Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" - Città di Pietrasanta

 
 
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I laboratori del marmo a Pietrasanta: un itinerario tra il Sacro e il Profano

Mostra fotografica di Giovanni Nardini


inaugurazione mostra: sabato 22 gennaio 1994 - h. 17.00

esposizione:dal 22 gennaio al 5 febbraio 1994

luogo: Sala del Capitolo - Chiostro di S. Agostino, Pietrasanta

orario: da martedì a domenica 14.30-19.00

ingresso libero


Comunicato stampa

Presentazione

La differenza fra un pittore e un fotografo è che il primo mette nel quadro tutto ciò che la sua fantasia gli suggerisce, il suo volere desidera, il fotografo deve adeguarsi all'esistente ovvero, in questo tipo di foto quali Giovanni Nardini ci propone, che non sono né fotomontaggi né immagini realizzate in studio, creare suggestioni attraverso inquadrature particolari di ciò che "trova" nel suo percorso.

Nella foto la realtà può essere esaltata o trasfigurata, ma è pur sempre vero quello che si vede. Immagini fotografiche come quelle in questione dovrebbero essere guardate a lungo e nel dettaglio per scoprire come nulla sia lasciato al caso e come - anzi - il caso venga abilmente governato.

Chi dalle fotografie si aspetta di riconoscere in questa rassegna riconoscerà più soggetti: le stanze dei laboratori; le sculture e le pietre che li abitano in attesa le une di essere trasferite, le altre di essere trasformate; infine un poco della propria fantasia, frammenti dei propri pensieri.

I laboratori artigiani del marmo sono i luoghi della creazione dove mani esperte trasformano le pietre in oggetto di culto, religioso, estetico. Ma prima di raggiungere le destinazioni che ne consacreranno i ruoli Madonne, eroi, dee, statisti, poeti indifferentemente stanno gli uni accanto agli altri, accostati a caso. Un Cristo crocifisso e la sua sofferenza con una divinità femmina e fanciulla; un angelo compiuto a cui mancano solo le mani, per altro già abbozzate congiunte, e una danzatrice esotica, forse Salomè. Fra queste convivenze spurie di soggetti plurimi estranei fra loro, antagonisti persino, Nardini ha scelto di mettere in luce il sacro e il profano - categorie estreme della bellezza. Nella sua ricerca non ha dimenticato però)e mani dell'artigiano e gli strumenti del mestiere, visti quasi come bacchette magiche.

Con grande perizia tecnica ha ricreato i toni di questi luoghi, il bianco polito delle statue, i grigi della polvere di marmo che nel tempo si deposita sui gessi. Ma ha fotografato anche la scultura, oggetto estetico, oggetto d'arte, facendo delle statue cose quasi vive, pensanti. L'immagine dell'artigiano che soffia la polvere di marmo dalla "fanciulla" che ha appena comple­tato ha l'impatto di una istantanea. E poi figure femminili in cui si mischiano sensualità giocosa e candori, meditabonde o incuriosite, attorniate da presenze maschili sfocate come l'eco di una seduzione ancora sconosciuta e vaga.

Attraverso l'unione in un fotogramma di presenze tanto diverse Nardini ha mischiato differenti universi del pensiero ai cui estremi stanno appunto il sacro e il profano.

Ci torna in mente un aneddoto raccontatoci a suo tempo da un vecchio artigiano: nei laboratori tenevano sempre a portata di mano qualche straccio con cui coprire rapidamente le statue "profane" all'avvicinarsi improvviso di qualche religioso che veniva invece per ordinar angeli e madonne.

Ed Eros, che pure era un Dio anche lui nei tempi in cui la scultura trovò il culmine della bellezza, è oggi, ancora oggi, dannato.

 

Antonella Serafini

Critica

Biografia