Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Utopia dell'Anima

Guglielmo Malato


inaugurazione: domenica 1 aprile 2001 -  h. 17.00

esposizione: dal1 al 22 aprile 2001

luogo: Chiesa di Sant'Agostino e Sala Putti - Centro Cultura "Luigi Russo" - Pietrasanta

orario: da martedi a domenica h. 15.30 - 19.00

ingresso libero


Comunicato stampa

Presentazione

 

Le sale espositive del Comune di Pietrasanta sono ormai da anni meta ambita di molti artisti italiani e stranieri. Quotidianamente visiono proposte di nuove mostre, "scopro" nuovi artisti, nuovi perché a me sconosciuti, ma raramente mi viene prospettato un progetto organico che vada aldilà della semplice esposizione dell'opera. Quello che spesso manca è la facoltà di elaborazione concettuale di quello che si ha dentro; difficilmente si cerca di trasmettere il pathos, l'intimo sentire, non si riesce ad esplicitare ciò che è nell'artista implicito! Ed ecco il perché del potenziale fruitore che preferisce forme d'arte più dirette ed immediate di comunicazione come il cinema ed il teatro, o il perché dell'insoddisfazione del visitatore che spesso e volentieri si allontana insoddisfatto senza essere riuscito a penetrare lo spirito più profondo dell'artista... il suo messaggio. Tutto questo nell'”Utopia dell'Anima" di Guglielmo Malato non avviene. Egli non è un disegnatore, non è un pittore, non è uno scultore, è profondamente, come ama definirsi, un "operatore artistico". Il suo è un progetto globale d'Arte, l'implicito che nell'insegnamento si esplicita in maniera mirabile. Questo il senso del laboratorio per bambini ed adulti (Sala dei Putti) che, guidati dall'esperienza dell'artista, imparano a modellare la carta macera, la rete metallica e il legno, uniti profondamente da due richiami ludici senza tempo il cavallo a dondolo e il burattino.

 

L'intimo religioso legame dei luoghi, la Chiesa, il Chiostro di Sant'Agostino, il periodo pasquale, non possono lasciarci indifferenti, rendono la mostra carica di significato e ci fanno capire che ciò che abbiamo di fronte è un elaborazione specifica e non casuale.

 

Come non rimanere colpiti dal percorso di un uomo in cerca di Dio?! Gli Angeli caduti sulla Terra, dalla città di Dio di agostiniana memoria, costretti a fare gli acrobati in un mondo pieno di insidie e di sofferenze, in cerca della Resurrezione del Cristo ridotto ad un reperto, perché così profondamente umano da voler morire sulla Croce. Questo il senso dell’”Utopia dell'Anima", che poi è l'Utopia dell'Uomo stesso, che con il suo bagaglio di esperienze, di reperti, sempre in lotta con le sofferenze, le angosce della vita, pecca, contestando l'onnipotenza di Dio, cade, ma implicitamente conferma la sua potenza, e cerca... la REDENZIONE.

 

«Tutti insomma ti imitano, alla rovescia, quanti si separano da te e si levano contro di te. Ma anche imitando ti, a loro modo, provano che tu sei il creatore dell'universo e quindi non è possibile allontanarsi in alcun modo da te» (Sant'Agostino).

 

 

                                                                                                        L'Assessore alla Cultura

                                                                                                           Massimiliano Simoni

Critica

L'UTOPIA DELL'ANIMA «ATTRAVERSO» SANT'AGOSTINO

 

Guglielmo Malato sostiene che bisogna guardare al presente proiettato nel futuro. E non parla del passato. Ma io credo che il retroterra di questo artista, che ritiene di aver perso troppo tempo ad insegnare (ma non è poi vero), sia così ricco di humus culturale da non poterlo sottovalutare e che sia giusto tracciarlo rapidamente prima di addentrarci nella sua ultima «fatica» che costituisce la somma e il punto di arrivo delle sue ultime esperienze, frutto di una ricerca che, alla originalità, affianca tecniche innovative nel trattare il cosiddetto materiale povero e geniali soluzioni. Guglielmo Malato, nato nel clima della scuola di Libero Andreotti di cui si considera «nipote», ha insegnato per quarantatre anni: quando cominciò con la ceramica aveva poco più di vent'anni, era quasi coetaneo dei suoi allievi e nei ritagli di tempo faceva qualche mostra che gli valse favorevoli giudizi della critica (già quando aveva quindici anni era stato definito una «promessa»). Da Pesaro, dove è nato, il suo trasferimento a Lucca, dove ha diretto fino a pochi anni fa l'Istituto d'Arte. Senza trascurare mai la ceramica e poi la pittura, la scultura, discipline che oggi «esplodono», quando il tempo d'impegno è totale e la voglia di recuperare quello «perduro» è tanta.

 

«Ho dedicato la mia vita alla scuola - avverte - e artisticamente sono fallito». Ed anche in questo caso non è vero. Tanto che oggi i risultati di questa sua ricerca vengono ospitati nell'antica chiesa di Sant'Agostino a Pietrasanta, che ha già accolto le opere di Mitoraj e di Botero, un progetto di grande respiro in cui Malato non dimentica la didattica, per quell'insegnamento che gli è rimasto appiccicato addosso e che oggi ripropone ricreando una sorta di bottega artigiana di un tempo (anche se proprio artigiana non è, semmai bottega d'arte vista la qualità dei lavori).

 

E che la mostra sia ospitata in un tempio dedicato al più grande pensatore della fede, non è un caso, dato che tutto il progetto è proprio legato a quella «Città di Dio» che è il testo più importante del pensiero filosofico legato al Cristianesimo. La mostra ha un titolo emblematico: "Utopia dell'Anima". Malato - lo dice lui stesso - trovandosi solo, è andato alla ricerca della verità e ha trovato nel pensiero di Sant'Agostino, il desiderio di ricerca della perdita dei valori, di riscoprire anche se stesso. E lo ha fatto con l'entusiasmo ed anche con l'ansia che non gli rimanga il tempo sufficiente per portare a compimento tutti i progetti che ha in mente. Ed ecco che, nell'ambito di questa riscoperta, ha affrontato in un recente passato i temi del «fiume» (panta rei) e il treno (come movimento del tempo) elementi che costituiscono un percorso che conduce al «Grande Oceano», oppure proprio a quella città invisibile di Sant'Agostino. Questi i significati. Guglielmo Malato, da tempo, si è inventato un suo modo di trattare la carta macerandola, impastandola con resine e collanti speciali: interviene poi sulle sculture di cartapesta (sorrette da reticolati di filo di ferro) con colorazioni altrettanto speciali che nei vari colori, nella doratura seguono il procedimento dell'affresco, con grande recupero della manualità ma anche con incredibili suggestioni di luce e di contrasti. Ed eccoli allora, divisi in alcune sezioni, queste immagini scultoree che, nella loro voluta incompletezza, rappresentano reperti di uomini del '900 alla ricerca della città invisibile e della possibile redenzione. E, seguendo la traccia degli ideali agostiniani, ecco che un settore è dedicato alla «disobbedienza», angeli caduti, quei demoni bugiardi che mirano, falsi mediatori, a deviare gli uomini dal cammino della verità. Poi un settore dedicato all'operosità dell'uomo alla ricerca di se stesso e del libero arbitrio: acrobati, saltimbanchi, Arlecchini, maghi, i cui «esercizi» acrobatici possono essere paragonati a gesti rituali. Per arrivare ai grandi «uomini di rete» che, nella Redenzione cercano di ritrovare, dalla città terrena, quella invisibile, anzi quella celeste. E luci, all'interno di queste maxi sculture, contribuiscono a mettere in evidenza i sapienti giochi di colore. Nel progetto ci sono anche i disegni e le pitture che non sono certo seconde alle sculture. Nei dipinti di ampie dimensioni riappaiono gli stessi motivi delle sculture. Gli acrobati, gli Arlecchini inseriti in un contesto spesso altamente simbolico eseguiti con una mano che conosce tutti i segreti del colore, delle sfumature, dei contorni. E che fa emergere il ricordo di altri cicli che Guglielmo Malato ha eseguito ispirandosi a Garcia Lorca a Bertold Brecht, se non quelle libere interpretazioni che accompagnano le poesie di Franca Lombardi Del Roso contenute nel libro «Dove gli uomini e gli dei uguali nella presenza e nella assenza» e che Nicola Miceli definisce «partiture di grande finezza che si mantengono su una linea mediana tra figurazione e astrazione». I disegni, perlopiù preparatori ai dipinti e alle sculture, vengono ospitati nel laboratorio dove si propone e poi si svolge la parte didattica. Insieme a materiali e prove di colore che di per se stessi possono essere considerati dei piccoli quadri, le terre, le polveri colorate che poi vengono impastate con l'uovo e si trasformano in tempere, il procedimento della macerazione della carta, tutte sue «invenzioni» capaci di resistere al tempo e alle intemperie. E la chiesa si trasforma in luogo d'arte: le opere di Malato si adattano al clima del luogo, si mescolano alle sue atmosfere mistiche, ne recepiscono il messaggio e lo «rilanciano» nella sua essenza laica. Perché - per concludere con Sant'Agostino - «la malvagità degli angeli e degli uomini prevaricatori non turba l'ordine della Divina Provvidenza»

 

 

                                                                                                              Franco Riccomini

Biografia