Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Favole e miti

Rinaldo Bigi


 

inaugurazione: sabato 6 luglio 1996 - h. 19.00

posizione: dal 6 al 28 luglio 1996

luogo: Chiostro di Sant'Agostino - Centro Culturale "Lugi Russo" - Pietrasanta

orario: da lunedi a domenica h. 18.00-20.00 / 21.00-24.00

ingresso libero

 

Rinaldo Bigi è presente nella collezione del Museo dei Bozzetti


Comunicato stampa

Presentazione

Critica

 La prima sensazione che ci trasmettono le sculture di Bigi, è un umorismo vigoroso. La seconda impressione, quasi simultanea alla prima, è un'esuberante fantasia formale. L'elemento fiabesco nelle sue composizioni è presente in maniera poderosa sia nella sua abilità di far evolvere i vari episodi, sia nel suo talento di far crescere le forme una dall'altra. Più si familiarizza con le sculture di Bigi - e nonostante il loro fascino immediato ci vuole molto tempo per capirle - più ci si rende conto che queste qualità sono interdipendenti. La schietta arguzia delle giustapposizioni formali e l'umorismo delle situazioni narrative, sono inseparabili. L'umorismo di Bigi è tutto d'un pezzo, e non dipende mai dall'episodico. Come l'umorismo di Rabelais, è una condizione dell'esistenza umana e pertanto appartiene nella stessa misura alle numerose, varie ed originali soluzioni formali dello scultore. È una questione di stile e non di facezia.

Questa congiunzione è estremamente rara nella storia della scultura, perché la scultura tende verso la solennità. Nel nostro secolo, Calder ottenne una perfetta interpenetrazione fra umorismo ed inventiva formale nelle sue "mobiles". Raggiungere lo stesso ottimismo radioso ed amabile nella densa pietra e nel rigido bronzo, è veramente raro e dobbiamo gratitudine a Bigi per averci indicato l'inaspettatamente gaia natura che può sprigionarsi dal marmo e dal bronzo.

Parte dell'abilità di Bigi di sfumare un atteggiamento scherzoso con serie considerazioni estetiche, deriva dal suo atteggiamento verso i materiali usati. Nato a Pietrasanta, conosce sia la bellezza sia le diffficoltà del bronzo e del marmo e tratta entrambi con grande rispetto, ma anche con una familiarità che elimina ogni cerimoniosa soggezione. La definizione di Huizinga che la civiltà sia scaturita dall'istinto di gioco, che elaborò nel suo "Homo Ludens", ci dà una chiave adatta per capire l'arte di Bigi, perché c'è quasi sempre un essenziale elemento ludico nel suo lavoro. I materiali principalmente adoperati da Bigi, marmo e bronzo, partecipano al gioco non come antagonisti, ma come componenti della squadra dell'artista. Nelle sue mani, marmo e bronzo spesso esibiscono una certa sorprendente ed incantevole capricciosità, che risponde esattamente allo scopo di Bigi ed assorbe immediatamente e completamente l'attenzione e la reazione delle nostre emozioni, dei nostri sensi e della nostra intelligenza.

Le figure di Bigi non sono quasi mai rappresentate nel momento di compiere qualche azione manifesta ed appaiono sempre completamente articolate nella molto personale geometria volumetrica ed astratta di Bigi, che tiene fede alla natura statica della materia sculturale. Tuttavia ci colpiscono per il loro altissimo per il loro altissimo potenziale di mobilità ed azione. Nonostante la loro immobilità ieratica esse sembrano vive, pronte a cambiare la posa nella quale l'artista le ha fuse. Come personaggi presentati concisamente da un cantastorie, esse hanno una distinta personalità e sono capaci di vivere da sole una volta che l'artista ha dato loro una forma specificatamente inventata.

La lingua formale di Bigi, come la lingua formale di ogni vero artista, può essere compresa solo attraverso allusioni oblique e tramite suggerimenti. La composizione cresce seguendo una logica consistente, che sottolinea l'intera produzione dell'artista.

La differenza fra forme che crescono una dall'altra e forme che sono giustapposte, è meravigliosamente illustrata in una scultura dove Bigi gioca sul contrasto fra le due possibilità creative. Nella porzione inferiore del marmo intitolato "Filippo" le forme, anche quando sono tanto diverse nei contorni e nei movimenti, quanto la forma rotondeggiante centrale inferiore ed il segmento degli occhi e del naso, si sviluppano in un modo ritmicamente unificato. Il più delicatamente dettagliato ponte costituito dalla porzione superiore della scultura, è chiaramente un elemento esteriore che è stato deliberatamente unito alla struttura inferiore della scultura, come stratagemma stetico. La finale armonia dell'opera, è quindi creata attraverso un astuto assembramento di forme disparate.

Un simile gioco fra elementi che crescono dalle forme dominanti ed elementi che crescono indipendentemente, può essere studiato nel "Grande Mago". Qui gli oggetti rettangolari rientrati nell' orbita della forma dominante, mantengono la loro individualità e tuttavia creano l'impressione di una nuova, dinamica totalità.

Alcuni bronzi offrono soluzioni molto diverse, ma egualmente affascinanti. Per esempio prendiamo "Gallina nera fa le uova sulla sera". Qui la geometria contenuta e la levigatezza delle uova sono contrapposte alla vivacità plastica ed alla superficie ruvida dell'uccello. Attraverso una più attenta osservazione, tuttavia, la radiosità irregolare riflessa dalle uova e la relazione casuale fra di loro esprime una carica d'energia che manca alle forme smorte e scure del pollo. In contrasto con la luce e l'incipiente mobilità delle uova, le ali, il corpo e la testa dell'uccello cominciano a rivelare un aspetto costruito che è molto più astratto di quanto poteva essere supposto a prima vista. La tensione prodotta da questi paradossi visivi dà alla scultura un'intensità che ci porta molto oltre l'immediata piacevole impressione che si riceve da una prima occhiata. Nonostante tutta la gaiezza e l'umorismo delle opere di Bigi, si vuole tempo per penetrare nel loro vero carattere. Bigi talvolta ama l'inganno, lo stratagemma fuorviante. In quasi tutte le sue opere, il candore apparente di Bigi ha un lato ambiguo. Dietro il fascino del primo incontro, egli nasconde speculazioni sulla natura della realtà e la natura dell' arte, che sono sempre originali e provocatorie.

Scultori - pittori sono rari. Spesso, come nel caso di EI Greco, Degas o Daumier, l'artista si rivolge alla scultura principalmente per approfondire ed intensificare la sua ricerca della forma pittorica. I grandi pastelli di Bigi, sebbene preservino i segni esteriori del suo stile, si spostano verso una chiave completamente nuova. Lo stato d'animo cambia. La sua scultura è sempre solare e fiduciosa. I pastelli hanno un'inflessione notturna. Sorprendentemente anche l'unico elemento che i pastelli condividono con le sculture, il colore, è sottoposto ad un cambiamento simile. I colori usati per evidenziare le sculture sono allegri, capricciosi e leggeri nel tocco. Il colore dei pastelli, paradossalmente, è molto più denso e riassume un alto grado di pathos.

Forse la differenza fra i pastelli bidimensionali (dove l'illusione è colta dalla mente), e le sculture tridimensionali (percepite non solo dalle nostre facoltà mentali, ma anche dal nostro senso tatti le), è in qualche modo responsabile di questo cambiamento. Nelle sculture si percepisce subito la presenza palpabile del corpo, una felice vitalità, come un atleta che prova e gioisce di tutti i suoi muscoli. Inoltre le sue sculture sono concepite per il collocamento all'aperto, al sole. Sono pubbliche, dichiarative, sono socievoli. I suoi pastelli sono rivolti all'interno, per momenti di solitudine e senza l'indagatrice, luminosa ed allegra presenza del sole. I suoi quadri sono introspettivi e di solito notturni. La mancanza di corporalità, allontana l'autore dall'esistenza assertiva del corpo e lo dirige verso le più scure e misteriose regioni della mente.

Le sculture di Bigi fanno parte della comunità. Possiamo tutti riconoscerei in loro. I miti che inventa per le sue sculture sia che siano variazioni sulla mitologia classica o fantasie idiosincratiche, si parlano direttamente senza ulteriori spiegazioni. Bigi raggiunge sempre un comune denominatore della natura umana, che rende le sue sculture facilmente apprezzabili sia in Italia, sia in Corea. Nei suoi dipinti troviamo un elemento ossessionante, che è sempre intrigante e che sempre cattura la nostra immaginazione, ma il loro tono è così intimo, che non possiamo contare di capire interamente gli accenni dell'artista. Possiamo solo reagire alle sue immagini persuasive in conformità con la nostra esperienza, le nostre paure e speranze. Quello a cui assistiamo, quando ci muoviamo dalle sue sculture ai suoi pastelli, è la transizione da un mondo ad un altro. La lotta contro la densa, resistente, ma senza dubbio vera materia che è fondamentale alla scultura, è una cosa. La lotta contro la spaventosa vacuità, il deserto di una vuota superficie bianca, è un'altra. C'è un altro aspetto dei pastelli che li differenzia dalle sculture, l'ambientazione. Le sculture sono sistemate nel nostro spazio, uno spazio con cui siamo totalmente familiari e nel quale ci orientiamo senza difficoltà. Le figure dei pastelli sono collocate in inquietanti paesaggi, che rifuggono la nostra normale esperienza. Se abbiamo attraversato simili spazi, allora deve essere stato in un sogno oppressivo e non mentre cu muoviamo per compiere i nostri compiti quotidiani.

Ricordandoci le visioni dei più segreti recessi dell'intuizione di Bigi, dovremmo riesaminare le sculture. L'inquietante risonanza psicologica dei pastelli, verrà allora percepita anche nelle sculture. Ma nelle sculture le paure e le incertezze dei pastelli sono state sconfitte. Lo spirito ed il corpo, che nelle immagini bidimensionali erano pericolosamente vicini all'essere divisi, sono trionfalmente riunite nelle sculture. Il loro vigore e la loro sicurezza non derivano da un irragionevole ottimismo, ma sono il risultato di una battaglia interiore che è stata vinta.

 

Fred Licht 

 

Curatore Peggy Gugghenaim - Venezia

Biografia