Daria Vincenti
a cura di Giuseppe Cordoni
inaugurazione: giovedi 25 novembre 1999 h. 17.30
esposizione: dal 25 novembre al 8 dicembre 1999
luogo: Sala del Capitolo - Centro Culturale "Luigi Russo" - Pietrasanta
orario: da martedi a domenica h. 15.30-19.00
ingresso libero
Comunicato stampa
Presentazione
Critica
IL MISTERO DEL CENTRO
Viaggio nei mondi dipinti da Doria Vincenti
Non v'è altro di così problematico come l'idea di possesso che si ha dell' esistenza. Paradossalmente niente così poco ci appartiene come la nostra vita. Crediamo che sia nostra perché ci anima, o perché siamo in grado di donarla o di toglierla. In verità essa ci attraversa soltanto e ci sorpassa. E forse ci sgomenta più di tutto il non sapere dove sia il suo Centro. Se abiti fuori di noi, in un'altra sconosciuta dimensione del Cosmo. O non palpiti invece proprio qui in un punto vitale del nostro corpo. O piuttosto, sognando, non ci baleni dall'abisso più oscuro del nostro inconscio. O non sia invece infine, sorgente e foce assieme, il golfo di un mare divino spalancato ad aspettarci.
Complessa e originale si rivela la ricerca che la pittura di Daria Vincenti ha compiuto, in questi ultimi dieci anni, proprio attorno al mistero di questo centro negato, Si è lasciata dietro l'avvincente frastuono della metropoli lombarda, per tuffarsi in un ordinato silenzio come quello che regna fra gli olivi di Matraia, E non già perché senta affine a sé l'antica quiete operosa che si respira lì, sul dorso dei colli lucchesi Vi si è confinata invece per meglio cogliersi al centro del suo "tumulto" interiore Vi si è calata dentro, con un temperamento poetico che non ha nulla di quieto, D'istinto, con questa sua naturale chiaroveggenza tutta femminile, ha guardato giù nel pozzo vertiginoso che verso quel centro conduce. Essendo donna e madre, già lo ha scorto , stupefatta, a partire da se stessa. Già lo ha sentito nel mistero del proprio corpo. Nel prodigio con cui un'altra vita vi prende forma, E migra oltre. E s'apre una porta alla luce.
Dunque è una sorta di notte primordiale, di grande grembo del nero in cui ogni evento vitale sta per nascere o si spegne, a suggerire lo spazio immaginario in cui questo viaggio pittorico di Daria Vincenti s'avventura. E' un utero cosmico, o corporeo, o mentale in cui si manifesta la genesi delle forme in movimento. Una singolare coincidenza d'immagine si stabilisce allora fra i luoghi più profondi del mondo fisico e le zone più remote della nostra psiche. E sembra che anche l'universo di continuo si ricrei, sognando come noi, con la stessa leggerezza.
Soltanto per un breve tratto di questo suo viaggio Daria Vincenti si sente coinvolta dalla figura umana Ma non la connota mai staticamente nei suoi dati fisici più esteriori. La proietta invece in un aura mitica, la deforma e la inquieta. Ci appare come una mobile spoglia dell'esistenza che l'ha traversata. Ci svela il proprio interno ossificato. Ci racconta la storia di ciò che è già stata soffrendo in un'altra vita, (Scheletrodi sciamano con succo di mandorla, 1993). Ma aldilà di queste proiezioni grottesche e drammatiche del volto umano, la sua immaginazione si sbriglia completamente sul fluire degli eventi vitali. Ed ecco allora come ai moti curvilinei, alle raggere iridescenti, alle spirali turbinose d'un concitato grafìsmo quasi automatico, si associano le misteriose accenzioni d'uno smagliante cromatismo. E quelle sue tele così vaste, così instancabilmente lavorate da magmi e strati successivi di colore, si espandono allora come grandi campi magnetici su cui ci balena, solo per un istante, la vita inafferrabile. La vita che si sta sognando nei recessi più segreti e invisibili al nostro sguardo.
Eppure queste smisurate visioni scaturiscono sempre da un'assidua meditazione su ogni minima forma d'accesso a quel centro desiderato. Deve infatti pur esistere una Fessura d'oro che taglia la notte del tempo ed ci immette in un aldilà dove pulsa il Cuore che mai s'arresta. Su minuscoli e splendidi acquerelli Daria Vincenti annota allora ogni possibile via. E sono dunque i tagli sanguinanti delle bocche dei fiori spalancate; sono i geroglifici più arcani impressi sulle ali delle farfalle; sono le rosee sinuosità che rammentano il sesso femminile ad annunciarci quei passaggi segreti che ci conducono aldilà di questa notte apparente.
Aldilà del suo muro di tenebra Daria Vincenti scopre così che ogni evento vitale s'annuncia in una sequenza interminabile di esplosioni. La nascita del Cosmo corrisponde allo schiudersi d'una miriade infinita d'occhi coscienti. Sprigionano luce, eppure vagano nel vuoto così soli e assetati d'altra luce. E' ciò che infine accade ovunque! Vale per1e stelle che sciamano nelle galassie, (Origine del mondo, 1996), come per le cellule che, moltiplicandosi, vertiginosamente s'irradiano, eppure si dispongono all'interno d'un'organica struttura vivente, (Esplosione cellulare, 1996). E' un moto che ci esalta e ci angoscia ad un tempo, perché non conosce mai requie, Eppure ovunque si manifesti, esso si annuncia come un Temenos . un mirabile luogo sacro perché li è sempre lo sguardo smisurato della vita a posarsi su di noi. Quale differenza allora sussiste dunque nel traversare le regioni più oscure della mente, o la notte del nostro corpo, O i confini del cosmo e della vita biologica? Nessuno,- ci suggerisce questa coraggiosa cosmogonia dipintaci da Daria Vincenti. Inviolato il centro del mistero vi sussiste, ma come un magnete da cui i non vedenti del cuore possono attingere luce.
Giuseppe Cordoni