Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Acquarelli

Luigi Pavolini


Opere di pittura

inaugurazione: 2 marzo 2002- h 17.00

esposizione: dal 2 al 17 marzo 2002

luogo: Sala delle Grasce - Chiostro di S. Agostino - Pietrasanta

orario: 15.30-19.00; lunedi chiuso

ingresso libero


Comunicato stampa

 (versione in pdf)

 

Contatto Stampa: Alessia Lupoli
Ufficio Stampa
Gabinetto del Sindaco
Comune di Pietrasanta
tel. 0584/795219; fax 0584/795269

 

Mostra: ACQUARELLI
Artista: Luigi Pavolini
Inaugurazione: 2 marzo 2002 - ore 17,00
Date esposizione: 2 - 17 marzo 2002
Locazione: Sala delle Grasce, Centro Culturale Luigi Russo, Via S. Agostino, 1
Pietrasanta
Orario apertura: 15,30 - 19,00/ lunedì chiuso


L'Assessore alla Cultura, Massimiliano Simoni, e il Comune di Pietrasanta sono lieti di presentare Acquarelli, personale dell'artista Luigi Pavolini. La mostra, che si terrà nella Sala delle Grasce del comprensorio artistico del Centro Culturale Luigi Russo di Pietrasanta dal 2 al 17 marzo 2002, s'inaugurerà con la partecipazione dell'artista, sabato, 2 marzo 2002 alle ore 17,00.

 

Artisticamente parlando, Pavolini nasce come grafico. Nel tempo libero, si dedica con impegno e passione al disegno, alla china, all'incisione, oltre che alla grafica pubblicitaria. Con questa preparazione alle spalle, è logico che quando l'ispirazione lo porta verso la pittura, il suo stile ne resti profondamente influenzato e mantenga tutti i caratteri rigorosi della grafica. Ha così modo di svilupparsi con notevole freschezza e originalità nella tecnica che per lui è più congeniale: l'acquerello. Pavolini ha alle spalle una lunga carriera da ufficiale commissario in marina, che ha abbandonato di recente con il grado di Ammiraglio. È quindi quasi naturale che l'interesse dell'artista vada verso le marine, quelle prese dal vero, anche se poi rielaborate in studio, ma partendo dagli schizzi presi durante i numerosi viaggi. Partecipa anche ad esposizioni e i consensi della critica e del pubblico non mancano sino all'ultimo ambito titolo che lo pone nel novero degli artisti cari alla Forza Armata. Luigi Pavolini è stato infatti reputato degno di unire il suo nome a quello degli altri cinque già autorizzati ufficialmente ad accompagnare la propria firma con le due ancorette incrociate (simbolo dei Pittori di Marina Italiani). Dal 1975 l'artista ha esposto in molte mostre personali e collettive in varie città italiane - tra cui Roma, La Spezia, Livorno, Viareggio, Venezia - vincendo anche numerosi premi assoluti.

Su Luigi Pavolini così scrive il critico Dino Carlesi: " (...) un ammiraglio che ha sempre abbinato mare e arte - lasciata la divisa - si è posto totalmente in ascolto della poesia che emanava dagli angoli segreti della sua Roma. (...) A quel punto si poneva come condizione determinante la scelta della "tecnica" più congeniale al suo estro, in modo che il ‘racconto grafico' si realizzasse in termini di eleganza e luminosità. (...) È una tecnica [acquerello] che richiede prontezza esecutiva per il rapido essiccarsi dei colori.
(...) Pavolini sembra realizzarsi totalmente in questi cartoni lievissimi, mossi da tenui contrasti di luce: egli riesce a risolvere la ‘veduta' attraverso il gioco della fantasia che attenua il rigore veristico, per cui Piazza Navona o Castel Sant'Angelo sembrano rinascere nel soffio lieve di un meriggio assolato. Pavolini riesce ad illeggiadrire di rosa un rudere che degrada lentamente nel verde-giallo del fogliame mentre il particolare di una pietra o di un arco si copre di ombre leggere: un vedutismo lirico in cui un lampione o una finestra di una vecchia casa romana paiono risorgere a vita nuova, a luce nuova. Il gioco è tutto di trasparenze, di sottili velature che rianimano colonne vetuste, giardini e antiche facciate di case. Gli archi e i rosoni rientrano di diritto in questa nuova poesia di un'architettura che ritrova la sua giovinezza nel chiaroscuro di Pavolini. (...) I suoi acquerelli (...) hanno la tenerezza formale che sa smussare perfino la rigidità delle geometrie architettoniche - angoli, archi, volte - e anche gli obblighi prospettici legati ai paesaggi urbani, per ricondurli a quella tenue liquidità che nasce dai dosaggi tra acqua e colori e dona la morbidezza dei chiaroscuri a tutti gli elementi del suo ‘racconto visivo'. Pavolini aggiunge così ad una elementare reazione chimica tra acqua, gomma e pigmenti il soffio del suo talento e della sua poesia. Una poesia che nasce sempre per intelligente sovrapposizione di un colore poco denso su una superficie già colorata: in quel segreto sta la bellezza della ‘trasparenza'.

 

E Liliana Speraza così commenta: " (...) È puro e grazioso lo sguardo sui ‘Fori Imperiali' dai tenui delicati colori; un sogno, ma tutto penetrato di simmetrie, tutto ordine, tutto sequenze armoniche e la memoria storica si ferma su questa immagine segreta, rispettosa della intangibile integrità del prezioso sito archeologico. (...) Correnti di fascino e di seduzione, probabilmente per ciò che allude e rinvia alla memoria, suggeriscono le belle navi avvolte in mille gradazioni di azzurro, in cui si mescolano disegno sofisticato e puntuale, scenografia e ritmo, in un'atmosfera rarefatta. Valori plastici e dinamici in questo ‘divertissement' di acqua e colore, di volumi, di immaginari suoni, di movimento. (...) Là, dietro le vele spiegate, morbide di maestria pittorica, è nascosta, percepibile, la passione e la nostalgia di un ufficiale di Marina che non vuole dimenticare e che in uno specchio di realtà ‘riflesse' mormora ancora e per sempre metaforicamente, ancor più che simbolicamente, il suo amore per la sua terra."

 

 

 

Presentazione

Critica

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