Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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L'Artista, l'Uomo, il Territorio

Pietro Annigoni


Opere di pittura, stampa e disegno

inaugurazione: 12 aprile 2003 - h 17.00

esposizione: dal 12 aprile al 10 giugno 2003

luogo: Sale del Chiostro di S. Agostino - Pietrasanta 

orario: 15.30-19.00

ingresso libero


Comunicato stampa

 (versione in pdf)

 

Contatto Stampa: Alessia Lupoli
Ufficio Stampa
Gabinetto del Sindaco
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795226; fax 0584/795269
"Alessia Lupoli"

 

Mostra: Pietro Annigoni: l'Uomo, l'Artista, il Territorio
per il ciclo "Omaggio alla Versilia: I Grandi Maestri del Passato"
Artista: Pietro Annigoni
Date esposizione: 12 aprile - 10 giugno 2003
Inaugurazione: 12 aprile 2003, ore 17,00
Luogo: Sale dei Putti e del Capitolo, Chiostro di Sant'Agostino,
Via S. Agostino, 1 - Pietrasanta
www.museodeibozzetti.com
Orario apertura: 15,30 - 19,00 / lunedì chiuso

 

L'Assessore alla Cultura, Massimiliano Simoni, e il Comune di Pietrasanta sono onorati di presentare Pietro Annigoni: l'Uomo, l'Artista, il Territorio, per il ciclo "Omaggio alla Versilia: I Grandi Maestri del Passato", mostra di dipinti famosi - ed altri ancora inediti - acquerelli, grafiche, carteggi, schizzi, stampe, disegni e fotografie di uno dei più grandi maestri della pittura italiana del Novecento. La mostra, che si terrà nelle Sale dei Putti e del Capitolo nel Chiostro di Sant'Agostino di Pietrasanta dal 12 aprile al 10 giugno 2003, s'inaugurerà con la partecipazione degli eredi, sabato, 12 aprile 2003 alle ore 17,00. L'esposizione ed il catalogo sono stati realizzati in collaborazione con la Fondazione "Antonio Fineschi, Onlus" e la Annigoni International Srl., e sono stati cortesemente curati da Lodovico Gierut e Gilberto Grilli, con il coordinamento di Danila Di Ciolo e Gabriele Mazzanti. Oltre ad un invito - stampato appositamente su Carta Annigoni, proveniente dalle Cartiere Magnani di Pescia), al manifesto ufficiale, l'esposizione verrà corredata di due cataloghi.

Questa mostra risponde ad un'attesa sempre più sentita in Toscana, e soprattutto in quest'area tra le Apuane e il mare, tra Torre del Lago e il Fosso del Cinquale, ove Annigoni ha trovato costante ispirazione da quel lontano 1925, quando si trasferì a Firenze, fino al 1988, anno della sua scomparsa. Fu grazie all'intima amicizia con i Simi e con i Tommasi che Annigoni, appena iscritto all'Accademia, scoprì questa terra e, da allora, non l'abbandonò più, facendovi ritorno ogni volta come ad un porto sicuro, dopo i lunghi periodi trascorsi viaggiando da un capo all'altro del pianeta, come quel Gulliver cui amava assimilarsi. Si potrebbe dire che non c'è luogo delle Apuane che Annigoni non abbia percorso a piedi, né tratto di mare che non abbia solcato con la barca, né viottola interna di pianura che non abbia esplorato in bicicletta e quando, ormai stanco, si ritirava nel suo Colle delle Guardie, a Capriglia, con l'Altissimo alle spalle e giù in basso il molo del Forte, poteva ripercorrere con lo sguardo il tracciato di un'intera vita. Né c'è da meravigliarsi se tanta assiduità, tanta intima compenetrazione tra l'uomo, l'artista e il territorio, hanno dato vita ad un complesso di opere, tra schizzi, gouaches, dipinti e perfino affreschi, che non trova riscontro per consistenza e persistenza nella produzione annigoniana e ci rivela di lui, al di là dei fin troppo celebri ritratti, l'aspetto forse meno noto, del grande paesaggista, del raffinato poeta della natura, del profondo conoscitore dell'uomo.
La mostra si avvarrà di selezionato materiale documentario (fotografie, pagine di diario, pieghevoli, manifesti, e altro ancora) messo a disposizione da Benedetto Annigoni (e/o da altri eredi) con particolari riferimento ai vari decenni attinenti il territorio in questione, le amicizie, i contatti.

 

Pietro Annigoni nasce a Milano il 7 giugno 1910. Il padre, Ricciardo, è un noto ingegnere, la madre, Therese, è una californiana di San Francisco. Pietro è il secondo di tre fratelli. A Milano, Pietro frequenta il Ginnasio G. Parini e l'esclusivo Collegio Calchi Taeggi.
Nel 1925, il padre ha l'incarico di installare la rete telefonica automatica della città di Firenze e vi si trasferisce temporaneamente con la famiglia, iscrivendo Pietro all'Istituto degli Scolopi dove conseguirà il diploma di maturità classica. E' su quei banchi di scuola che farà amicizia con Riccardo Noferi, destinato a diventare suo segretario e confidente. Dopo la morte di quest'ultimo lo sostituirà Palmiro Meacci.
Al momento di tornare a Milano, nel 1928, Pietro, che ha già mostrato eccezionali attitudini per il disegno e già frequenta la Scuola Libera del Nudo, otterrà il consenso di restare a Firenze per accedere all'Accademia delle Belle Arti, dove si diplomerà in Pittura con Felice Carena, Scultura con Giuseppe Graziosi ed Incisione con Celestino Celestini. Questi sono anni assai importanti per il formarsi della sua personalità, a quel tempo estremamente irrequieta, e per lo sviluppo di quell'ansia del conoscere che farà di lui un uomo di vastissima cultura.
Nello stesso periodo nascono o si consolidano le amicizie più durature e significative, come quelle con lo scultore Mario Parri, con il letterato Renzo Simi, con lo storico Carlo de Francovich, con il futuro Soprintendente alle Belle Arti di Trento, Niccolò Rasmo, con i Principi Tommaso ed Elena Corsini, con i Conti Venerosi Pesciolini, con il bibliofilo Adolf Koshland. E' proprio nello studio dell'amico Mario Parri che Pietro incontra nel 1928 Anna Maggini, allora studentessa al Conservatorio Luigi Cherubini, con la quale si sposerà nel 1937. Il rapporto con Anna, fondato su comuni ideali, è molto intenso, ma non privo di contrasti, tanto che sfocerà, nel 1954, in una sofferta separazione consensuale. Anna resterà comunque per lui una figura di riferimento, come dimostrano le toccanti pagine del "Diario" a lei dedicate in occasione della sua morte, avvenuta nel 1969. Dal matrimonio con Anna nascono due figli, Benedetto, nel 1939, e Maria Ricciarda, nel 1948, con i quali Pietro, nonostante le vicissitudini familiari e le lunghe assenze, riuscirà a costituire un rapporto privilegiato, tanto che, nelle sue ultime volontà, designerà Benedetto come la persona a lui più vicina "nella sua vicenda di uomo e di artista".
Nel 1930 espone per la prima volta a Firenze in collettiva. Due anni dopo presenta, con grande successo, la sua prima mostra personale a Palazzo Ferroni nella galleria Bellini. Nel 1932, Ugo Ojetti gli dedica un articolo memorabile per la terza pagina del Corriere della Sera. Sempre nel 1932 vince il premio "Trentacoste". Espone a Milano con eccezionale consenso di pubblico e di critica nel 1936. Continua, nel frattempo, la sua passione per i viaggi, e visita molti paesi europei tra cui la Germania, ove rimane particolarmente ispirato dalla pittura rinascimentale nordica.
La serie delle gouaches realizzate durante i viaggi e le passeggiate in campagna, mostra un raro talento nel cogliere l'aspetto più profondo della natura, che egli riesce ad interpretare con estrema sensibilità quasi mai disgiunta dalla presenza umana. Anticonformista, di idee liberali, contrario ad ogni forma di totalitarismo, ogni suo coinvolgimento diretto nella politica verrà meno quando rimarrà deluso dai compromessi e dallo scarso rigore morale che accompagnarono il ritorno della democrazia.
Nello stesso periodo e per analoghi motivi si consumerà il distacco di Annigoni dal mondo della cultura ufficiale, di cui era stato fino ad allora partecipe e protagonista, come quando nel 1947 firma, insieme a Gregorio Sciltian, Xavier ed Antonio Bueno, Alfredo Serri ed altri, il Manifesto dei Pittori Moderni della Realtà. Con tale dichiarazione il gruppo si poneva in aperto conflitto con varie correnti dell'informale sorte in quegli anni, ma solo Annigoni sarà coerente fino in fondo e proseguirà senza esitazioni la sua battaglia solitaria in difesa di quel figurativo che per lui, studioso di Benedetto Croce, coincideva con la difesa dell'integrità dell'uomo, assumendone tutto il significato morale, prima ancora che estetico.
Nonostante il travaglio emotivo e culturale di quegli anni, sarà proprio tra il 1945 ed il 1950 che Annigoni realizzerà alcune tra le sue opere fondamentali ed oggi note ovunque. E' proprio in questa concezione aristocratica del servizio e della responsabilità estesi anche al mondo dell'arte che va cercata la chiave interpretativa della testimonianza di Annigoni ed è forse qui la ragione dello spontaneo formarsi intorno a lui ed alla sua "bottega" di una vera e propria scuola di tipo rinascimentale, assolutamente gratuita, liberamente frequentata da artisti molto diversi tra loro ed oggi affermati, quali Luciano Guarnieri, Marcello Tommasi, Romano Stefanelli, Nelson H. White, Fernando Bernardini, Timothy Widborne, Silvestro Pistolesi, Dawn Cookson, Antonio Ciccone, Ben Long, Douglas Anderson e molti altri.
Nel 1949, la Commissione della Royal Academy di Londra accetta di esporre alcune opere da lui proposte ed è l'inizio di un successo che diventerà di portata mondiale. A Londra espone molte volte: da Wildenstein (1950, 1954), da Agnew (1952-1956), alla Federation of British Artists (1961), alle Upper Grosvenor Galleries (1966), oltre alla costante partecipazione alle mostre della Royal Academy. Altre esposizioni importanti dello stesso periodo sono quelle alla Galerie Beaux Arts (Parigi, 1953), da Wildenstein (New York, 1957-1958), al Brooklyn Museum (New York 1961), al California Palace of the Legion of Honor (San Francisco, 1969).
Tra le mostre personali tenute in Italia appaiono particolarmente importanti quelle di Torino, Roma, Firenze, Verona, Brescia, Montecatini Terme, Bergamo, Rovereto e, per l'enorme successo, le due realizzate a Milano, alla Galleria Cortina (1968) ed alla Galleria Levi (1971).
Non si estingue mai, nel corso della sua intera esistenza, la passione e quasi la necessità dei viaggi che si svolgono ormai da un capo all'altro del pianeta (India, Sud Africa, Iran, Messico, Sud America) alla ricerca di emozioni, culture, paesaggi, sempre diversi che egli coglie con eccezionale capacità di sintesi nei suoi schizzi e disegni, non meno che nelle righe del suo "Diario", ove emergono le sue particolari doti di scrittore.
Proprio durante un viaggio sulla nave "Raffaello", nel 1966, conosce Rossella Segreto e nasce tra loro un grande amore che li porterà ad unirsi in matrimonio nel 1977. Pietro Annigoni troverà in lei una preziosa collaboratrice che lo seguirà, insieme ad Ugo Ugolini ed agli allievi di sempre, negli ultimi grandi cicli di affreschi.
Hanno posato per lui i personaggi più famosi di questo secolo. I ritratti della Casa Reale inglese sono tra i più noti. La rivista "Time" gli ha dedicato ben sette copertine. L'ultimo ritratto eseguito è quello della seconda moglie Rossella Segreto.
Le sue opere sono esposte nei più importanti musei del mondo tra cui la Galleria degli Uffizi, la Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze, il Metropolitan Museum of Art di New York, la Collezione Reale di Windsor Castle e il National Portrait Gallery di Londra, i Musei Vaticani. Le sue grandi composizioni allegoriche (il Cinciarda, il Sermone della Montagna, La Lezione, Vita, Le Solitudini, Il Palladio) hanno suscitato ovunque reazioni di ammirazione talora vicina al fanatismo o, all'opposto, di esasperato rifiuto.
Uomo ed artista di enorme carisma, nato in un secolo di grandi rivoluzioni e contestazioni, dotato di capacità tecniche uniche al mondo che gli hanno permesso di realizzare opere gigantesche non meno che minuscole incisioni, egli ha voluto consapevolmente dedicare la sua opera alla difesa della centralità e trascendenza dell'uomo di cui presagiva con lungimiranza quasi profetica l'imminente declino.
I suoi affreschi nel Convento di San Marco a Firenze, nella Chiesa di San Michele Arcangelo a Ponte Buggianese, nell'Abbazia di Montecassino, nella Chiesa del Santo a Padova, nella sede della Fondazione Stillman a Wethersfield, Connecticut, U.S.A., in gran parte ispirati a soggetti sacri, ripropongono in chiave moderna la grande tradizione rinascimentale, rivelando capacità ed intuizioni che sono patrimonio esclusivo degli uomini superiori. Una grande opera di tempera muraria si può ammirare a Firenze nella casa della Contessa Margherita Venerosi Pesciolini. Bernard Berenson scrisse di lui: "Pietro Annigoni, non solo è il più grande pittore di questo secolo, ma è anche in grado di competere alla pari con i più grandi pittori di tutti i secoli" e "... rimarrà nella storia dell'arte come il contestatore di un'epoca buia ...".
Tra i tanti riconoscimenti onorifici ed accademici attribuiti ad Annigoni in Italia e all'estero, si ricordano quello di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana e quello di Cavaliere all'Ordine Civile di Savoia.
Dopo una lunga malattia, durante la quale ebbe l'amorevole conforto della moglie Rossella, dei figli Benedetto e Maria Ricciarda e degli amici più cari, Pietro Annigoni muore il 28 ottobre 1988 a Firenze dove riposa nel Cimitero Monumentale delle Porte Sante a S. Miniato a Monte".

 


 

Presentazione

Critica

Biografia

Pietro Annigoni nasce a Milano il 7 giugno 1910. Il padre, Ricciardo, è un noto ingegnere, la madre, Therese, è una californiana di San Francisco. Pietro è il secondo di tre fratelli. A Milano, Pietro frequenta il Ginnasio G. Parini e l'esclusivo Collegio Calchi Taeggi. Nel 1925, il padre ha l'incarico di installare la rete telefonica automatica della città di Firenze e vi si trasferisce temporaneamente con la famiglia, iscrivendo Pietro all'Istituto degli Scolopi dove conseguirà il diploma di maturità classica. E' su quei banchi di scuola che farà amicizia con Riccardo Noferi, destinato a diventare suo segretario e confidente. Dopo la morte di quest'ultimo lo sostituirà Palmiro Meacci. Al momento di tornare a Milano, nel 1928, Pietro, che ha già mostrato eccezionali attitudini per il disegno e già frequenta la Scuola Libera del Nudo, otterrà il consenso di restare a Firenze per accedere all'Accademia delle Belle Arti, dove si diplomerà in Pittura con Felice Carena, Scultura con Giuseppe Graziosi ed Incisione con Celestino Celestini. Questi sono anni assai importanti per il formarsi della sua personalità, a quel tempo estremamente irrequieta, e per lo sviluppo di quell'ansia del conoscere che farà di lui un uomo di vastissima cultura. Nello stesso periodo nascono o si consolidano le amicizie più durature e significative, come quelle con lo scultore Mario Parri, con il letterato Renzo Simi, con lo storico Carlo de Francovich, con il futuro Soprintendente alle Belle Arti di Trento, Niccolò Rasmo, con i Principi Tommaso ed Elena Corsini, con i Conti Venerosi Pesciolini, con il bibliofilo Adolf Koshland. È proprio nello studio dell'amico Mario Parri che Pietro incontra nel 1928 Anna Maggini, allora studentessa al Conservatorio Luigi Cherubini, con la quale si sposerà nel 1937. Il rapporto con Anna, fondato su comuni ideali, è molto intenso, ma non privo di contrasti, tanto che sfocerà, nel 1954, in una sofferta separazione consensuale. Anna resterà comunque per lui una figura di riferimento, come dimostrano le toccanti pagine del "Diario" a lei dedicate in occasione della sua morte, avvenuta nel 1969. Dal matrimonio con Anna nascono due figli, Benedetto, nel 1939, e Maria Ricciarda, nel 1948, con i quali Pietro, nonostante le vicissitudini familiari e le lunghe assenze, riuscirà a costituire un rapporto privilegiato, tanto che, nelle sue ultime volontà, designerà Benedetto come la persona a lui più vicina "nella sua vicenda di uomo e di artista". Nel 1930 espone per la prima volta a Firenze in collettiva. Due anni dopo presenta, con grande successo, la sua prima mostra personale a Palazzo Ferroni nella galleria Bellini. Nel 1932, Ugo Ojetti gli dedica un articolo memorabile per la terza pagina del Corriere della Sera. Sempre nel 1932 vince il premio "Trentacoste". Espone a Milano con eccezionale consenso di pubblico e di critica nel 1936. Continua, nel frattempo, la sua passione per i viaggi, e visita molti paesi europei tra cui la Germania, ove rimane particolarmente ispirato dalla pittura rinascimentale nordica. La serie delle gouaches realizzate durante i viaggi e le passeggiate in campagna, mostra un raro talento nel cogliere l'aspetto più profondo della natura, che egli riesce ad interpretare con estrema sensibilità quasi mai disgiunta dalla presenza umana. Anticonformista, di idee liberali, contrario ad ogni forma di totalitarismo, ogni suo coinvolgimento diretto nella politica verrà meno quando rimarrà deluso dai compromessi e dallo scarso rigore morale che accompagnarono il ritorno della democrazia. Nello stesso periodo e per analoghi motivi si consumerà il distacco di Annigoni dal mondo della cultura ufficiale, di cui era stato fino ad allora partecipe e protagonista, come quando nel 1947 firma, insieme a Gregorio Sciltian, Xavier ed Antonio Bueno, Alfredo Serri ed altri, il Manifesto dei Pittori Moderni della Realtà. Con tale dichiarazione il gruppo si poneva in aperto conflitto con varie correnti dell'informale sorte in quegli anni, ma solo Annigoni sarà coerente fino in fondo e proseguirà senza esitazioni la sua battaglia solitaria in difesa di quel figurativo che per lui, studioso di Benedetto Croce, coincideva con la difesa dell'integrità dell'uomo, assumendone tutto il significato morale, prima ancora che estetico. Nonostante il travaglio emotivo e culturale di quegli anni, sarà proprio tra il 1945 ed il 1950 che Annigoni realizzerà alcune tra le sue opere fondamentali ed oggi note ovunque. E' proprio in questa concezione aristocratica del servizio e della responsabilità estesi anche al mondo dell'arte che va cercata la chiave interpretativa della testimonianza di Annigoni ed è forse qui la ragione dello spontaneo formarsi intorno a lui ed alla sua "bottega" di una vera e propria scuola di tipo rinascimentale, assolutamente gratuita, liberamente frequentata da artisti molto diversi tra loro ed oggi affermati, quali Luciano Guarnieri, Marcello Tommasi, Romano Stefanelli, Nelson H. White, Fernando Bernardini, Timothy Widborne, Silvestro Pistolesi, Dawn Cookson, Antonio Ciccone, Ben Long, Douglas Anderson e molti altri. Nel 1949, la Commissione della Royal Academy di Londra accetta di esporre alcune opere da lui proposte ed è l'inizio di un successo che diventerà di portata mondiale. A Londra espone molte volte: da Wildenstein (1950, 1954), da Agnew (1952-1956), alla Federation of British Artists (1961), alle Upper Grosvenor Galleries (1966), oltre alla costante partecipazione alle mostre della Royal Academy. Altre esposizioni importanti dello stesso periodo sono quelle alla Galerie Beaux Arts (Parigi, 1953), da Wildenstein (New York, 1957-1958), al Brooklyn Museum (New York 1961), al California Palace of the Legion of Honor (San Francisco, 1969). Tra le mostre personali tenute in Italia appaiono particolarmente importanti quelle di Torino, Roma, Firenze, Verona, Brescia, Montecatini Terme, Bergamo, Rovereto e, per l'enorme successo, le due realizzate a Milano, alla Galleria Cortina (1968) ed alla Galleria Levi (1971). Non si estingue mai, nel corso della sua intera esistenza, la passione e quasi la necessità dei viaggi che si svolgono ormai da un capo all'altro del pianeta (India, Sud Africa, Iran, Messico, Sud America) alla ricerca di emozioni, culture, paesaggi, sempre diversi che egli coglie con eccezionale capacità di sintesi nei suoi schizzi e disegni, non meno che nelle righe del suo "Diario", ove emergono le sue particolari doti di scrittore. Proprio durante un viaggio sulla nave "Raffaello", nel 1966, conosce Rossella Segreto e nasce tra loro un grande amore che li porterà ad unirsi in matrimonio nel 1977. Pietro Annigoni troverà in lei una preziosa collaboratrice che lo seguirà, insieme ad Ugo Ugolini ed agli allievi di sempre, negli ultimi grandi cicli di affreschi. Hanno posato per lui i personaggi più famosi di questo secolo. I ritratti della Casa Reale inglese sono tra i più noti. La rivista "Time" gli ha dedicato ben sette copertine. L'ultimo ritratto eseguito è quello della seconda moglie Rossella Segreto. Le sue opere sono esposte nei più importanti musei del mondo tra cui la Galleria degli Uffizi, la Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze, il Metropolitan Museum of Art di New York, la Collezione Reale di Windsor Castle e il National Portrait Gallery di Londra, i Musei Vaticani. Le sue grandi composizioni allegoriche (il Cinciarda, il Sermone della Montagna, La Lezione, Vita, Le Solitudini, Il Palladio) hanno suscitato ovunque reazioni di ammirazione talora vicina al fanatismo o, all'opposto, di esasperato rifiuto. Uomo ed artista di enorme carisma, nato in un secolo di grandi rivoluzioni e contestazioni, dotato di capacità tecniche uniche al mondo che gli hanno permesso di realizzare opere gigantesche non meno che minuscole incisioni, egli ha voluto consapevolmente dedicare la sua opera alla difesa della centralità e trascendenza dell'uomo di cui presagiva con lungimiranza quasi profetica l'imminente declino. I suoi affreschi nel Convento di San Marco a Firenze, nella Chiesa di San Michele Arcangelo a Ponte Buggianese, nell'Abbazia di Montecassino, nella Chiesa del Santo a Padova, nella sede della Fondazione Stillman a Wethersfield, Connecticut, U.S.A., in gran parte ispirati a soggetti sacri, ripropongono in chiave moderna la grande tradizione rinascimentale, rivelando capacità ed intuizioni che sono patrimonio esclusivo degli uomini superiori. Una grande opera di tempera muraria si può ammirare a Firenze nella casa della Contessa Margherita Venerosi Pesciolini. Bernard Berenson scrisse di lui: "Pietro Annigoni, non solo è il più grande pittore di questo secolo, ma è anche in grado di competere alla pari con i più grandi pittori di tutti i secoli" e "... rimarrà nella storia dell'arte come il contestatore di un'epoca buia ...". Tra i tanti riconoscimenti onorifici ed accademici attribuiti ad Annigoni in Italia e all'estero, si ricordano quello di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana e quello di Cavaliere all'Ordine Civile di Savoia. Dopo una lunga malattia, durante la quale ebbe l'amorevole conforto della moglie Rossella, dei figli Benedetto e Maria Ricciarda e degli amici più cari, Pietro Annigoni muore il 28 ottobre 1988 a Firenze dove riposa nel Cimitero Monumentale delle Porte Sante a S. Miniato a Monte".