Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
 ... > Mostre > 2001 > Vol de nuit  le mostre
Vol de nuit

Alexandra de Lazareff


inaugurazione: sabato 26 maggio 2001 - h. 17.30

esposizione: dal 26 maggio al 10 giugno 2001

luogo: Piazza Duomo - Pietrasanta

ingresso libero

 

Alexandra de Lazareff è presente nella collezione del Museo dei Bozzetti


Comunicato stampa

Presentazione

Critica

Modellando le sue creature con parti di ingranaggi meccanici, eredità del XX secolo, ormai abbandonati come cose di un tempo lontano, Alexandra De Lazareff le fa rivivere, collocandole in una dimensione che ha il potere di evocare un mondo magico dove tutto è naturale nella sua assurdità.

Così è anche per Vol de Nuit, una fantasia onirica atterrata inaspettatamente al centro della piazza di un piccolo pianeta abitato da uomini che possiedono il dono di dare vita ai sogni.

E sono stati loro, i "Piccoli Principi", dominatori del fuoco e della pietra, gli artefici del sogno di Alexandra.

Il suo "volo" dalle meccaniche possenti è stato forgiato nel bronzo incandescente e bloccato, nel suo aspetto eterno, dall'acqua gelida.

Les grandes personnes, come le chiama Saint-Exupéry, non capiranno il suo messaggio e faranno domande inutili e scontate, ma coloro che non hanno bisogno di spiegazioni, attraversando lo piazza di quel piccolo mondo che si chiama Pietrasanta, capiranno di trovarsi davanti a un sogno diventato realtà.

 

Ilaria Cenci Componi

 

 

 

L'ottavo giorno della creazione

 

Blaise Pascal si stupiva che si ammirassero tanto gli artisti:

"Ma non si annoiano a ricopiare degli oggetti tra i meno degni di ammirazione come un frutto o un coccio? Perché fare così tanto caso a degli scimmiottamenti di Dio?" Alexandra de Lazareff non dovrebbe dare peso alla censura di questo grande uomo; che pensi piuttosto a creare. Ma forse Pascal avrebbe denunciato ancora più violentemente quest' opera che non imita, ma compete, aggiunge e propone arditamente al Signore un ottavo giorno della creazione.

Questo bestiario eretico non viene salvato dal diluvio con una felice navigazione: coraggio post-diluviano, esso compete con Lascaux, con i suoi bufali e i suoi struzzi, e parimenti non ha bisogno del riparo di una grotta perigourdiana per affermare la sua autonomia prodigiosa forgiata di bronzo, di ferro e di genio. Per quanto si possa essere diffidenti a proposito di qualunque determinismo biologico o biografico, non si può fare a meno di ricordare che Alexandra viene dalla Russia, è stata adottata dall'Australia ed è donna. Tre buone ragioni per non lasciarsi bloccare nel quadro ristretto della Genesi.

È a partire da Kiev, madre delle città slave, che il Grande Principe fa sorgere dal niente l'impero degli Zar. È con la foresta australiana che la civiltà aborigena propone al mondo una creazione perfettamente autonoma. Ed è perché l'Antico Testamento ci impone la visione di una genesi del mondo puramente virile, che una donna ha il diritto di proporne un' altra e alla propria maniera.

È vero che Alexandra si espose a volte al sarcasmo di Pascal: a Pietrasanta, ad esempio, nel mulino toscano ove ella viveva e spesso lavorava, a un tiro di schioppo dalla casa di Michelangelo, ho visto dei bei ritratti fatti da lei, in particolare di Michel Simon (ma il geniale attore svizzero nella sua molteplicità barocca e provocante, non era forse una invenzione di Lazareff?).

Ormai entrata nell'ottavo giorno, ha raccolto il testimone del Creatore e propone al mondo delle nuove specie in cui si accoppiano tori meccanici, cavalli ciclisti, rino-popotami e cocco-ceronti, mufloni e bulloni, bufali e rotelle, pistoni e viscere, zanne e chiodi, il mondo di un poeta romantico trapiantato in una zona industriale.

Picasso accoppiava una sella e un manubrio per farne un toro, Cesar schiacciava e frantumava delle macchine per farne sorgere Eros e Thanatos, Lazareff organizza le nozze barbare del pistone e del grugno, della chiave inglese e della cerva intrappolata, dell'incudine e del pappagallo, per gettare sul mondo una fauna di bronzo che, senza visto né pedigree, con i muscoli tutti tesi, avanza lentamente nel XXI secolo.

I nostri tempi, e prima di tutto i nostri bambini, cioè i nostri cineasti, non sognano che brontosauri e dinosauri, e tentano maldestramente di copiarli, di scimmiottarli. Che non entrino allora nell'universo fertile di Lazareff dove nulla ritorna, nulla rinasce, né si ricorda. Dove tutto viene, nasce e sorge.

Un' Arca di Noè? Può essere. Ma di un Noè Prometeo che lungi dal contentarsi di conservare dei brandelli della Creazione abbia osato ricreare il mondo lui stesso.

 

Jean Lacoufure

Biografia