Veronica hartman
Divagazioni di unarestauratrice
I ritratti in mostra sono una trentina quasi sempre ispirati da opere di grandi artisti. Sono quei dipinti che mi hanno affascinato per tutta la mia carriera di restauratrice, di pittori spagnoli come Velazquez, Murillo, Goya o nordici come Veermer, Rembrandt o Mengs. Ma ho colto ispirazione anche da artisti fiorentini come l’Allori o il Bronzino. Molti gli autoritratti, di cui mi incuriosiva il percorso introspettivo dell’artista nel ritrarsi. Poi ci sono due ritratti di dame russe di Rotari.
Si tratta di ‘divagazioni’ e non di copie. A un restauratore, il rigore della “reintegrazione pittorica” di un dipinto, consente solo di ricreare per mezzo di sottili linee l’effetto cromatico della mancanza (stuccatura, lacuna). Infatti il colore viene prima pensato poi, attraverso la sovrapposizione di linee sottili, viene ricreato. Ad esempio il verde prato si ottiene con linee di terra d’ombra naturale, poi con qualche riga di azzurro oltremare e infine un po’ di ocra d’oro, cercando di avvicinarsi, con la vibrazione delle sovrapposizioni, alla stesura dei colori dell’opera originale. ‘Divagazioni’ quindi, create mescolando sulla tavolozza i pigmenti e dipingendo anche con pennelli più grossolani.
Il risultato ‘opaco’ dei ritratti si deve alla stesura dei colori ad olio mescolati solo con l’essenza di trementina e alla verniciatura finale con vernice mat. Hanno quasi tutti una misura di 20x30 cm e sono realizzati su tela, mentre quelli su tavola hanno una preparazione di base ottenuta con gesso di Bologna e colla di coniglio.
Anna Veronica Hartman
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