Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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Ad occhi aperti 1995

Collettiva di scultura


a cura di Antonella Serafini

Hanno partecipato: Helaine Blumenfeld, Mirta Carroli, Maria Gamundi, Rosalda Gilardi, Roberta Giovannini, Anar Golandsky, Alba Gonzales, Maria Micozzi, Maria Papa, Cynthia Sah, Virginia Tentindò, Caroline Van Der Merwe, Cordelia Von Den Steinen.


inaugurazione: sabato 4 marzo 1995 - h. 18.00

esposizione: dal 4 al 19 marzo 1995

luogo: Sala del Capitolo - Sala dei putti - Chiostro di Sant'Agostino - Centro Culturale "Luigi Russo" - Pietrasanta

orario: da martedi a sabato h. 14.30-19.00 - domenica h. 15.30-19.30

ingresso libero


Comunicato stampa

Presentazione

Critica

C'erano una volta donne che lavoravano per amore e facevano sesso per denaro ma un bel giorno cominciarono a voler lavorare per denaro e fare sesso per amore ... una vera e propria "rottura epistemologica"!

Dall'anno zero di questa sorta di rivoluzione copernicana ad oggi sono passati alcuni lustri, pochi per la Storia ma abbastanza per fare oltre una generazione; anni durante i quali conflitti durissimi hanno accompagnato le trasformazioni dovute alla "scoperta"; nessuno aveva mai pensato che dovesse essere facile, ma neppure di trovarsi oggi, come Galileo, a rischiare di nuovo il rogo. Innumerevoli sono gli episodi e i fatti che dimostrano che quanto più la donna afferma la sua nuova dimensione nella società e ottiene il riconoscimento delle sue responsabilità, scatena pregiudizi - se non addirittura autentiche convinzioni - che non esitano a strumentalizzare religioni e superstizioni, a revisionare epoche storiche, pur di mantenerla assoggettata o quanto meno "sotto tutela". La conferenza mondiale sul controllo delle nascite tenutasi al Cairo alcuni mesi fa ne è stata forse uno degli esempi più emblematici.

Da tutto ciò è nata l'idea di questa mostra. Incontrando le scultrici per invitarle a prenderne parte ho chiesto loro di partecipare con le loro poetiche ad un dibattito e ad una battaglia politica, questa infatti non è una mostra di scultura al femminile che fa il punto sull'arte delle donne (che non avrebbe senso perché la capacità artistica - è ovvio ma è bene ribadirlo - non si giudica dal sesso) ma una rassegna in cui le donne riflettono su se stesse. E' stata scelta la scultura perché - fra le arti - è senz' altro quella che più a lungo ha discriminato la donna, dove le donne hanno avuto più difficoltà a farsi valere e a conquistarsi credibilità.

Ogni artista ha scelto lo spazio all'interno del Chiostro e i materiali più congeniali per predisporre l'allestimento, alcune hanno anche redatto uno scritto. Provenienti da diverse nazioni e continenti, di età ed esperienze creative differenti, le tredici scultrici hanno realizzato ambientazioni di particolare suggestione, di varie strutture e dimensioni, con bronzo, marmo, vetroresina, terracotta, gesso, ferro, legno, stoffa, luce. Espressività figurative ed astratte partecipano delle gioie e delle sofferenze, delle vittorie e delle sconfitte intime e sociali della donna la cui storia individuale e collettiva è la storia della società umana. Laddove la donna è schiava, tutta la società è oppressa; laddove essa ha ottenuto significative conquiste, ogni cittadino gode di maggiore libertà. In definitiva quindi esprimersi sulla condizione della donna è anche analizzare la dimensione umana nel suo complesso. Le riflessioni si soffermano con ironia, amarezza, malinconia ma soprattutto con energia sulla necessità di dovere tutt' ora abbattere preconcetti e stereotipi che resistono con protervia offensiva, sull'esigenza di dover costruire una nuova mitologia per diffondere l'altra versione dei fatti.

La trasformazione è in atto ed è ineluttabile ed anzi essa sembra essere la condizione della donna oggi, nel suo tentativo di difendere e ampliare le libertà conquistate ma allo stesso tempo mantenere le sue peculiarità, nel difendere le sue scelte senza subire aut aut: o madre o manager.

La figura mutilata, circondata di resti ma eretta, di Caroline Van Der Merwe, riferisce la storia recente delle donne africane, ma la metafora ci sembra estendibile le alla terra intera; prima le donne africane vivevano in società tribali e la loro esistenza era totalmente scandita e controllata. Passavano dalla famiglia del padre a quella dello sposo - oggetti di proprietà - ma in cambio ricevevano protezione e cure. Oggi non vivono più in tribù ma nelle città, hanno perduto le antiche certezze in cambio di niente, la trasformazione era necessaria ma per ora reca con sé solo perdite, dolore e povertà.

In Occidente la sofferenza materiale è meno sentita, ma certo quella spirituale testimonia dell' autentico travaglio delle trasformazioni in atto. Helaine Blumenfeld da tempo scolpisce figure bifronti di donne, la necessità di assumere identità complesse sembra ineluttabile di fronte alla nuova realtà che la donna si appresta a vivere ma denuncia anche il forte rischio di possibili perdite. Le forme sono avvolte da un flusso dinamico che le lega, le fonde in opposte personalità; la fierezza dell'una è la modestia dell'altra, l'inarcarsi della guerriera è il piegarsi della remissiva. La donna è indissolubilmente legata anche alla società in cui vive e all'uomo, ecco dunque altre rappresentazioni di figure, altrettanto inestricabili, dove il conflitto delle identità si trasforma in duello.

La trasformazione è l'argomento dominante anche di Anat Golandski: Cenerentole e Streghe, opposti cliché di immagini femminili. TI tormentato modellare, le contorsioni a cui vanno soggette le figure, la lotta che sembrano ingaggiare con la materia e con lo spazio per farsi avanti, per affermarsi, divengono metafore della forza interiore e della capacità delle donne di cambiarsi.

Essere in ogni istante una madre virtuale, la possibilità di dare vita, messa in atto o no, domina altre opere. In particolare Maria Micozzi pone al centro della sua installazione - un popolo una folla femminile in differenti atteggiamenti - proprio una madre virtuale come sintesi della donna fulcro dei due misteri insondabili del]' esistenza: la nascita e la morte. TI corpo della donna, disteso e naturale, con il suo continuo adattamento a farsi microuniverso, ecosistema della creazione.

L'aspetto complementare della fecondità è la sessualità, forse la battaglia più difficile e più dura che non concede tregue perché condotta su tutti i fronti, in famiglia, sul lavoro, nella società intera.

"Specula Castitatis" è l'ironico allestimento sul tema di Alba Gonzales dove amanti remoti (gli Etruschi), amanti simbolo (Paolo e Francesca), in atmosfere grondanti di eros, vivono e simboleggiano la dubbia identità e la perenne dissociazione fra il bisogno di amore edi sesso e la sublimazione in "altro" per un malinteso senso di devozione ad un qualche Dio: il pudore, la morale, il denaro, la fama. Semiramide addirittura, eroina lussuriosa per eccellenza, si trasforma in una donna lumaca, è la rappresentazione forse di quell' antica fobia che teme che il risveglio della sessualità femminile generi mostri?

La sessualità è l'argomento anche dell'installazione di Virginia Tentindò; nella sua ambientazione, un affollato piccolo universo, i personaggi di una nuova mitologia si snodano isolati in cerca di contatti, coltivano fantasmi, frustrazioni, gioie, incontri e dimensioni incentrate sull' eros. E la donna vi si muove, ma come? Corpo estraneo? Corpo contundente? Corpo attivo? Corpo...

Contraltare di questa immagine la donna-casa di Cordelia Von Den Steinen, una vera e propria macchina per le faccende, un elettrodomestico umano, grottesco, per nutrire, lavare, stirare, il suo quotidiano far niente come ancora si sente dire dai mariti e dai figli delle loro mogli e madri casalinghe. Donna ideale perno della famiglia e di una società che, pur avendo un assoluto bisogno della donna-casa, non le ha mai riconosciuto il valore di questo, negandole l'Eros, l'Ares, e una qualsiasi identità se non quella, dispregiativa, della serva! Ma la donna ideale è anche la Grazia, anzi le Tre Grazie di Maria Gamundi, nella spensierata bellezza di tre fanciulle, nude e pure, a colloquio, non importa in quale "prima" o in quale "dopo", la donna è la bellezza, la calma, la serenità, la donna ha la bellezza, ha la calma, ha la serenità. Le tre Grazie emanciparono gli uomini della loro primitiva ferocia...

La donna come conservatrice di memorie, tradizioni, legami con la terra e con ciò che di più vero e autentico fonda l'esistenza, capace di discernere e trattenere ciò che è importante, di recuperare ciò che maldestramente è andato perduto, e tramandare: questa è la "femminilità" su cui mette l'accento l'installazione di Mirta Carroli, intitolata appunto Stanza della memoria.

Rosalda Gilardi parla della libertà; le forme colorate e libere, con una solida base, vanno verso l'alto; evocano il mare - il moto perenne - e il cielo -la mancanza di limiti; l'invito sembra essere chiaro e il destino nuovo a portata di mano, oltre le chiacchiere, le accuse, il pregiudizio; la donna sa che può, sa dove vuole e dove deve andare.

L'allestimento di Maria Papa è una promessa di felicità, una Lucrezia violata non la impedisce, anzi, impone il riscatto; la donna è essa stessa una promessa di felicità con l'energia della creazione e quella che promana da ciò che realizza, con la capacità di cogliere stati diversi della coscienza, lo è in quanto custode di una unità e una completezza dell' essere che è verità dell' essere. La completezza dell' essere e l'annullamento delle differenze è il perno dell'installazione di Cynthia Sah, At the End of Landscape, la morte, la fine della vita intesa come inizio di altro. La morte, così come l'arte, la creazione, annulla ogni differenza fra gli esseri e segna sia la fine che l'inizio ogni volta di qualcosa. Morire e/o creare, ovvero la vita, non riguarda uomini o donne ma esseri. La creazione è il tema anche dell'opera di Roberta Giovannini, un autori tratto della scultrice che riceve da Dio in persona l'atto della creazione. La figura femminile gronda di simboli, mele, serpenti, uova .. tutto il male e tutto l'ambiguo che la donna sa combinare, questo essere la cui sola esistenza destabilizza gli equilibri e semina peccato, cattiverie, trappole ... ma insomma chi l'ha detto che era una costola?

 

Antonella Serafini

Biografia