Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Chira centaura di Enea e Sfinge e colomba

Alba Gonzales


Opere di scultura

inaugurazione: 23 novembre - h 11.00

esposizione: dal 31 ottobre al 30 novembre 2003

luogo: Sagrato - Chiesa di Sant'Agostino - Pietrasanta

ingresso libero 

 

Alba Gonzales è presente nella collezione del Museo dei Bozzetti


Comunicato stampa

 (versione in pdf)

 

Contatto Stampa: Alessia Lupoli
Ufficio Stampa

Gabinetto del Sindaco
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795226; fax 0584/795269
"Alessia Lupoli"

 

 

Opere: Chira, centaura di Enea e Sfinge e colomba
Artista: Alba Gonzales
Date esposizione: 31 ottobre - 30 novembre 2003
Luogo: Sagrato, Chiesa di Sant'Agostino, Pietrasanta

Libro: Alba Gonzales - La resistenza del mito
Autore: Giorgio Segato
Presentazione: 23 novembre 2003, ore 11,00
Luogo: Sala dell'Annunziata, Centro Culturale "Luigi Russo" - Pietrasanta
www.museodeibozzetti.com


L'Assessore alla Cultura, Massimiliano Simoni, e il Comune di Pietrasanta sono lieti di presentare le due sculture, Chira, centaura di Enea e Sfinge e colomba, realizzate dall'artista Alba Gonzales, poste dal 31 ottobre al 30 novembre 2003 sul sagrato della Chiesa di Sant'Agostino di Pietrasanta. Le due sculture accompagnano la presentazione del libro Alba Gonzales - La resistenza del mito di Giorgio Segato (Edizioni d'Arte Ghelfi, Verona), che si terrà nella Sala dell'Annunziata del Centro Culturale "Luigi Russo" di Pietrasanta domenica 23 novembre 2003 alle ore 11:00 con la partecipazione dell'artista Alba Gonzales, dell'autore Giorgio Segato e dei critici Giorgio Di Genova e Antonio Paolucci.

 

Alba Gonzales nasce da madre siciliana e padre spagnolo a Roma, dove tuttora vive e lavora. Comincia a dedicarsi alla scultura con continuità all'inizio degli anni Settanta, con l'intenzione di restituire nel modellato la plasticità dei movimenti della danza da lei praticata con vera passione a livello professionale. Dopo gli esordi di figurazione tradizionale, subisce il fascino delle materie (pietre, tufi, marmi) indirizzando la sua esperienza verso forme di stilizzazione del corpo, per coglierne ed interpretarne la valenza simbolica, ritmica e la suggestione totemica.
Nel 1978, su invito del critico Giorgio Di Genova a partecipare alla mostra collettiva Scultori e Artigiani in un centro storico tenutasi in Piazza del Duomo a Pietrasanta, avvia un'assidua frequentazione del laboratorio di Sem Ghelardini, con cui manterrà sempre contatti di collaborazione ed amicizia. Il lavorare con i bravi scalpellini della Versilia, anche dopo la prematura scomparsa di Sem, a Pietrasanta, con quelli dello Studio Angeli a Querceta e del laboratorio Claudio Nicoli a Carrara, il veder crescere le proprie opere accanto a quelle dei più importanti maestri della scultura contemporanea (Moore, Marini, César, Noguchi, Adam, Signori, Cascella, Penalba, e altri provenienti da ogni parte del mondo) sono state per lei occasioni straordinarie di approfondimento delle tecniche e delle poetiche del fare scultura, e anche della conoscenza della propria persona.
L'evolversi della personalità e della creatività di Alba Gonzales è venuto articolandosi secondo alcune tematiche particolari. Fino al 1985 l'artista ha privilegiato la dialettica della struttura con figurazioni antropomorfiche che sondano in modo originale il senso del mito arcaico e del meccanismo moderno. Dal 1986 è invece il tema Amori e Miti, che tuttora in divenire, si arricchisce di nuove, importanti opere a testimonianza del fascino che la cultura mediterranea continua ad esercitare. Contemporaneamente anche un altro tema sollecita l'inventiva scultorea di Alba Gonzales alla condizione esistenziale, Sfingi e Chimere -- ovvero la bestia che è dentro di noi -- in una drammatizzazione e teatralizzazione della forma di figurazione fantastica con forti componenti erotico-oniriche.
La Gonzales ha esposto in Italia e all'estero, coordinando importanti mostre personali all'aperto a Roma (Via Veneto, Piazza di S.Lorenzo in Lucina), a Fregene, a Pietrasanta, a Cortina d'Ampezzo, a San Quirico d'Orcia. Realizza le sue opere monumentali in marmo nei laboratori di Pietrasanta, Querceta e Carrara. Per le sue fusioni n bronzo si avvale delle più importanti fonderie artistiche di Pietrasanta, Verona, Vicenza e Faenza.

 

Così ne parla l'Assessore alla Cultura, Massimiliano Simoni: "Una nuova opera nata dal magico rapporto tra i maestri artigiani di Pietrasanta e un'artista dei molti che qui confluiscono per realizzare le proprie creazioni, porterà lontano il nome della nostra città, un nome da sempre legato all'arte della scultura e diffuso in ogni parte del mondo come sinonimo di produzione artistica di alta qualità.
E' sempre con piacere e con giustificato orgoglio che salutiamo eventi come questo che permettono di ammirare un'opera d'arte prima che questa raggiunga la propria destinazione: è il giusto riconoscimento per il lungo processo di lavorazione che coinvolge la creatività dell'artista e le capacità tecniche dell'artigiano, e insieme lo sprone per le nuove realizzazioni cui si porrà mano.
Alba Gonzales è ormai da anni una presenza a tutti nota e cara a Pietrasanta e le sue affermazioni nel mondo dell'arte si susseguono numerose e importanti. La sua capacità di rivisitare la classicità e il mito con originale espressività e con coinvolgente provocazione sono una caratteristica che contraddistingue e rende subito riconoscibili le sue opere. Come avviene, ad esempio, nella serie delle Sfingi ed in questa Chira, centaura di Enea che andrà ad ornare uno spazio pubblico nella città di Fregene.
Ringraziamo Alba Gonzales per aver scelto la nostra città e i nostri artigiani per tradurre in opera le sue intuizioni artistiche e per aver aggiunto anche il suo nome a quello dei tanti e prestigiosi ambasciatori che attraverso la scultura portano nel mondo il nome di Pietrasanta, città dell'arte. "

 

Presentazione

Una nuova opera nata dal magico rapporto tra i maestri artigiani di Pietrasanta e un'artista dei molti che qui confluiscono per realizzare le proprie creazioni, porterà lontano il nome della nostra città, un nome da sempre legato all'arte della scultura e diffuso in ogni parte del mondo come sinonimo di produzione artistica di alta qualità.

E' sempre con piacere e con giustificato orgoglio che salutiamo eventi come questo che permettono di ammirare un'opera d'arte prima che questa raggiunga la propria destinazione: è il giusto riconoscimento per il lungo processo di lavorazione che coinvolge la creatività dell'artista e le capacità tecniche dell'artigiano, e insieme lo sprone per le nuove realizzazioni cui si porrà mano.

Alba Gonzales è ormai da anni una presenza a tutti nota e cara a Pietrasanta e le sue affermazioni nel mondo dell'arte si susseguono numerose e importanti. La sua capacità di rivisitare la classicità e il mito con originale espressività e con coinvolgente provocazione sono una caratteristica che contraddistingue e rende subito riconoscibili le sue opere. Come avviene, ad esempio, nella serie delle Sfingi ed in questa Chira, centaura di Enea che andrà ad ornare uno spazio pubblico nella città di Fregene.

Ringraziamo Alba Gonzales per aver scelto la nostra città e i nostri artigiani per tradurre in opera le sue intuizioni artistiche e per aver aggiunto anche il suo nome a quello dei tanti e prestigiosi ambasciatori che attraverso la scultura portano nel mondo il nome di Pietrasanta, città dell'arte.

Pietrasanta, ottobre 2003

L'Assessore alla Cultura

Massimiliano Simoni

 

Visita il sito di Alba Gonzales:
www.computerdata.it/albagonzales/

Critica

Trent'anni di scultura non sono pochi e il suo itinerario lo testimonia in ricchezza di approcci alle materie, alle forme, all'evidenziazione di contenuti profondi, scavati nella storia e nella psiche dell'uomo, sentiti come emblematici delle inquietudini, dei disagi, degli incubi, delle ansie del nostro tempo, interpretati attraverso le metafore del mito, miti d'amore, di violenza, sogni, Chimere. Dal modellato tradizionale è rapidamente tra scorsa a possenti composizioni tra l'organico e il meccanicistico per ritrovare la figura originaria dell'uomo, la figura arcaica, totemica, e scoprire, quale linea di spartiacque nella dimensione del tempo lontano e la prefigurazione del tempo futuro, la sorridente coppia etrusca già proiettata, sorridente, verso un aldilà atteso e accettato. Lo scavo si è fatto più complesso nelle figure mitiche delle Muse, di Semiramide, di Eco e Selene, di Narciso e soprattutto nelle Sfingi, complesse, da leggere a tutto tondo in modo da cogliere i diversi aspetti emblematici, le differenti facce simboliche del mito, l'inganno, il teatro della maschera nel vero, ne verosimile, nell'apparente.

Giorgio Segato - Padova 2003

 

Un senso di rinnovata classicità guida la mano di una scultrice di valore come Alba Gonzales. E' la nostalgia di una bellezza perduta, che l'arte può ritrovare anche tra le pieghe amare della nostra società. Il volto severo di "Semiramide", agghindata da un'acconciatura sontuosamente floreale, ci guarda dalla lontananza dei tempi. La severità si scioglie nell'Omaggio ad Antinoo dove in un contesto ricco di simbologie si scatena la forza irruenta dell'amore. Tra questi due poli la scultura gioca un suo ruolo raffinato, fatto di seduzioni sensuali ma anche di richiami iconografici all'antico. Si potrebbe dire: l'Oriente favoloso e proteiforme si unisce all'Occidente palpitante di vitalità sanguigna.

Paolo Rizzi - Venezia 2002

 

Quando li vedi per la prima volta resti sgomento. Ti colpiscono con veemenza quei bronzi piegati e ripiegati come contorsionisti, smembrati, disumanati, oppure, lo sguardo triste e svuotato, a volte addirittura cancellato, rappresi in un'assenza che viene da lontano e lontano torna. A noi, figli di un tempo astratto che ha reso il pensiero rappresentabile in sé e non tramite le sue figurazioni e le metafore, paiono quasi anacronistiche. Creature di una mitologia evaporata nel sole razionalista. Relitti arenati e poi trovati sulla spiaggia delle nostre consolidate certezze. Che ci fanno lì? Come ci sono arrivati? Ti avvicini circospetto, ne accarezzi l'epidermide metallica, lucida, liscia, intrisa di una sottile, impalpabile, virtuale guaina erotica. Ne saggi la consistenza, ne incroci lo sguardo, e quello che ti segue, si scompone si moltiplica, si stacca dal corpo addirittura, ti sorride beffardo, che vorrà dirti? Nella Gonzales il riferimento alla cultura classica è una costante, il segno di un innamoramento del passato, quello antico, che tiene a distanza le volgarità del presente. Ma anche il sintomo di una volubilità esistenziale, di una inquietante perdita di identità dell'uomo e della donna attuali. L'indagine della scultrice non persegue tuttavia una ricomposizione di questo io diviso, non punta a creare un'armonia pacificante e paciosa, non presume che il rimedio sia una sapiente e manierata rivisitazione psicologica o fisiognomica. Non è computa, né sofisticata. E nemmeno cerca credito nei maestri di questo secolo. Il traguardo è altrove. Per raggiungerlo occorre calarsi nel tunnel del sé, attraversare l'Acheronte dei propri orrori, sbigottirsi di fronte a comportamenti e pensieri che sono al di là del controllo cosciente. Lottare. Altro che armonia. A contare è ciò che alberga dentro di noi e che si avverte dibattersi con forza nei volumi inventati dalla scultrice: la nostra perniciosa e per converso umanissima inumanità.

Riccardo Bianchi - 1999

 

Il contenuto dell'opera d'arte è salito vertiginosamente nell'immaginario di Alba Gonzales e non è più possibile guardare a queste cose con la sola calma contemplazione della forma. con queste premesse si potrebbe pensare ad una svolta radicale di Alba Gonzales verso una specie di espressionismo aggiornato e conturbante, ma in realtà non è così, perché quel senso di equilibrio e di eleganza della forma e quella idea dell'armonia della composizione e di elaborazione della materia che sempre l'hanno caratterizzata non sono venuti affatto meno, anzi si sono rafforzati, conferendo alle immagini una singolare ambivalenza. Da un lato, infatti, esplode letteralmente la rabbia e l'aggressività della formulazione che mette in piena luce l'aspetto inquietante e oscuro dell'artista, dall'altro, però, rimane intatta la vigilanza sulla forma che resta sempre in un equilibrio armonioso che vorrebbe quasi riscattare il pur esplicito messaggio calato nelle opere. Così le immagini che oggi scaturiscono dalla sua fantasia sono il prodotto di questa complessità, tese verso una superiore bellezza ma angosciate da quello che un grande pessimista come Cesare Pavese chiamò il "Mestiere di vivere".

Claudio Strinati - 1998

 

Questo scultore-donna - come desidera essere chiamata - ha davanti a sé l'immaginazione: una percorso vario e illimitato, che affonda le radici nei misteriosi eventi del passato, nei luoghi, nei significativi, nella gesta della storia, dei miti, della civiltà stessa. In questi nodi di ricordi e di sensazioni, in quei racconti che, dall'antica Grecia, giungono agli Etruschi, attraverso i colli di Roma, penetrano con prepotenza nella psiche contemporanea, spingono unghie e aculei nel cuore di chi soffre o getta al vento la sua finta allegria, ecco che Albe Gonzales, nel bronzo e nel marmo, inventa i suoi personaggi muliebri - animaleschi, con zampe-mani, code serpentine, lingue biforcute, mammelle multiple, volti celestiali che si moltiplicano. Tuttavia in quegli spettacoli, venuti fuori direttamente dall'inconscio, da quei fantasmi originari oltre le esperienze individuali, la scultrice Alba Gonzales, come Freud, entra ne sogno, lo interpreta, ne scopre gli elementi, e gioca come fa il gatto con il topo. Sposta e condensa gli archetipi, proietta le sue pulsioni libidiche e anche quelle distruttive, poi, come la Fenice che rinasce dalle proprie ceneri, viene fuori poeticamente, lasciando cadere ogni scoria, ogni granello di polvere, ogni rifiuto e frammento.

Milena Milani - 1998

 

Nel tentativo di restituire un carattere e dare una nuova fisionomia alla romana Via Veneto, si è pensato ore di collocarvi - per un periodo di tempo limitato - una mostra dio sculture monumentali di Alba Gonzales. L'arte monumentale è messa alla portata del viandante che è condotto ad una riflessione intima cui prima non aveva pensato. La mostra esce dal sancta santorum delle gallerie, che nei secoli antiqui non esistevano, per tornare ad essere oggetto di consumo di tutti. A queste esibizioni monumentali Alba Gonzales è portata naturalmente, proprio per la materia imponente che - lei così apparentemente fragile e minuta - tratta con la sua arte che non può fare a meno di energia e forza interiore: pietre, marmi, totem metallici, che al passante diventano facilmente familiari, proprio perchè ne ha conosciuto qualche anticipazione a Roma dalla via Colombo, quando le statue della scultrice colpiscono l'automobilista che sfiora i giardini, o perchè altre ne ha viste nel museo en plein air creato da Alba a Fregene. Le sculture dell'artista si combinano perfettamente con qualunque paesaggio romano, perfino quello di una via considerata elegantemente moderna: a pochi passi, infatti, ci sono le mura di Porta Pinciana; e gli enigmi totemici, classici, etruschi delle sculture trovano in questa via una loro collocazione che non è disturbante, o deviante, ma che invita a tornare col pensiero alla nota caratteristica della città, alle sue origini, alla sua preistoria. Immagini di dei, di amanti senza età, di sincretismi totemici, di macchine antropomorfizzate, di invenzioni dei primordi; un mistero di volumi che è anche il mistero di Alba e della sua città. Un segreto che scavalca la Via Veneto di una Roma forse superata, per appartenere ai giorni dell'eternità.

Mario Verdone - 1993

 

La fantasia di Alba Gonzales è una fantasia massiccia. Non ricama l'aria. Non vezzeggia i fiori e le fronde. Non copia o accarezza figure facilmente riportabili al mondo della natura. Insomma, non dispensa volentieri fragili grazie e di eleganze formali, né in queste si frange. Semmai solida e piena preferisce costruire la propria musica (la propria architettura: che vorrei dire sonora), più che attraverso le volute delle melodie o del canto, mediante severi blocchi polifonici giustapposti, o contrapposti: masse, appunto, che però riescono ogni volta ad annullare qualsiasi senso o sospetto di pesantezza, per modellare invece lo spazio (il plein air nel quale si inseriscono, e con quale si fondono) in un ampio e talora perfino solenne respiro dove la stessa durezza e asprezza della materia trattata, pur sempre fisicamente presente, non resta in nessun caso inerte, bensì concorre a dar movimento al rigoroso ma mai rigido esito espressivo.
Giorgio Caproni - 1980

Biografia

Alba Gonzales nasce da madre siciliana e padre spagnolo a Roma, dove tuttora vive e lavora. Comincia a dedicarsi alla scultura con continuità all'inizio degli anni Settanta, con l'intenzione di restituire nel modellato la plasticità dei movimenti della danza da lei praticata con vera passione a livello professionale. Dopo gli esordi di figurazione tradizionale, subisce il fascino delle materie (pietre, tufi, marmi) indirizzando la sua esperienza verso forme di stilizzazione del corpo, per coglierne ed interpretarne la valenza simbolica, ritmica e la suggestione totemica. Nel 1978, su invito del critico Giorgio Di Genova a partecipare alla mostra collettiva Scultori e Artigiani in un centro storico tenutasi in Piazza del Duomo a Pietrasanta, avvia un'assidua frequentazione del laboratorio di Sem Ghelardini, con cui manterrà sempre contatti di collaborazione ed amicizia. Il lavorare con i bravi scalpellini della Versilia, anche dopo la prematura scomparsa di Sem, a Pietrasanta, con quelli dello Studio Angeli a Querceta e del laboratorio Claudio Nicoli a Carrara, il veder crescere le proprie opere accanto a quelle dei più importanti maestri della scultura contemporanea (Moore, Marini, César, Noguchi, Adam, Signori, Cascella, Penalba, e altri provenienti da ogni parte del mondo) sono state per lei occasioni straordinarie di approfondimento delle tecniche e delle poetiche del fare scultura, e anche della conoscenza della propria persona. L'evolversi della personalità e della creatività di Alba Gonzales è venuto articolandosi secondo alcune tematiche particolari. Fino al 1985 l'artista ha privilegiato la dialettica della struttura con figurazioni antropomorfiche che sondano in modo originale il senso del mito arcaico e del meccanismo moderno. Dal 1986 è invece il tema Amori e Miti, che tuttora in divenire, si arricchisce di nuove, importanti opere a testimonianza del fascino che la cultura mediterranea continua ad esercitare. Contemporaneamente anche un altro tema sollecita l'inventiva scultorea di Alba Gonzales alla condizione esistenziale, Sfingi e Chimere -- ovvero la bestia che è dentro di noi -- in una drammatizzazione e teatralizzazione della forma di figurazione fantastica con forti componenti erotico-oniriche. La Gonzales ha esposto in Italia e all'estero, coordinando importanti mostre personali all'aperto a Roma (Via Veneto, Piazza di S.Lorenzo in Lucina), a Fregene, a Pietrasanta, a Cortina d'Ampezzo, a San Quirico d'Orcia. Realizza le sue opere monumentali in marmo nei laboratori di Pietrasanta, Querceta e Carrara. Per le sue fusioni n bronzo si avvale delle più importanti fonderie artistiche di Pietrasanta, Verona, Vicenza e Faenza.