Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Rosario Murabito-omaggio nel trentennale della morte

Rosario Murabito


Opere di grafica e scultura

inaugurazione: 19 dicembre 2002 - h 17.00

esposizione: dal 19 dicembre 2002 al 19 gennaio 2003

luogo: Sale del Chiostro di S. Agostino - Pietrasanta 

orario: 15.30-19.00; lunedi chiuso

ingresso libero

 

Rosario Murabito è presente nella collezione del Museo dei Bozzetti


Comunicato stampa

 (versione in pdf)

 

Contatto Stampa: Alessia Lupoli
Ufficio Stampa
Gabinetto del Sindaco
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795226; fax 0584/795269
"Alessia Lupoli"

 

Mostra: Omaggio a Rosario Murabito
Artista: Rosario Murabito
Inaugurazione: 19 dicembre 2002 - ore 17,00
Date esposizione: 19 dicembre 2002 - 19 gennaio 2003
Luogo: Sale dei Putti e del Capitolo, Chiostro di S. Agostino,
Via S. Agostino, 1, Pietrasanta
Orario apertura: 15,30 -19,00 / lunedì chiuso


L'Assessore alla Cultura, Massimiliano Simoni, e il Comune di Pietrasanta sono lieti di presentare, in occasione del trentennale della morte, Omaggio a Rosario Murabito, una retrospettiva di più di 60 opere dedicata all'artista siciliano Rosario Murabito. La mostra, che si terrà nella Sale dei Putti e del Capitolo del Chiostro di S. Agostino di Pietrasanta dal 19 dicembre 2002 al 19 gennaio 2003, s'inaugurerà sabato, 19 dicembre 2002 alle ore 17,00. L'esposizione verrà corredata di catalogo, a cura di Raffaella Aragosa, con testi di Fred Licht e Manlio Cancogni, e fotografie di Stefano Sabella, Roland Pfeffinger, e Will Mc Bride (Edizioni Monte Altissimo, Pietrasanta).

 

Nato in provincia di Catania nel 1907, Rosario Murabito si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Roma nel 1925 e nel 1932 vince una borsa di studio per la Scuola Regia dell'Arte della Medaglia della stessa città. Nel 1934 frequenta l'ambiente artistico di Parigi, Monaco e Zurigo per poi stabilire il suo studio a Firenze nel 1937. Nel 1940 si trasferisce al Greenwich Village di New York, dove conosce, tra gli altri, Pollock, De Koonig, Kline, Archipenko, Edgar Varese e Dylan Thomas. Scoppiata la guerra, si isola nel suo studio e decide di non inserirsi in nessun gruppo. Continua però a fare ritratti in scultura, terrecotte e disegni. Nel 1946 riceve dalla Metropolitan Opera di New York la commissione di creare la statua commemorativa della famosa ballerina Argentinita. Nel 1947 Murabito parte per l'Italia con la prima nave disponibile dopo la guerra. Riprende i contatti con i vecchi amici di Roma: Tot, Guttuso, Capogrossi, Tamburi, Flaiano. A Firenze cerca il suo vecchio fonditore per completare i bronzi per New York. Liberato dall'angoscia della guerra, ritorna in America, dove inizia un periodo di grande attività artistica, partecipando a numerose mostre collettive e personali. Crea il primo vero Caffè all'italiana, il "Caffè Reggio", seguito dai due famosi "Peacock", ritrovo di artisti, musicisti, attori e giornalisti, da Toscanini a Mitropolis, da Anna Magnani a Marlon Brando. Nel 1948 sposa l'attrice-cantante Grace Albert (Grayce Bradt) e diventa cittadino americano. Nel 1950 è di nuovo a Firenze per eseguire un altro bronzo per la Metropolitan Opera; nel frattempo scopre il paesino di Casoli sulle Alpi Apuane sopra Camaiore: torna così a lavorare a New York, sognando il paesino di Casoli, dove però vi ritorna nel 1954 e vi compra una casa. Divide così la sua vita tra New York e la Versilia facendo i suoi bronzi a Pietrasanta. Nel 1956 presenta una grande mostra alla Galleria Schettini a New York, che poi Schettini porta alla sua galleria in Via Brera a Milano. Il suo trasferimento definitivo in Italia avviene quando il Conte Ottolenghi gli chiede di eseguire una serie di grandi graffiti a muro nella sua villa ad Acqui Terme nel 1959, a cui poi segue un murale per il Credito Svizzero a Berna ed una numerosa serie di graffiti e lavori in ferro battuto in ville e chiese della Versilia. Dal 1962, pur rimanendo fondamentalmente scultore, disegna, dipinge e inizia una sua espressione personale con i "Collages" e "Sassi Inutili" in pelle. Nel 1972, mentre sta progettando una serie di grandi sculture, muore all'improvviso nella sua villa di Casoli.

 

Murabito ha esposto in molte mostre collettive, tra cui alla Feragli Gallery e alla Delius Gallery di New York nel 1951, alla Roko Gallery di New York nel 1952, in 20th Century Italian Art al Newark Museum in New Jersey nel 1956, in Pittori Italo-Americani alla Galleria Schettini, Milano nel 1957, in Contemporary Sculpture al Dublin Museum a Dublino nel 1957, in Art USA al Madison Square Garden a New York nel 1958, in Pittura Italiana al Museo Bat Yam di Bat Yam in Israele e al Museo Moderno di Copenhagen in Danimarca nel 1961, in Pittori Americani all'USIS di Milano nel 1962, al Premio Erice a Trapani (Primo Premio) nel 1963, al Premio delle Marche ad Ancona (premiato) nel 1963, alla Biennale di Palermo nel 1964, alla Mostra del Piccolo Formato di Tunisi nel 1964, in Arte Grafica in Toscana a Pisa (premiato) nel 1964, al Premio Città di Lucca (premiato) nel 1964, al Premio dei Premi a Milano nel 1964, in Arte contro la Mafia a Palermo nel 1964, e in Artisti Siciliani a Palermo nel 1964.

 

Altrettanto numerose ed importanti furono le sue mostre personali: Worth Avenue Gallery, Palm Beach, FL (1952 e 1957); Jacques Seligmann Gallery, New York (1955); Schettini Gallery, New York e Milano (1956); Galleria del Cavallino, Venezia (1956); Circolo Artistico, Biella (1957); Galleria del Naviglio, Milano (1959; 1962; 1964); Galleria Ferrari; Verona; Galleria Flaccovio, Palermo (1963); Colgate University, New York (1964); Galleria L'Argentario, Trento (1964); Galeria Wolfgang Gurlitt, Monaco, Germania (1965); Galerie di Insel, Amburgo, Germania (1966).

 

Dopo la sua scomparsa nel 1972 vennero dedicate diverse esposizioni alla sua memoria: Galleria del Naviglio, Milano e Galleria Michaud, Firenze (1973); una sala dedicata a 30 disegni di Murabito in occasione della Biennale Internazionale della Grafica, Firenze (1974); Galleria Manzoni e Galleria Ferretti, Viareggio (1975); in Artisti per l'Anno Santo, Braccio di Carlo Magno, Città del Vaticano e in Omaggio agli Artisti Scomparsi, Chiostro di San Lazzaro, Camaiore (1975); in San Paolo nell'Arte, Braccio di Carlo Magno, Città del Vaticano (1977); in Acquisizioni della Collezione Vaticana d'Arte Religiosa Moderna, Braccio di Carlo Magno, Città del Vaticano (1980); mostra antologica nel decennale della morte, Chiostro di S. Agostino, Pietrasanta (1982); Palazzo dei Diamanti, Ferrara (1991); antologica nel ventennale della morte, La Versiliana, Marina di Pierasanta (1992).

 

Sue opere si trovano nelle collezioni del Gabinetto di Disegni e Stampe degli Uffizi, Firenze; nella Collezione Vaticana d'Arte Religiosa Moderna, Città del Vaticano; in quella del Museo della Scala, Milano; nel Museo Civico d'Arte Moderna di Gallarate, Milano; nel Museo di Dublino, Irlanda; nel Museo di Bat Yam, Israele; nella Metropolitan Opera e nella Carnegie Hall di New York, ed in molte altre collezioni private in Europa e America.


Molti autori hanno commentato il "personaggio" Rosario Murabito ed il suo lavoro, tra i quali: Giorgio Di Genova: "Rosario Murabito era un uomo d'altri tempi... Solo in tal modo, infatti, può spiegarsi il suo spirito moderno carico di multiforme antichità... Fabrizio Clerici nel 1964 ne scriveva ‘Nei vuoti dell'odierno incastra i frammenti di fatti remoti.
E così nascono sculture e quadri in cui graffito e impronte, rilievi o impasto sono erosioni, scoppi della memoria, scabre passeggiate ai margini del tempo, del tempo siculo delle colonie Himeriche fatto di selci, di pelli e di corde.'... Un mondo nel quale, reinventati da una fantasia inesausta, convengono il mito protoellenico e la leggenda medievale, la Sicilia magnogreca e l'America dei Pionieri, le stupefacenti abnormità dell'Oriente e l'impeccabile misura apollinea (Agnoldomenico Pica)... una simbiosi che non si risolve in ibride associazioni di mezzi e immagini, che è invece il prodotto naturale di corrispondenze segrete fra l'arte primitiva e arcaica e il patrimonio visivo acquisito in decenni di esperienze d'avanguardia europee ed extraeuropee (Giuseppe Marchiori)... E tuttavia ciò che contraddistingue Murabito è la sua dimensione di uomo fantastico che lo porta addirittura a delirare sul e nel passato. La fantasticazione è una costante di Murabito... Per uno come lui, capitato casualmente nel nostro secolo di progresso scientifico e tecnico, l'unica verità possibile non poteva che essere il delirio, attraverso cui ritrovare la condizione prima dei suoi tempus perdus... La vita per Murabito è metamorfosi continua... egli non riesce a concepire altra realtà che quella delirante e mostruosa, esuberantemente costipata di allucinanti e allucinate apparenze e fantasmi riemergenti dalle mitologie delle popolazioni antiche, dalle favole dell'Oriente, dagli incubi del Medioevo e dai vaneggiamenti dell'età romantica. Realtà, dunque, dove il bello è identificato con l'inconsueto e l'assurdo... Le sue dilatazioni somatiche sono i prodotti d'una fantasia dilatata al massimo, la quale si porta dentro... tutti i conflitti della vicenda umana... Lotte tra le due anime perennemente avverse e avversarie coabitanti nell'umanità, cioè tra la parte di sé accettata e la parte di sé aborrita dall'uomo, o, se si preferisce, tra il Caino e l'Abele della psiche di ogni tempo."
E così Franco Russoli: "Murabito fonde nei suoi disegni collages, entro il più raffinato canonico ordine formale, le suggestioni della materia e le evocazioni dell'immagine. Ha la più vibrante sensibilità per scoprire e godere i valori impliciti nella fisica sostanza delle cose, ma non si abbandona al loro potere di simbolo sensoriale. Li utilizza invece per dar vita immediata, organica, alle figure di racconti favolosi, di personaggi umani, di solenni e ambigue "statue di pelle"... Il complesso e oscuro mondo degli istinti, del subconscio, delle apparizioni e dei richiami alla vita caotica degli organismi e degli emblemi primari, ecco che viene ricondotto entro i limiti di una bellezza razionale e misurabile in ritmi e accordi di forme, nel senso della cultura classica mediterranea, dove hanno origine e svolgimento l'ispirazione e il talento di Murabito." E ancora lo stesso, sempre nel 1974: "Nei solenni collages di pelli, e nell'opera grafica, Murabito esprimeva in modi diversi una stessa visione: negli aspetti odierni degli uomini e delle società popolane italiche scopriva vivi e attivi i miti e i valori di culture arcaiche, misteriche, esoteriche. La febbre dell'immaginazione riportava alla coscienza, miraggio nostalgico quanto lucida introspezione e rivelazione di costanti caratteri di un popolo, il repertorio magico e favolistico della secolare tradizione siciliana.
Ecco sui fogli profilarsi per la nitidezza del conio o lievitare nel morbido modellato di inquietanti chiaroscuri, le immagini di leggende erotiche e di riti pagani, i luoghi e i personaggi fantastici in cui egli riconosceva le proprie radici e ragioni di vita. Inventore di grottesche gremite di riferimenti simbolici, creatore di scenografiche visioni di eventi misterici e astrologici, evocatore di un mondo in cui gli aspetti più bizzarri, concettosi, stregoneschi, dell'ellenismo, del manierismo e del rococò si fondono in una temperie di ironia culturale e di sincerità sentimentale, Murabito ci ha lasciato nei disegni e nelle stampe, il diario poetico dei suoi itinerari per i paesi della fantasia e delle realtà mediterranee."
E così Fred Licht nel 1991: "Però i cavalli, i tori , i leoni, benché rappresentino solo un frammento dell'attività di Murabito trasmettono tuttavia la forza sovrana di una concezione della vita come metamorfosi. L'artista coglie il culmine della loro maturità, evocando proprio per questa loro opulenza la prossima fase del loro sviluppo... Questo impeto verso un vorticoso susseguirsi di metamorfosi si documenta ampiamente nel ciclo di disegni giocondamente nominato dall'artista Il Taccuino della Febbre... Una calda sensualità si sprigiona da questi disegni non priva di un elemento tragico. Nell'ultima fase di sviluppo concessa a Murabito si stabilisce un equilibrio, un equilibrio precario ma pur sempre equilibrio, fra la vorticosa ambiguità delle forme in cui si presenta la vita e la volontà artistica di rendere le sue espressioni in modo stabile. Non fu per Murabito un rinnegare delle sue opere precedenti ma un processo interiore consapevolmente seguito dall'artista." E così lo stesso nel 1992: "È anche per questa sua capacità di fissare le forme e gli eventi nel loro attimo di maggiore intensità che Murabito si distingue dagli artisti del suo tempo... Se il movimento nelle sculture di Murabito è sempre volto verso una specifica, ben definita direzione, la vitalità che emana da esse si irradia in tutti i sensi. Nessuna parte delle figure create da Murabito è mai passiva o puramente decorativa... La forza imbrigliata nelle figure di persone, come di animali, non è mai fine a sé stessa, ma concorre alla realizzazione di un preciso intento. Questa armonia formale e fisica volta al conseguimento di un'azione specifica e pregna di significato dona ai gruppi erotici di Murabito un'innocenza spontanea e una completezza di espressione ormai rara ai tempi d'oggi... Negli ultimi collage monumentali ricompare la figura umana ma con un nuovo, silenzioso, impatto. Liriche forme dalle linee morbide s'innalzano solenni davanti a noi in una vasta gamma di caldi colori di terra. La loro grandezza e il ritorno alla simbologia animale richiamano l'imperiosa vitalità dei primi bronzi."

 

 

Presentazione

Critica


Murabito fonde nei suoi disegni collages, entro il più raffinato canonico ordine formale, le suggestioni della materia e le evocazioni dell'immagine. Ha la più vibrante sensibilità per scoprire e godere i valori impliciti nella fisica sostanza delle cose, ma non si abbandona al loro potere di simbolo sensoriale. Li utilizza invece per dar vita immediata, organica, alle figure di racconti favolosi, di personaggi umani, di solenni e ambigue "statue di pelle" Il complesso e oscuro mondo degli istinti, del subconscio, delle apparizioni e dei richiami alla vita caotica degli organismi e degli emblemi primari, ecco che viene ricondotto entro i limiti di una bellezza razionale e misurabile in ritmi e accordi di forme, nel senso della cultura classica mediterranea, dove hanno origine e svolgimento l'ispirazione e il talento di Murabito.
[...] Nei solenni collages di pelli, e nell'opera grafica, Murabito esprimeva in modi diversi una stessa visione: negli aspetti odierni degli uomini e delle società popolane italiche scopriva vivi e attivi i miti e i valori di culture arcaiche, misteriche, esoteriche. La febbre dell'immaginazione riportava alla coscienza, miraggio nostalgico quanto lucida introspezione e rivelazione di costanti caratteri di un popolo, il repertorio magico e favolistico della secolare tradizione siciliana. Ecco sui fogli profilarsi per la nitidezza del conio o lievitare nel morbido modellato di inquietanti chiaroscuri, le immagini di leggende erotiche e di riti pagani, i luoghi e i personaggi fantastici in cui egli riconosceva le proprie radici e ragioni di vita. Inventore di grottesche gremite di riferimenti simbolici, creatore di scenografiche visioni di eventi misterici e astrologici, evocatore di un mondo in cui gli aspetti più bizzarri, concettosi, stregoneschi, dell'ellenismo, del manierismo e del rococò si fondono in una temperie di ironia culturale e di sincerità sentimentale, Murabito ci ha lasciato nei disegni e nelle stampe, il diario poetico dei suoi itinerari per i paesi della fantasia e delle realtà mediterranee.
Franco Russoli (1974)

 

Però i cavalli, i tori , i leoni, benché rappresentino solo un frammento dell'attività di Murabito trasmettono tuttavia la forza sovrana di una concezione della vita come metamorfosi. L'artista coglie il culmine della loro maturità, evocando proprio per questa loro opulenza la prossima fase del loro sviluppo Questo impeto verso un vorticoso susseguirsi di metamorfosi si documenta ampiamente nel ciclo di disegni giocondamente nominato dall'artista Il Taccuino della Febbre Una calda sensualità si sprigiona da questi disegni non priva di un elemento tragico. Nell'ultima fase di sviluppo concessa a Murabito si stabilisce un equilibrio, un equilibrio precario ma pur sempre equilibrio, fra la vorticosa ambiguità delle forme in cui si presenta la vita e la volontà artistica di rendere le sue espressioni in modo stabile. Non fu per Murabito un rinnegare delle sue opere precedenti ma un processo interiore consapevolmente seguito dall'artista.
Fred Licht (1991)

 

[...]é anche per questa sua capacità di fissare le forme e gli eventi nel loro attimo di maggiore intensità che Murabito si distingue dagli artisti del suo tempo Se il movimento nelle sculture di Murabito è sempre volto verso una specifica, ben definita direzione, la vitalità che emana da esse si irradia in tutti i sensi. Nessuna parte delle figure create da Murabito è mai passiva o puramente decorativa... La forza imbrigliata nelle figure di persone, come di animali, non è mai fine a sé stessa, ma concorre alla realizzazione di un preciso intento. Questa armonia formale e fisica volta al conseguimento di un'azione specifica e pregna di significato dona ai gruppi erotici di Murabito un'innocenza spontanea e una completezza di espressione ormai rara ai tempi d'oggi Negli ultimi collage monumentali ricompare la figura umana ma con un nuovo, silenzioso, impatto. Liriche forme dalle linee morbide s'innalzano solenni davanti a noi in una vasta gamma di caldi colori di terra. La loro grandezza e il ritorno alla simbologia animale richiamano l'imperiosa vitalità dei primi bronzi.
Fred Licht (1992)

 

Biografia

Nato in provincia di Catania nel 1907, Rosario Murabito si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Roma nel 1925 e nel 1932 vince una borsa di studio per la Scuola Regia dell'Arte della Medaglia della stessa città. Nel 1934 frequenta l'ambiente artistico di Parigi, Monaco e Zurigo per poi stabilire il suo studio a Firenze nel 1937. Nel 1940 si trasferisce al Greenwich Village di New York, dove conosce, tra gli altri, Pollock, De Koonig, Kline, Archipenko, Edgar Varese e Dylan Thomas. Scoppiata la guerra, si isola nel suo studio e decide di non inserirsi in nessun gruppo. Continua però a fare ritratti in scultura, terrecotte e disegni. Nel 1946 riceve dalla Metropolitan Opera di New York la commissione di creare la statua commemorativa della famosa ballerina Argentinita. Nel 1947 Murabito parte per l'Italia con la prima nave disponibile dopo la guerra. Riprende i contatti con i vecchi amici di Roma: Tot, Guttuso, Capogrossi, Tamburi, Flaiano. A Firenze cerca il suo vecchio fonditore per completare i bronzi per New York. Liberato dall'angoscia della guerra, ritorna in America, dove inizia un periodo di grande attività artistica, partecipando a numerose mostre collettive e personali. Crea il primo vero Caffè all'italiana, il "Caffè Reggio", seguito dai due famosi "Peacock", ritrovo di artisti, musicisti, attori e giornalisti, da Toscanini a Mitropolis, da Anna Magnani a Marlon Brando. Nel 1948 sposa l'attrice-cantante Grace Albert (Grayce Bradt) e diventa cittadino americano. Nel 1950 è di nuovo a Firenze per eseguire un altro bronzo per la Metropolitan Opera; nel frattempo scopre il paesino di Casoli sulle Alpi Apuane sopra Camaiore: torna così a lavorare a New York, sognando il paesino di Casoli, dove però vi ritorna nel 1954 e vi compra una casa. Divide così la sua vita tra New York e la Versilia facendo i suoi bronzi a Pietrasanta. Nel 1956 presenta una grande mostra alla Galleria Schettini a New York, che poi Schettini porta alla sua galleria in Via Brera a Milano. Il suo trasferimento definitivo in Italia avviene quando il Conte Ottolenghi gli chiede di eseguire una serie di grandi graffiti a muro nella sua villa ad Acqui Terme nel 1959, a cui poi segue un murale per il Credito Svizzero a Berna ed una numerosa serie di graffiti e lavori in ferro battuto in ville e chiese della Versilia. Dal 1962, pur rimanendo fondamentalmente scultore, disegna, dipinge e inizia una sua espressione personale con i "Collages" e "Sassi Inutili" in pelle. Nel 1972, mentre sta progettando una serie di grandi sculture, muore all'improvviso nella sua villa di Casoli.

 

Murabito ha esposto in molte mostre collettive, tra cui alla Feragli Gallery e alla Delius Gallery di New York nel 1951, alla Roko Gallery di New York nel 1952, in 20th Century Italian Art al Newark Museum in New Jersey nel 1956, in Pittori Italo-Americani alla Galleria Schettini, Milano nel 1957, in Contemporary Sculpture al Dublin Museum a Dublino nel 1957, in Art USA al Madison Square Garden a New York nel 1958, in Pittura Italiana al Museo Bat Yam di Bat Yam in Israele e al Museo Moderno di Copenhagen in Danimarca nel 1961, in Pittori Americani all'USIS di Milano nel 1962, al Premio Erice a Trapani (Primo Premio) nel 1963, al Premio delle Marche ad Ancona (premiato) nel 1963, alla Biennale di Palermo nel 1964, alla Mostra del Piccolo Formato di Tunisi nel 1964, in Arte Grafica in Toscana a Pisa (premiato) nel 1964, al Premio Città di Lucca (premiato) nel 1964, al Premio dei Premi a Milano nel 1964, in Arte contro la Mafia a Palermo nel 1964, e in Artisti Siciliani a Palermo nel 1964.

 

Altrettanto numerose ed importanti furono le sue mostre personali: Worth Avenue Gallery, Palm Beach, FL (1952 e 1957); Jacques Seligmann Gallery, New York (1955); Schettini Gallery, New York e Milano (1956); Galleria del Cavallino, Venezia (1956); Circolo Artistico, Biella (1957); Galleria del Naviglio, Milano (1959; 1962; 1964); Galleria Ferrari; Verona; Galleria Flaccovio, Palermo (1963); Colgate University, New York (1964); Galleria L'Argentario, Trento (1964); Galeria Wolfgang Gurlitt, Monaco, Germania (1965); Galerie di Insel, Amburgo, Germania (1966).

 

Dopo la sua scomparsa nel 1972 vennero dedicate diverse esposizioni alla sua memoria: Galleria del Naviglio, Milano e Galleria Michaud, Firenze (1973); una sala dedicata a 30 disegni di Murabito in occasione della Biennale Internazionale della Grafica, Firenze (1974); Galleria Manzoni e Galleria Ferretti, Viareggio (1975); in Artisti per l'Anno Santo, Braccio di Carlo Magno, Città del Vaticano e in Omaggio agli Artisti Scomparsi, Chiostro di San Lazzaro, Camaiore (1975); in San Paolo nell'Arte, Braccio di Carlo Magno, Città del Vaticano (1977); in Acquisizioni della Collezione Vaticana d'Arte Religiosa Moderna, Braccio di Carlo Magno, Città del Vaticano (1980); mostra antologica nel decennale della morte, Chiostro di S. Agostino, Pietrasanta (1982); Palazzo dei Diamanti, Ferrara (1991); antologica nel ventennale della morte, La Versiliana, Marina di Pierasanta (1992).

 

Sue opere si trovano nelle collezioni del Gabinetto di Disegni e Stampe degli Uffizi, Firenze; nella Collezione Vaticana d'Arte Religiosa Moderna, Città del Vaticano; in quella del Museo della Scala, Milano; nel Museo Civico d'Arte Moderna di Gallarate, Milano; nel Museo di Dublino, Irlanda; nel Museo di Bat Yam, Israele; nella Metropolitan Opera e nella Carnegie Hall di New York, ed in molte altre collezioni private in Europa e America.