versiliana a Marina di Pietrasanta dal 10 luglio al 31 agosto 2003 e s'inaugura con la partecipazione dell'artista, martedì, 10 luglio 2003 alle ore 19,00.

 

"Venite a vedere il mio viso due o tre ore dopo la mia morte, allora soltanto avrò il viso che mi era stato destinato". Così annota Gabriele D'Annunzio nel libro segreto. Quindi il recupero dell'autenticità di questo personaggio così inquieto, seducente ed intrigante. Guglielmo Malato con questa operazione artistica crea il "suo" D'Annunzio. Un progetto che mentalmente ha inizio con la poesia "La pioggia nel pineto" che fa parte del libro più importante del poeta: Alcyone.
Prosegue con la rappresentazione dei libri: Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi di cui fanno parte Maia, Alcyone, Elettra, Merope e Sterope. Il mitico universo ellenico amato da D'Annunzio che lo scultore riproduce attraverso il sogno antico e con la malinconica coscienza del mondo moderno.
Apre l'itinerario, nella bellissima cornice del Parco de La Versiliana, D'Annunzio a cavallo. Il cavallo, archetipo è portatore sia di morte che di vita ma, come la notte conduce al giorno, così il cavallo del poeta diventa solare, prezioso, di una staticità quasi metafisica. Allegoricamente rappresenta la quotidianità della vita, ciò lo rende immobile ed attaccato alle radici della terra. D'Annunzio è imbrigliato e cerca di librarsi verso la poesia attraverso lacci dorati che lo vorrebbero trattenere nella mediocrità dell'esistenza. Il Vate ha il braccio sinistro alzato e tiene nella mano, ben visibile, un libro di Nietzsche, sembra voglia gridare al mondo l'acquisizione e l'appagamento per la filosofia del Superuomo. Infatti, il suo stile di vita diventò un modello per tanti giovani del suo tempo.
L'esposizione prosegue e troviamo la figura di Alcyone, figlia di Eolo, Re dei venti. Viene trasformata in gabbiano, vola attraverso i cieli e sopra i mari alla ricerca di suo marito, naufragato, per riportarlo alla vita. La trasformazione di Alcyone in uccello, per Malato, non è solo materiale ma, soprattutto, spirituale: è un messaggio e un inno all'amore motore di ogni cosa.
Maia, la più bella delle Pleiadi, in una grotta del monte Cilene, generò da Zeus il Dio Ermes. Lo scultore l'ha appoggiata simbolicamente su un'ellisse che rappresenta il cielo. Maia partorisce Ermes (la vita) e diventa la grande madre divina e terrena che accoglie tutto il bene ed il male del mondo.
Elettra, tra le Pleiadi, è quella più brillante. La figura è formalmente molto bella; inserita in un grande anello, come un'aurea luminosa proveniente dal cielo per inondare di bellezza dionisiaca la terra.
Merope, figlia di Atlante, è la stella meno visibile perché si vergogna dei suoi legami con uomo mortale. Nel percorso della mostra sarà la scultura meno visibile, circondata dal blu della notte.
Sterope, figlia del Re di Tegea, possedeva il ricciolo della Gorgone, bastava mostrarlo per tre volte per mettere in fuga gli assalitori. La scultura con il volto argenteo guarda il cielo. Il ricciolo della Gorgone, per Malato, diventa metaforicamente un simbolo di pace.

 

Cenno tecnico
Le sculture hanno uno scheletro di legno, ferro e rete. La ricerca della materia che plasma come carne, lo scheletro, è un impasto che l'artista ha realizzato e manipolato, attraverso varie ricerche diventando un prodotto plastico, forte e resistente sia all'urto che alle intemperie. Le parti modellate sono volutamente incomplete. Gli spazi dei vuoti bruciati e lacerati diventano le nostre luci e ombre più profonde, gli eterni dualismi del nostro vivere.


 

Presentazione

Le Pleiadi di D'Annunzio secondo Guglielmo Malato

Dovremmo immaginare Gabriele D'Annunzio, mentre, in assorta meditazione, componeva la sua "La pioggia nel pineto", probabilmente proprio passeggiando tra i pini del Parco della Versiliana, a cui chiaramente si è ispirato. E, forse dopo una simile esperienza, Guglielmo Malato ha deciso di dedicargli un omaggio, un' "ode" alla sue "Pleiadi" nell'anno del loro centenario. E quale miglior scenario se non il Parco della Versiliana stesso, da cui il tutto ebbe origine?

Un D'Annunzio letto, studiato ed infine magistralmente interpretato da questo validissimo artista -- che ama definirsi ‘operatore artistico' -- il quale con materiali sperimentali, quali legno, ferro e rete, ma anche altre resine, colori e vernici, ne fa vivere i protagonisti ed i loro rispettivi mondi nel nostro, in cui i vuoti voluti delle figure rivelano le profonde ansietà delle realtà giornaliere. Alcyone, Maia, Elettra, Merope e Sterope, guidate dal Vate, invitano a soffermarci sotto ai pini e a ritornare con nostalgica memoria alle parole dei miti cantati dal grande poeta.

[...]
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.
[...]

Marina di Pietrasanta, luglio 2003

L'Assessore alla Cultura
Massimiliano Simoni

Critica

"Venite a vedere il mio viso due o tre ore dopo la mia morte, allora soltanto avrò il viso che mi era stato destinato", annota Gabriele D'Annunzio nel libro segreto. Quindi il recupero dell'autenticità di questo personaggio così inquieto, seducente ed intrigante. Guglielmo Malato con questa operazione artistica crea il "suo" D'Annunzio. Un progetto che mentalmente ha inizio con la poesia "La pioggia nel pineto" che fa parte del libro più importante del poeta: Alcyone.

Prosegue con la rappresentazione dei libri: Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi di cui fanno parte Maia, Alcyone, Elettra, Merope e Sterope. Il mitico universo ellenico amato da D'Annunzio che lo scultore riproduce attraverso il sogno antico e con la malinconica coscienza del mondo moderno.

Apre l'itinerario, nella bellissima cornice del Parco de La Versiliana, D'Annunzio a cavallo. Il cavallo, archetipo è portatore sia di morte che di vita ma, come la notte conduce al giorno, così il cavallo del poeta diventa solare, prezioso, di una staticità quasi metafisica. Allegoricamente rappresenta la quotidianità della vita, ciò lo rende immobile ed attaccato alle radici della terra. D'Annunzio è imbrigliato e cerca di librarsi verso la poesia attraverso lacci dorati che lo vorrebbero trattenere nella mediocrità dell'esistenza. Il Vate ha il braccio sinistro alzato e tiene nella mano, ben visibile, un libro di Nietzsche, sembra voglia gridare al mondo l'acquisizione e l'appagamento per la filosofia del Superuomo. Infatti, il suo stile di vita diventò un modello per tanti giovani del suo tempo.

L'esposizione prosegue e troviamo la figura di Alcyone, figlia di Eolo, Re dei venti. Viene trasformata in gabbiano, vola attraverso i cieli e sopra i mari alla ricerca di suo marito, naufragato, per riportarlo alla vita. La trasformazione di Alcyone in uccello, per Malato, non è solo materiale ma, soprattutto, spirituale: è un messaggio e un inno all'amore motore di ogni cosa.

Maia, la più bella delle Pleiadi, in una grotta del monte Cilene, generò da Zeus il Dio Ermes. Lo scultore l'ha appoggiata simbolicamente su un'ellisse che rappresenta il cielo. Maia partorisce Ermes (la vita) e diventa la grande madre divina e terrena che accoglie tutto il bene ed il male del mondo.

Elettra, tra le Pleiadi, è quella più brillante. La figura è formalmente molto bella; inserita in un grande anello, come un'aurea luminosa proveniente dal cielo per inondare di bellezza dionisiaca la terra.

Merope, figlia di Atlante, è la stella meno visibile perché si vergogna dei suoi legami con uomo mortale. Nel percorso della mostra sarà la scultura meno visibile, circondata dal blu della notte.
Sterope, figlia del Re di Tegea, possedeva il ricciolo della Gorgone, bastava mostrarlo per tre volte per mettere in fuga gli assalitori. La scultura con il volto argenteo guarda il cielo. Il ricciolo della Gorgone, per Malato, diventa metaforicamente un simbolo di pace.

Bruna Nocenti, curatrice del progetto

Biografia