Oskar Kokoschka, Silvio Loffredo, Marco Sassone
Opere di pittura
inaugurazione: 22 febbraio 2003 - h 17.00
esposizione: dal 22 febbraio al 23 marzo 2003
luogo: Sale del Chiostro di S. Agostino - Pietrasanta
orario: 15.30-19.00; lunedi chiuso
ingresso libero
Comunicato stampa
Presentazione
Il Maestro e l'Allievo
Il Maestro e l'Allievo ci presenta l'opportunità, unica nel suo genere, di ammirare opere che vanno dal più puro espressionismo dell'austriaco Oskar Kokoschka alla sua naturale evoluzione in quelle del fiorentino Silvio Loffredo fino ad un ulteriore sviluppo stilistico nei dipinti del "fiorentino-americano" Marco Sassone.
I tre artisti, legati da una precisa continuità artistica, creatasi appunto dal particolare, esclusivo legame di "maestro.- allievo", esprimono l'esperienza emozionale e spirituale della realtà attraverso una forte accentuazione cromatica ed una marcata incisività del segno, tramandatasi così da Kokoschka a Loffredo e da Loffredo a Sassone, con un quasi ritorno stilistico-creativo poi di Sassone a Kokoschka. I grandi orizzonti accesi e vibranti di colori dei paesaggi di Kokoschka sprofondano in toni più cupi ed intensi nelle tele di Loffredo, per quindi librarsi aeree ed inondate di nuova luce nei quadri di Sassone. Non più perciò un insegnamento ed una sensibilità impartiti in bottega, ma invece magistralmente infusi in maniera inusitata, giocando altresì sull'internazionalità di radici e culture.
Il Chiostro di Sant'Agostino viene così ad animarsi di amalgami di colori vivi, trasmessi attraverso spesse e larghe pennellate che, sprigionano, indistintamente, vitalità e profonda emozione, incantando così Pietrasanta - terra e casa di moltitudine di estri artistici - imbevuta anch'essa di questa importante realtà di scambi ed insegnamenti tra artisti di varie nazionalità.
L'Assessore alla Cultura
Massimiliano Simoni
Critica
La mostra che il Museo ItaloAmericano di San Francisco (Stati Uniti) ha allestito per Oskar Kokoschka, Silvio Loffredo e Marco Sassone, nei suoi intendimenti, ha voluto evidenziare il rapporto diretto che, con un sottile filo armonico, lega i tre artisti. Da Salisburgo, a Parigi, dove Silvio è stato allievo del maestro austriaco, all'Accademia delle Belle Arti di Firenze, dove Marco Sassone, a sua volta, ha seguito le lezioni del maestro Loffredo; il meraviglioso cammino si è così compiuto. é pleonastico che io accenni all'opera di Kokoschka, in questa mia presentazione alla mostra che verrà allestita nel Chiostro di S. Agostino a Pietrasanta, troppo vario è il suo curriculum vit¾ artistico, che parte da Gustav Klimt nel 1908 e termina a Villeneuve nel 1980, dopo varie esperienze: tutto questo occuperebbe troppo spazio! é importante invece che io metta in evidenza, al fine di chiarire il nesso logico che unisce artisticamente i tre maestri, la svolta decisiva nell'opera del pittore austriaco, che egli, con la forza di penetrazione psicologica e una violenza cromatica decisamente neoimpressionista, sviluppò fra gli anni che vanno dal 1910 (Assassino, Speranza delle Donne è, in questo periodo, un'opera emblematica) fino agli anni '50, quando la sua pittura si è progressivamente allontanata dalle tematiche legate all'analisi introspettiva e al subconscio (influsso dell'opera di Edward Munch) per agevolare la trattazione pittorica di grandi spazi (vedute di città, paesaggi) tutte incentrate nei canoni di un acceso neoimpressionismo. Ed è a questo periodo felice del maestro che si ricollega la pittura di Silvio Loffredo che l'ha apprezzata e che io, con le naturali differenze fra i due artisti, noto nell'opera del maestro parigino. La sua arte è oggi all'apogeo ma è la continuazione logica della sua pittura: naturale, inattaccabile dallo scorrere angoscioso del tempo, sempre con il senso di una straordinaria fisicità, sorretta da una vena poetica sempre verde e giovanile, convinto delle sue scelte sempre originali; siano esse figure come gatti, cammelli, galli, elefanti (i cosidetti "bestiari") o figure femminili o autoritratti. Il suo Battistero, però, merita un chiarimento a parte; dipinto mille volte, ma sempre con sfaccettature diverse, con incidenza di luci e colori in relazione al tempo ma anche all'umore dell'autore. é il suo sogno represso, la sua sfida a qualche entità che è fisica, ma anche immateriale. é il punto assoluto di un'arte immensa nella quale l'anima di Silvio Loffredo consciamente (o inconsciamente) intende confrontarsi: la sua forma geometrica, la sua storia, il tempo, che con il suo respiro lo ha impreziosito levigandone il marmo e smussandone gli angoli; sono i reconditi motivi che guidano l'artista nella sua lunga ricerca: come se volesse sceverarne, dal suo intimo, l'anima e la sua spiritualità. Ma Loffredo, con la sua arte innata, con la grazia parigina-partenopea che ne fa un colorista insigne, ci regala una lezione di umiltà, che in questo settore è piuttosto rara. Quanti artisti non si pavoneggerebbero con il mettere in risalto i contatti pittorici con artisti come Bartoli, Picasso, Maccari, Kokoschka? Eppure Silvio parla con affetto di suo padre Michele, valente artista parigino, che gli ha dato insieme all'arte di dosare i colori, la sua filosofia della vita, ricorda con emozione l'incontro con Pablo Picasso e parla di Kokoschka con rispetto come se fossero modelli di un'arte inarrivabile. é qui che Loffredo rivela un'anima candida di fanciullo artista: anche lui fa parte di questa eletta schiera che ammira e ama, soltanto che, si estranea, continua a dipingere con lo stesso amore come quando, giovane apprendista a Parigi, si promise di diventare pittore. Egli è andato ben oltre al suo sogno giovanile: oggi è un artista noto e apprezzato in tutto il mondo. La stessa ammirazione che egli, a suo tempo, ha avuto per il suo insegnante, oggi l'ha per lui il bravo Marco Sassone; anche lui figlio d'arte, ha avuto un grande maestro e ne ha recepito le qualità essenziali per sentirsi preparato per affrontare il mercato americano, dove, se le qualità dell'artista non sono evidenti, ogni possibilità di farsi valere è preclusa. Ma il nostro Marco è ben preparato e dopo aver cercato di capire lo squilibrio di una società ricca e serena in contrasto con la vita di numerosi "barboni" che vivono da emarginati in una squallida povertà, ha trovato i primi soggetti da ritrarre. Il suo istinto pittorico, poi, il senso innato del colore, il retaggio avito della pittura neoimpressionista, piano piano lo portarono verso una pittura più consona ai suoi interessi: città nuove, soggetti diversi, intensità di emozioni che vibrano e risaltano nei suoi dipinti. Buon sangue non mente, diceva un antico detto, ebbene se Kokoschka e Loffredo sono ormai personaggi che hanno dato un impulso alla novella arte, il nostro Marco Sassone non può fallire, ha tutte le qualità, senso del colore, tonalità, poesia e realismo per potergli predire un avvenire colmo di soddisfazioni. L'Amministrazione Comunale di Pietrasanta è riuscita ad avere e a organizzare questa mostra anche con l'ausilio della Galleria "Pugliese Arte" di Firenze. é stato un colpo maestro che permetterà di ammirare una rassegna d'arte magica. L'interesse che ha suscitato negli Stati Uniti sono certo che sarà lo stesso anche in Italia. Mostre con dipinti storici, come sono presentati in questa esposizione, fanno onore all'arte e a chi con acume le ha proposte.Domenico Pugliese
Biografia
Oskar Kokoschka, ritrattista notevole ed eccezionale pittore di paesaggio, nasce nel 1886 a Pöchlarn in Austria e passa gli anni della sua formazione artistica a Vienna. In più di 40 anni produce opere raffiguranti le sue città favorite, in particolare Praga, Vienna e Londra. Questi lavori offrono delle visioni ariose e maestose che enfatizzano così la drammaticità dei cieli mutevoli con una gamma di colori delicata ma allo stesso tempo potente. Nel 1937 tutte le sue opere presenti in collezioni pubbliche in Germania vengono confiscate a seguito dell'attacco sull'"arte degenerata". Nel 1938 Kokoschka si trasferisce a Londra e nel 1947 diventa cittadino inglese. Dal 1953 insegna all'Accademia Internazionale Estiva per lo Studio delle Arti Creative a Salisburgo, dove fonda la "Scuola del Vedere", in cui insegnerà per nove anni. Durante questo periodo disegna anche le scenografie per "Il Flauto Magico". Dopo di ciò, passa la maggior parte del suo tempo in Inghilterra. Muore a Montreux in Svizzera nel 1980. Nel 1986 gli viene dedicata una retrospettiva postuma iniziata alla Tate Gallery di Londra per poi proseguire alla Kunsthaus di Zurigo e concludersi al Museo Solomon R. Guggenheim di New York nel 1987. Inoltre nel 1994 viene presentata sempre al Museo Solomon R. Guggenheim di New York la mostra Oskar Kokoschka, Lavori su Carta: I Primi Anni, 1897-1917. Nel febbraio dello stesso anno gli viene dedicata un'altra retrospettiva alla Marlborough Gallery di New York.
Silvio Loffredo, pittore e incisore, è nato a Parigi da genitori italiani nel 1920. Dal 1949 al 1954 espone i suoi lavori in mostre personali e collettive di rilievo a Parigi e Ginevra. Nel 1953 e 1954 studia con Oskar Kokoschka a Salisburgo. Otto anni dopo partecipa con un gruppo di opere alla XXXI Biennale di Venezia. Nel 1973 è invitato dall'Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze a commemorare il V centenario della nascita di Copernico con venti opere - dipinti, disegni ed incisioni - che poi rimarranno esposte permanentemente al Museo. Le incisioni di Loffredo fanno parte del volume Loffredo, Stampe 1946-83, Ed. Galleria Pananti, Firenze, 1983. Il critico d'arte Gino Becherini così si esprime riguardo al suo lavoro: "Loffredo, un pittore totalmente immerso nell'universo artistico, ancora oggi coltiva con amore il seme dell'immaginazione pittorica. Nella pittura egli riscopre una dimensione autentica tanto che i suoi dipinti e le sue incisioni fanno emozionare coloro che hanno la buona fortuna di ammirarli." Negli anni '90 Loffredo comincia una serie di opere dedicate al tema di San Francesco, che poi presenta in una retrospettiva alla Galleria Pananti a Firenze nel marzo del 2000. Vive e lavora a Firenze, con uno studio in Piazza Santa Croce. Espone i suoi lavori in tutta Europa, specialmente in Francia, Italia e Svizzera, e sue opere si trovano in collezioni di musei e gallerie in Europa e negli Stati Uniti.
Marco Sassone è nato a Campi Bisenzio, Firenze, nel 1942. Si trasferisce a Firenze nel 1954 dove studia all'Accademia di Belle Arti sotto la guida di Silvio Loffredo. Le pennellate agitate ed i colori vibranti del lavoro del maestro toccano profondamente Sassone, tanto da creare le fondamenta a cui poi l'artista rimarrà fedele durante tutta la sua carriera. A venticinque anni espone le sue opere al Centro Culturale "Lo Sprone" a Firenze. Nel 1967 si trasferisce nel sud della California. Esibendo estensivamente negli Stati Uniti e in Europa, Sassone ben presto si costruisce una reputazione internazionale con i suoi dipinti vividi e vibranti di paesaggi urbani, scene di Venezia e della costa amalfitana, ricchi di colore ed inondati di luce. Nel censire il lavoro dell'artista in Southwest Art nel 1975, Phyllis Barton scrive: "Ciò che colpisce immediatamente l'occhio nel vedere l'arte di Sassone a primo acchito è la sua presentazione sensuale. Le sue opere sono pervase dalla gioia di dipingere ciò che in verità gli fa piacere e lo affascina. Quest'elegante idiosincrasia è espressa con luce piena, fragrante, con armonia tonale e gesto sontuoso dettato dall'ampio movimento della sua spessa pennellata." Nel 1982 Sassone viene insignito dell'onorificenza di Cavaliere Ufficiale dell'Ordine del Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Sandro Pertini. Nel 1988 la Galleria d'Arte Municipale di Los Angeles allestisce l'anteprima americana della mostra inaugurata poi alla Galleria Bernheim-Jeune di Parigi nell'aprile dello stesso anno. Negli anni '80 Sassone si trasferisce a San Francisco ed inizia la sua ricerca sui senza tetto. Nel 1994 s'inaugura la sua mostra itinerante Home on the Streets al Museo Italo Americano di San Francisco, per poi proseguire a Los Angeles e Firenze: questi nuovi lavori esplorano un lato più oscuro della realtà, la vita dolorosa dei senza tetto. Nel 1998 è invitato a creare un murale di 20 metri quadrati in un locale in centro a San Francisco che viene poi installato l'anno seguente. In seguito, nel luglio del 1999, egli crea uno studio per un murale in onore di San Francesco per la Chiesa di S. Francesco a San Francisco: come il suo maestro Loffredo, Sassone lavora con un senso di affinità verso il santo. Nel marzo 2002 viene invitato dal Comune di Massa a presentare un'importante antologica al Palazzo Ducale della stessa città. Marco Sassone abita e lavora tra San Francisco e Ca' di Cecco, Massa.