Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Mormorelli Antologia

Luigi Mormorelli


inaugurazione: sabato 8 giugno 1996 - h. 18.00

posizione: dall'8 al 30 giugno 1996

luogo: Sala dei Putti - Sala del Capitolo - Chiostro di Sant'Agostino - Centro Culturale "Lugi Russo" - Pietrasanta

orario: da martedi a domenica h. 16.00-19.00

ingresso libero


Comunicato stampa

Presentazione

Critica

L'urgenza della forma

 

Ricordo Gigi Barbieri Mormorelli come uno degli scultori più autentici tra i tanti che ho conosciuto. Alla scultura era giunto per gradi, non dal mestiere, non dalla scuola, ma direttamente dalla vita, per istintivo, irrevocabile richiamo, per scelta personale fondata sulle ragioni di un fare che esigeva il marmo, per convinzione 'estrema' della mente e del corpo. Si era applicato allo studio e alla brevettazione di macchine utensili, poi aveva studiato pittura, aveva viaggiato molto, visitando musei, gallerie, studi d'artista, riflettendo sul mondo e sul sistema dell' arte. Poi incontrò Sem Ghelardini e Pietrasanta e si capì scultore. Comprese, e ne parlammo più volte, allungo, che la scultura era la manifestazione artistica più compiuta, e la più rappresentativa, dell'uomo in questo secolo e che essa poteva riassumere in sé pittura e architettura, individuo e collettività, mondo psichico e ambiente, anima e memoria personale e anima e memoria sociale. Nei templi greci l'architettura era la sintesi massima, la più alta espressione del rapporto tra razionalità costruttiva e mistero del divino; nel medioevo la visione pittorica assorbiva tutto nella visione contemplativa interiorizzata, nell' oro dell'illuminazione conoscitiva; nel rinascimento pittura, scultura e architettura si armonizzavano; "...oggi - diceva -la scultura è il segno estetico più forte. Per questo gli architetti non la sopportano o tendono a concepire le loro strutture come articolazioni scultoree nello spazio... per capire il mondo bisogna sentire la scultura..." Naturalmente intendeva che bisogna saper sentire l'urgenza dei rapporti nello spazio, quello mentale e psichico e quello sociale, vivibile, delle interrelazioni dei corpi, dei volumi e dei movimenti, l'urgenza della 'forma' come armonia delle e tra le cose del mondo e della vita, l'urgenza di punti di riferimento, di luoghi di comprensione dello spazio e della materia, di soddisfazione della progettualità e della sensorialità. La passione plastica di Mormorelli nasceva tutta dal bisogno di risolvere in modo efficace e produttivo questa bipolarità tra impulso energetico e volontà di sistemazione, di costruzione e di orientamento delle risorse verso sintesi avanzate che nella materia rigida, algida e pesante del marmo infondessero tanto la tenerezza di una calda sensualità germinale quanto il vigore architettonico, compositivo di forme e spazi, tanto la leggerezza e l'eleganza dei movimenti naturali di crescita, quanto il rigore di un disegno che prefigura la scansione e la modulazione degli spazi. Carezzava e tastava le materie come se dovesse sentirne i 'muscoli', le energie interne, le intime potenzialità capaci di armonizzarsi con le intenzioni profonde del costruttore, dello scultore che coniuga spazio e materia, pieni e vuoti, senso e intelletto, interno ed esterno.

Il suo itinerario artistico denuncia la stessa serietà di impegno: mostre scelte, personalmente curate, seguite, animate con dibattiti, conversazioni, conferenze (Palazzo dei Diamanti a Ferrara, Rotonda della Besana a Milano, percorsi pubblici a Montecatini, Ascona, Campione d'Italia, esposizioni internazionali specializzate in scultura a Padova, Parigi, Lugano, S. Quirico d'Orcia); apparati critici altamennte selezionati (Argan, Apollonio, Munari, Solmi, scrittori e poeti come Rèpaci, Camo n, Ramat, Ruffato, Ludovico Zorzi); collezionismo pubblico e privato scelto in funzione della destinazione dell' opera piuttosto che del guadagno; dirittura morale e severo controllo dei comportamenti e dei rapporti; esigente relazionarsi sia nell' amicizia che nella professione, con naturale predilezione per la chiarezza, la puntualità, la precisione come punti di riferimento sostanziali, garanti di efficace collaborazione e sinergia. Era capace di isolarsi per mesi e mesi a studiare, a plasmare, a scolpire, o anche solo a disegnare, a lasciare che i pensieri diventassero tracce, percorsi sulla carta, allusioni volumetriche di sogni, di progetti esplorati nella dimensione del sogno inteso non come irrazionale insorgenza, incubo o surreale visionarietà, ma prodotto di un desiderio, vagheggiamento del cuore e della mente verso armonie sempre più alte e raffinate.

Impressionavano le grandi mani e l'energia di cui le caricava per trasmettere la forza interna, le urgenze intime alla materia facendone forma, cioè sostanziando l'idea e il sogno di modulazioni, di colori, di temperatura, di levigatezza, di ritmi, di rapporti spazio-temporali. Fare scultura per Mormorelli è sempre stato soprattutto esprimere una tensione ideale verso la strutturazione di spazi nella forma e di forme nello spazio, metafora della creazione ma, insieme, anche metafora dei dialoghi possibili, delle armonie, delle sintonie realizzabili tra la figura, l’intelligenza, lo spazio, l'azione dell'uomo e il mondo, la realtà, la natura: la scultura diventa, 'bozzetto', 'bronzetto', convolvolo, forma che la mano esplora, soppesa, conosce, oppure diventa piazza, città, ambiente che l'intelligenza insegue, indovina, inventa, o cresce come stele di congiunzione tra terra e cielo, tra materia e spirito, tra nutrimento alle radici ed elevazione che vince ogni gravità. Ricordare il lavoro di Luigi Barbieri Mormorelli significa, così, percorrere la linea della scultura internazionale che da Brancusi, Arp, Moore, Viani, Signori, Gilioli, Cascella ha segnalato l'esigenza di una restituzione di armonia tra organico e inorganico, tra azione e immaginazione, tra condizione esistenziale e aspirazione agli equilibri più alti, alla intelligenza poetica del mondo e dei suoi movimenti! cambiamenti. I mutamenti organici, le scansioni volumetriche, il rapporto con le materie sempre più sono diventati 'costruttivi', implicando un controllo via via maggiore dell'impulso, della sensitività scoperta e aspirando a 'organizzazioni' capaci di più vaste risonanze plastiche, formali, musicali anche, come possibilità/necessità di espansione dall'individuale al sociale, dal privato al pubblico, dall'emozione personale, non più immediatamente plasmata come gesto che seduce la materia, all'idea che coniuga !'istinto al progetto, la risonanza psichica e la proiezione ambientale diventando comunicazione effettiva. Tutto il suo lavoro a partire dagli anni Ottanta rappresenta un serio concentrarsi, senza narcisismi, velleità pubblicitarie o mercantilistiche, sul tema della scultura/ ambiente, della scultura come luogo di precipitazione delle misure, delle relazioni, dei sentimenti, delle potenzialità strutturanti per un riscatto e una riconquista di armonie formali, architettoniche, esistenziali perdute. Per questa sua strenua dedizione davvero esclusiva alla scultura è quanto mai opportuno il ricordo postumo che Pietrasanta dedica a Luigi Barbieri Mormorelli, accogliendo il suo nome e la sua opera tra i più significativi tra i molti che hanno onorato questa straordinaria terra di scultori veri intendendo con il lavoro del marmo e col modellato della creta rispondere, con generosità e spesso con paziente ma sofferta fatica, all'urgenza intima e collettiva di 'forma' come re invenzione e restituzione di sensitività, di armonia, e di volontà di intervento nel farsi del mondo, nel mutarsi - non di rado drammatico, caotico, opprimente - dei rapporti della 'misura', nell'ambiente e nella vita.

 

Padova, aprile 1996

 

Giorgio Segato

Biografia