Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
 ... > Mostre > 2000 > Affreschi  le mostre
Affreschi

Piero Mosti


inaugurazione: sabato 18 novembre 2000 - h. 17.00

esposizione: dal 18 novembre 10 dicembre 2000

luogo: Sala Putti - Centro Culturale "Luigi Russo" - Pietrasanta

orario: da martedi a sabato h. 15.30-19.00 domenica h. 10.00-12.30/15.30-19.00

ingresso libero


Comunicato stampa

Presentazione

Critica

Un passo indietro per andare avanti

 

"Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo"

 

Eugenio Montale

 

E' una strana sensazione quello che ci accompagnò all'albo del nuovo millennio: come se fosse diventato o tutti i costi necessario rinnovarsi o dare comunque una svolta alla propria vita. In questo momento, progetti ed aspettative superano di gran lungo quelle che invece dovrebbero essere le opportune riflessioni intorno od alcuni, precisi, fatti passati. L'arte continuo od essere lo scenario, per eccellenza, del possibile, pur conservando intatto il riflesso del reale. Uno domando s'impone: in che modo andare avanti? Piero Mosti si è fermato o pensare. Al solito, assalito do mille dubbi - perché dubitare di sé è necessario - e nient'affatto disposto od ascoltare teorie che avanguardiste non sono, ma solo speculative e per giunto decisamente banali, egli o poco o poco è arrivato o realizzare che ogni posso in avanti dovevo comunque tener conto di ciò che ero stato fatto indietro, e che lo memoria del passato - sebbene Montale sostengo che lo storia è maestra di niente che ci riguardi - resto lo stesso il presupposto migliore per evitare di ripeterne gli errori.

 

Questo, dunque, il punto do cui partire. Per un improcrastinabile ritorno all'ordine che tenesse conto dell'ideale estetico già assunto dai pittori di "Valori Plastici" e "Novecento", lo stesso condiviso do Derain e Picasso, ossia il Trecento ed il Quattrocento dello pitturo italiano.

 

A pensarci  bene - e Mosti lo deve senz'altro aver fatto - l'attuale panorama artistico italiano non differisce molto do quello, piuttosto contrastante, che si presentavo alla fine dello primo guerra mondiale, quando i movimenti d'avanguardia, che avevano animato il dibattito culturale nello primo metà del secondo decennio, vissero un momento di profondo crisi linguistico. Lo reazione "ferrarese" (De Chirico, Corrà, Morandi, De Pisis e Savinio) dette origine, tra il 1916 ed il 1917, alla pittura metafisica, che trovò, appunto, nel gruppo raccolto intorno alla rivista romana "Valori Plastici", diretta da Mario Broglio, lo propria virtuale continuazione.

 

Di fatto, pur tenendo conto della posizione meneghina di Sironi, Oppi, Funi e Dudreville, e dell'avventura "sarfattiana" del "Novecento Italiano" (1926), sembra comunque essere questo il punto di partenza stabilito da Mosti a monte di questa sua nuova stagione espressiva, che trova idealmente le proprie origini in un articolo intitolato "Il ritorno al mestiere" che il pidor optimus scrisse nel 1919 per sottolineare, tra le reali urgenze, il recupero doveroso di una qualità pittorica perduta.

 

Quest'impegno, che dovrebbe dettare e legittimare il prima, il durante ed il dopo di ogni dipinto, Mosti lo ha assunto anzitutto con se stesso, convinto che non si possa più continuare negli artifici, e si debba, al contrario, perseguire la sostanza, a costo di rimanere emarginati in un contesto dove il colpo d'occhio, l'approccio retinico, conta più del contenuto, e per farsi accettare nient'altro occorre che essere superficiali ed esprimere tutto e subito. Perché, purtroppo, una fatica insostenibile, per molti, è scendere in profondità, cogliere i significati arcani delle cose, il loro senso più intimo.

 

I più sensibili troveranno nel corpo pittorico di queste opere permeate da un raffinato lirismo una realtà sentimentale risolta in chiave onirica, i contorni sfumati di un eden immaginifico, l'adesione inconscia ad una età perduta. Tutto vero: anche lo parte di sé che Mosti vi ha trasferito. Andando oltre lo "Transavanguardia", i "Nuovi Ordinatori", i "pittori colti" ed i "citazionisti". In silenzio, nella solitudine del suo segreto.

 

Giovanni Faccenda

Biografia

Piero Mosti è nato a Massa il 18 febbraio 1941 . Ha incominciato ad interessarsi d'arte molto presto, tanto che all'inizio degli anni '50 frequentava già dei corsi serali di disegno tenuti dal pittore Mario Angelotti presso il locale Istituto d'Arte; con lui si instaura un rapporto familiare di studio e di lavoro ma immancabilmente di poche parole dato il carattere chiuso di Mosti.

 

1958 - Improvvisamente, senza commiato e senza spiegazioni, il rapporto si interrompe: il giovane Mosti, che ha fin qui covato in silenzio le sue inquietudini, abbandona il maestro per seguirne un altro, Vasco Covoni che insieme all'insegnamento promette una qualche possibilità di guadagno come decoratore di chiese ed edifici pubblici. Con lui Piero impara, dopo il disegno, i primi rudimenti nell'uso dei colore, ma soprattutto lo sua preparazione artigianale degli intonaci, scoprendo così il gusto per lo sperimentazione dei materiali che accompagnerà e caratterizzerà da quel momento lo sua pittura.

 

1968 - Dopo il servizio militare decide di essere autosufficiente e autodidatta. Dipinge per istinto e per simpatia, verificando nella pittura lo fragilità dei sogni di una intera generazione. Di questo periodo approdano al pubblico i dipinti esposti all'Azienda di Soggiorno e Turismo di Marina di Massa.

 

1969 - Dopo anni frenetici di sperimentazione Mosti decide di dare ordine alla sua vita e comincia proprio da quel che gli era fin lì sembrato marginale: lo regolarità degli studi o meglio l'ordine delle proprie conoscenze. Si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Carrara: ha ventotto anni.

 

1970 - Continua a fare mostre: alla Galleria Procellana di Sarzana e alla Galleria Commercianti di Lucca.

 

1973 - Mostra al Palazzo Comunale di Pontremoli.

 

1974 - Si diploma con il massimo dei voti discutendo una tesi sul colore. Nello stesso anno si sposa e inizia un difficile tentativo di far coincidere lo pittura con il lavoro, con lo necessità, se non proprio di mantenere lo famiglia, quanto meno di non essere un peso morto. Dopo aver a lungo cercato, Mosti si ritrova a dipingere quello che aveva intorno, le povere case della sua infanzia, i muri che avevano fin lì limitato il suo orizzonte e che ora gli confidano nuove e più palpitanti emozioni, vecchi portoni logori da anni di storia che sembrano chiudere pene struggenti e assurdi rimorsi.

 

1975 - Sono anni di intenso lavoro e di fugaci apparizioni pubbliche motivati dal suo carattere scontroso e allergico alla mondanità. Si segnala soprattutto lo mostra, prima lucchese e poi fiorentina, "Pittura '75 in Toscano"

 

1979 - Ormai alla soglia dei quarant'anni Piero Mosti approda, complice Pier Carlo Santini, alla sua prima personale di ampio respiro alla Galleria San Michele di Lucca. L’incontro con Santini era avvenuto dieci anni prima sui banchi dell'Accademia. La stima e l'affetto del professore avevano contribuito a infondere in Mosti, considerato "un buon allievo se non il migliore", nuovi stimoli e maggior fiducia nei suoi mezzi e nella qualità della sua pittura. Il professore non smetterà di seguire anche nel futuro, il concretizzarsi dell'ispirazione di Mosti: "identificare lo pittura con lo vita e lo vita con lo pittura". Sono, per Mosti, anni difficili; crede di aver trovato lo sua strada, si sente in grado di percorrerla da solo, vuole farlo fino in fondo a qualunque costo. Lo assilla il rapporto con il suo paese, con lo sua gente, un rapporto che Piero non è riuscito a coltivare e che resta difficile. La sua riservatezza viene spesso scambiata per un atteggiamento aristocratico e lo sua testardaggine alimenta voci di presunzione.

 

1981 - Mosti si intestardisce per trovare spazio e consenso nella sua città. Arriva così lo mostra alla Galleria Corchia di Massa.

 

1983 - Mostra all'Accademia di Belle Arti di Carrara con presentazione in catalogo di Dino Carlesi.

 

1984 - Mostra all'Azienda di Soggiorno e Turismo di Marina di Massa.

 

1985 - Nell'autunno Mosti comincia a dipingere delle nature morte, con i cardi di San Pellegrino, i girasoli, i piccoli fiori di campo, aprendo così, in sordina, nuovi e fecondi orizzonti alla sua pittura. Le nature morte vengono esposte, con grande successo, al Centro Culturale Mondoperaio di Masssa: il successo anche commerciale della mostra segna lo pace fra Mosti e lo sua città.

 

1986 - Colpisce, nella mostra alla galleria Corchia, lo riscoperta degli alberi e del verde spontaneo che traboccano e aggrediscono i muri, le vecchie stalle, le case coloniche, gli alberi isolati, i pioppi dal tronco scrostato, spellato, come i muri gialli e rossi che fanno da sfondo. Colpiscono soprattutto quelle larve di betulle spaesate che denunciano con lo loro, lo solitudine e lo malinconia di questo pittore. La presentazione in catalogo è di Dino Carlesi. Nello stesso anno partecipa all'Expo Arte di Bari: espone al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica di Milano e al Comune di Pescia.

 

1987 - Mostra alla Galleria Alzaia di Roma e prima partecipazione alla manifestazione della Versiliana di Marina di Pietrasanta.

 

1988 - Mosti tiene a battesimo il recupero delle sale storiche del Palazzo Ducale di Massa con una grande mostra presentata da Franco Solmi. Le sale del palazzo più importante della sua città, dove, dopo di lui, passeranno, fra gli altri, dipinti di Giorgio Morandi e Carlo Mattioli, rappresentano per Piero e per lo sua pittura, un riconoscimento ufficiale di grande importanza. Nello stesso anno ha partecipato all'Arco di Madrid, all'Expoarte di San Francisco e Los Angeles e alla Biennale di Bergamo.

 

1989 - Intanto porta avanti con costanza quella ricerca sui materiali che continua ad affascinarlo; scopre l'acquarello e ci si dedica coli passione. Nascono così le prime opere su carta, che verranno valorizzate dalla raffinata edizione del quaderno "Nella Versiliana" stampato da "Il Bulino" nella piccola collana dei Libri d'Ore «Mirabilia». Grande riconoscimento ottiene a Pontremoli dove il Centro Lunigianese di Studi Giuridici organizza, durannte il Premio Bancarella, una mostra che raccoglie il lavoro più recente di Mosti con lo stima e lo scritto di Pier Carlo Santini.

 

1990 - Espone alla Galleria Città di Reggio dove lo introduce Gianni Cavazzini. Mostra alla Galleria Corchia - Forte dei Marmi. Mostra Galleria Paltenghi  Chateau d'Oex. Mostra Galleria il Cenacolo di Piacenza.

 

1991 - Circolo Artistico di Bologna. Bottega d'Arte Excelsior - Marina di Massa con presentazione di Giovanni Testori.

 

1993 - Personale alla Galleria Appiani Arte 32 di Milano con presentazione in catalogo di Giovanni Testori e Alberico Sala. La stessa mostra viene presentata a Piacenza dalla galleria il Cenacolo.

 

1994 - Da anni dunque ormai l'esistenza di Piero Mosti si condensa e si consuma quasi nella Sua pittura. La frequenza, quasi quotidiana ci costringe a non stupirei più di fronte ai frutti di questo lavoro di cui non è facile ipotizzare i futuri sviluppi.

 

1995 - La mostra pubblica con oltre quaranta dipinti, all'Ex Teatro Sociale di Bergamo ci apre una finestra ad un Mosti inedito con una nuova interpretazione di paesaggi della Sua Lunigiana e lo presentazione di Luciano Caprile. Sullo stesso tema lo mostra presentata nel mese di novembre alla Galleria il Capricorno di Vigevano.

 

"Paesaggi, luci e ombre" è il titolo della personale che il Centro Culturale "La Filando" di Verano Brianza (MI) dedica a Piero Mosti. 30 sono le opere esposte e lo presentazione in catalogo è di Tommaso Paloscia.

 

1996 - Il 1996 è stato per Mosti un anno di intensa attività espositiva. Inizia in marzo con una personale allo Studio l’Odi San Martino all'Argine (MN), segue in maggio lo mostra alla Galleria Agostino Tortora di Ferrara e alla Galleria il Girasole di Legnago (VR). Nel settembre accetta l'invito del critico Paolo Rizzi per una mostra a Venezia sul tema "Venezia". Colpisce, osservando le quaranta opere esposte al Centro d'Arte San Vidal, un Mosti che non ha perduto, dipingendo Venezia, lo sua personalità, anzi ne è uscito con ['orgoglio di aver superato una prova rischiosa senza abdicare a se stesso.

 

1997 - È per Mosti anno di intenso lavoro. Abilissimo ricercatore di tecniche sempre nuove, s'inoltra con sagacia nel campo dell'affresco, raggiungendo equilibri di toni e di massa prima mai raggiunti e veramente eccellenti. Osservando i nuovi affreschi, nati dall'incontro con i muri veneziani, si ha l'impressione di andare oltre lo materia, di cercarne i segreti infilandosi nelle crepe della grana rocciosa.

 

1998 - Anche nelle opere più recenti, realizzate quest'anno, questa sensazione rimane, anzi, si rafforza nella sintesi dei portali contornati come sono da delicati motivi decorativi che arrivano al limite di una astrazione bizantino. Questa è lo chiara dimostrazione che l'autore ha, con questa forma d'arte, raggiunto una maturità di uomo e d'artista che giustifica il balzo di qualità avuto negli ultimi periodi e che sono di buon auspicio per l'importante personale che nel mese di maggio l'aspetta a Villa Guicciardini di Firenze, banco di prova di tutti gli artisti che aspirano ad una fama duratura. I muri, con aggiunta di alcune nature morte, sarà il tema della personale che lo Galleria Ciman farà a Mosti nel mese di luglio ad Asiago. A settembre, Mosti torna a esporre a Venezia, alla San Gregorio Art Gallery, dove sarà presentato da Paolo Rizzi ed a ottobre dello stesso anno personale alla Galleria Cappelletti di Milano.

 

1999 - Mosti è presente alla Fiera di Bologna e al MiArt di Milano e ritorna ad esporre nella sua città a "La Melagrana Galleria d'Arte".